Ricordo di Pierpaolo Pasolini

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Pubblicato su NUOVI ARGOMENTI n°32 ottobre-dicembre 2005 nella sezione IO SO

Il mio incontro con Pasolini, il perchè di questa pagina...

di Stefano Latini  -  www.solegemello.net

Il mio primo “incontro” con Pierpaolo Pasolini risale al 1995, per me ultimo anno di liceo a Roma e ventennale della morte dello scrittore. L’occasione fu la visione del film “Pasolini, un delitto italiano” di Marco Tullio Giordana al cinema Eden in Prati, non molto distante dalla scuola.
I programmi di letteratura procedevano più lenti di una tartaruga e mentre diventavamo ferratissimi su Foscolo e Manzoni, quella fu una delle poche incursioni nella letteratura del dopoguerra. Ricordo il primo dibattito con un “compagno di scuola” sulla “morte violenta”  del poeta e la conseguente divisione in due opposte fazioni.
Un intellettuale, Pasolini,  che solo oggi posso comprendere in tutta la sua statura, uno scrittore che affrontava la vita e l'arte a petto scoperto, senza compromessi e indulgenze nei confronti di ciò che considerava “potere”, “conformismo”, cultore di un pessimismo apocalittico che per certi versi poteva sembrare antistorico, ma al tempo stesso ferocemente innamorato della vita.
A distanza di dieci anni da quel film, nel trentennale della sua scomparsa, Pasolini è più che mai presente: i suoi richiami all’etica nella vita pubblica, la sua analisi spietata e lucidissima del ruolo e dell’evoluzione dei media, appaiono quasi profetici e dovrebbero far riflettere.
Come non pensare a Pasolini e ai suoi scritti in occasione dei clamorosi scandali politico-finanziari di questi giorni, come non pensare a Pasolini quando si parla di “periferie”, di nuove e vecchie povertà, come non pensare a Pasolini quando si aprono dibattiti sulla vita, sulla sessualità…
Questa capacità di essere sempre al centro del dibattito, con posizioni forti e nette manca molto all’Italia di oggi, troppo spesso attraversata da personaggi minori.Un intellettuale ingombrante e scomodo che ha saputo prendere posizioni impopolari, pratica così poco di moda, come nel caso dei giudizi sulla contestazione studentesca, sull’aborto, sulla scuola, e che oggi avrebbe dato ancora “scandalo".
Pasolini è anche lo scrittore e il regista che ha saputo, con le sue opere, dar voce agli ultimi, all’umanità dimenticata, quella che non finisce sulle prime pagine dei giornali.
Pasolini è lo scrittore della Roma di cui non si stampano cartoline, la Roma di "Accattone" e di "Mamma Roma", del “Riccetto” e di “Tommaso” la Roma delle case popolari, di Monteverde, di Casalbertone e Portonaccio, di Pietralata, di Montesacro e Ponte Mammolo. Una Roma che  ho imparato a conoscere, leggendo i suoi romanzi e vedendo i suoi film.
Credo che lo sforzo di tutti quelli che lo amano e lo ameranno debba essere quello di tentare di unirisi, ognuno come può, alla sua “sola, puerile voce”.Per ricordarlo a me stesso e a chi vorrà leggere questa pagina web, ho deciso di riportare qui di seguito alcuni scritti che danno un’idea della forza di questo grande e poliedrico artista, spero che diventino importanti anche per voi, così come lo sono stati per me.

Roma, 21-12-2005
di Stefano Latini  www.solegemello.net





(...) Stupenda e misera
città che mi hai fatto fare
esperienza di quella vita
ignota: fino a farmi scoprire
ciò che, in ognun, era il mondo. (....)

(dalla poesia “Il pianto della scavatrice”, Le Ceneri di Gramsci - P.Pasolini, 1957)


"L'intelligenza non avrà mai peso, mai, nel giudizio di questa pubblica opinione. Neppure sul sangue dei lager tu otterrai, da una dei milioni d'anime della nostra nazione un giudizio netto, interamente indignato. Irreale è ogni idea irreale ogni passione di questo popolo ormai dissociato da secoli la cui soave saggezza gli serve a vivere, non lo ha mai liberato. Mostrare la mia faccia, la mia magrezza, alzare la mia sola, puerile voce non ha più senso. La viltà, avvezza a veder morire nel modo più atroce gli altri con la più strana indifferenza. Io muoio, e anche questo mi nuoce".
(P.Pasolini) Scritti corsari,1975

Io so i nomi... / di Pier Paolo Pasolini
Da: "Scritti Corsari", 14 Novembre 1974, di Pier Paolo Pasolini

Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe (e che in realtà è una serie di golpes istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di golpes, sia i neofascisti autori materiali delle prime stragi, sia, infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969), e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti che, con l’aiuto della Cia (e in second’ordine dei colonnelli greci e della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il 1968, e, in seguito, sempre con l’aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del referendum.
Io so i nomi di coloro che, tra una messa e l’altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l’organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neofascisti, anzi neonazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine ai criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista).
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi bruciavano), o a dei personaggi grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killers e sicari. 12 dicembre 1969: alle 16,30 un ordigno esplode all’interno della Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano provocando 16 morti e 84 feriti Io so tutti questi nomi e so tutti questi fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che rimette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell’istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il "progetto di romanzo" sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il 1968 non è poi così difficile...

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Un ricordo in musica...

A Pa' - F.De Gregori

Non mi ricordo se c'era luna,
e nè che occhi aveva il ragazzo,
ma mi ricordo quel sapore in gola
e l'odore del mare come uno schiaffo. A pà.
E c'era Roma così lontana,
e c'era Roma così vicina,
e c'era quella luce che li chiama,
come una stella mattutina. A pà.
A pà. Tutto passa, il resto va.
E voglio vivere come i gigli nei campi,
come gli uccelli del cielo campare,
e voglio vivere come i gigli dei campi,
e sopra i gigli dei campi volare




Lamento per la morte di Pasolini
testo e musica di Giovanna Marini


Persi le forze mie persi l'ingegno
la morte mi è venuta a visitare
«e leva le gambe tue da questo regno»
persi le forze mie persi l'ingegno.
Le undici le volte che l'ho visto
gli vidi in faccia la mia gioventù
o Cristo me l'hai fatto un bel disgusto
le undici volte che l'ho visto.

Le undici e un quarto mi sento ferito
davanti agli occhi ho le mani spezzate
la lingua mi diceva «è andata è andata»
le undici e un quarto mi sento ferito.

Le undici e mezza mi sento morire
la lingua mi cercava le parole
e tutto mi diceva che non giova
le undici e mezza mi sento morire.

Mezzanotte m'ho da confessare
cerco perdono dalla madre mia
e questo è un dovere che ho da fare
mezzanotte m'ho da confessare.

Ma quella notte volevo parlare
la pioggia il fango e l'auto per scappare
solo a morire lì vicino al mare
ma quella notte volevo parlare
non può non può, può più parlare.


.

da:  http://www.pasolini.net/ricordi_lamento_marini.htm


Scritta nel dicembre 1975, la canzone si riferisce alla tragica morte di Pier Paolo Pasolini, assassinato la notte tra il 1° e il 2 novembre 1975. Il testo prende lo spunto da un canto religioso extraliturgico, L'orazione di San Donato registrato il 7 febbraio 1965 a Zaccheo, frazione di Castellalto, Teramo, da Cesare Bermani.

Giovanna Marini (Roma, 1937) si diploma nel 1961 in chitarra al conservatorio di Santa Cecilia. In seguito si perfeziona con Andrés Segovia all'Accademia Chigiana di Siena e studia composizione con Carlo Pinelli. Mentre suona liuto e arciliuto nell'orchestra rinascimentale Concentus Fidesque Antiqui, nel 1961 partecipa alla fondazione del Folkstudio di Roma con Giancarlo Cesaroni e Harold Bradley, cantando con Maria Teresa Bulciolu canzoni popolari dell'Italia centrale e meridionale. Nel 1963 Roberto Leydi le sente e chiede loro di entrare a fare parte del Nuovo Canzoniere Italiano; insieme, il 3 aprile 1964, partecipano alla Casa della Cultura di Milano alla prima rassegna della canzone popolare e di protesta vecchia e nuova «L'Altra Italia» e incidono poi, per i Dischi del Sole, alcune raccolte. Nel 1966 partecipa a Ci ragiono e canto, lo spettacolo del Nuovo Canzoniere Italiano con la regia di Dario Fo: suo è il ricco e complesso tessuto musicale dello spettacolo. A fianco dell'intensa attività di spettacoli politici, la Marini inizia poi in Puglia le proprie ricerche sul campo di materiali popolari, dalle quali trarrà spunti e idee per l'apprendimento dei modi contadini, iniziando quei suoi studi sull'emizzione vocale che poi insegnerà alla Scuola di musica popolare del Testaccio a Roma e all'Università di Parigi.

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