Sito Personale di Piero Strobino - Cardé provincia di Cuneo

Piero  Strobino

CORRIERE di SALUZZO

    ARCHIVIO  ARTICOLI   

 

COME  SONO  DIVENTATO  CORRISPONDENTE  DEL  CORRIERE  DI  SALUZZO


  Il 2 gennaio del 1990, L’Azione Cattolica della Diocesi di Saluzzo organizzò un pellegrinaggio a Roma. Nella Capitale c’ero già stato altre volte ma sempre fuggevolmente per concorsi o riunioni sindacali senza mai avere avuto l’opportunità di visitarla. Ne parlai con mia moglie, che addirittura non c’era mai stata, e aderimmo anche noi. Rimasi folgorato da quella visita, vivendo emozioni intensissime che trascrissi su un quaderno affinché non andassero perdute. In quel periodo collaboravo già con l’Eco del Chisone di Pinerolo e al ritorno l’allora Presidente Diocesano Paolo Trovò, venutone a conoscenza, mi propose di scrivere un articolo sul viaggio per il Corriere di Saluzzo. «Da giornalista saprai sicuramente trovare le parole giuste» - mi disse per convincermi. Ci pensai un po’, poi, visto che per motivi territoriali all’Eco del Chisone non sarebbe comunque interessata una cosa del genere, acconsentii. «Però ci metterò le mie sensazioni» - fu la mia condizione, accettata senza riserve. E così scrissi il mio primo articolo per il Corriere di Saluzzo. .

La cosa, però, sarebbe potuta anche finire lì, se alcuni giorni dopo, passeggiando per Saluzzo, non mi fossi imbattuto nell’allora Direttore del Corriere, don Alberto Girello. «Che combinazione, stavo proprio pensando a lei – mi disse -  Desideravo farle i complimenti per l’articolo sul pellegrinaggio a Roma». Lo ringraziai e ci mettemmo a chiacchierare del più e del meno poi, al momento di salutarci, mi chiese di botto: «Senta, perché non viene a collaborare con noi?». Confesso che non me l’aspettavo e sul momento rimasi un po’ sorpreso; poi gli feci notare che comunque collaboravo già con l’Eco del Chisone. «Lo so, ma questo non significa nulla. Intanto ci pensi, poi se ritiene opportuno, venga a trovarmi in redazione» - fu la sua risposta.

Ovviamente la cosa mi inorgogliva e così, dopo alcuni giorni, decisi di andarlo a trovare in redazione; alla fine del colloquio ci mettemmo d’accordo per una collaborazione parziale di un anno dopo di che avrei però dovuto scegliere. Scelsi il Corriere e devo dire che mai scelta fu più giusta: al Corriere ho trovato la mia dimensione non solo dal punto di vista professionale, ma anche sotto il profilo umano, trovando veramente un gruppo meraviglioso di amici. Inoltre, col tempo, ho intensificato la collaborazione occupandomi anche di sport oltre che di cronaca: come cronaca sono corrispondente non solo più da Cardè ma anche da Villafranca, mentre come sport seguo 3 squadre di calcio fisse e altri sport come bocce, ciclismo, tennis, atletica, volley e altri, dove mi viene richiesto di andare.

 Poter diventare giornalista era il mio sogno di ragazzo; l’ho realizzato e spero di poter continuare questa attività ancora per molto tempo, ovviamente sempre col Corriere di Saluzzo.

a

CORRIERE

Venerdì, 1 aprile 2005


Veleni di Pasqua

 Morìa di pesci a Cardé


Proprio il giorno di Pasqua, a Cardé si è verificato l’ennesimo caso di inquinamento della Bearlassa-Lessia, ai confini col territorio di Saluzzo, con forte morìa di pesci (vaironi e trote, queste ultime appena immesse dalla Società Pescatori a scopo di ripopolamento). Al fatto hanno assistito numerosi cardettesi e anche forestieri che, recatisi nel pomeriggio in visita al Santuario della Madonna della Salesea, si sono trovati di fronte al disgustoso

e desolante spettacolo di pesci morti che galleggiavano a pelo d’acqua. Il sindaco Sebastiano Miglio e alcuni membri della Società Pescatori, guidati dal presidente Mauro Chabert («È un disastro!» – ci ha dichiarato, sconsolato, quest’ultimo), hanno potuto constatare che l’acqua si presentava discretamente chiara, ma accompagnata da un velo di schiuma. Per cui, secondo gli organi competenti prontamente intervenuti (ARPA), la causa dell’inquinamento questa volta non sarebbe da attribuire alla solita immissione di liquami, ma al lavaggio di qualche “botala” contenente diserbanti o pesticidi. Ma non è finita qui: per completare le feste pasquali, lunedì, Pasquetta, l’immancabile carico di liquame è arrivato puntuale a coprire la visione dei pesci morti. Così, se per puro caso qualcuno di questi si fosse salvato dall’inquinamento precedente, ha avuto il definitivo colpo di grazia. Purtroppo c’é da constatare con estrema amarezza come questi fatti continuino a susseguirsi con tempistiche sempre più brevi; inoltre temiamo fortemente che, come nei numerosi casi precedenti, tutto si risolverà come sempre nel nulla. Sarebbe invece ora che il problema venisse considerato nella sua effettiva gravità, vale a dire non “solo” come un danno alla fauna ittica ma anche e soprattutto come un danno alla salute pubblica e che, di conseguenza, qualcosa di più e di meglio, a livello istituzionale e legislativo, si possa e si debba fare per arrivare finalmente a smascherare e punire i colpevoli. Nella foto alcuni esemplari dei pesci morti.

piero strobino

 

 

CORRIERE

Venerdì, 16 aprile 2005


Stravolgimenti dell’alveo e troppi Tir sono stati la causa del cedimento

L’ODISSEA DEL PONTE DI CARDÉ


Dopo la chiusura del nostro amato ponte sul Po di Cardé (temo, purtroppo, ormai quasi ex..), penso sia arrivata l’ora di raccontarne l’odissea attraverso un’analisi delle cause che hanno contribuito a determinare questa drammatica situazione. Ho deciso di scrivere questo articolo perché adesso che il misfatto è stato perpetrato, cosa peraltro largamente prevedibile e annunciata, sono iniziati gli scaricabarile e le strumentalizzazioni, come sempre, in Italia, quando si agisce in emergenza (vale a dire, purtroppo, quasi la norma…)

Allora: il destino del ponte incominciò a segnarsi quando, circa 25 anni fa, venne deciso di allargare l’alveo del Po perché, si disse, “così non strariperà più”. In realtà si allargò l’alveo di magra, cosa che non ha alcuna rilevanza ai fini degli eventi di piena, ma addirittura si restrinse l’alveo di piena di circa 5-6 metri con la costruzione di una “barbacan-a” (argine) supplementare a quella già preesistente in riva orografica sinistra. Questa “barbacan-a” supplementare risulta ancora oggi più alta della sponda orografica destra, quella dove si trova il paese, per cui lo straripamento del fiume non solo non fu impedito ma addirittura facilitato. Inoltre si eliminò la riva naturale, non occupata dall’acqua in periodi di magra ma sempre facente parte dell’alveo, che costituiva il nostro “campo di calcio” ai tempi della mia adolescenza e citata nel mio libro “Il calcio dei puri”. Questa parte, alta circa un metro dal livello di magra del Po occupata dall’acqua, aveva anche una funzione importantissima: ricopriva e proteggeva il basamento del pilone che ora ha ceduto. Eliminandola, il basamento del pilone fu esposto nudo all’erosione e alla violenza dell’acqua durante le piene. Ma non è finita qui: allargando l’alveo di magra, il Po, che prima scorreva in circa 10-15 metri e quindi come si dice in gergo “filonava” e non sedimentava, perse velocità e iniziò una forte sedimentazione provocando la formazione periodica di un ghiaione, che poi non era altro che la parte che gli era stata sottratta. È una legge naturale! Però quel ghiaione non si formava esattamente dove era stato tolta quella parte, bensì a metà del fiume facendolo diventare pluricursale (diviso in due), oppure dalla parte opposta, cioè a ridosso della riva orografica destra. Per cui il fiume cambiò addirittura corso “filonando” e erodendo sotto quel pilone che ora ha ceduto. A questo punto si decise di eliminare il ghiaione ogni qualvolta si formava, accusandolo di essere la causa degli straripamenti del Po (non la pioggia, ma il ghiaione…). Cosicché, scava oggi, scava domani, ora raccogliamo i risultati… Ma questa non è stata la sola causa: da quando l’ultima uscita della tangenziale di Torino fu portata a Volvera, iniziò a moltiplicarsi a dismisura il traffico, soprattutto quello pesante che, dal censimento fatto fare dal Comune alcuni mesi fa, risulta essere attorno ai 700 camion giornalieri! Quindi una pressione enorme su una struttura eretta nel 1914 quando i 600 quintali di uno solo di questi camion costituivano il peso del passaggio di un anno! E non basta ancora: nel corso degli anni la carreggiata del ponte ha subito varie riasfaltature che ne hanno innalzato il livello di almeno una ventina di cm, tant’è vero che è praticamente scomparso il marciapiede sul quale i cardettesi amavano andare a fare le loro passeggiate per ammirare lo spettacolo del Monviso. Quindi un ulteriore e non indifferente peso che questa struttura ha dovuto sopportare, al quale va anche aggiunto il peso del guard-rail innalzato ai lati del marciapiede per impedire che gli autoveicoli ci balzassero sopra. Ecco, questa è la realtà dei fatti. Ora, come ho detto all’inizio, sono iniziati gli scaricabarile e le strumentalizzazioni; ma dov’erano questi signori quando il sottoscritto che, pur non essendo cardettese purosangue ama Cardé forse più di altri che lo sono e soffre immensamente ogniqualvolta un pezzo della sua storia se ne va, disperatamente sosteneva, ignorato e dileggiato (anche in Consiglio Comunale), che il ponte avrebbe subito questa fine a causa di tutti quegli interventi che ho qui elencato? Ora è facile cavalcare la protesta e va anche bene, meglio tardi che mai, però ormai i buoi sono fuggiti dalla stalla… Ci sarebbero ancora tante altre cose da dire, per esempio sulla causa delle piene che mettono in pericolo il paese (vedere i miei documenti di denuncia protocollati e dimenticati in qualche cassetto del Comune), ma mi fermo qui sperando che quei documenti non risultino profetici come, purtroppo, è stato per il ponte.

piero strobino

 
 

CORRIERE

Venerdì, 13 febbraio 2005


HA CEDUTO UNO DEI PILONI: UN EVENTO ANNUNCIATO

 

CHIUSO IL PONTE SUL PO DI CARDÉ


L’Amministrazione Provinciale di Cuneo venerdì scorso aveva comunicato telefonicamente all’Amministrazione Comunale di Cardé che a partire da mercoledì 18 febbraio il ponte sul Po sarebbe stato chiuso al traffico per permettere di concludere i lavori di rafforzamento e manutenzione già iniziati a dicembre. Però lunedì è successo un fatto nuovo: è stato riscontrato un cedimento strutturale più o meno al centro del ponte che di fatto lo ha reso pericolante. Per cui la chiusura è stata predisposta già a partire da lunedì mattina. Se possiamo permetterci una valutazione, dobbiamo dire che la cosa non ci ha sorpreso; troppe volte in questi ultimi anni si è intervenuti nell’alveo del fiume proprio a ridosso e sotto il ponte per rimuovere materiale litoideo che secondo alcuni è la causa di tutti i disastri e invece non è altro che la movimentazione naturale dei fiumi. Troppe volte si interviene negli alvei per “metterli in sicurezza”, neologismo creato ad arte per nascondere nella maggioranza dei casi interventi di puro stampo speculativo. Con questo non vogliamo dire che i lavori in corso sotto il ponte appartengano a quest’ultima fascia, ma che negli ultimi anni sotto il ponte si sia scavato troppo è un dato di fatto, come un dato di fatto è il peso portato dal traffico pesante che giornalmente deve sopportare una struttura edificata 90 anni fa quando su di essa transitavano solo carri trainati da buoi o da cavalli. Più volte sia sulle pagine di questo giornale che direttamente, avevamo messo in guardia da questi pericoli, rimanendo purtroppo inascoltati. Tornando alla chiusura, in un primo tempo era stata individuata in un periodo di 90 giorni, vale a dire fino al 18 maggio, ma ora dipenderà dalle valutazioni che daranno i tecnici. Intanto sarà sicuramente anticipata l’attivazione di un guado a ridosso del ponte che permetterà il passaggio a senso unico alternato esclusivamente alle automobili. Un ultima cosa: alla luce di questi avvenimenti pensiamo sia ancora più indispensabile la costruzione della circonvallazione e siamo proprio curiosi di vedere chi avrà ancora il coraggio di contestarla correndo il rischio di isolare il paese.

piero strobino

 
 

CORRIERE

Venerdì, 8 aprile 2005


ASSAGGIO  DI  GIRO

 Damiano Cunego e Gilberto Simoni a Villafranca


Per i villafranchesi che giovedì mattina 31 marzo, attorno alle 9,30, si sono trovati a passare presso l’Ala Comunale, c’è stata una piacevolissima sorpresa: Damiano Cunego, vincitore dell’ultimo Giro d’Italia, Gilberto Simoni, anche lui vincitore di un Giro, e Dario David Cioni, della squadra Lampre Caffita, su invito dell’Amministrazione Comunale si sono fermati una mezz’oretta per consumare una piccola colazione-rinfresco preparata dalla nuova Pro Loco e per concedersi all’entusiasmo dei tifosi, con le foto ricordo e gli autografi di rito, prima di partire per un sopraluogo della tappa che il 28 maggio porterà la Carovana del Giro da Savigliano al Sestriere, passando anche da Villafranca dove sarà posto un traguardo volante e dove vi sarà la sede di sosta della carovana pubblicitaria diretta da Dino Zandegù.

Era presente anche l’ex campione e ora apprezzatissimo telecronista della Rai Davide Cassani. Ne abbiamo approfittato per una breve intervista a Simoni e Cunego, per sapere cosa ne pensano del percorso del Giro. «Il Giro è la corsa che prediligo al di là del percorso – ha risposto Simoni – Però mi piace molto il finale qui in Piemonte, intenso e duro». «Sì, il percorso mi piace perché è decisamente impegnativo – ha ammesso Cunego – Ci sono molti più avversari rispetto all’anno scorso, ma noi siamo una squadra molto forte e competitiva e vogliamo vincere!». Ancora una battuta al volo con Simoni: i tifosi si chiedono chi sarà il capitano della Lampre. «Per questo c’è ancora tempo, i tifosi possono aspettare» - ha tagliato corto il popolare “Gibo”. Abbiamo poi intervistato il sindaco Agostino Bottano e l’assessore allo sport Edmondo Gila che ci hanno spiegato i retroscena della “sorpresa”.

«Martedì sera 26 marzo, eravamo a Savigliano per la presentazione delle tappe cuneesi del prossimo Giro d’Italia – spiega Edmondo Gila – Quando il sindaco Bottano è venuto a conoscenza che la Lampre Caffita aveva l’intenzione di fare il sopraluogo partendo da Pinerolo, ha proposto di partire da Villafranca. Grazie anche all’interessamento di Antonio Prochietto e Francesco Capellino, membri del Col di Cuneo, il D.S. Giuseppe Martinelli ha accettato di buon grado e così

 abbiamo potuto avere un assaggio della grande festa del 28 maggio». «Annuncio anche – ci ha invece dichiarato il sindaco Agostino Bottano – che giovedì 28 aprile alle 21, nel salone parrocchiale S. Stefano si terrà la presentazione della tappa Savigliano-Sestriere, con proiezione di video filmati e la partecipazione di grandi campioni del passato come “El Diablo” Claudio Chiappucci, Italo Zilioli, Franco Balmamion e Nino Defilippis e del neo professionista di Polonghera Marco Osella». Nelle foto alcuni momenti della manifestazione.

piero strobino

 
 

CORRIERE

Venerdì, 11 febbraio 2005


TROPPI  PASSAGGI  PROIBITI

 BAILEY  A  RISCHIO


A Cardé c’era una volta un meraviglioso ponte che si stagliava armoniosamente in simbiosi con quanto lo circondava, tra cui una stupenda alberata di platani invidiataci da tutti; com’é noto si è riusciti nella titanica impresa di distruggere l’uno e l’altra. Non contenti di ciò, ora si sta tentando di fare la stessa cosa col ponte Bailey, provvisoriamente costruito per sostituire quello vecchio e in attesa di avere (speriamo) quello nuovo. Ci riferiamo al continuo passaggio di mezzi pesanti ben al di sopra della portata consentita di 250 q.li. Venerdì scorso siamo stati testimoni e protagonisti diretti del fermo di un’autobotte francese di oltre 400 q.li dopo che, comunque, era già passata sul ponte mettendolo gravemente a rischio. Ma non è tutto: mentre si attendeva l’arrivo della Polizia Stradale che poi ha sanzionato come meritava l’incosciente guidatore, sono transitate due betoniere, abilitate a passare solo senza carico. I guidatori hanno affermato di essere a vuoto, ma chi ce lo garantisce? Con la labilità di buon senso oggi imperante, c’è davvero da fidarsi a scatola chiusa? Non sarebbe opportuno portare una tantum qualcuno (betoniere o altri veicoli “sospetti”) sul peso pubblico per controllare? Dice il proverbio che a pensar male si pecca ma qualche volta ci si azzecca…Inoltre non è stata la prima volta che ci è toccato essere testimoni di passaggi proibiti come quello di venerdì: solo che non siamo stati in grado di intervenire. Senza contare quello che passa di notte e le numerose segnalazioni di cardettesi e persino di operai della Provincia che, oltretutto, sono stati anche oltraggiati da questi arroganti incoscienti.

Allora, visto che, lo ripetiamo, la coscienza civica e il buon senso sono ormai degli optional sempre più rari, non resta che chiedere a tutti gli organi predisposti al controllo e senza con questo intendere criticare o offendere alcuno, di aumentare duramente la repressione. Magari con l’aiuto di tutta la popolazione, che non deve aver paura di farlo. Altrimenti un bel mattino ci sveglieremo nuovamente senza ponti coi disagi che tutti conosciamo.

Nella foto il Bailey.

piero strobino

 
 

CORRIERE

Venerdì, 20 febbraio 2005


VIABILITÁ Il ponte sul Po impraticabile a tempo indeterminato

Polemiche dopo la chiusura

Un guado per collegare Cardé a Villafranca


CARDÉ - Grandi polemiche ha suscitato a Cardé la chiusura del ponte sul Po causata da un cedimento strutturale di un pilone. Come abbiamo già sottolineato la scorsa settimana troppe manomissioni dell’alveo del fiume nei pressi e sotto il ponte stesso sono state effettuate in questi ultimi 20-25 anni e enorme è stato il peso che questa struttura ha dovuto sopportare a causa dell’intenso traffico pesante che giornalmente la percorreva. Quindi una situazione in un certo senso annunciata. A questo proposito abbiamo chiesto al sindaco Sebastiano Miglio se gli interventi in alveo fossero tutti veramente necessari e se non sia stato proprio possibile emettere quell’ordinanza di chiusura al traffico pesante peraltro più volte annunciata ma mai attuata. «Io posso parlare per questa legislatura premette Miglio – Per quanto riguarda gli interventi in alveo per asportare l’isolotto che periodicamente si formava sotto il ponte, secondo noi erano necessari e dello stesso avviso è stato il Magistrato del Po che ha fatto eseguire i lavori. Per quanto riguarda invece l’ordinanza di chiusura al traffico pesante, devo dire che lo scorso anno, di concerto col Comune di Villafranca, abbiamo condotto una grande battaglia per ottenere questa provvedimento. Purtroppo in tutte le varie riunioni tenutesi nelle Prefetture di Cuneo e Torino, ci è sempre stato detto, sia dalle due province sia dalla corporazione degli autotrasportatori, che avrebbero impugnato una nostra eventuale ordinanza. In un secondo tempo con gli autotrasportatori avevamo raggiunto  un accordo che prevedeva un senso unico alternato sull’anello Cardé – Villafranca – Moretta, cosa che avrebbe perlomeno dimezzato l’intensità del traffico. Però le province si sono sempre opposte anche a questa ipotesi. Comunque, in base al suddetto accordo con gli autotrasportatori, in data 18 luglio 2003 abbiamo ugualmente emesso un’ordinanza di chiusura ai veicoli superiori a 7,5 tonnellate a partire dal 15 settembre, con esclusione dei mezzi pubblici e di quelli che dovevano effettuare operazioni di carico o scarico in paese. Nel frattempo, però, la Provincia di Cuneo ha appaltato i lavori di manutenzione del ponte che avrebbero di per sé portato alla chiusura totale della struttura. Per cui abbiamo deciso di posticipare l’ordinanza alla conclusione di questi lavori. Purtroppo – conclude Miglio – è successo quello che ritengo sia una fatalità che prima o poi doveva capitare». Intanto la scorsa settimana il paese è stato praticamente diviso in due e gravissimi sono stati i disagi per gli abitanti e i negozianti. Da martedì 17 è però entrato in funzione il guado che permette il passaggio delle automobili.

Soprattutto è stato grave il disservizio dei mezzi pubblici; infatti moltissime corse da e per Torino, dalla Crociera di Saluzzo andavano a fare il giro alla Crociera di Barge e da qui a Villafranca e viceversa, tagliando fuori il paese. Il sindaco però si è immediatamente attivato con fax alla ditta Seag, alle due Province e alla Regione e così, da lunedì 16, tutte le corse seguono il percorso Cardé-Moretta-Villafranca e viceversa (come da articolo a parte), riducendo così al minimo i disagi. 

piero strobino

 

 

CORRIERE

Venerdì, 28 gennaio 2005


SOPRALUOGO DI TECNICI E POLITICI SUL PO

 UN PONTE CHE RISPETTI L’AMBIENTE


Su iniziativa personale del cardettese Piero Strobino, candidato nei Verdi per la Pace nella coalizione Rostagno alle provinciali dello scorso anno e probabile candidato alle prossime regionali,  martedì 18 è stato effettuato un sopraluogo al ponte sul Po di Cardé, organizzato da Sergio Beccio e Rosina Peiretti di Paesana e presenti l’architetto Antonio De Rossi del Politecnico di Torino, Giulio Ambroggio, vicepresidente del Consiglio Provinciale di Cuneo e Danilo Bruno di Bagnolo, anch’egli dei Verdi. Il sopraluogo era mirato a verificare la migliore delle ipotesi possibili per rendere più armoniosa la struttura che si verrà a creare, considerando l’area nella sua globalità con una valutazione di carattere architettonico, paesaggistico, naturalistico, ludico, didattico e storico. Va infatti ricordato che nell’area stessa è presente l’alberata della “leja”, l’architettura di un ponte storico in quanto primo ponte in cemento armato costruito sul Po, un castello medioevale, un’area attrezzata comunale, un attracco per barche da diporto e un bosco ripario creato e gestito dal Parco del Po cuneese di cui Cardé fa parte, tutte particolarità delle quali, nelle intenzioni dei proponenti, si dovrebbe tenere conto nella stesura del progetto. Un progetto ad ampio respiro, insomma, non limitato solo alla realizzazione di un ponte standardizzato. «Da parte nostra, come Politecnico, siamo disponibili ad uno studio consulenziale atto a stabilire delle linee guida sul quale avviare il progetto – ha dichiarato l’architetto DeRossi – Ovviamente chiediamo la disponibilità dell’Amministrazione Comunale». «Ho parlato di questa possibile collaborazione all’assessore Guida e ho trovato la sua più completa disponibilità – ha dichiarato invece Giulio Ambroggio – Penso che l’idea sia ottima, considerando che Cardé è l’ingresso naturale alla Provincia di Cuneo, una valutazione, questa, che sotto il profilo dell’impatto ambientale è sicuramente da non trascurare». «Sono molto soddisfatto dell’esito di questo sopraluogo e del successivo incontro col l’assessore Guida – ha dichiarato a sua volta Strobino –

Sono convinto che operando in sinergia si possa arrivare ad una soluzione ottimale». Dal canto suo, il sindaco Sebastiano Miglio ha espresso soddisfazione e appoggio all’iniziativa e, in accordo con tutte le parti, invierà quanto prima in Provincia una richiesta scritta, proponendo di tenere conto di tutte le particolarità del contesto nel quale verrà eretta la nuova struttura. Nella foto, da sinistra, Giulio Ambroggio, Rosina e  Sergio Beccio, Antonio DeRossi e Danilo Bruno.

 

 
 

CORRIERE

Venerdì, 28 gennaio 2005


PRESENTATA A VILLAFRANCA LA TAPPA DEL 28 MAGGIO

FEBBRE  DA  GIRO


C’era tutto il gotha del Col di Cuneo, giovedì 21 nel gremitissimo salone parrocchiale S. Stefano di Villafranca, alla presentazione della 19ª tappa dell’88° Giro d’Italia Savigliano – Sestriere che il 28 maggio transiterà anche dal paese rivierasco del Po: dal Presidente Ferruccio Dardanello a Antonio Prochietto, Lorenzo Tealdi, Francesco Capellino e Guido Campana. Altrettanto illustri i campioni che il sindaco Agostino Bottano e l’assessore allo sport Edmondo “Mondo” Gila sono riusciti ad avere presenti per la gioia degli sportivi villafranchesi: Franco Balmamion e Ivan Gotti, vincitori di 2 giri d’Italia,

Gianni Motta, vincitore di un giro d’Italia, il leggendario “Cit” Nino Defilippis, “El Diablo” Claudio Chiappucci e Pino Favero, grande gregario di Coppi. Presenti anche alcuni amministratori di paesi vicini e il sindaco di Usseaux Franco Blanc. Dopo le presentazioni e i ringraziamenti di rito da parte di Bottano e Gila e la brillante descrizione delle tappe cuneesi fornita dal Presidente Dardanello, è stato proiettato un bellissimo filmato, curato dai F.lli Panzera, riguardante i 15 anni di Giro nella Provincia di Cuneo (1990-2004), con alcune toccanti e applaudite immagini dell’indimenticabile “Pirata” Marco Pantani. Guido Campana, giornalista e speaker oltre che membro del Col, ha poi stuzzicato i corridori sul tracciato del Giro d’Italia e sulle difficili convivenze in casa Lampre. «Quando si è in corsa ognuno corre per vincere», è stata la sibillina risposta di Defilippis, che poi ha dato vita ad un delizioso siparietto con Motta sull’esclusione di quest’ultimo dai Mondiali quando lui era C.T: della Nazionale; lo stesso Motta ha poi dichiarato che la 1ª tappa la vincerà Cipollini e ha ricordato quando giocava a bocce sulla spiaggia di Rimini col villafranchese Giuseppe Chiarle; Balmamion ha sostenuto che le tappe sono troppo brevi ma che «d’altronde oggi il ciclismo vuole questo»; Gotti vede invece «due clan in casa Lampre: quello di Cunego e quello di Simoni»; Chiappucci non ha smentito la sua  vis polemica recriminando sul poco aiuto avuto dalla squadra ai mondiali del 1994 quando arrivò 2° dietro a Leblanc e poi ha parlato della sua nuova iniziativa “B.C. Week”. Ma il momento più esilarante si è avuto quando il simpaticissimo Favero, sollecitato da Campana, ha raccontato la terribile tappa del Bondone del 1956 vinta dall’allora emergente Charlie Gaul, ovvero come trasformare una tappa da tregenda, anzi, la tappa da tregenda per antonomasia, in un vero e proprio pezzo di cabaret da fare invidia al miglior Zelig. Da parte nostra abbiamo raccolto i pronostici per i favoriti alla vittoria finale;

per Favero, Defilippis, Bottano e Gila è Cunego, per Gotti è Basso, per Chiappucci e Campana è Simoni, per Tealdi Simoni o Basso, per Dardanello Garzelli, per Balmamion Simoni o Cuneo «ma solo se andranno d’accordo». Insomma: una bella serata di sport da riporre nel cassetto dei ricordi.

Nella foto: da sinsitra Dedilippis, Dardanello, Balmamion, Motta, Gotti, Tealdi, Chiappucci, Favero, Campana e, seminascosti, Bottano e Gila e il salone gremito.

piero strobino

 
 

CORRIERE

Venerdì, 29 aprile 2005


L’ARPA NON HA TROVATO TRACCE DI SOSTANZE TOSSICHE

INQUINAMENTO SENZA COLPEVOLI


Come, visti i precedenti, avevamo purtroppo previsto, anche questa volta i responsabili dell’inquinamento della Bearlassa – Lessia di Cardé che aveva prodotto una forte morìa di pesci (articolo del 1 aprile), non potranno essere individuati; infatti gli esami dell’acqua hanno dato esito negativo, ovvero non è stato individuato in essa alcun segno di agente inquinato, come si evince leggendo il referto dell’ARPA arrivato la scorSa settimana al Comune di Cardé. Evidentemente i pesci erano morti per suicidio collettivo... A dire il vero una persona indagata c’é stata: lo scrivente, che ha subìto un interrogatorio da parte dei Guardaparco del Parco del Po cuneese come persona informata sui fatti... In questi giorni abbiamo comunque avuto testimonianze da alcuni cardettesi, i quali, pregandoci di non rendere pubblico il loro nome, ci hanno riferito che prima della scoperta della morìa di pesci e del successivo intervento dell’ARPA, la bealera era stata interessata da un forte carico di liquame, cui era immediatamente seguìto il passaggio di una schiuma bianca da far probabilmente risalire al lavaggio di qualcosa.

piero strobino

 
 
 

CORRIERE

Venerdì, 20 ottobre 2006


Consegnata la castagna d’oro a campioni dello sport e giornalisti

PREMIATI  I  CAMPIONI


Grande giornata di sport, domenica a Frabosa Sottana nell’ambito della manifestazione la Sagra della Castagna, una 3 giorni di grande prestigio giunta ormai alla 18ª edizione (complimenti agli organizzatori perché riuscire ad allestire una manifestazione di questo tipo in un paesino di circa 1800 abitanti non è certo cosa da poco); nel Palasagra gremito in ogni ordine di posti è stata infatti assegnata la Castagna d’Oro a giornalisti sportivi e a campioni dello sport particolarmente distintisi nel 2006. Sul palco, premiati dal sindaco di Frabosa Sottana Pietro Blengini, dal Presidente della Provincia di Cuneo Raffaele Costa e dal consigliere regionale Giorgio Ferraris, si sono succeduti Stella Bruno, giornalista televisiva che segue la Formula1 dai box, la marciatrice cuneese Elisa Rigaudo, lo sciatore fondista Giorgio Di Centa, la coppia del pattinaggio artistico su ghiaccio Barbara Fusar Poli e Maurizio Margaglio e l’olimpionica di sci paralimpico Daila Dameno.

  Avrebbero dovuto essere presenti anche Ivan Basso e Andrew Hove, ma il primo, già a Frabosa, ha dovuto assentarsi per un incontro di lavoro «...dal quale - come ha dichiarato in un collegamento telefonico col Palasagra - dipende il mio futuro», mentre il secondo proprio nei giorni scorsi si è sottoposto all’asportazione delle tonsille come ha confermato, sempre al telefono, la sua mamma. A presentare i campioni il conduttore televisivo Sandro Fedele, coadiuvato, con gustosi siparietti, dal famoso comico Andy Luotto. Siamo riusciti a scambiare qualche battuta con alcuni campioni chiedendo lumi sul loro futuro. «Nell’immediato i mondiali di agosto 2007 a Osaka, dove spero di poter portare a casa un altro buon risultato – ci ha dichiarato Elisa Rigaudo, allenata, come si sa, da Sandro Damilano – Poi ci saranno le Olimpiadi del 2008 in Cina che sicuramente è l’appuntamento più importante per qualsiasi sportivo. Cercheremo di prepararci per il meglio per entrambe le competizioni, anche se in Cina sarà molto difficile perché le cinesi sono fortissime e in casa loro lo saranno ancora di più».

«Quest’anno abbiamo i mondiali a Sapporo, però c’è un nuovo appuntamento importante al quale vorrei prendere parte: il Tour de Ski – ci ha confidato Giorgio Di Centa – Si tratta di 8 gare in 10 giorni, a fine dicembre – inizio gennaio, una sorta di piccolo giro d’Europa con tappe nella Repubblica Ceca, in Germania e in Italia. Si rischia magari di compromettere un po’ la preparazione per il mondiale ma è una novità che mi attira e io e Piller Cotter ci saremo sicuramente». «No, a gareggiare non ci vedrete più – è stata invece la sintetica risposta di Barbara Fusar Poli, che ha parlato anche per il suo partner – Però potrete vederci più di prima in spettacoli televisivi, a cominciare dalla prossima settimana su Italia 1». Alla premiazione erano  presenti, tra gli altri, anche i membri del COL di Cuneo Lorenzo Tealdi e Guido Campana.

piero strobino

 
 
 

CORRIERE

Venerdì, 16 novembre 2006


Il Torino in amichevole giovedì 9 novembre a Villafranca Piemonte

LA  STELLA  É  CAIRO


VILLAFRANCA     0

TORINO               8

 

Villafranca: Ghione (Barberis), Polliotto (Perlo), Buniva, Rollé (Moretto), Camisassa (Bertinetto), Martini (Pronino), Draga (Vagliano L.), Nigro (Giustetto), Ippolito (Sopegno), Murtas (Mondino) Vagliano M. (Polliotto).

Torino: Taibi (Gomis), Balestri (Orfei), Brevi (Lazetic), Cioffi (Franceschini), Fiore (Gallo), Muzzi (Oguro), De Ascentis (Music), Abbruscato (Konan), Comotto (Doudou), Ardito (Martinelli), Di Loreto (De Sousa).

Arbitro: Florio di Nichelino  -  Collaboratori: Bova di Pinerolo e Scandaglia di Cuneo.

Marcatori: 30’. 40’ e 45’ p.t. Abbruscato; 32’ p.t. Muzzi;; 10’ s.t. Doudou; 12’ s.t. Lazetic; 30’ e 35’ s.t. Oguro.

Bagno di folla, e non poteva essere altrimenti, giovedì pomeriggio al Comunale di Villafranca, per l’arrivo del Torino di Cairo e Zaccheroni. Tribune pressoché piene e tantissimi alunni delle elementari e delle medie a bordo campo. Prima dell’inizio il portiere granata Alberto Fontana viene premiato per la sua collaborazione alla Scuola Calcio per portieri che si tiene ogni martedì sera a Villafranca. Ovazione all’entrata in campo dei giocatori ma tifo comunque contenuto con grandi applausi al “ragno” Ghione che per mezz’ora, volando da un palo all’altro, riesce a mantenere inviolata la porta; d’altra parte anche tutti i suoi compagni giostrano con insospettata personalità e senza timori reverenziali. Poi, ovviamente, la prestanza atletica comincia a fare la differenza. Nell’intervallo arriva il presidentissimo Urbano Cairo ed è delirio. La tribuna lo acclama e i ragazzi a bordo campo lo reclamano per gli autografi. Lui, da grande comunicatore qual è (scuola Berlusconi...) non si sottrae e inizia a mulinare la biro. «Presidente, ma è più amato lei dei giocatori..» azzardiamo. «Ma no, ma no, ci amano tutti allo stesso modo», si schernisce continuando a firmare. Per lui ci sono premi in natura di prodotti villafranchesi consegnategli dal sindaco Agostino Bottano, dall’assessore allo sport “Mondo” Gila, dal presidente del Villafranca Piero Albertengo e da alcuni membri del locale Toro Club Lido Vieri. Poi va a sedersi in panchina col mister per godersi un 2° tempo fotocopia del primo, dove il portierino Barberis ha modo di sfoderare la sua bravura. Cominciano i cambi e nel Villafranca entrano molti juniores; anche loro, però, combattono con determinazione e sul finire sfiorano il gol della bandiera con Moretto, fermato da un’uscita a valanga del diciassettenne gigante Gomis. Al fischio finale assalto a giocatori, allenatore e presidente, che poi si concede ai giornalisti per un’insolita e spiritosa conferenza stampa in mezzo al campo tra la soddisfazione di dirigenti e amministratori locali. «Nonostante il poco tempo a disposizione per poter pubblicizzare l’evento, siamo molto soddisfatti della risposta dei tifosi», gongolano infatti Bottano e Gila. «Se siamo riusciti a far venire il Toro, dobbiamo ringraziare soprattutto Franco Barberis, nostro dirigente e vero deus ex machina di questa giornata», dichiara il presidente Albertengo. E mentre le ombre della sera sono ormai calate a chiudere questa splendida giornata di sport, Cairo è ancora lì a scambiare battute coi cronisti...

piero strobino

 
 
 
 

CORRIERE

Venerdì, 26 gennaio 2007


“FITWALKING DEL CUORE”:  CAMMINARE PER SOLIDARIETÁ


“La nebbia agli irti colli piovigginando sale…”. È alla famosa “San Martino” del Carducci, resa recentemente ancor più famosa dalla canzone del dirompente Fiorello, che abbiamo pensato quando, avvolti nella nebbia, siamo partiti da Cardé verso Saluzzo per partecipare alla IV edizione della “Fitwalking del cuore”. Ma proprio oggi, ci siamo chiesti, doveva capitare? Poi, man mano che ci avvicinavamo alla città del Marchesato, la bruma andava lentamente dissolvendosi, anche se la giornata non era certamente di quelle anomale ma splendide dei giorni precedenti. Il traffico intenso nella nostra stessa direzione è stato il primo indicatore di quello che avremo trovato in piazza Cavour; infatti, a mezz’ora abbondante dalla partenza, una folla immensa, tanti bimbi a piedi, sui passeggini o sulle spalle dei papà, giovani, tanti giovani, tanti meno giovani e altri, ahimè come chi scrive, già nella fascia della cosiddetta terza età (ma poi, chi se ne importa e chi se la sente questa età?…), era già lì scalpitante, pronta a partire per questa bella esperienza fatta sì di fatica ma anche di solidarietà e per questo ancor più assorbibile e piacevole. Infatti il tema predominante nelle parole dei “camminatori” era proprio questo: vale la pena e fa anche bene alla salute, faticare un po’ per donare un piccolo gesto d’amore a chi ne ha bisogno. Poi salendo su per le tortuose stradine della collina, tra grida gioiose di bambini che si rincorrevano appesi a coloratissimi palloncini e, unica nota stonata, qualche isterico strombazzamento di pochi ma irriducibili schiavi dell’automobile, si sono cementate nuove conoscenze, nuove amicizie, e si sono scoperti angoli sconosciuti e inimmaginabili a queste latitudini, come, ad esempio, un giovane uliveto in uno dei punti più alti della camminata. Una scommessa di qualche contadino coraggioso o l’inizio di una nuova frontiera in linea coi cambiamenti climatici? Attorno alle 11,15, circa a metà del “viaggio”, ecco qualche squarcio di azzurro farsi largo fra le nuvole e poi, finalmente, il sole, mentre là, nella bassa, la nebbia spandeva gli ultimi soffusi veli, rendendo ancor più suggestivo e surreale il paesaggio. «Quant’è bella Saluzzo! - esclamava la signora Loredana Pastorino, con la quale abbiamo condiviso buona parte della camminata confrontandoci su argomenti cari a entrambi – È  una piccola Siena!». Riteniamo quanto mai appropriato il paragone. Finalmente si arriva e ci viene consegnato il pacco regalo, mentre sul palco si succedono le premiazioni e la folla lentamente si dissolve, come ormai si è dissolta anche la nebbia, con la promessa fatta a amici e a se stessi che il prossimo anno si ritornerà, magari portandosi appresso qualche scettico non ancora lasciatosi coinvolgere da questa splendida iniziativa. E allora non resta che dire BRAVI  agli organizzatori e…arrivederci al prossimo anno.

piero strobino

 
 
 
 

CORRIERE

Venerdì, 9 febbraio 2007


IL CALCIO VERO É MORTO: LO AVEVO GIÁ SCRITTO 6 ANNI FA


Nell’ormai lontano 18 febbraio 2001, scrissi questo articolo che ora, dopo il poliziotto ucciso a Catania e quel dirigente di una squadra di 3ª categoria(!!) ucciso a calci, ho chiesto alla redazione di ripubblicare. Ecco il testo integrale. «Ma dove sta andando il calcio? È l’interrogativo che mi pongo sempre più spesso e con me molti appassionati, un interrogativo dettato da fatti e immagini che col calcio vero, quello giocato voglio dire, non hanno nulla da spartire. Accendi la TV e nelle trasmissioni specifiche senti solo più parlare di passaporti falsi, di serate a luci rosse, di contratti ultramiliardari più o meno vincolanti e assisti allibito a feroci polemiche tra gli addetti ai lavori su episodi di un attimo, quasi che una partita di 90 minuti si riducesse a quell’attimo. Poi finalmente arrivano i servizi delle partite e vedi immagini squallide di individui miliardari che fanno a gara a chi è più “furbo” nell’ingannare l’arbitro, di mischie in campo, di feroci tafferugli sugli spalti e fuori dal campo con lacrimogeni e cariche della polizia contro i “tifosi” (o viceversa?…), bombe molotov, sprangate, accoltellamenti, ecc. Aiuto! Violenza, solo violenza, verbale e fisica. E le immagini di calcio giocato? Dieci minuti su due ore di trasmissione: un optional, insomma. Questo per quanto riguarda il calcio cosiddetto professionistico, il calcio – business. Purtroppo, però, in campo dilettantistico la situazione non è certo migliore, perlomeno da quello che posso vedere settimanalmente seguendo da cronista le partite. Anche qui si sentono cifre ancor più scandalose se si va a fare il raffronto, anche qui in campo e fuori ci sono le “furbate”, le risse, gli insulti, la violenza gratuita. Dice: « è sempre stato così ». Può essere, ma con una sostanziale differenza: quello che prima era l’eccezionalità, oggi è la normalità! A me pare di vedere, a parte qualche rara eccezione, che in campo non si va più con allegria, vedo facce arrabbiate e tese già prima della partita, in campo e fuori non si accetta più di riconoscere la superiorità dell’avversario! E questo non è di poco conto! E allora dove sta andando il calcio? Ecco l’amara riflessione a questo interrogativo da parte di un vero appassionato: continuando di questo passo il calcio è destinato a morire oppure a diventare patrimonio esclusivo della violenza, perché, questo è certo, farà sempre più disamorare e quindi allontanare chi crede ancora in certi valori etici, morali e sportivi». Dopo un paio d’anni da quell’articolo, disgustato non solo da quello che vedevo sui campi da parte dei “calciatori”, ma anche dal comportamento assolutamente antisportivo di certi “dirigenti” coi quali quasi settimanalmente entravo in conflitto per quanto da me scritto sulla cronaca della partita, (ci fu addirittura un presidente che, a fine campionato, mi accusò di essere il principale responsabile della retrocessione della sua squadra!!!), decisi di abbandonare. Posso garantire che fu una decisione sofferta per uno come me che, prima da calciatore, poi da allenatore o dirigente e quindi come cronista, era almeno 40 anni che viveva in quel mondo e che di quel mondo aveva fatto una delle sue ragioni di vita. Poi quest’anno, anche se marginalmente e per amicizia verso la redazione, ho ripreso a seguirlo. E mi sono trovato di fronte ad una situazione ancora peggiore di quella lasciata. Niente spettacolo, calci non calcio, violenza, solo violenza e per di più premeditata. Vedo “calciatori” che fin dal 1° minuto provocano l’avversario elencandogli tutto l’albero genealogico, “dirigenti” e “tifosi” che ancor prima del fischio d’inizio già insultano l’arbitro (insulto a prescindere, verrebbe da dire..) e guai se qualcuno osa obbiettare! Rischierebbe grosso!! E cos’è questa se non premeditazione? Ad ogni partita si rischia quello che è successo in questi giorni; per questo, purtroppo, non mi sono stupito, anzi: mi sono stupito che non sia accaduto prima (d’altronde è lo specchio della società odierna…)! In conclusione: appena mi sarà possibile abbandonerò perché quello che continuo a vedere sui campi non ha più nulla da spartire col “mio” calcio. Quello, per me, è morto e con lui quella che era una mia grande passione!!!

piero strobino

 
 
 

CORRIERE

Venerdì, 26 ottobre 2007


Consegnata la castagna d'oro a Frabosa

DAMILANO  TRA  I  GURU  DELLO  SPORT

E, dopo la festa, si attende la conferma del Tour de France


FRABOSA SOTTANA – C’erano proprio tutti, Alberto Tomba in testa, i campioni dello sport scelti dagli organizzatori della 19ª “Sagra della Castagna” a ricevere la Castagna d’Oro: la saltatrice in alto Antonietta Di Martino, lo sciatore Patrick Staudacher col suo allenatore frabosano Gianluca Rolfi, il Presidente della Fidal Franco Arese, il marciatore Alex Schwazer col suo allenatore Sandro Damilano e, ovviamente, l’Albertone Nazionale. Come succoso antipasto, il sindaco di Frabosa Sottana Pietro Blengini, in un Palasagra stracolmo e riboccante entusiasmo, ha annunciato in anteprima che nel 2008 il Tour de France si fermerà da queste parti per 3 giorni, con l’arrivo di tappa a Prato Nevoso, la giornata di riposo e la susseguente partenza. Poi ecco i campioni mentre sul maxischermo alle loro spalle, sulle note di “Momenti di gloria”, scorrevano le immagini delle loro imprese; i primi ad essere intervistati dal conduttore Sandro Fedele e da Beppe Conti, giornalista di Tuttosport, sono stati proprio Alex Schwazer e Sandro Damilano, il quale ha fatto sfoggio di un’insospettata “vis comica” quando ha detto, tra l’altro, “…tutti mi conoscono come il “fratello” di Maurizio, ma in realtà è lui mio fratello, nel senso che io sono nato prima…». Sandro, rifacendosi al gesto di stizza di Schwazer sul traguardo degli Europei, ha poi profetizzato la medaglia d’oro per il suo pupillo alle Olimpiadi di Pechino «…il berrettino questa volta non lo getterà più in terra, ma in aria…», aggiungendo, ma qui alzi la mano chi ci crede, «…così potrò chiudere la mia carriera di allenatore con un’altra medaglia d’oro…».

Emozioni a iosa per tutti gli altri campioni del presente (che simpatica la Di Martino con la sua parlata napoletana!), e un brivido quando sono apparse le immagini della storica vittoria nei 1500 mt di Franco Arese agli Europei del 1971. Poi l’apoteosi con l’arrivo di Alberto Tomba: istrione e guascone come sempre, vero animale da palcoscenico, Tomba, duettando con Beppe Conti, ha tenuto la scena per un buon quarto d’ora, commentando le immagini della sua ineguagliabile carriera tra il tripudio del pubblico, soprattutto di quello femminile. Infine…l’assalto alla diligenza per gli autografi finali. Un plauso veramente grande agli organizzatori, che da ben 17 anni riescono portare così tanti campioni in un piccolo paesino come Frabosa Sottana. Nella foto il gruppo dei campioni.

piero strobino

 

 

 

  

 
 
 
 
 

 

 

    ARCHIVIO  ARTICOLI   

 

 

Corriere di Saluzzo

Settimanale Cattolico - Direttore: Mario Banchio

Via Parrà, 9 - Saluzzo (CN)  -  Tel  0175/42556 - Fax: 0175/43440

 

 

 

 

 

 

 


 

 

Non è consentito utilizzare, anche parzialmente, le pagine, i testi e le immagini contenuti nel sito web

senza l'espressa e preventiva autorizzazione da parte dell'autore.