La raccolta La bufera e altro (1956)

La bufera e altro è del 1956 ed è ritenuta il capolavoro di Montale: porta a compimento il « diario d’amore » per Clizia e inaugura nuove esperienze sentimentali, etiche e intellettuali segnate dal tramonto del mito della donna-angelo e dall’amara delusione politica dell’immediato dopoguerra.

L’opera raccoglie le liriche scritte nell’arco di circa quindici anni, dal 1940 al 1954, quando Montale è indeciso se partire per l’America, vive e vede la guerra, soffre la morte della madre nel ’42 e la scelta di campo antifascista, si trasferisce a Milano per collaborare al «Corriere» e lì incontra la «Volpe».

Lo sfondo storico-esistenziale è rappresentato con cruda e realistica allusività, sia mediante la consueta ossessione di rumori, suoni e gesti maligni, sia con una diretta descrizione dei segni di dolore e di sofferenza incisi dal male della storia. Perché questo insistere sui mala mundi? Perché Clizia possa essere apportatrice di salvezza e di speranza, deve incontrarsi con la morte; di lì inizia la sua missione (cfr. Gli orecchini). La donna può essere riconquistata come angelo visitatore e salvifico (cfr. La frangia dei capelli e Il tuo volto). La storia intima della Bufera si incentra sulla trasformazione dell’amata nel visiting angel, mito mentale che si elabora lentamente attraverso la scorporazione della donna nell’uccello sofferente e nell’angelo rapinoso ed estatico. Il visiting angel non è solo la donna che protegge e salva il poeta, ma è anche e soprattutto la Cristofora votata al sacrificio per la salvezza di tutti (cfr. Iride).

La natura infernale della guerra è rivelata in La primavera hitleriana (composta fra 1939 e 1946) occasionata dalla visita di Hitler a Firenze nel maggio 1938. È piena di animali (falene, capretti) trasfigurati nei correlativi allegorico-figurali della grande carneficina che devasterà l’Europa. Al demoniaco Hitler («il messo infernale», v. 8) Montale contrappone la sua fede nei valori dell’amore, della ragione e della poesia, valori religiosi incarnati dalla donna-angelo, l’ebrea Clizia, che «è partita per compiere la sua missione» (come preciserà Montale stesso). 

Nodo fondametale di tutta la Bufera è il mistero della morte in cui sono calati silenziosamente i familiari del poeta, le sue figure lariche (serve e cani compresi), che viene esplorato nelle notevolissime L’arca, A mia madre, Voce giunta con le folaghe. Ad esempio l’arca è lo spazio intimo, sicuro, protetto dalla guerra e protettivo dei valori memoriali minacciati dal tempo.

Finita la guerra cade la fede in una salvezza collettiva, si attenua il mito stesso di Clizia-Iride e emerge una diversa condizione spirituale più propensa a cogliere le ragioni della vita e della quotidianità. Compare un’altra figura figura femminile, quella di Volpe, più terrena.

 

Poesie da leggere:

1) il dramma della guerra:

 2) Clizia donna-angelo:

3) il mistero della morte:


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