Cesare, Ofelia e Theorius Campus
a cura di Giuseppe Pugliese e Raffaella Romano
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Ho trovato una poesia di Cesare Pavese, il cui sottotitolo è "Innanzi al quadro di D.G.Rossetti". E subito mi è venuta in mente l'immagine della copertina di Theorius Campus (clicca qui per altre informazioni) (1972-il primo album di Francesco De Gregori e Antonello Venditti,  n.d.r..). Clicca qui per l'analisi del personaggio shakesperiano Ofelia.

"Beata Beatrix"

Tenue, velata dal sogno divino
che gonfiò l'anima del suo poeta
angosciosamente una segreta
passione mostra sul volto supino.
Sorge dall'ombra ed un lento mattino
le piove tra le mani una quieta
luce che il cuore pianamente acqueta
e le imbianca il volto alabastrino.
Assorta in un pensiero ella l'amore
del pauroso giovane non sente,
abbassa gli occhi sul volto rapito,
sul volto che protende a un infinito
dolore, muta rassegnatamente
e un colombo le posa in grembo un fiore 

Contributo di Raffaella Romano


Dante Gabriele Rossetti
Londra 1828, Birchington-on-sea 1882

Figlio di un patriota e poeta abruzzese in esilio a Londra. E' l'esponente più influente del preraffaellismo soprattutto nella sua produzione poetica. Aspira a reinterpretare la visione artistica del XV secolo anche se nella sua produzione pittorica viene a mancare il realismo analitico degli altri esponenti del movimento.
L' espressione pittorica più significativa la troviamo nelle figure femminili, nelle quali si evidenzia l' aspirazione a un mondo ideale, a un leggendario passato, e al tempo stesso un misto di sensualità e inquietudini che preannuncia il decadentismo.

"Ofelia" di Giuseppe Pugliese 
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Le acque del limpido ruscello cullano Ofelia che pare rivolgersi verso l’Eterno. Non è ancora morta, ha gli occhi socchiusi, le mani protese in un gesto di disperata preghiera; canta sottovoce, sussurra le parole che vengono dal cuore. E la natura l’ascolta ammirata. Mai una creatura è stata così intensamente a suo agio tra le acque e le foglie :un ritorno alla natura, dolce, sottile, per dimenticare la morte del padre e l’amore impossibile per Amleto. Ofelia ritorna alla terra, e al suo dolore,  dopo un delicato volo di follia; e tutto il paesaggio si chiude in un gesto di pace…Ruskin, critico dei Preraffaelliti, definì questo quadro: "il più bel paesaggio inglese devastato dal dolore". Rileggiamo le parole di Shakespeare, nella traduzione di Montale, che ispirarono il pittore (nell'immagine
Ophelia, Sir John Everett Millais)


«In quel ruscello dove un salice sghembo
specchia le sue brinate foglie nella corrente vitrea;
là ella intrecciava fantastiche ghirlande
di ranuncoli, d'ortiche, di margherite,
e di quelle lunghe orchidee purpuree
alle quali i franchi pastori danno un nome più volgare,
ma che le nostre fredde vergini chiamano dita di morte;
e lassù, mentre s'arrampicava per appendere
i suoi diademi d'erba alle pendule fronde dell'albero,
un invidioso ramo si ruppe, e quei trofei
ed ella stessa caddero nel ruscello. Le sue vesti
si gonfiarono intorno e la sostennero
per qualche tempo come una sirena,
mentre ella intonava spunti di vecchie canzoni,
quasi fosse inconscia della propria sventura,
o come una figlia dell'acqua, familiare
a quell'elemento. Ma per poco, poiché le sue vesti,
pesanti per l'acqua assorbita, trascinarono l'infelice
dal suo melodioso canto a una fangosa morte».
(Amleto, ATTO  IV,  SCENA VII)   

Questa è la potenza della Poesia, questa è la potenza di Shakespeare…e queste sono le nostre emozioni dinanzi a tanta Arte. (Giuseppe Pugliese)

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Theorius Campus (1972)

"L'Album"
di Giorgio Lo Cascio

Francesco e Antonello avevano composto insieme un paio di canzoni in Ungheria; realizzare un solo disco era meno oneroso che realizzarne due: nacque così "Theorius Campus". Il dott. Micocci (il discografico) volle affidare i due piedi teneri a un vecchio amico, Lilli Greco, il quale ne fu subito entusiasta. L'ineffabile ironia della sorte volle che Lilli Greco fosse sommamente stanco del tipo di arrangiamenti che imperversavano a quei tempi, perciò chiamò un gruppo di simpatici musicisti inglesi italianizzati: Derek Wilson alla batteria, Dave Summer alla chitarra elettrica, Donald Meakin alla chitarra acustica, Mike Brill al basso, e si mise di buona lena a lavoro. Disse che il pianoforte suonato da Antonello e la chitarra da Francesco andavano benissimo, e si limitò ad arricchirli aggiungendo la ritmica, basso e batteria, un po' di flauto con Maurizio Giammarco e qualche effetto. Venne fuori un disco un po' disomogeneo, un po' abbozzato come idee e realizzazione, ma decisamente nuovo e affascinante. Francesco canta Signora aquilone, una ballata di una semplicità disarmante, di pochissime note ma di grande intensità. Seguono La casa del pazzo, Dolce Signora che bruci , Vocazione 1 e 1/2 e In mezzo alla città (le ultime tre cantate insieme ad Antonello), Little Snoring Willy. Antonello canta Roma capoccia, Ciao uomo, L'amore è come il tempo, E' caduto l'inverno, la cantina, Sora Rosa. La copertina fu scelta da quel romantico del Dott. Micocci: la bellissima "Ofelia"
(personaggio della tragedia "Amleto" di Shakespare , n.d.r.) di Dante Gabriele Rossetti che segue dolcemente la corrente nel suo sonno definitivo, ricoperta di dolcissimi fiori di campo.


Theorius Campus (1972)
tratto da MUSIKBOX (Gennaio/Febbraio 2001)

Lato A: Ciao Uomo/Signora aquilone/La cantina/E' caduto l'inverno/Dolce signora che bruci/
La casa del pazzo

Lato B: Vocazione 1 e 1/2 / L'amore è come il tempo/ In mezzo alla città /Roma capoccia /
Little snoring Willy/Sora Rosa

Un titolo affascinante che può ricordare i campus, le università americane teatro dei primi scontri sessantottini, la stupenda immagine di una fanciulla distesa sul letto di un fiume e nessun nome impresso.
Si mostrà così, ammantata da un alone di mister, la copertina dell'album che battezza l'esordio discografico dei più promettenti giovani rappresentanti della nuova canzone d'autore italiana: Antonello Venditti e Francesco De Gregori. I due, da buoni amici, si dividono equamente i circa quaranta minuti concessi dal vinile, con sei brani ciascuno, due scritti a quattro mani, ed uno di questi interamente eseguito a due voci. Di Antonello sono "Ciao uomo", "La cantina". "E' caduto l'inverno". "L'amore è come il tempo", "Roma capoccia" e "Sora Rosa"; Di Francesco : "Signora aquilone", "Dolce signora che bruci", "La casa del pazzo", "Little snoring Willy", mentre "Vocazione 1 e 1/2" e "In mezzo alla città" sono in comproprietà.
Partendo per ordine e soffermandosi esclusivamente sui brani di marca Venditti, si comincia dall'inizio e da un grido invocatorio: "Signor Capitano!..". E' l'introduzione di "Ciao uomo", pezzo profondo, dalle pieghe esistenziali, sorretto da una particolare tecnica musicale ed espressiva che descrive da subito l'originale capacità compositiva del suo autore. Antonello metaforizza nella figura del "capitano" quella di Dio, ma oltre ai già citati riferiementi e quesiti esistenziali, il pezzo sembra contenere anche sottili allegorie politiche ("C'è una cometa che viene dall'Est, meglio seguirla...") e un'atmosfera generale in bilico tra ombre malinconiche, paura di un certo tipo di futuro, e luci di speranza. Dopo due pezzi firmati De Gregori, la voce di Venditti torna ne' "La cantina" canzone dal taglio tipicamente melodico e dai contenuti sentimentali, dolce ricordo di amori adolescenziali ambientati nei primi luoghi di musica e incontro. Ben più composito e strutturato "E' caduto l'inverno", pezzo ricco di metafore naturali, svolte melodiche e il flauto di Maurizio Giammarco che troneggia nella bella coda finale. "Vocazione 1 e 1/2" è il primo brano scritto in condominio tra i due autori, descrizione dolce-ironica di di un curato di provincia, quasi interamente cantata da Francesco, con interventi vocali dell'amico sul ritornello.
"L'amore è come il tempo" è motivo dal taglio più classico, e i toni passionali esaltano le estensioni vocali di Venditti, una voce potente e decisamente una spanna sopra il livello generale del coro cantautorale.
Fa immediato seguito "In mezzo alla città" altro brano in comune caratterizzato da un suggestivo e riuscitissimo intreccio di voci alla "Simon e Garfunkel" che lo rende uno dei momenti più intensi e seducenti dell'intera opera. La traccia successiva rappresenta anche il clou e, probabilmente, la ragione sociale di tutta l'operazione. Con "Roma capoccia" Antonello iscrive il suo nome nell'albo dorato dei grandi cantori della Città Eterna. Il pezzo, che conquista subito i favori del pubblico (e non solo romano), è strutturato nella forma delle più tradizionali ballate popolari e impreziosito da simbologie sublimi e impressionistiche, frutto di una capacità non solo poetica, ma figurativa e descrittiva fuori dal comune.
Il cantautore si ripete in "Sora Rosa" altro momento di stampo dialettico e popolare,, anche se nell'occasione la romanità è al servizio di un'accesa invettiva contro individui irritanti e malcostumi sociali. In definitiva "Theorius campus", tra qualche ingenuità (poche) e molte buone intuizioni presenta al mondo l'identità di un'artista sensibile, audace e dissacrante quanto basta.

TRATTO DAL LIBRO DI  MAURIZIO MACALE
"Antonello Venditti dal sole di Roma capoccia al cuore di Palermo" ed. Bastogi :

Quello che colpisce di questo album è già la particolare forza espressiva di Venditti, la sua robusta scansione affettiva, molto di cuore e poco di testa, rispetto ai sicuramente bei pezzi di Francesco De Gregori ed alle interpretazioni che questi ne fornisce, senz'altro più evanescenti se così si può dire, lunari. Forse eccessivamente "intellettuali". Due modi, nondimeno, entrambi decisivi, due bei tentativi di esprimere il mondo e le sue storie che sarebbero rimasti sino ai nostri giorni.
E' già l'atto di nascita di due distinte, molto professionali ed originali tendenze di scrivere, suonare ed interpretare le proprie canzoni e le proprie passioni e quelle dell'Italia e del mondo.
Perla dell'album oltre a "Sora Rosa", è "Roma capoccia", dalle indimenticabili immagini di una Roma al tramonto e notturna, con quei passeri che sembrano usignoli e quello straccivendolo che ti chiede "un pò de' stracci". Pochi tratti e poche figure e tutto l'orgoglio di essere nato a Roma e di riscoprirla giorno per giorno. E' così bella Roma che rende pure "più vivo e più bbono" il suo cantore. (...)
Prodotto da Italo (Lilly) Greco e Paolo Dossena, l'album "Theorius Campus" è già un bel prodotto, ben arrangiato e con un Venditti che già dimostra, tanto per le musiche quanto per i testi, di sapere perfettamente ciò che vuole e quale strada espressiva intende seguire negli anni con il suo inconfondibile "pianoforte sulle spalle".

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