Applicazioni cliniche e terapeutiche

 

 

In questo capitolo saranno riportate le esperienze di alcuni autori che, negli ultimi anni, hanno utilizzato lo strumento del sogno lucido nella loro attività terapeutica. L’utilizzo dello strumento del sogno lucido in clinica è molto recente, come è recente il fiorire dell’interesse nei confronti del suddetto argomento. Gli autori propongono una molteplicità di applicazioni e obiettivi terapeutici diversi. Garfield [1988], in una recensione della letteratura sull’argomento, ha individuato dieci diverse aree di intervento. I sogni lucidi permetterebbero di:

  1. Sviluppare una maggiore auto-consapevolezza, sia nei confronti della vita della veglia che della vita onirica.

  2. Liberarsi dagli incubi.

  3. Risolvere problemi.

  4. Sperimentare azioni alternative senza timore delle conseguenze; sviluppare la capacità auto-assertiva intraprendendo azioni deliberate.

  5. Accelerare l’attività del sistema immunitario.

  6. Aumentare la capacità di cambiare la vita della veglia.

  7. Sviluppare elementi nuovi nella propria personalità; comprendersi meglio.

  8. Integrare gli aspetti conflittuali del Sé; integrare la personalità.

  9. Esplorare le potenzialità creative della mente.

  10. Differenziare più chiaramente la veglia dalla vita onirica.

Le potenzialità di applicazione dello strumento in esame sembrano essere molto ampie. Gli autori hanno proposto interventi terapeutici diversi secondo gli obiettivi propostisi. Va notato, tuttavia, come le proposte nel loro insieme tendano ad una responsabilizzazione del paziente nel processo di guarigione e di crescita psicologica. Questo è, a ben vedere, una inevitabile conseguenza dell’uso di uno strumento che, per sua natura, richiede una elevata attenzione ai propri processi mentali, sia della veglia sia del sonno/sogno. Le proposte sembrano condurre ad una crescita psicologica che passa attraverso uno sforzo continuo nel tempo: il paziente, in un trattamento che utilizzi il sogno lucido, si impegna continuamente. Il suo impegno, infatti, si estende durante il rapporto con il terapeuta, a casa mentre applica le tecniche suggeritegli (che spesso lo coinvolgono nell’interezza della sua vita di veglia, come ad esempio nel caso del compito che consiste nel chiedersi frequentemente: "Questo è un sogno?"), prima di addormentarsi e, naturalmente, durante il sonno.

Ci si potrebbe chiedere se lo sforzo richiesto sia giustificato dai risultati raggiungibili. Ovvero ci si potrebbe chiedere quali sono le prove empiriche del successo clinico della terapia o auto-terapia che utilizza questo strumento. Purtroppo i tempi non sono ancora maturi per dare una risposta definitiva a nessuna delle due domande. Ci rimangono solamente le testimonianze degli autori che negli ultimi anni hanno utilizzato il sogno lucido nel proprio lavoro di terapista, scommettendo sulla sua efficacia. Tali testimonianze sembrano essere interessanti, ossia degne d’approfondimento.

 

Il trattamento del disturbo da incubi: Brylowski

L’utilizzo clinico dello strumento del sogno clinico maggiormente descritto in letteratura riguarda il trattamento del disturbo da incubi. Brylowski [1990] ha descritto il caso di un soggetto con una diagnosi di disturbo borderline di personalità, depressione maggiore e disturbo da incubi. In seguito ad un trattamento che si focalizzava prevalentemente sull’uso del sogno lucido, la paziente fu alleviata dai suoi sintomi, riducendosi gli incubi in termini di intensità e di frequenza.

L’autore ha notato che i benefici risultanti dal trattamento si estendevano oltre la sfera del sonno: la paziente sembrava aver sviluppato un Io più forte ed aver goduto di un generale aumento del senso del benessere personale. Da ciò inferisce che il sogno lucido possa essere uno strumento utile sia nel campo del disturbo da incubi, che nell’ambito più allargato della psicoterapia. L’autore stesso sottolinea la necessità di un maggiore impegno nel campo della ricerca al fine di verificare le proprie ipotesi.

Diversi autori, successivamente al citato articolo di Brylowski, hanno portato conferme al valore terapeutico dell’induzione del sogno lucido al fine di alleviare il disturbo da incubi. Tra questi: Evers e Van de Wetering [1993]; Abramovitch [1995], che ha descritto il caso di un successo radicale; Zadra [1996] nell’ambito del trattamento degli incubi ricorrenti in età adulta; Zadra e Phil [1997], che si chiedono se il fattore di successo risieda nella capacità di avere sogni lucidi in sé, ovvero risieda nell’abilità di modificare a piacimento gli elementi onirici.

 

Il programma di auto-guarigione e di crescita psicologica di Paul Tholey

Tholey [1988] ha proposto l’utilizzo del sogno lucido come strumento di diagnosi e di risoluzione dei conflitti inconsci al fine di promuovere la crescita psicologica. Il suo programma di auto-guarigione consta di quattro punti:

  1. Le tecniche per indurre i sogni lucidi.

  2. I metodi per influenzare e manipolare il contenuto dei sogni lucidi.

  3. Le indicazioni per gestire le resistenze e i meccanismi di difesa che possono insorgere durante il trattamento dei conflitti.

  4. Una serie di principi-guida per gestire le interazioni con i personaggi del sogno lucido.

Le tecniche per l’induzione del sogno lucido proposte dall’autore [Tholey, 1983] sono descritte altrove in questo scritto. Va notato che l’autore individua l’efficacia terapeutica di questo programma non nella possibilità di avere sogni lucidi, bensì nell’interazione tra sognatore e personaggio del sogno condotta con l’atteggiamento amichevole del sognatore. Dunque divenire consapevoli dei propri sogni è solamente il primo passo.

Il nocciolo di questo approccio terapeutico consiste nel riconciliarsi con personaggi onirici terrorizzanti. Il soggetto che segue questo programma di auto-guarigione cerca attivamente una interazione con personaggi spaventosi all’interno dei propri sogni lucidi. Nel caso non siano presenti elementi di paura il soggetto deve cercare intenzionalmente di produrre all’interno del sogno situazioni e personaggi capaci di spaventarlo. Secondo l’autore ciò è possibile cercando di modificare il sogno lucido nella direzione di situazioni con bassa luminosità, promuovendo contenuti onirici collegati con il passato, ovvero rivolgendo l’attenzione verso il basso rispetto che verso l’alto (ad esempio osservando cosa c’è sul fondo di uno stagno piuttosto che mantenendo l’attenzione sulla superficie di questo).

Una volta ottenuto l’effetto desiderato di avere sogni lucidi a sfondo terrorifico, possono comparire delle resistenze. Queste possono frapporsi al perseguimento di una interazione positiva con i personaggi onirici. Alcune resistenze possono prendere la forma di elementi onirici quali: porte, cancelli, forze invisibili o palizzate, che ostacolano il sognatore. Talvolta la resistenza può manifestarsi attraverso la difficoltà di mantenere la condizione di lucidità, ovvero trasformandosi il sogno lucido in un falso risveglio, ed impedendo, così, lo svolgersi del programma di auto-guarigione. E ancora le resistenze all’ulteriore trattamento possono prendere la forma di minacce o aggressioni fisiche da parte dei personaggi del sogno. Le diverse forme di resistenza vengono descritte ai soggetti che seguono questo programma. Agli stessi viene raccomandato di cercare di confrontarsi con le situazioni spaventose in modo graduale, affrontando in un primo tempo solo le esperienze poco piacevoli per passare poi a quelle terrorizzanti.

Il fulcro del programma consiste in una serie di principi-guida miranti ad una interazione, con i personaggi delle situazioni oniriche spiacevoli, che sia la più conciliatoria possibile. Tale metodologia permetterebbe, secondo l’autore, sia di individuare la natura del conflitto inconscio a monte delle vicende oniriche spiacevoli, lucide e non lucide, avendo in questo caso una funzione diagnostica, e sia di risolvere tale conflitto in modo definitivo con una funzione chiaramente terapeutica. L’interazione con le figure oniriche spaventose dovrebbe essere perseguita attraverso i seguenti principi:

     

  1. Confronto: non bisogna fuggire da un personaggio onirico spaventoso, piuttosto bisogna cercare un confronto con esso. Guardandolo apertamente e con tono amichevole gli si può chiedere: "Chi sei?", oppure: "Chi sono io?"

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  3. Dialogo: se è possibile comunicare con il personaggio onirico, bisogna cercare di riconciliarsi con esso. Se non è possibile raggiungere un accordo, allora è meglio avere una franca discussione con esso, rifiutandone gli insulti e le minacce, ma accettandone le obiezioni ragionevoli.

  4.  

  5. Combattere: mai arrendersi ad un attacco da parte del personaggio onirico. Anzi, occorre mostrarsi sempre pronti a difendersi, assumendo una posizione difensiva e guardando il personaggio dritto negli occhi. Se il combattimento è inevitabile, bisogna combattere per vincere, ma non per uccidere. Una volta battuto il personaggio, bisogna offrirgli nuovamente la possibilità di una riconciliazione.

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  7. Riconciliazione: questa deve avvenire attraverso le parole, i pensieri e i gesti.

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  9. Separazione: se la riconciliazione è impossibile ci si separa. La separazione ha luogo attraverso le parole, i pensieri e l’allontanamento fisico dal personaggio onirico. Qualche volta occorre separarsi da un personaggio con cui ci si è riconciliati, quando questo rappresenti una persona morta o comunque non più presente nella vita del soggetto. In questi casi, prima di allontanarsi dal personaggio, si ringrazia per l’aiuto dato in passato.

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  11. Cercare aiuto: Se è stata raggiunta la riconciliazione, il sognatore può chiedere aiuto al personaggio, non più ostile, circa i propri problemi della vita della veglia ovvero della vita onirica.

Tholey ha notato che se l’interazione viene condotta con un atteggiamento conciliatorio spesso si produce una trasformazione nella figura ostile stessa: un mostro, una figura mitologica o una animale possono trasformarsi in una figura umana (ad esempio il padre o la madre del sognatore). Al contrario un atteggiamento aggressivo in risposta ad un attacco produce l’effetto opposto. Ad esempio il personaggio rappresentante la madre del soggetto dapprima può trasformarsi in una strega ed, infine, in un animale. Tali trasformazioni permetterebbero al sognatore di comprendere la natura del conflitto inconscio che si celerebbe dietro gli incubi notturni. In ciò starebbe l’azione diagnostica del programma. L’azione terapeutica, invece, sembrerebbe promanare dalla conciliazione raggiunta con i personaggi onirici terrorizzanti.

L’autore ha proposto il suo programma a 62 studenti che sono stati seguiti per almeno un anno dal momento in cui sono stati capaci di avere sogni lucidi. Ai soggetti fu poi chiesto di esprimere le proprie opinioni circa l’efficacia del trattamento. I dati riportati dall’autore sembrano deporre a favore dell’efficacia del programma di auto-guarigione sviluppato da Tholey e fondantesi sullo strumento del sogno lucido. Nel 77% dei casi i personaggi onirici ostili hanno perso il loro carattere spaventoso, mentre nel 33% è stata raggiunta una riconciliazione con essi. I benefici sembrano essere stati trasmessi anche alla vita di veglia. I soggetti, infatti, hanno riferito di essersi sentiti meno ansiosi (67%), più equilibrati emotivamente (45%), più aperti mentalmente (42%) e più creativi (30%). Da un punto di vista psicoanalitico risulta un incremento nella forza dell’Io, anche se l’autore preferisce utilizzare i termini: "conferma del coraggio".

Tholey riferisce di aver utilizzato il programma di auto-guarigione anche con pazienti nevrotici in psicoterapia. I pazienti presentavano, combinati secondo diverse sindromi, i seguenti sintomi: incubi ricorrenti; ansietà; fobie; depressione; sintomi psicosomatici; dipendenze da droghe; difficoltà di adattamento sociale come ad esempio la timidezza. Il programma non è stato, invece, offerto in caso di: basso Quoziente Intellettivo (inferiore a 90); scarsa motivazione a intraprendere il programma; diagnosi di tipo psicotico o pre-psicotico; patologie cerebrali di tipo organico. L’autore sostiene che il programma risulti essere molto efficace nell’eliminare gli incubi ricorrenti, e che, nella maggioranza dei casi, i pazienti traggano un vantaggio anche per quanto concerne i sintomi della vita della veglia.

 

Peter Fellows: auto-stima e integrazione psicologica

Fellows [1988] ha utilizzato lo strumento del sogno lucido con i propri studenti e clienti. Egli ha sottolineato l’importanza dello "spazio alternativo" del sogno lucido, che permetterebbe di sperimentare condotte nuove senza dover assumersi la responsabilità delle conseguenze. Il sognatore avrebbe in questo "spazio" l’occasione di cambiare ciò che non gli aggrada, e di mettere in atto ciò che desidera. Secondo l’autore queste possibilità fornirebbero al soggetto l’occasione per sperimentare una aumentata fiducia nelle proprie capacità decisorie che si trascinerebbe anche nella vita della veglia.

I soggetti, che si lamentano di non riuscire a esprimersi totalmente in termini di emozioni e di azioni durante la veglia, avrebbero finalmente la possibilità di mostrarsi nella propria autenticità. Questa possibilità si tradurrebbe in una accresciuta auto-consapevolezza, in una maggiore auto-stima, in uno stile comportamentale più assertivo nella veglia. Secondo l’autore questi risultati sarebbero proporzionali all’impegno mostrato dai soggetti in questo lavoro all’interno dei sogni lucidi.

Molto interessante sembra essere l’esercizio svolto durante il sogno lucido e chiamato da Fellows "aspect integration": integrazione degli aspetti della personalità. L’autore parte dall’ipotesi che ciascun elemento e personaggio all’interno di un sogno lucido sia un riflesso o una proiezione della personalità del sognatore. Così gli elementi percepiti come ostili rifletterebbero dei conflitti inconsci, degli elementi "scissi". Fellows incoraggia i suoi soggetti ad assimilare tali elementi conflittuali al fine di aumentare l’integrazione della propria personalità e l’armonia psichica. I modi in cui tale integrazione si compirebbe sono molteplici. Talvolta i soggetti risolverebbero i propri conflitti instaurando un dialogo con i personaggi onirici ostili, instaurando una interazione improntata sulla comprensione reciproca. Altre volte i soggetti sono incoraggiati ad entrare all’interno dei personaggi onirici al fine di assumere il loro punto di vista. La comprensione che sembrerebbe scaturirne, comprensione emotiva più che cognitiva, porterebbe il soggetto ad una accettazione/auto-accettazione dell’aspetto della propria personalità con cui è in conflitto. L’intero lavoro suggerito dall’autore permetterebbe di sviluppare maggiori auto-stima e armonia psichica durante la veglia.

 

Halliday: i limiti dell’applicazione clinica del sogno lucido

Halliday [1988] ha attirato l’attenzione sulle possibili difficoltà applicative dello strumento del sogno lucido, in modo particolare per quanto riguarda il suo utilizzo nel trattamento degli incubi. Secondo l’autore il sogno lucido sarebbe uno degli strumenti a disposizione del terapeuta nel trattamento degli incubi, e non lo strumento.

Halliday, inoltre, sostiene che alcuni soggetti, sviluppando la capacità di avere sogni lucidi, addirittura peggiorerebbero la propria situazione. Questo è il caso del paziente, descritto dall’autore [Halliday, 1988, p.306], che soffriva dell’incubo ricorrente di affogare. Il soggetto una volta divenuto lucido ha visto peggiorare la propria situazione di sofferenza: non solo non era in grado di controllare il contenuto dell’incubo, ma provava anche un sentimento di panico claustrofobico all’idea di star sognando e di non riuscire a smettere.

Il contributo di Halliday stimola ad una maggiore riflessione circa le potenzialità e i limiti dello strumento del sogno lucido.

L’autore ha notato che l’uso del sogno lucido in terapia dovrebbe essere accuratamente valutato a seconda delle potenzialità del paziente. Vi sono individui che, una volta divenuti lucidi, non riescono a fronteggiare gli elementi ostili del sogno. In questi casi sembrerebbe inutile forzare il soggetto ad un confronto al di là della sua portata. L’autore ha, invece, notato come anche solo lo sforzo nel controllo di un elemento secondario del sogno possa apportare dei benefici. Ad esempio [Halliday, 1982] l’autore racconta di un soggetto che, soffrendo di incubi ricorrenti in cui veniva inseguito da un trattore, e sviluppata la capacità di avere sogni lucidi, fu incoraggiato a fronteggiare direttamente il trattore e a sbarazzarsene. Non riuscendo ad eseguire il compito, il soggetto fu incoraggiato a cambiare il colore di un oggetto dello sfondo. Il successo in questo compito secondario fu accompagnato da un benefico effetto nella sua vita onirica, perdendo l’incubo parte del proprio potere terrorifico.

 

Malamoud: divenire pienamente lucidi

Essere pienamente lucidi mentre si sta sognando significa essere consapevoli che il sogno che si sta vivendo sia interamente una propria creazione mentale, controllabile a piacimento. "Se non voli perché pensi di non riuscirci non sei completamente lucido", afferma LaBerge [Hooper Teresi, 1986, p.339]. Inoltre significa "comprendere emotivamente" che ogni cosa, anche le emozioni che si stanno vivendo, provengono dal proprio apparato psichico. Malamud [1988] incoraggia i suoi soggetti a divenire pienamente lucidi, sottolineando l’importanza di questa "comprensione emotiva" piuttosto che la "comprensione intellettuale". Allorché gli individui diventano pienamente lucidi, afferma Malamoud, cominciano a sentire, oltre che a sapere, che il mondo onirico è interamente una creazione psichica. Tale comprensione si trasferirebbe parzialmente anche nella vita della veglia, rendendo consapevoli i soggetti del proprio potere e della propria responsabilità nella creazione della propria visione del mondo.

A detta dell’autore gli individui diventerebbero più sicuri di sé, più orgogliosi nel sentirsi creatori delle proprie esperienze della veglia e del sogno. Questo cambiamento nella visione del mondo e di sé aumenterebbe la capacità di assumere responsabilità e di scegliere in modo libero anche nella veglia.

Sviluppare una piena lucidità non è, comunque, un compito semplice. Per sviluppare la padronanza necessaria alla "comprensione emotiva" che il mondo onirico sia una creazione completamente mentale, occorrono una forte motivazione e un impegno prolungato. Molto spesso, infatti, i sognatori lucidi hanno esperienze estremamente brevi, confuse ed effimere e si accontentano di esse. Per portare i soggetti ad una comprensione graduale del proprio ruolo creativo nella sfera onirica, l’autore ha, quindi, suggerito di cominciare con l’osservazione della proprie fantasie durante la veglia. Il soggetto dovrebbe stare attento a cogliere l’inizio del proprio fantasticare al fine di vederne la provenienza. Cominciare a comprendere il proprio ruolo creativo riguardo alle fantasie sarebbe un buon inizio per sviluppare la suddetta "comprensione emotiva".

Gli sforzi ulteriori che i sognatori lucidi sono invitati a fare per divenire pienamente lucidi consistono nell’assumere, durante il sogno lucido, uno stato mentale rilassato, di attesa e di ricezione. Il sognatore potrebbe in questo modo imparare ad ascoltare le proprie emozioni e a vedere i propri meccanismi simbolici di rappresentazione mentre sono all’opera. In tal modo diverrebbe anche consapevole del proprio linguaggio metaforico individuale utilizzato nella produzione onirica e fantastica.