Desclaimer: Tutti i caratteri appartengono a J.K.Rowling eccetera eccetera e Awen appartiene alla mente di Rushumble.

Naturalmente tutta la storia appartiene alla mente dell’autore sopracitato, io ho solo fatto del mio meglio come traduttrice improvvisata. J

 

Autore: Rushumble   NC: 17   Traduzione: Alostarel (grazie Signore di avercela mandata!!!byWelverance)

 

 

Nota dell’Autore: Questa storia si svolge nell’epoca in cui Sevvie era ancora un Mangiamorte ma già incominciava ad avere ripensamenti sulla persona a cui si era unito.

E’ in questo contesto che ho immaginato la storia, ma voi potete pensarla con altri protagonisti o che si svolga in un’altra epoca.

 

 

 

                                                     

                                                          La Foresta Proibita

 

 

Si girò velocemente, la sua lunga veste spostò appena la neve fresca ondeggiando assieme a lui.

La vide attraverso la piccola radura della foresta. Lo aveva inseguito ferocemente attraverso gli alberi selvaggi tanto che entrambi esausti respiravano pesantemente. La sua adrenalina era cresciuta mentre rincorreva il Mangiamorte. I suoi compagni Auror erano riusciti a catturarne alcuni, ma lei aveva visto con la coda dell’occhio uno di loro scivolare rapidamente tra gli alberi scuri scomparendo come un’ombra. Così mentre i suoi compagni stavano cercando di radunare il gruppo dei furiosi Mangiamorte catturati, lei decise di inseguire da sola quello che era scappato.

 

Sapeva che era sciocco, ma si era allenata come Auror per così tanti anni che si sentiva pienamente fiduciosa nei suoi poteri di difesa e avrebbe potuto utilizzare le Maledizioni Senza Perdono se ce ne fosse stato bisogno. Ma quello che non sapeva era che quei poteri non le sarebbero serviti per difendersi da quel particolare tipo di tortura che avrebbe dovuto sopportare nelle mani del nemico.

 

Erano uno di fronte all’altra ora, circondati da un misterioso ma pacifico silenzio. I fiocchi di neve provenienti da un cielo notturno alquanto nuvoloso cadevano gentilmente attorno a loro, e gli alti, oscuri alberi li avvolgevano con i loro flessuosi e lugubri rami. Si squadravano a vicenda, bacchette alla mano, ma nessuno dei due riusciva a parlare. Lui indossava lunghe vesti nere e sul viso la maschera da Mangiamorte, bianca come la luna, che si confondeva col colore della sua pelle. Lei notò che la maschera non riusciva a nascondere due bellissimi occhi che sembravano bruciare intensamente come una piccola ardente fiamma. Desiderò con tutta se stessa ardere in quegli occhi.

Nemmeno il cappuccio del mantello poteva nascondere i suoi capelli, neri corvini, che gli cadevano dolcemente sulle spalle come onde di seta.

 

Anche lui la fissava, rapito dalla sua bellezza e allo stesso tempo compiaciuto dalla sua evidente attrazione per lui. Notò il suo esile corpo dalla forma morbida e curvilinea tremante nel freddo della notte. Lei indossava una veste blu cobalto che svolazzava nella dolce brezza. Anche lui notò i suoi occhi attraverso la maschera d’oro da Auror. Sembravano passare violentemente da un colore violaceo a un blu scuro come il mare in tempesta. Improvvisamente desiderò annegare nel mare di quegli occhi. Guardò i suoi capelli vellutati che le scendevano leggeri fino alla vita: erano assolutamente in contrasto con la sua pelle serica e pallida. Una ciocca di quei capelli ondeggiava sul suo viso passando vicino alla bocca rosa lievemente aperta.

 

La neve iniziò a cadere sulle loro spalle dando ai loro corpi un leggero bagliore.

Nel momento in cui lei tentò di risvegliarsi da quel temporaneo stato di trance in cui era, lui sgattaiolò improvvisamente nell’ombra della foresta. Si rimproverò di aver abbassato troppo la guardia mentre correva nel punto in cui prima stava lui. Iniziò a cercare nelle vicinanze diventando sempre più turbata e insoddisfatta. Delusa iniziò a mettere via la bacchetta quando improvvisamente sentì due forti mani afferrarla da dietro per i fianchi. Per lo spavento fece cadere la bacchetta per terra ma non fece in tempo a raccoglierla poiché le stesse forti mani la obbligarono a voltarsi rapidamente spingendola contro un albero. Era lui, il Mangiamorte che l’aveva affascinata solo pochi istanti prima. Il corpo di lui era adesso attaccato al suo e lei ne poteva sentire il calore. Continuando a tenerla per la vita posizionò un ginocchio tra le sue gambe in modo tale da renderle impossibile la fuga. Con un dito le alzò il mento. Vide che il viso di lui era vicinissimo al suo e tremando riuscì a sentire il suo respiro. Poi si tolse la maschera continuando a guardarla.

 

Lei lanciò un piccolo grido vedendo il suo volto così incantevole e ossessionante, cosa che le fece desiderare di scoprire ancora di più sul suo conto. Gli lasciò rimuovere la sua maschera; anche lui fu colpito dalla creatura delicata che stava stringendo e le passò un dito sulla guancia. Poi premette le sue labbra contro quelle di lei continuando a divorarla con un bacio. All’inizio lei lottò per liberarsi, “E’ un Mangiamorte santo cielo!”   si disse, ma più si dimenava più forte lui la stringeva, facendole chiaramente capire che non aveva la minima intenzione di lasciarla andare. Smise di baciarla tenendola sempre stretta sui fianchi.

 

“Qual è il tuo nome?” chiese lei.

 

“Se ti dico il mio tu poi dovrai dirmi il tuo.” disse lui.

 

“Si.”  rispose lei.

 

“Allora il mio nome è Severus.”

 

“Il mio è Awen.”

 

Improvvisamente lei lo baciò, sorprendendolo all’inizio, ma poi lui prese il suo volto tra le mani baciandola appassionatamente sempre schiacciando il corpo di lei col peso del suo. La sua lingua dentro la sua bocca per dominarla. Le sue mani scivolarono tra i suoi bellissimi capelli che afferrò gentilmente tirandole indietro la testa; iniziò a baciarle il collo scivolando con le labbra fino alla base di esso.

 

Continuava a baciarle il collo mentre le sue lunghe dita affusolate le slacciavano il mantello che cadde ai suoi piedi formando dolci onde sul terreno. Poi le fece scivolare un pochino il vestito sulle spalle. Esso aderiva appena sulle sue braccia rivelando una scollatura più ampia del petto che si muoveva visibilmente per via del respiro sempre più irregolare. Poi passò lentamente la sua lingua dal collo fino ai seni che baciò e mordicchiò mentre le sue mani scivolavano sotto le sue vesti accarezzandole le cosce nude.

 

Le tolse completamente il vestito. Lei ansimò per il freddo improvviso mentre sentiva le sue vesti unirsi al suo mantello sul terreno. Tuttavia il corpo di lui manteneva quello di lei al caldo e Awen sapeva che presto non avrebbe più sentito il freddo. La guardava con un debole ghigno come per dire  ‘Tu sei mia’. Sempre guardandola si slacciò il mantello che stese per terra. La prese fra le braccia e gentilmente la fece sdraiare su di esso.

 

 

Restando sopra di lei, le mise le mani sui seni, massaggiando i capezzoli rosa con i polpastrelli. Nel frattempo la sua bocca e la sua lingua cercavano febbrilmente le sue. Lei riusciva a sentire la sua erezione attraverso i vestiti e istintivamente allargò un pochino le gambe. Continuando a tener premuto il suo solido corpo contro quello di lei la sua bocca scese verso i suoi seni. Iniziò a leccarle i capezzoli assicurandosi di concedere la stessa attenzione ad entrambi. Lei sentiva i suoi capelli che scorrevano dolcemente sulla sensibile pelle del suo corpo e iniziò ad accarezzarli.

 

Piccoli sospiri uscivano dalla sua bocca mentre sentiva il suo corpo tremare febbrilmente. “Per favore… “ gridò piano… lo desiderava, il suo corpo lo voleva, lo voleva dentro di lei.

“Shh” mormorò lui con un dito sulla bocca. Sapeva quello che lei voleva, ma decise di eccitarla e torturarla ancora per un po’. Lentamente prese le braccia che erano avvinghiate alle sue spalle e le posizionò sopra la testa di lei. Fece scivolare le sue lunghe dita sulle sue braccia fino ai polsi. Con una mano tirò fuori la sua bacchetta e sfiorò il terreno sussurrando un incantesimo. In quel momento due verdi piante rampicanti le avvolsero i polsi fissandoli a terra.

 

Respirando pesantemente, Awen iniziò a piangere, lo voleva così disperatamente! Lui prese un pezzo di neve ghiacciata. Lo appoggiò sul corpo caldo di lei; lo faceva scorrere dalla gola fino allo stomaco. La sensazione della gelida neve sul suo corpo caldo ed eccitato la fece tremare ulteriormente. Lui si curvò su di lei togliendole con i denti le mutandine; poi, posizionando le sue mani all’interno delle sue ginocchia, le allargò gentilmente le gambe, lasciando esposta la sua umida e delicata femminilità. Incominciò a leccare all’interno delle sue cosce arrivando fino al clitoride. Infilò due lunghe dita dentro di lei continuando a stimolarla. Il corpo di Awen iniziò ad avere piccoli spasmi di piacere mentre lui continuava a toccarla, baciarla e leccarla.

 

“Severus!…Per favore!...”  gridò e i suoi occhi si riempirono di lacrime. La guardò con un ghigno malizioso, prese la sua bacchetta e la puntò verso la pancia di lei. Awen sentì un lieve bruciore nel suo ventre. Poi lui si alzò rimanendo in ginocchio davanti a lei, si tolse con calma i vestiti esponendo totalmente ai suoi occhi un corpo magro ma poderoso e la sua impressionante erezione. Lei ne era sia impaurita che eccitata.

 

Si mise tra le sue cosce e si spinse dentro di lei facendola gridare per un attimo. Prese a muoversi ritmicamente,  piano e gentilmente dapprima poi sempre più velocemente facendo diventare le spinte più forti e feroci. La stava devastando e lei godette ogni singolo minuto di quella devastazione! Sapeva che l’indomani avrebbe avuto un’irritazione, ma non le importava. Era così bello averlo dentro; non aveva scelta che sottomettersi alla sua volontà.

 

Continuava ad ansimare e fare piccoli gemiti. Lui l’afferrò ancora una volta per i fianchi tirandola verso di sé, entrando in lei sempre più in profondità. “Qual è il mio nome?” le chiese, e lei urlò “Severus!” mentre lui la penetrava sempre più violentemente. “Ancora” disse. “Severus!…Ahh!” il suo corpo era attraversato da spasmi e convulsioni. Lo sentì venirle dentro e un’ondata di piacere la costrinse a contrarre il corpo già teso. Dopo qualche istante i suoi muscoli si rilassarono e rimase li stesa in una paralizzante beatitudine.

 

Le piante rampicanti si ritirarono nella terra lasciandole liberi i polsi. Severus le prese la testa e l’appoggiò sul suo petto. Awen restò li sul suo grembo, mentre lui le accarezzava i capelli baciandole la fronte. Le lacrime che le rigavano le guance incominciarono ad asciugarsi e i loro respiri ritornarono ad essere più lenti e regolari. Anche i loro corpi si rilassarono e i tremori scomparvero.

 

“Come spiegherai la tua assenza agli altri Auror?” le chiese.

 

“Dirò loro che ho fatto una piccola perlustrazione. E tu cosa dirai a Voldemort per spiegare la tua?”

 

“Gli dirò semplicemente che stavo penetrando il nemico.”

 

Entrambi sorrisero all’evidente doppio senso che c’era nelle loro frasi. Si alzarono e si rivestirono. Improvvisamente Awen si accorse con terrore che la sua bacchetta era ancora per terra, la dov’era caduta. “Cosa farà adesso?” pensò “Di sicuro non vorrà…..”

 

“Ti lascio andare, questa volta”. Disse come se stesse leggendo nei suoi pensieri. “Ma ricordati…” sussurrò al suo orecchio con una voce setosa e seducente “…se dovessi tornare, significa che dovrò prenderti.”

 

Si girò giusto in tempo per vedere un sorriso sarcastico sul suo viso. Awen rimase li in piedi per qualche momento poi prese la bacchetta e si incamminò verso casa. Sapeva che lui era un nemico. E sapeva che sarebbe potuto finire ad Azkaban o morto. Tuttavia sperava che non gli succedesse nulla di simile. Era determinata a partecipare ancora a retate di Auror, nella speranza di rivederlo e di risentirlo ancora una volta.