La «poetica della parola» nella poesia di Ungaretti

 

Il porto sepolto

 

Già nella sua prima raccolta, Il porto sepolto, confluito poi nell'Allegria di naufragi, appare un aspetto peculiare della sua poesia: lo stretto legame tra poesia ed esperienza biografica. Battutosi a favore dell'intervento militare, Ungaretti scopre in prima persona la cruda realtà della guerra, un'esperienza che lo segnerà per sempre. La scoperta della precarietà della condizione umana in tale situazione comporta il ripudio di ogni esperienza metrica precedente, secondo una scelta che è prima etica che estetica. Dall'accostamento di parola a parola nasce la scintilla, il rapporto analogico; ogni struttura metrica tradizionale viene frantumata, la punteggiatura scompare, la musicalità del verso fine a se stessa, respinta. Nei temi e nella materia dell'Allegria è evidente una marcata presenza biografica, visibile nell'uso insistito dell'aggettivo dimostrativo e possessivo, nell'indicazione precisa di luoghi e di date di molti componimenti. La vita appare al poeta come il naufragio di tutte le illusioni e delle speranze nutrite nella prima giovinezza. Egli ricava un senso di precarietà della vita, concepibile soltanto come vagabondaggio. La condizione umana è contraddistinta dalla solitudine e dalla fragilità. La sofferenza, tuttavia, genera un sentimento di solidarietà e di fratellanza fra gli uomini. E, anche nel pericolo, affiora di tanto in tanto l'"allegria", la gioia di vivere.

 

 

Il nucleo della poetica montaliana

 

Ungaretti concepisce la poesia come strumenti di conoscenza della realtà; infatti egli ritiene che la conoscenza della realtà interiore ed esteriore della coscienza non si raggiungono per via razionale o scientifica, ma per via analogica; questa via appunto consente di scoprire le relazioni esistenti tra gli esseri umani e perviene alla coscienza di sentirsi in armonia con l’universo alla percezione dell’assoluto e alla fede di Dio. Quindi la sua poesia contiene la storia dell’itinerario del poeta: dall’angoscia esistenziale, che deriva dal senso di dolore, alla fede in Dio; dalla condizione di “uomo di pena” alla condizione di “uomo di fede”. Questa sua ideologia spiega il titolo “Vita di un uomo” che egli assegnò alla raccolta delle sue opere. Naturalmente per poter ricercare l’autenticità dell’essere, egli necessitava di un’espressione adeguata, che la individuò nella parola nuda, scabra ed essenziale, che riconduceva alla purezza e freschezza delle origini dell’uomo.

 


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