“Eppure questi Ent mi danno una strana sensazione: come se non fossero dopotutto calmi e…Buffi come paiono.

Hanno l’aria di essere lenti, strani, pazienti, e quasi tristi; eppure credo che sia possibile destarli, e se avvenisse una cosa simile non vorrei essere al posto del nemico.”

 

( Il Signore degli Anelli, Le due Torri, Barbalbero  -  Merry a proposito degli Ent )

 

 

 

 

 

 

 

 

C’è un posto, nella mia città, che è un’oasi di incanto, di perfetta armonia, di sorprese continue.

C’è un parco grande e favoloso che si chiama Parco Talon che nonostante sia uno dei punti di verde più splendidi della città e dei dintorni, continua ad essere minacciato.

 

 

 

Scorre accanto al fiume, dove lo incontra e diventa argine, e sale verso il colle dove il rumore dell’acqua non si sente nemmeno in lontananza.

Quando c’è nebbia i suoni sono portati come fossero improvvisamente scomposti e lanciati a caso per il bosco e tutto è fuso in un incantesimo che trasporta via, lontano, in un altro mondo.

 

 

 

La notte, se non c’è gente in giro, o almeno non troppa, ci sono piccoli abitanti che si lasciano sorprendere…

Roditori rapidi come frecce e cani liberi, gatti che si sdraiano sui tavoli di legno come fossero troni per ospitare la loro pulizia serale,

pipistrelli che passano sulla tua testa, uccelli che si scuotono dalle cime degli alberi…

E le lucciole.

Migliaia, milioni di lucciole, che possono sorprenderti in una notte qualunque, mentre attraversi un sentiero.

E all’improvviso le hai tutte intorno e la luce è strabiliante…Non immagini quanta luce possano fare milioni di lucciole tutte insieme, che sciamano, saltano, lampeggiano…

 

 

 

Il Talon è un angolo di bosco vicino alla città, è fantastico a primavera quando il terreno vibra e si scalda  e il vento fa cadere i primi petali.

D’estate è verde, duro e accogliente, di notte le stelle sono tutte sopra la tua testa, se ti sdrai nel pratone della conca, quello spazio gigantesco e vuoto…

 

 

E il Talon accoglie di tutto, festa, gioco, serate passate a raccontarsi cose sdraiati sull’erba senza altro che il parco attorno, spettacoli in cui le foglie cantano la colonna sonora e le ragnatele fanno da sipario…

La nostra Avalon in un’estate quasi lontana.

La nostra Felsina in un Beltane come non se ne vedranno per anni.

 

 

 

 

Il sentiero sale lungo la scala, attraversando quel ruscello quasi sempre secco…

Sale lungo la collina e attraversa la scarpata passando accanto a tronchi giganteschi piegati dagli anni o dal tempo.

 

 

 

 

Ed è quando la luce comincia a scendere e si avvicina il tramonto che i colori si fanno caldissimi e dipingono immagini favolose sui tronchi e sulle foglie secche…

 

 

 

 

Quando arriva la primavera si tirano le somme ed ogni anno, dopo la neve, la pioggia, il vento e tutto quello che si abbatte sul parco, il paesaggio è cambiato e trovi un sentiero che non c’è più, perché un albero è crollato a chiuderlo. Oppure l’edera è cresciuta sopra a cataste di legna marcia e aghi di pino e se ci mettessi un piede sopra ti sembrerebbe di stare su un materasso morbido ed elastico.

 

 

E tra i sentieri che ci sono puoi disegnare i tuoi, passando in mezzo a questi alberi per entrare a Faerie o girando tre volte intorno ad una pietra per sentirsi sicuri e proseguire anche di notte, quando ormai non hai più bisogno di luce per orientarti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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