BIOLOGIA MARINA

                           

                                                      LA VITA NEL MARE

 

 

La scienza che studia gli organismi viventi nel mare e i problemi relativi alle intersezioni tra essi e l’ambiente è la biologia marina.

L’argomento è interessante e vasto, perché il mare, che rappresenta oltre il 70% della superficie terrestre, è l’ambiente biologico più ricco di forme di vita, specialmente dei gruppi inferiori e meno conosciuti. Inoltre l’utilizzazione delle immense risorse del mare e la sua salvaguardia dallo sfruttamento irrazionale e dall’inquinamento sono problemi attuali e di grande importanza per il futuro dell’umanità.

 

                                         Gli esseri viventi

 

Data la ricchezza e la varietà delle specie viventi che popolano il mare, conviene raggrupparle scegliendo un opportuno criterio di classificazione. Non è semplice, in mare, distinguere una pianta da un’animale basandosi sull’aspetto esterno: molti degli esseri viventi “piante” o “fiori” sono in realtà animali.

La fondamentale differenza tra il regno Vegetale e il regno Animale è che le piante sono in grado di compiere la FOTOSINTESI CLOROFILLIANA. I vegetali possono utilizzare la luce come fonte di energia, per mezzo di una sostanza chiamata CLOROFILLA.

Partendo da semplici molecole inorganiche (acqua, anidride carbonica) i vegetali costruiscono grandi molecole organiche (glucosio ecc.) in cui l’energia della luce viene trasformata in energia chimica.

I vegetali sono in grado di utilizzare la luce come fonte di energia (perciò sono autosufficienti e sono detti AUTOTROFI) e, trasformandola in energia chimica, costituiscono ( con i batteri chemiosintetici) i PRODUTTORI PRIMARI.  

Gli animali invece devono nutrirsi dei produttori, direttamente (erbivori) o indirettamente (carnivori): perciò sono detti CONSUMATORI di 1’, 2’, 2’ ordine ecc.. I consumatori compiono il processo  inverso rispetto ala fotosintesi, demolendo le grosse molecole organiche e ricavando l’energia necessaria ai loro processi vitali e semplici sostanze inorganiche (anidride carbonica , acqua ).

         

                    

 

Tutte le sostanze di rifiuto, escrementi, spoglie,ecc. che cadono sul fondo vengono trasformate anch’esse in sostanze inorganiche semplici, utilizzabili dai produttori, dall’opera dei DECOMPOSITORI (batteri e funghi), che concludendo così il ciclo della materia.

I consumatori e i produttori sono detti ETEROTROFI.

La catena, in cui ogni anello si nutre del precedente e rappresenta il cibo per il successivo, prende il nome di CATENA ALIMENTARE (vedi lo schema seguente).

 

                   

 

 

Il funzionamento del sistema è legato a un continuo rifornimento di energia. Infatti, mentre le sostanze vengono continuamente riciclate, ad ogni passaggio parte dall’energia chimica immagazzinata con ala fotosintesi clorofilliana viene trasformata in energia termica, non utilizzabile da parte degli organismi viventi. Una delle conseguenze di ciò è che solo una frazione di dell’energia fissata dalle piante è disponibile per i consumatori di 1’ ordine, una porzione ancora inferiore per quelli di 2’ ordine e così via. Occorrerà quindi una grossa quantità (in peso) di piante per nutrire una quantità minore di erbivori,che a loro volta potranno nutrire una massa di carnivori ancora minore. Questa situazione può essere visualizzata come una piramide, alla cui base stanno i piccoli e numerosissimi vegetali, che costituiscono la maggior parte della materia viventi (BIOMASSA), e al cui vertice si trovano i carnivori, in numero tanto più limitato quanto maggiori sono le loro dimensioni. 

 

                       

                                                 

                                                Pelagos e Benthos

 

Se studiamo gli organismi viventi nel mare in base al rapporto che essi hanno con il fondo, possiamo parlare di:

PELAGOS, intendono l’insieme degli esseri che non hanno rapporto con il fondo perché nuotano (necton) o galleggiano (placton) nell’acqua.

BENTHOS, intendono l’insieme degli organismi che in qualche modo sono vincolati al fondale, o perché vi sono fissati stabilmente (sessili) o perché si possono solo spostare, per tratti brevi (sedentari) o lunghi (vagili), senza staccarsene, oppure perché possono scavare il substrato per annidarvisi (scavatori).

 

                              

 

PLANCTON:è l’insieme degli organismi che galleggiano senza poter vincere con movimenti propri i movimenti dell’acquea. Il termine “plancton” deriva dal greco e significa “vagante” , ed è comprensivo di molti gruppi di esseri viventi e di particelle di varia natura (seston). In base al posto occupato nella catena alimentare il plancton può essere suddiviso in FITOPLANCTON (organismi vegetali, soprattutto alghe azzurre, diatomee, xantoficee, dinoflagellati) e ZOOPLANCTON (organismi animali, tipo protozoi,larve di crostacei, meduse, tunicati, spugne, anellini, ecc.). Altra importante suddivisione è basata sulle dimensioni degli organismi plantonici: si va dai più piccoli (utraplancton)le cui dimensioni si misurano in micron, ai più grandi (megaloplancton) ben visibili a occhio nudo, che possono superare il centimetro (tunicati, meduse, larve).

NECTON: è l’insieme degli animali pelagici nuotatori, cioè capaci di vincere la corrente e il moto ondoso ì. Non è possibile separare nettamente il necton dal plancton, sia perché il plancton comprende il cosiddetto “plancton temporaneo” (uova e larve di animali che faranno parte del necton), sia  perché alcuni organismi platonici possono compiere piccoli spostamenti (esempio: crostacei e meduse).          

All’interno del necton ci sono notevoli differenze nelle capacità natatorie, anche se tutti i gruppi presentano caratteristiche morfologiche comuni, legate alle necessità di vincere la resistenza dell’acqua al movimento. Tale fenomeno viene detto di CONVERGENZA ADATTIVA ed è particolarmente evidente nei mammiferi marini, che assomigliano ai pesci (corpo allungato, arti a forma di pinne).

La frazione più rappresentativa del necton è costituita dai PESCI pelagici: sono divisi in Selaci (scheletro cartilagineo, privi della vescica natatoria) e Toleostei (scheletro osseo); questi ultimi sono quasi sempre gregari e in grado di compiere estese migrazioni.

Al necton appartengono anche rappresentanti della classe dei RETTILI, ad esempio  i serpenti marini, molto velenosi per l‘uomo, distribuiti dal Golfo Persico all’Oceano Pacifico, ed alcune specie di tartarughe che non si sono completamente svincolate dall’ambiente acquatico e devono tornare periodicamente sulla terraferma a scopo riproduttivo.

È nei MAMMIFERI marini, es. Cetacei, che si sono realizzate le maggiori modificazioni, per cui essi non abbandonano mai l’ambiente acquatico, nemmeno per la riproduzione.

BENTHOS. Il benthos è l’insieme di animali e vegetali che si trovano sul fondo o in prossimità di esso. Anche tale termine deriva dal greco e significa “profondo” e comprende organismi che contraggono in qualche rapporto con i fondali, perciò la loro distribuzione è condizionata dalle caratteristiche del substrato (durezza, mobilità, plasticità).

 

                 

 

Si parla di FITOBENTHOS e ZOOBENTHOS, a seconda dell’appartenenza degli organismi bentonici al regno vegetale o animale; inoltre molto abbondanti sono i batteri bentonici (decompositori), per cui nel benthos la catena alimentare è completa nelle sue tre componenti (produttori, consumatori, decompositori).

I popolamenti variano in rapporto alla natura del fondo, duro o molle. Possiamo osservare una EPIFLORA ed EPIFAUNA, che vivono alla superficie, oppure una ENDOFLORA ed ENDOFAUNA, che vivono all’interno del substrato e presentano caratteristici adattamenti a tale ambiente (forme perforatrici di rocce calcaree o legno, forme che vivono infossate nella sabbia o nel fondo, emergendo con sifoni, ecc.).

Il benthos è suddiviso in due sistemi a sette piani. I sistemi sono il sistema litorale o fitale (arriva la luce che permette la vita vegetale e, di conseguenza, quella animale) e il sistema profondo o afitale (non giunge più la luce e c’è solo la vita animale).

Al sistema litorale appartengono i piani sopralitorale, mediolitorale, infralitorale e cicalitorale. Al sistema profondo appartengono i piani batiale, abissale, adale. I sette piani sono essenzialmente contraddistinti dall’umettamento, cioè la quantità d’acqua compresa tra gli spruzzi ai limiti superiori e inferiori della marea per il piano sopralitorale e mediolitorale; il piano infralitorale è caratterizzato dall’illuminazione;i piani più profondi sono distinti da caratteristiche geomorfologiche. 

Nel mediterraneo, dove l’escursione della marea è piccola, il piano mediolitorale non supera i 30-40 cm e quello infralitorale i –30 –50 m nelle zone di acqua più limpida.

L’interesse del subacqueo che si immerge in apnea o con l’autorespiratore è rivolto sicuramente alle forme di vita che popolano il piano infralitorale, cioè da pochi centimetri al disotto del limite della bassa marea ad una profondità variabile a secondo della penetrazione della luce.

L’infralitorale è caratterizzato biologicamente dallo sviluppo della grande maggioranza di alghe e di fanerogame marine, che, grazie allo considerevole penetrazione della luce del sole, compiono un’attiva fotosintesi. Le alghe si distribuiscono a una profondità diverse a seconda del tipo di luce che i loro pigmenti sono in grado di utilizzare: le radiazioni rosse riescono a penetrare solo gli strati superficiali dell’acqua, perciò le alghe verdi, che possiedono la clorofilla e utilizzano solo le radiazioni rosse, sono le più superficiali. A maggiore profondità sono diffuse le alghe brune, che possiedono, oltre alla clorofilla, anche altri pigmenti come la fucoxantina (bruna), in grado di utilizzare le radiazioni gialle e arancio, più penetranti di quelle rosse. A profondità ancora maggiore troviamo solo le alghe rosse, che possiedono al ficoeritrina (rossa), per l’utilizzazione delle radiazioni più penetranti, che vanno dal verde al violetto.

Oltre le alghe il regno vegetale è rappresentato da fanerogame o piante con struttura vegetativa differenziata (radici, fusto, foglie) e un apparato riproduttivo evidente (fiore), a cui appartiene la Posidonia, che fora delle praterie di notevole interesse e importanza ecologica.

 

 

 

                     

 

 

I pericoli più comuni del mediterraneo

I nostri mari, che sono considerati “acque tranquille” rispetto ai mari tropicali o ai grandi Oceani, tuttavia possono, nel loro piccolo, nascondere delle insidie. Possiamo fare “incontri ravvicinati” pericolosi immergendoci anche lungo le nostre coste ed è perciò utile sapere quali organismi marini comuni nel Mediterraneo provocano effetti patologi anche gravi nell’uomo.

In vari gruppi di animali esistono specie che producono sostanze velenose dette biotossine, usate come arma di offesa e di difesa. Le secrezioni tossiche contengono in genere più di una sostanza attiva, ed è difficile sapere  a quale in particolare sia dovuto uno specifico effetto; si conoscono comunque neurotossine, che agiscono sul sistema nervoso, emotossine, che alterano la composizione del sangue, e cardiotossine, che interferiscono con l’attività cardiaca.

La farmacologia marina, scienza che studia le sostanze biologicamente attive prodotte dagli animali marini, è una disciplina giovane, però si è rivelata molto promettente si per le conoscenze teoriche che per le future applicazioni pratiche.

Elencheremo di seguito una serie di organismi comuni nel Mediterraneo e pericolosi in vario modo per l’uomo, suddividendoli per tipo.

 

CELENTERATI

ECHINODERMI

MOLLUSCHI

ANELLIDI

PESCI