Autrice: Catherine

Traduttrice: Alo            Censura: PT

 

Note dell’Autore improvvisate dalla Traduttrice: ‘Che i personaggi principali della seguente storia non appartengono né a me né a lei già lo sapete. Che non è stata scritta a fini di lucro, anche. (Anzi la traduttrice vi paga lei se la leggete! Hihih) Vabbeh insomma le solite cose che già tutti sapete. Eccetera eccetera.’

 

Note della Traduttrice -e qui vi chiedo di prestare attenzione-.

Punto uno: Nella storia che leggerete uno dei personaggi principali è Fidelis (Ma no?) che è un cane giocattolo. In lingua originale è chiamato (ed è davvero in commercio in America) Beany Baby della TV. Io l’ho lasciato in lingua originale perché è abbastanza intraducibile come cosa, e poi suonava male. Bean in inglese è fagiolo, quindi sarebbe una cosa tipo ‘pupazzetto fagioloso’ perché l’interno è pieno di fagioli o cose simili.

Punto due: (sta cosa la dovete leggere solo dopo essere arrivati al punto con l’asterisco comunque).

Dove ho messo l’asterisco *… nell’ultimo capitolo è per segnalare una frase che ho omesso. In originale era “So sayeth the man who could double for a hat rack” il che è intraducibile letteralmente. Di certo è un detto inglese, e nemmeno tanto recente. Severus risponde allo zio con questo detto che sta presumibilmente a significare che lo zio stesso è tutt’altro che grasso.

Ultimo punto: spesso e volentieri la traduzione non è letteraria, ma ovviamente ho cercato di attenermi il più possibile alla costruzione delle singole frasi.

PS: se la trama non vi piace, la Traduttrice tiene a ricordare che è per l’appunto solo la Traduttrice. Hihih. E si dice non responsabile del contenuto della storia.

Grazie per la costante fiducia accordatami dalle Non-English-SnapeFans (quando vi renderete conto dell’errore sarà troppo tardi!)

Alostrael

 

 

 

FIDELIS

Prima Parte - L’Arrivo di Fidelis

 

Era la mattina del primo giorno di lezioni del quinto anno a Hogwarts e gli irriducibili Harry Potter, Hermione Granger e Ron Weasley stavano camminando velocemente verso la loro classe discutendo animatamente cercando di non farsi sentire da nessuno.

“Sei diventata matta Hermione?” sibilò febbrilmente Ron.

“Ma pensi veramente che quello stupido giocattolino babbano possa rendere Piton meno ostile nei nostri confronti quest’anno?”

“Non è uno stupido giocattolino Ron.” Rispose Hermione stringendo i denti  “E’ un Beanie Baby! E sia tu che Harry l’avevate trovato adorabile.”

“Bè, questo perché noi siamo umani…” mugugnò Ron mentre giravano l’angolo “La giuria non si pronuncia se la questione riguarda Piton. Ma sarei lieto se tu non mettessi i nostri nomi sul biglietto che lascerai con quella cosa.”

La faccia di Hermione diventò rossa e piena di rabbia mal controllata. “Lascerò perdere i nomi, Ronald James Weasley, ma giusto perché non pensi che stiamo cercando di leccargli i piedi. Voglio che questa cosa gli piaccia senza che si debba preoccupare del fatto che qualcuno stia tentando di ingraziarselo.”

Prima che Ron potesse risponderle Harry tappò loro la bocca con le mani “Calmatevi voi due. Arriveremo in ritardo per la lezione di Fitwick se non ci muoviamo. Sbrighiamoci!”

Il Professor Severus Piton, capo della casa dei Serpeverde e insegnante di Pozioni a Hogwarts se ne stava soprappensiero a studiare il piccolo, anonimo pacchettino sulla sua scrivania. Come per una sfida a se stesso l’aveva lasciato chiuso; voleva indovinarne il contenuto e soprattutto il mandante, prima di aprirlo.

In effetti era già ragionevolmente sicuro che fosse stata Hermione Granger, la facoltosa ragazza dai capelli lanosi di Grifondoro amica di Harry Potter, a mandarlo. Una piccola spruzzata di polvere fosforescente aveva confermato i suoi sospetti: le impronte sia del pacchetto, sia del nastro che l’avvolgeva erano identiche a quelle lasciate su uno dei suoi temi dell’anno precedente.

La bocca di Piton si distorse in qualcosa di simile ad un sorriso.  Poi la sua attenzione fu catturata dal testo del messaggio allegato.

“Caro Professor Piton

Spero gradisca questo piccolo pensiero

L’ho visto in un negozio e ho pensato che potesse piacerle.

 

Con i migliori auguri per il nuovo anno

Un amico.”

“Beh questo è proprio tipico della Signorina Granger” pensò risedendosi.  “Voleva fare qualcosa di carino per il vecchio e sgradevole professore di pozioni senza fare la figura della leccapiedi noiosa” sbuffò ridacchiando. “Mi chiedo cosa possa avermi regalato” pensava. “Forse un piccolo drago o un serpente. Lei ha detto di averlo preso in un negozio. Meglio stare in guardia. Sarebbe da lei darmi qualcosa senza pensare che possa essere pericoloso.”

Piton impugnò un piccolo coltello con la mano sinistra tenendo nella destra la sua bacchetta. Cautamente tagliò il nastro della scatola –ed emise una fragorosa risata.

Perché al centro della scatola c’era una miniatura perfetta di un cucciolo di Spaniel ‘King Charles’ che guardava verso di lui con due occhioni marroni davvero adorabili. Gettando al vento ogni precauzione Piton tirò fuori il cucciolo-giocattolo dalla scatola. “Ah, è un giocattolo babbano” pensò guardando la targhetta a forma di cuore che aveva appesa all’orecchio. “Ty – Beany Baby’  (qualunque cosa volesse dire). Sentiva il peso del giocattolo sulla sua mano; realizzò che probabilmente doveva avere all’interno un’imbottitura di fagioli o qualcosa del genere, dato il nome.

“Questo dà al giocattolo un aspetto e una consistenza molto realistica” ammise a se stesso. Piton lesse la targhetta che lo informava che Regal era il nome del cucciolo.

“Oh!” sbuffò. “Molto peculiare: questo nome lo porteranno, senza dubbio,  tutte le altre migliaia di cani Spaniel prodotti da quella fabbrica babbana.”

Tenendo il piccolo cane giocattolo sul palmo della mano arrivò ad una decisione, che dichiarò ad alta voce, sentendosi comunque un po’ stupido a comportarsi in quel modo: “D’ora innanzi, piccolo cane, il tuo nome sarà Fidelis.”

 

Nei giorni seguenti l’affetto di Piton per quel grumolo di fagioli assemblato da una fabbrica crebbe in modo assurdo, nonostante il suo volere, o meglio giudizio contrario.

Ad un certo punto decise di sottoporre Fidelis ad una batteria di test per assicurarsi che non ci fossero nascoste magie o varianti delle maledizioni senza ritorno. Il piccolo cane passò tutti i test.

“Maledizione a quella Granger” pensò imbarazzato una sera sedendosi alla scrivania per valutare i temi di alcuni studenti. “Ha il talento di saper trovare il punto debole di chiunque e sfruttarlo” aggiunse, a metà fra l’esasperazione e l’ammirazione.

Il suo sguardo, cosa che da lì in avanti avrebbe fatto spesso, cadde sulla figura immobile di Fidelis. Piton usava il peloso giocattolo come fermacarte: gli ordinava scherzosamente di fare la guardia alle sue proprietà mentre era a lezione. E Fidelis non aveva nulla da obbiettare.

Piton stava aspettando Silente. Avevano un appuntamento alle nove per discutere del suo lavoro di spia. Parecchie persone a Hogwarts  sapevano che Piton era stato un mangiamorte in gioventù: ma pochi sapevano che Piton faceva in effetti il doppio gioco, lasciando credere a Voldemort di essergli fedele, mentre informava Silente sui suoi progetti e i suoi seguaci, il quale poi prendeva provvedimenti, se necessario.

“Adesso sono quasi le nove” pensò Piton. Si chiedeva se avrebbe dovuto nascondere Fidelis:; non era certo di quello che avrebbe pensato Silente: l’ex mangiamorte Severus Piton dare asilo ad un giocattolo imbottito.

Era sul punto di prendere Fidelis per metterlo in un cassetto della scrivania quando sentì la porta sua aprirsi.

Piton fu immediatamente consapevole di due cose. La prima era che il suo visitatore non era Silente, ma un disgustoso mangiamorte di sua conoscenza chiamato Barr, Robert Barr. La seconda era che Barr aveva estratto la sua bacchetta e gliela stava puntando direttamente addosso con una mano tutt’altro che ferma e decisa.

“Ciao Piton, imbecille traditore” ringhiò Barr facendo del suo meglio per rendere minacciosa la sua vocetta stridula. Il suo alito sapeva di burrobirra; apparentemente aveva dovuto assumere una grossa quantità d’alcool prima di trovare il coraggio per confrontarsi con Severus Piton. “Ciao Barr” disse Piton tranquillo. Immaginava di poter manovrare un Barr particolarmente ubriaco fino ad un certo punto. “Dove diavolo è Silente” pensava. “Di che cosa vai blaterando Barr?”

I piccoli occhietti suini di Barr scintillarono con malizia. “So che sei una spia, Piton.” Disse avanzando a zigzag con la sua piccola e tozza figura verso il professore seduto. “Posso provarlo. E ho intenzione di andare da Voldemort in persona con queste prove – dopo averti ucciso.”

Piton si alzò agilmente dalla sedia afferrandogli per il polso la mano munita di bacchetta. “Sei ubriaco Barr” disse pacatamente “Ubriaco e deludente. Perché non te ne torni a Nocturne Alley a parlare con quei pezzenti come fai tutte le notti?”

“Ah!” sbraitò Barr in stupido trionfo puntando la bacchetta. “Avada Kedavra!” urlò.

Piton riuscì a schivare il raggio verde di morte per un pelo. Il raggio era finito nel bel mezzo della sua scrivania avvolgendo Fidelis in un verde bagliore. “Dov’è Silente dannazione?” pensò ancora una volta cercando di sfuggire ai colpi di Barr.

Barr cercò di costringere Piton in un angolo. Alzò la bacchetta, la puntò contro il professore, schiuse la bocca per pronunciare la maledizione che avrebbe ucciso Piton, quando improvvisamente qualcosa balzò dalla scrivania e morsicò la lingua di Barr. Gridando furiosamente per il dolore, Barr gettò la bacchetta e iniziò senza risultato a fustigare quella cosa che gli stava dilaniando il viso. E proprio quando stava per afferrarla, la cosa scappò via.

Barr era distratto dal dolore delle molte ferite in volto che riuscì appena a vedere un piccolissimo cane raccogliere la sua bacchetta con il muso e trotterellare con essa verso Piton. Stava appena iniziando a riprendere il controllo di se stesso quando sentì ruggire la voce di Piton: “Stupificium” ..e questa fu l’ultima cosa che Barr udì prima di risvegliarsi ad Azkaban.

Poco dopo Silente entrò nello studio di Piton e la situazione che si presentò ai suoi occhi era questa: un uomo tramortito e sanguinante sbattuto su una sedia, mentre Severus Piton, il viscido, crudele professore stava accuratamente ripulendo dal sangue un piccolo, amabilissimo pupazzetto accarezzandolo mentre disgustosamente risputava pezzetti di lingua di Barr sopra un asciugamano.

“Sì, sì Fidelis. I mangiamorte come Barr certamente lascerebbero un cattivo sapore nella bocca di chiunque.” Farfugliò amorevolmente mentre il piccolo cane svuotava una ciotola d’acqua. Il professore di Pozioni alzò gli occhi e vide Silente guardandolo di rimando con un’aria piuttosto sorpresa.

“Sembra tu abbia avuto una serata movimentata Severus” disse Silente, reprimendo malamente una risatina e sedendosi su una sedia vicino alla scrivania di Piton.

“Dovresti raccontarmi tutto quello che è successo.”

Una mortificata Hermione seguì il professor Piton nel suo studio. Aveva davvero sperato che l’anonimo regalo avesse reso Piton un po’ più umano. Ma lui stava lì, sempre lo stesso vecchio, imperioso Piton che le ordinava di entrare con uno sguardo che non ammetteva rifiuto.

Tuttavia, proprio quando stavano arrivando alla porta dell’ufficio di Piton, qualcosa di strano accadde.

“Granger” disse sottovoce il professore “c’è qualcun altro nel corridoio?”

“No signore”

“Bene” poi pronunciò la parola segreta e aprì la porta.

Una volta che Hermione fu dentro lui richiuse velocemente la porta chiudendola a chiave. Questo la faceva sentire molto a disagio. Piton le disse di sedersi su una delle poltrone di pelle davanti alla scrivania. Poi ne aprì piano un cassetto e un piccolo grazioso batuffolo di pelo sbucò dal bordo del tavolo. Un piccolo grazioso batuffolo che le era molto familiare.

“Signorina Granger, mi permetta di presentarle il mio cane Fidelis.” disse Piton sorridendo.

 

 

Seconda Parte – Un Mistero Risolto

 

 

“E’ bellissimo!

“Non ho mai visto nulla del genere!”

“Straordinario!”

“Meraviglioso!”

“Può essere duplicato?”

“Questo è quello che stiamo cercando di capire signorina Granger”

Parecchie persone erano ammucchiate nell’ufficio del preside Albus Silente. L’oggetto della loro attenzione era un piccolissimo, amabile e molto intelligente spaniel ‘King Charles’ a cui il padrone, Severus Piton, aveva dato nome ‘Fidelis’.

Fidelis aveva iniziato la sua esistenza come giocattolo babbano, un Beany Baby dato come presente dalla studentessa Granger. Ma in qualche modo, durante l’attentato alla vita di Severus Piton, una maledizione mirata ad uccidere non aveva avuto effetto sulla vittima, bensì aveva dato la vita a quell’oggetto prima inanimato.

Al momento quell’oggetto inanimato stava leccando cioccolata di rana dalle dita di Hermione che ridacchiava per il solletico.

Improvvisamente la faccia della ragazza si rabbuiò. Guardava verso il gruppo di persone all’interno della stanza. “Odio dirlo, ma…” disse esitante “ma l’esistenza di Fidelis non sta violando il bando alle produzioni sperimentali del 1965?”

Silente sorrise dietro le lenti a mezzaluna dei suoi occhiali. “In realtà no Hermione. Vedi, il bando è rivolto specificatamente contro l’unione di due specie magiche e Fidelis qui è di una specie tutta sua. Dubito molto che troveremo un altro cane come lui. Non è stato creato dall’unione di qualcos’altro e poi non ha lui stesso nessuna “Fidelia” con cui potrebbe unirsi, anche ipotizzando che diventi un cane adulto.”

Il viso di Hermione si illuminò per poi rabbuiarsi di nuovo. Era un sollievo sapere che Fidelis non correva il pericolo di essere distrutto dal Ministero della Magia. Ma, allo stesso tempo, l’idea che non ci sarebbero stati altri Fidelii era davvero triste.

“Che cosa è successo esattamente quella notte Severus?” chiese la professoressa McGrannit accarezzando gentilmente il cane dietro le orecchie.

“Ero seduto alla mia scrivania e aspettavo Silente, quando Robert Barr, un mago di mia conoscenza, è entrato nella stanza chiedendo il mio sangue.” Piton scelse di non rivelare la ragione esatta per cui Barr lo stava inseguendo; le persone all’interno di quella stanza non avevano bisogno di saperlo, non adesso. “Barr ha cercato di colpirmi con una maledizione ma ha preso Fidelis al posto mio. Tutto ciò che so è che subito dopo Fidelis non era semplicemente vivo, ma stava trattando la faccia di Barr come se fosse un pupazzo di gomma da mordere. E per questo gli sarò eternamente grato.” La faccia giallastra e incavata di Piton prese un po’ di colore quando guardò il suo cane.

La professoressa McGrannit spinse all’indietro il suo cappello per evitare che cadesse sulla scrivania e su Fidelis. “Mi chiedo se una cosa del genere sia già successa prima con l’Avada Kedavra.”

“Non che io sappia” disse ansimante il professor Ruf, la sua figura illuminava pacatamente tutta la stanza. “Ho cercato in tutta la collezione di Madame Pince e non ho trovato nemmeno un tomo che registri un caso simile.”

“Quindi, forse, è una di quelle cose che non possono essere duplicate.” Meditò Piton, i suoi freddi occhi neri erano fissi sul cucciolo. “Barr non era molto bravo a lanciare incantesimi se ben ricordo. Probabilmente ha fatto un errore nell’enunciarlo, qualcosa che ha reso unico quell’incantesimo.” Sorrise “Ma in ogni caso Barr non pronuncerà più nulla per un bel po’”

Silente si girò verso Harry e Ron che stavano di fianco a Hermione. “Voi due eravate a conoscenza del piano di Hermione? Quello cioè di dare un Beany Baby al professor Piton?” disse lanciando uno sguardo penetrante. “uno dei due per caso ha fatto qualche magia vicino a lui?”

“No, nessuno dei due, ne sono sicuro.” Rispose Harry. “Ed eravamo le uniche due persone, oltre a Hermione, a sapere quello che aveva in mente di fare.”

“Aspetta un attimo” disse Ron con la faccia rossa come i capelli “Fred e Gorge l’hanno visto quando Hermione l’ha tirato fuori dalla sua borsa per farcelo vedere”

Le sopracciglia di Silente si inarcarono “Ah, capito”

“E sarebbe proprio da loro averci fatto qualche incantesimo per fare uno scherzo” continuò Ron “Specialmente sapendo che era destinato… ad un insegnante.”

Silente si voltò verso la McGrannit, ma lei era già fuori dalla porta.

 

“Bah! Stupidi Weasley!” urlò arrabbiatissimo Pix al gruppo di ragazzi che conversava animatamente. “Oh davvero Pix?” disse Fred sbadigliando per mostrare totale indifferenza, cosa che fece ridere ancora di più la folla.

Fred e George avevano attirato il poltergeist in una trappola proprio davanti all’ingresso della sala comune di Grifondoro. Pix era obbligato a girare in circolo attorno allo stesso punto.  E avrebbe continuato così all’infinito finché Fred o George avessero deciso di rompere l’incantesimo. Cosa che non avrebbero certamente fatto; la loro memoria era troppo piena di ricordi, di scherzi che Pix aveva giocato loro e non l’avrebbero lasciato andare troppo facilmente. Invece Pix, ora intrappolato a quel modo, non avrebbe assillato più nessuno studente, lasciando tranquillo chiunque di girare per Hogwarts indisturbato.

Il gruppo di studenti e fantasmi, che senza discriminazione avevano subito dispetti per anni, ridevano a crepapelle. Stavano ottenendo una piccola rivincita, e questo era grandioso. “Non puoi dire che non te la sei cercata Pix!” disse Nick Quasi Senza Testa tra fitte di risate talmente vigorose che la testa continuava a cadergli al lato del collo.

“Ehm, ehm” Un’altra figura si presentò alla vista di tutti. Era la professoressa McGrannit con una delle sue più severe espressioni. La folla cadde in silenzio.

“Fred, Gorge, venite con me. Subito.”

“Ma professoressa…”

“Adesso.”

La professoressa McGrannit girò sui tacchi e si incamminò con i due gemelli che le trotterellavano dietro. Le urla di Pix risuonavano in lontananza: “HAHAHA! Ve l’avevo detto! Ve l’avevo dettoooo!”

Si muovevano agilmente e in silenzio attraverso i corridoi di Hogwarts. Fred e Gorge sapevano che era meglio non provare a parlare alla professoressa. La sua faccia era seria e tesa così come l’avevano sempre vista, con piccoli punti rossi sulle gote che sembravano spuntare a causa della rabbia.

Alla fine arrivarono all’ingresso dell’ufficio di Silente. “Cuscino lanoso” pronunciò la McGrannit e il gargoyle di pietra si girò su un lato per lasciarli  entrare.

“Ah” disse Silente compiaciuto. I suoi occhi scintillavano dietro gli occhiali a mezzaluna.  “Certamente Minerva, non perdi tempo…Venite signori, accomodatevi” disse ai gemelli “Ho qualche domanda da farvi.”

“Avete fatto un incantesimo di lealtà a quel giocattolo?” le narici di Silente si arricciarono in maniera buffa.

“Ehm, sì signore” Fred sfregò i piedi sul pavimento, cercando di non sembrare troppo sicuro di se stesso davanti a tutti quei professori che stavano lui e Gorge con la massima attenzione. “Pensavo sarebbe stato un bene rendere il cane buono ed obbediente al suo futuro padrone, anche se era solo un giocattolo.”

E anche se il padrone sarebbe diventato Piton –pensò Fred.

“E io ho fatto un incantesimo di vita , o beh per lo meno ci ho provato” dichiarò George. Come Fred la sua faccia era rossa per l’imbarazzo e l’apprensione. Non voleva nemmeno pensare a quanti punti avrebbero fatto perdere a Grifondoro.

“Ma non sembrava funzionare al momento signore” aggiunse.

“Oh, perbacco” Silente stava facendo del suo meglio per non ridere. Si alzò dalla scrivania tenendo Fidelis nel palmo di una mano porgendolo a Piton.

“Bene, siccome penso che nessuno di noi userà mai questi incantesimi in combinazione, specialmente con l’Avada Kedavra, penso sia giusto affermare che non dobbiamo preoccuparci di altre improvvise animazioni. Siete liberi di andare” Fred e George  fecero un profondo sospiro di sollievo e si voltarono per andarsene. Ma prima che potessero raggiungere la porta sentirono la voce di Piton risuonare nella stanza “Prima che andiate, Fred e George “ disse con una voce piuttosto antipatica “50 punti –per- Grifondoro, a ciascuno di voi” il suo viso si illuminò con un ampio sorriso.

 

 

Parte terza – Cane maggiore, cane minore

Silente sedeva nella sua decorata scrivania, la sua lunga barba strusciava sulla superficie; sorrise al professor Piton “E’ stata una giornata molto interessante e gratificante non è vero Severus?” disse.

“Sì lo è stata davvero preside”

I due erano nell’ufficio di Silente. Gli altri partecipanti alla riunione se ne erano andati, ma Piton e il suo cucciolo erano rimasti. Era stato deciso dal piccolo gruppo di studenti ed insegnanti che, per preservare la reputazione di Piton, i cento punti per Grifondoro guadagnati da Fred e Gorge sarebbero stati assegnati per ‘ speciali servigi alla scuola ’. Quella sarebbe stata la versione ufficiale, e tutti i membri presenti: Ruf, McGrannit, Silente e Piton, l’avrebbero mantenuta se qualcuno avesse fatto loro delle domande. La versione non ufficiale che venne raccontata dai Weasley, Harry, Ron ed Hermione, era che Fred e George erano stati in grado di fare una cosa che nessuno, eccetto il Barone Sanguinario, era stato in grado di fare: dare una lezione a Pix e per questo erano stati premiati. Entrambe le storie erano preferibili alla possibilità che i serpeverde scoprissero la verità.

La verità era invece che un gruppo di grifondoro aveva, facendo un regalo a Piton, involontariamente salvato la sua vita e che lui aveva assegnato ai grifondoro in questione dei punti.

“Strato su strato” disse Silente ad alta voce quasi intuendo i pensieri di Piton.

“Penso che sarebbe più proficuo mettere gli eventi nel Pensatoio ed esaminarli da lì” disse Silente alzandosi “Se mi permetti Severus…”

“Ma certo preside”

I due attraversarono la stanza dirigendosi verso l’armadio dove era situato il Pensatoio di Silente, il quale poi lo aprì prendendo il calderone pieno di liquido. Silente picchiettò la bacchetta sulla sua testa. Da essa uscirono delle strisce d’argento, che erano nient’altro che i pensieri e le memorie magicamente tangibili della riunione appena avvenuta.

Per un po’ di tempo entrambi gli uomini guardarono dentro le acque del Pensatoio studiando parti diverse della riunione. Piton era particolarmente interessato ad ogni indizio che poteva indicare la sincerità o meno di Fred e George; soprattutto quando dicevano di aver fatto solo due incantesimi a Fidelis. Alla lunga sia Silente che Piton, però, decisero di aver racimolato abbastanza informazioni e Silente richiuse il pensatoio nell’armadio.

Nessuno dei due aveva notato che un paio di occhi canini aveva seguito con particolare interesse ogni loro mossa.

Con un senso di sollievo, Severus Piton chiuse la porta della sua stanza. Ogni cosa si era risolta con la soddisfazione di tutti; e lui era riuscito a pagare un debito d’onore ai gemelli Weasley senza aver suscitato sospetti fra i serpeverde.

Severus aveva propinato loro una diversa versione dei fatti, descrivendo Fidelis come una creatura magica non autorizzata sequestrata alla disobbediente grifondoro Hermione Granger. Piton sorrise amaramente come solo lui sapeva fare.

Naturalmente la maggior parte dei serpeverde ignorava il fatto che la Granger non aveva in verità disobbedito a nessuna legge; erano semplicemente soddisfatti di vederla messa al suo posto.

Mise Fidelis in un piccolo letto improvvisato, ricavato da alcune lenzuola del letto di Piton e da alcuni fogli della Gazzetta del Profeta stesi sul pavimento; Fidelis, essendo un cucciolo dopo tutto, avrebbe potuto aver bisogno di ‘alleggerirsi’ durante la notte da qualche parte. Piton l’avrebbe volentieri tenuto a dormire con lui ma aveva paura di schiacciarlo muovendosi nel sonno. Aveva infatti la tendenza di tossire e girarsi molto nel letto, specie quando nei suoi sogni si imbatteva in qualche nemico da combattere.

“Nox” disse. Dopo che sia lui che Fidelis si erano preparati per la notte le candele si spensero.

“Buonanotte Fidelis” bisbigliò.

“Riiifffffff”

Il professor Piton di solito non prendeva sonno facilmente. Quella notte tuttavia si mise a dormire appena dopo cinque minuti con la testa sprofondata nel cuscino.

Per la prima volta in tanti anni il suo sonno fu senza nemici.

Fidelis era restato sveglio e il suo padrone si era già addormentato da un bel po’.

-Ci sono talmente tante cose da vedere- pensava mentre stava steso nella sua cuccia. Così tanti nuovi amici da incontrare e così tante affascinanti strade da percorrere. Dormire? Dormire era impossibile, non con così tante cose da scoprire nel mondo. La stanza in cui il capo del suo padrone, Silente, viveva, era una stanza interessante, tutta illuminata e multicolore. E quel grosso calderone pieno d’acqua era intrigante.

Per lui bere dalle ciotole piene d’acqua era normale, ma gettare qualcosa dentro era tutt’altra questione. E se quelle cose, poi, erano i pensieri di una persona era di nuovo un’altra questione.

Fidelis si mosse velocemente. Non voleva tradire la fiducia che il suo padrone gli aveva dato. La visione del calderone però era una tentazione troppo forte, irresistibile.

-Beh- pensava Fidelis -il padrone non ha mai detto che dovevo stare nel letto stanotte.

E se sono di ritorno prima dell’alba, non saprà mai che mi sono allontanato. Ora se riesco a ricordarmi la strada….-

 

 

 

Fidelis zampettò silenziosamente attraverso le stanze di Hogwarts; i suoi occhi scrutavano tutt’intorno attraverso il buio. Odiava ammetterlo ma si era definitivamente perso. Aveva abbandonato l’idea di raggiungere l’ufficio di Silente, adesso stava semplicemente cercando di rintracciare le sue orme per tornare nella stanza del suo padrone. -Se solo le scale restassero ferme…- pensava.

Dopo un po’, finalmente, era giunto ad un corridoio di pietra che gli sembrava familiare. Giunto davanti alla porta diede un colpetto col muso e balzò felicemente oltre la soglia. Dietro di lui la porta si richiuse subito e senza possibilità di essere riaperta.

Fidelis si era ritrovato, senza sapere come, fuori dal castello.

 

Sirius Black, sotto forma di cane, stava masticando distrattamente un ratto e studiava la situazione. Quella sera aveva provato a portare a termine un piano spettacolare per attirare Peter Minus nelle sue grinfie. Ma il piano non aveva funzionato Minus aveva in qualche modo avvertito il pericolo.

Un piccolo rumore dietro di lui interruppe i suoi pensieri.

Si girò un attimo, sputò il topo e con un movimento agilissimo intrappolò la creatura tra le sue grandi zampe.

“Ti ho preso Peter!” esclamò trionfante.

Quando però dischiuse le zampe non vide Peter Minus nelle sue sembianze di topo, ma un piccolo spaniel King Charles molto stanco e coperto di rovi.

Sirius era così sorpreso che riprese forma umana in modo tale da poter prendere il cucciolo sul palmo della mano. Fidelis, troppo stanco e infreddolito per accorgersi della trasformazione, si mise a leccargli le dita in segno di gratitudine. Sirius lesse la piccola targhetta a forma di cuore che aveva sull’orecchio. In tutta la sua vita non aveva mai visto un cane così piccolo e nemmeno nessun cane con una targhetta fissata su un orecchio. “Un cane magico…che in precedenza doveva esser stato un giocattolo babbano” disse Sirius ad alta voce. Aveva lavorato a sufficienza nel mondo babbano per riconoscere la targhetta dei Beany Baby della TV. Notò anche che qualcuno aveva ricoperto la targhetta con una sostanza impermeabile dopo aver cancellato con una croce la parola ‘Regal’ sostituendola con ‘Fidelis’.

“Così il tuo nome è Fidelis” disse sorridendo al piccolo cucciolo di cane che scodinzolava velocemente.

“Sei proprio un cucciolino. Chi è il tuo padrone?”

“Piiiiitttttttton”

“Piton?” Sirius lo guardò accigliandosi. “Severus Piton è il tuo padrone?”

“Rrrrrrrrifff” abbaiò Fidelis, la sua coda si muoveva sempre più in fretta.

Sirius era scioccato “E com’è possibile?”

“Rrrrrrrrrregalo” rispose Fidelis con gli occhi scintillanti.

“Eri un regalo per lui?”

“Rrrrrrrrrrrifffff”

“Da parte di chi?”

“Rrrrrrrrrranger”

Sirius era disorientato, poi si scosse “Hermione Granger?”

“Rrrrrrrrrrifffff” gli rispose Fidelis scodinzolando.

“Mi risulta facile immaginare Hermione dare a Piton un regalo del genere” disse Sirius. Accarezzò il pelo del cane levando gentilmente i rovi. “Che stai facendo qui fuori?”

“Eeeeeerso” guaì Fidelis.

“Ti sei perso?”

“Rrrrrrrrrriffffff”

“Vuoi tornare a casa?”

“Rrrrrrrrrrrrrriiiiiiiiiffffffff!”

“Allora vieni con me, piccolo amico. Ci sono ancora speranze per Piton se accudisce un cane come te.”

Sirius mise il piccolo cane su una spalla; Fidelis aveva capito le intenzioni di Sirius e si strinse a lui aggrappandosi contro il suo collo.

Sirius ritornò ad essere cane.

Balzarono assieme sul terreno ed entrarono in un tunnel segreto che conduceva dritto ad Hogwarts.

 

E così quando Severus Piton si svegliò la mattina trovò il suo cane sano e salvo nella sua cuccia, così come l’aveva lasciato.

 

 

 

 

 

 

 

Parte quarta – Il cane e il detective

 

Il pacchetto arrivò quella stessa mattina via gufo.

Il professor Piton distolse lo sguardo dalla sua abituale colazione e vide una civetta marrone che volava verso il suo tavolo.

Un piccolo pacchetto avvolto in una carta scura era legato alle sue zampe.

Piton alzò una mano e la civetta lasciò cadere il pacchetto sul suo palmo, dopo di che risalì velocemente senza rallentare il volo.

Il capo della casa dei serpeverde diede un’occhiata veloce al pacchetto, abbastanza veloce da poter leggere l’indirizzo; poi se lo nascose velocemente in tasca e ritornò al porridge.

Tuttavia se qualcuno ebbe la possibilità di guardare il suo viso in quel momento, avrebbe notato il più ampio dei sorrisi illuminargli per qualche istante la sua faccia sempre seria.

Terminò la sua colazione e si diresse nelle sue stanze. Fece un grandissimo sforzo per non iniziare a correre nei corridoi, ma comunque riuscì a trattenersi.

Entrò nella sua stanza, i suoi occhi brillavano. Fu immediatamente accolto dalle feste del suo piccolo cane, il compagno che aveva reso la sua vita degna d’essere vissuta.

“Ho un regalo per te, Fidelis” disse mentre il cane gli saltava in braccio leccandogli la faccia. “Qui” disse mettendo sia il pacchetto sia il cane sopra il suo tavolo di quercia al centro del salotto. “Aprilo”.

Fidelis iniziò a strappare la carta in tanti piccoli pezzi: ben presto la superficie del tavolo fu piena di coriandoli di carta. Piton li spazzò via con una mano e finalmente apparve una scatolina. La targa diceva: “Snarfus & Merowth. Preziosi oggetti per gli animali magici dal 1683.”

Fidelis tirò la stringa che teneva chiusa la scatola cercando di toglierla. Poi, scodinzolando, diede un colpetto col muso al coperchio rovesciando il contenuto sul tavolo. Il respiro di Piton sibilò attraverso i denti quando vide l’oggetto che conteneva la scatolina. “Oh Fidelis” urlò, mettendolo alla luce “è ancora più bello di come avevo immaginato.”

Nelle sue mani c’era un piccolo collare d’oro perfettamente lavorato ad intreccio, trattato con la magia in modo da risultare confortevole e leggero. Attaccata al gancio c’era una targhetta ovale che diceva:

FIDELIS

Appartengo a Severus Piton, professore di Hogwarts.

Maltrattare a vostro pericolo.

La coda di Fidelis si muoveva velocemente. Piton gli infilò il collare. “E’ pesante?” chiese osservando il cagnolino. Fidelis mosse la sua testa pelosa in senso negativo saltellando qua e là per mostrare la sua gioia. “Bene” disse il professore, un ampio sorriso gli illuminava il volto incavato.

Dopo di che Piton lavorò per cinque minuti con uno dei suoi incantesimi per rimuovere in maniera innocua sia il vestitino, sia la targhetta di plastica che l’industria babbana aveva messo su Fidelis.

Una volta finito davanti agli occhi di Piton c’era una miniatura vivente, assolutamente perfetta, di un cucciolo spaniel King Charles, le cui ridotte dimensioni erano l’unico segno della sua provenienza babbana.

Piton rimise la targhetta di plastica nel contenitore di quella d’oro quando udì dei deboli colpi provenire dalla sua porta.

Andò ad aprirla e si ritrovò davanti un enorme gufo stridente con una lettera nel becco. La prese con le sue lunghe dita. Il suo sorriso divenne ancora più ampio quando riconobbe la calligrafia su di essa.

“Questa è di mio prozio Sylvanus, un carissimo parente” disse verso il suo cane che lo guardava di rimando con la più attenta delle espressioni.

“Lui è la pecora bianca della famiglia in un certo senso. Se ne andò molto tempo fa per cercare fama nel mondo babbano come detective. E’ stato lui ad insegnarmi tutto quello che so sulle pozioni e molto altro ancora. Se non fosse stato per lui probabilmente sarei ancora un mangiamorte alle prime armi. O morto.”

Aprì la busta con un tagliacarte e tirò fuori la lettera.

“Ah! Il prozio sta venendo qui per una visita, Fidelis. Deve dare un po’ del suo preparato per la longevità a Silente e alla McGrannit. E così ne approfitta per venirmi a trovare.” Ripiegò la lettera e la rimise nella busta. “E’ da tanto tempo che non lo vedo. Voglio vedere lui che faccia farà quando ti conoscerà!”

 

Il professor Piton non dovette aspettare molto. Appena dopo le lezioni quella mattina incontrò Silente assieme al suo prozio davanti alla porta del suo ufficio.

“Zio!”

“E come sta il mio nipote preferito?” rispose Sylvanus Piton con una faccia estremamente deliziata.

Si abbracciarono mentre Silente sorrideva.

“Lascia che ti guardi ragazzo” disse afferrando il professore di pozioni per le spalle osservandolo attentamente.

“Beh hai bisogno di mangiare di più Severus” disse un po’ preoccupato. “Sei troppo magro”

“Beh credo sia una caratteristica di famiglia” * rispose Piton in tono gentile. E in verità tutti e due erano piuttosto magri. L’appartenenza alla stessa famiglia si vedeva anche nel lungo naso e nelle guance scavate con alti zigomi.  Tuttavia c’erano parecchie differenze tra i due Piton. Innanzi tutto il più anziano non aveva gli occhi neri bensì chiarissimi che brillavano intensamente. E poi il suo viso aveva indubbiamente più rughe, cosa che indicava un’attitudine più allegra rispetto a quella del nipote. Naturalmente i capelli dello zio non erano neri e lucidi quanto quelli del nipote, ma piuttosto grigio fumo. Infatti Sylvanus Piton aveva 151 anni, sebbene la sua medicina della longevità non riusciva totalmente a cancellare i segni del tempo.

Severus si liberò dalla stretta affettuosa di suo zio. Disse la parola segreta e aprì la porta del suo ufficio con un gesto plateale. “Entrate pure nel mio santuario, Signori” disse trionfante. Il più anziano dei Piton si aggirò nella sua stanza per vederne l’arredamento; il suo sguardo tuttavia venne attirato immediatamente in direzione di un piccolo cucciolo di spaniel che saltava fra le braccia di suo nipote.

“Perbacco!” gridò Sylvanus con piacere. “Ho sempre pensato che un cane fosse l’ideale per te. E che dolcissimo cucciolo ti sei trovato!” mise la mano vicina al muso di Fidelis per permettergli di annusarla, cosa che il cane fece con piacere. Poi Sylvanus lesse sulla targhetta d’oro. “Fidelis, eh? Un bel nome per un bravo cane. Hai pensato di farne un segugio, Severus?”

Il professor Piton si accigliò “non l’avevo nemmeno considerato, zio” disse mettendo gentilmente Fidelis tra le braccia di Sylvanus. “Già comunque ha dimostrato di essere un cane di carattere” continuò raccontando velocemente l’avventura della visita di Barr e di come Fidelis era intervenuto per difendere il suo padrone. Il Piton più anziano era compiaciuto “E così hai morso la lingua di quel cattivone, vero?” ridacchiò grattando il collo di Fidelis che si era accucciato fra le sue braccia. “Bravo cane!” Porse il cucciolo verso il nipote. “Vorrei vedere come se la cava con la distinzione degli odori. Sarei sorpreso se lo scoprissi tanto in gamba quanto il mio vecchio Toby.”

 

Improvvisamente la loro discussione fu interrotta da una voce proveniente dal camino di Piton. La voce apparteneva alla professoressa McGrannit “Albus! Dobbiamo vederci nel tuo ufficio!” urlò. Il viso di Silente diventò serio “Cosa c’è Minerva?” girandosi per vederla; la sua faccia sconvolta spuntava dal fuoco del camino “Becky Butterworth è stata portata via – rapita!” disse con voce squillante. “Si stava dirigendo nella sala principale per il pranzo quando è scomparsa senza lasciare tracce!”

“Sarò lì in un secondo Minerva” disse Silente. Tirò fuori della polvere volante e si avvicinò al camino. Poi si fermò.

“Signori” disse verso i due Piton. “vorreste accompagnarmi? Questo è quello di cui ti occupi tu nel mondo babbano Sylvanus.”

Il Piton più anziano sorrise restio. “Stavo già per chiederti il permesso di venire con te Albus” disse. Si girò poi verso il nipote “Porta anche Fidelis, Severus. Ho il presentimento che potrà esserci utile.”

 

“… ed è scomparsa senza lasciar traccia.” Concluse la professoressa McGrannit.

“Ho capito” disse Sylvanus Piton tirando boccate dal suo sigaro preferito. Una sottile foschia di fumo blu aveva riempito l’ufficio di Silente, facendo lacrimare gli occhi al preside. Ma lui non aveva intenzione di dir nulla a riguardo, dal momento che davanti a sé aveva il più abile e famoso detective del mondo babbano. “La signorina Butterworth aveva qualche nemico di cui siate a conoscenza?”

“No, nessuno che io sappia” rispose la McGrannit tossendo leggermente.

“Nessun compagno di Tassorosso che avrebbe potuto farle uno scherzo?”

“No”

“Hmmm” rispose Sylvanus. Dopo un po’ spense il suo sigaro nel portacenere sul tavolo di Silente. “Dobbiamo analizzare la scena del crimine e vedere se è rimasto qualche indizio. Non possiamo fare un mattone senza l’argilla.”

E con questo il famoso detective si avviò verso la porta; gli altri lo seguivano. Una folla di studenti, molti dei quali –Tassorosso - con gli occhi in lacrime, erano all’ingresso della sala principale quando Sylvanus Piton arrivò seguito dai professori.

“Ah” disse supervisionando l’area con un ampio movimento della testa. “Sento una potente forza d’attrazione qui. Qualcuno, non Miss Butterworth, ha usato della magia molto potente. In definitiva sono certo che non sia scappata.”

 

Dopo un po’ un’intuizione lo colpì. “Severus, puoi darmi il tuo cane per favore?”

Il professore di pozioni portò Fidelis a suo zio.

“Grazie Severus. Adesso Fidelis” disse tenendo in alto il cane “puoi sentire niente?”

“Riiifff! Riiifff! Riiiiiiiiiifffff!!!” Fidelis era turbato da qualcosa. Prima che il detective potesse aggiungere altro, Fidelis fece una cosa molto strana. Mise una zampa sulla fronte di Sylvanus. Poi la rimise giù. E fece la stessa cosa di nuovo per varie volte voltandosi verso Silente e Severus per vedere se avevano capito.

“Il pensatoio” disse Severus alla fine. “Deve averci visto usarlo l’altro giorno preside”

“Ma si certo!” rispose Silente con gli occhi scintillanti. “Vuole usare il pensatoio per farci vedere quello che sa.”

Fidelis abbaiò in senso affermativo, scodinzolando velocemente.

Sylvanus sorrise “Penso che sia il caso, signori” disse appoggiandosi Fidelis al petto “di lasciare che Fidelis metta ciò che ha visto nel pensatoio”

 

Dopo aver esaminato i pensieri di Fidelis nel pensatoio si era scoperto che la signorina Butterworth era stata rapita da alcuni mangiamorte, che volevano portarla come regalo a Voldemort. Tuttavia non l’avevano ancora fatto; in questo modo furono localizzati e catturati, senza il bisogno di combattere, e infine spediti ad Azkaban. La signorina Butterworth tornò a scuola incolume.

 

“Come sapevi che Fidelis avrebbe trovato la signorina Butterworth zio?” chiese Severus Piton accarezzando il suo cane. Entrambi i Piton, così come la professoressa McGrannit, erano riuniti nell’ufficio di Silente per esaminare lo svolgimento dei fatti recentemente avvenuti.

“Beh è stato come lanciare una freccia alla ventura, ragazzo” il detective sorrise attraverso gli sbuffi del fumo prodotti dal suo tabacco. “Però mi sono ricordato che gli spaniel di tutti i tipi sono degli animali con una sensibilità altamente sviluppata. Possono riconoscere fantasmi e altre creature astrali con facilità. Sapevo che un cane così sveglio come Fidelis sarebbe stato spiccatamente ricettivo alle forze magiche; ed alla fine pare abbia avuto ragione.”

Sylvanus Piton si alzò dalla sua poltrona. “Bene, è stato davvero un giorno memorabile, ma ora è meglio che torni a casa.” Si girò verso il nipote e sorrise “Sono contento di vedere che sei in buone mani, Severus” disse guardando affettuosamente sia il nipote sia il suo cane “o dovrei dire -zampe-?”

“Rrrrrrrrriffffff!!”

 

Fine!

(Posso dire meno male?)