Guelfi e ghibellini

 

A Firenze, come altrove, nel terzo decennio del secolo XIII si avverte la presenza di un clima diverso e la crisi dei rapporti sociali al vertice del Comune: si verificano nomine e rapide deposizioni di podestà, paci fatte e disfatte, i primi episodi di esilio. In questo clima, culminato nel 1216 nell'uccisione di Buondelmonte dei Buondelmonti, si hanno le prime testimonianze dell’esistenza di due partiti, "guelfi" e "ghibellini".

Merita ricordare la definizione datane da Salvemini (1960, p. 6): "Si dicono guelfi o ghibellini secondo che sperano di essere aiutati nella loro politica dal Papa o dall’Imperatore; e quindi invocano il loro intervento nelle questioni interne e approfittano fin che possono del loro appoggio". All’inizio l’appoggio esterno delle forze imperiali determinò, a Firenze, il prevalere dei ghibellini.

Nel 1249 Federico principe di Antiochia, figlio naturale di Federico II, entra in città con i suoi cavalieri tedeschi, e i guelfi danno luogo al primo esodo massiccio. La morte improvvisa di Federico II nel 1250 modifica però la situazione (anche se in quel momento il partito ghibellino era già stato estromesso, dal popolo, dal governo di Firenze). Fino al 1258 l’azione politica del Comune mira quindi ad affermare la pace interna e a far convivere i due partiti; ma in quell’anno il panorama italiano vede una rinnovata forza del partito ghibellino, appoggiato da Manfredi, altro figlio di Federico II. Abbandonata Firenze nel luglio 1258 i ghibellini si recano quindi a Siena e qui iniziano a manovrare per ottenere l’intervento di Manfredi: in questa occasione Farinata degli Uberti mostra la propria abilità politica. La battaglia di Montaperti (4 settembre 1260) determina la sconfitta del popolo e dei guelfi fiorentini, e ha come conseguenza la caduta del governo del Primo Popolo (12 settembre 1260) e l’instaurazione del predominio ghibellino. Nel febbraio 1266, però, si determina un ulteriore rovesciamento delle sorti: la battaglia di Benevento segna il trionfo delle forze guelfo-papali. Nell’aprile 1267 i ghibellini sono così definitivamente cacciati da Firenze, mentre Carlo d’Angiò - principale alleato del papa - entra nella città con i suoi cavalieri. Nasce così il governo guelfo (1267-1280); la situazione rimane statica fino al 1280, anno in cui Niccolò III, timoroso del predominio francese, invia a Firenze il cardinale Latino, che tentò di introdurre una costituzione equamente divisa fra guelfi e ghibellini. Si arriva così al priorato delle arti, ossia a un governo basato, dal 1282, esclusivamente sulle organizzazioni artigiane. Tale base si allarga poi a partire dal 1293, dopo l’emanazione degli Ordinamenti di Giustizia di Giano della Bella. Alla fine del secolo XIII non ha più senso, perlomeno a Firenze, parlare ancora di guelfi e ghibellini, mentre si confrontano guelfi bianchi e neri.

 

Guelfi bianchi e Guelfi neri

 

Sono i due partiti in cui si divisero i guelfi fiorentini intorno alla fine del secolo XIII. Nelle due opposte fazioni si identificarono infatti gli interessi di carattere economico, gli ideali politici e l’azione delle famiglie dei Cerchi (bianchi) e dei Donati (neri). La prima famiglia era rappresentata da un gruppo magnatizio aperto alle forze popolari; al contrario i Donati - più intransigenti - rappresentavano soprattutto gli interessi delle famiglie più ricche di Firenze, che intendevano opporsi strenuamente agli Ordinamenti di giustizia di Giano Della Bella.

Il giorno di Calendimaggio del 1300, in piazza S. Trinità, avvenne un confronto sanguinoso che scatenò un ulteriore inasprimento dei rapporti fra i due gruppi e determinò la vera e propria formazione dei partiti. Dopo un periodo - coincidente con il priorato di Dante - in cui prevalsero i guelfi bianchi, le sorti si ribaltarono. La parte dei guelfi neri si avvicinò sempre più al pontefice Bonifacio VIII, sino a che fra l’autunno dell’anno 1300 e la primavera dell’anno 1301 si verificò il diretto intervento delle forze francesi a capo di Carlo di Valois, in appoggio degli stessi interessi papali. Ma fu soprattutto l’indecisione dimostrata dalla parte bianca a determinarne la sconfitta. Il primo giorno di novembre 1301 Carlo di Valois entrò in città senza incontrare resistenze, mentre Corso Donati lo seguiva poco dopo. Il 7 novembre 1301 cadde il Priorato bianco, mentre la signoria nera prendeva il sopravvento, rappresentata dal podestà Conte de’ Gabrielli da Gubbio, venuto a seguito del Valese. A Firenze i bianchi cominciarono a essere esiliati a partire dal gennaio del 1302: il 27 dello stesso mese anche Dante veniva colpito dalla condanna.


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