John Stuart MILL (1806 - 1873)

 

Vita e opere

La connessione tra positivismo e utilitarismo appare evidente anche in John Stuart Mill ( 1806-1873), figlio di James. Pur non volendo essere definito positivista il giovane Mill nutrì sempre una grande attenzione per le opere di Comte con il quale rimase a lungo in corrispondenza, fino a che i due non interruppero la loro relazione epistolare per ragioni politiche. All'insegnamento del padre sono invece imputabili le sue convinzioni associazionistiche, soprattutto la sua adesione ai principi dell'utilitarismo etico e sociale. Tanto dalla tradizione positivista quanto da quella utilitaristica, Mill derivava inoltre un atteggiamento di sospetto nei confronti della metafisica, assumendo posizioni assai distanti da quelle dei tardo-romantici Coleridge e Carlyle , ampiamente debitori nei confronti della tradizione tedesca. Tuttavia la lettura di questi "metafisici" inglesi lo aiutò a dare una riformulazione dell'utilitarismo in una prospettiva filosofica più ampia: in particolare, in in uno scritto su Bentham del 1833, egli critico il principio di Bentham ( ripreso anche da James Mill ) per cui lo stesso altruismo avrebbe una radice egoistica. Da Bentham e dal padre John Stuart Mill ereditò anche la passione per la politica e l'orientamento radical-liberale. Collaborò attivamente alla "London and Wenstminter Review", fondata da Bentham e, dopo aver lavorato nella Compagnia delle Indie Orientali, si dedico alla politica attiva tentando tra l'altro, di raccogliere in un nuovo partito radicale tutti gli oppositori dei coservatori - tories - ma il progetto non fu portato a termine. Conseguentemente Mill si ritirò dalla politica, dedicandosi interamente agli studi. Nel 1848 uscì il suo capolavoro, il Sistema di Logica deduttiva e induttiva . Seguirono i Principi di economia politica (1848) Sulla libertà (1859) Utilitarismo (1863) i Tre Saggi sulla religione , usciti postumi nel 1874. Il confronto con i filosofi del suo tempo lo indusse a scrivere il già citato Saggio su Bentham, uno Scritto su Auguste Comte e il Positivismo e un Esame della filosofia di Sir W. Hamilton, entrambi del 1865. Importante, per le informazioni che contiene, anche la sua Autobiografia .

 

1) Sociologia, pscicologia e politica

L'uniformità delle leggi della natura ha come conseguenza immediata la possibilità di prevedere eventi futuri in base a quelli passati. "Noi crediamo" egli scrive nel Sistema di logica "che lo stato dell'intero universo, ad ogni istante sia la conseguenza dello stato di esso all'istante precedente, cosicchè uno che conosca tutti gli agenti che esistono al momento presente, la loro collocazione nello spazio e tutte le loro proprietà - in altre parole le leggi della loro azione - potrebbe predire l'intera storia seguente dell'universo". Accogliendo pienamente l'assimilazione positivistica delle scienze dell'uomo a quelle della natura Mill estende il principio delle prevedibilità degli eventi futuri dall'ambito dei fenomeni naturali a quello delle azioni umane. Conoscendo il carattere dell'individuo e gli specifici moventi che agiscono in lui, è possibile determinare con certezza quale sarà la sua condotta futura. La scienza cui è affidato questo compito di previsione delle azioni umane, che dovrebbero poter essere determinate con la stessa precisione con cui l'astronomia predice i movimenti celesti è la psicologia . L'affermazione della necessità e della conseguente prevedibilità delle azioni future non va tuttavia confusa con l'affermazione della loro fatalità. La necessità delle azioni umane implica esclusivamente che tra determinati moventi e determinate azioni ci sia una correlazione costante, la quale, dati i primi, rende possibile prevedere le seconde. La fatalità provocherebbe invece che alla radice delle azioni umane ci fossero cause che agissero coercitivamente , costringendo l'uomo ad obbedire ad una legge a lui estranea. In altri termini Mill ritiene che l'affermazione della necessità filosofica dei comportamenti umani cioè la loro prevedibilità in base a leggi universali, sia pienamente conciliabile con quella della libertà dell'uomo. Se la psicologia si occupa della previsione delle azioni individuali la sociologia concerne la determinazione delle regolarità nei comportamenti collettivi e, di conseguenza, la previsione degli eventi sociali futuri. Da Comte Mill mutua la concezione della scienza sociologica in termini di fisica sociale, nonché il concetto di progresso come criterio dell'evoluzione della società anche da lui studiata nel suo aspetto dinamico oltre che in quello storico. Una volta determinata la legge del progresso storico sarà possibile determinare la serie degli eventi futuri, così come nell'algebra è possibile sviluppare l'intera serie dei termini in base alla conoscenza del rapporto intercorrente tra alcuni di essi. La posizione di Mill diverge invece nettamente da quella di Comte per quanto riguarda la concezione dell' economia e della politica , analizzata nei Principi di economia politica . Egli distingue tra le leggi della produzione economica che, come tutti gli altri fatti sociali obbediscono al principio della necessità naturale e le leggi della distribuzione che dipendono dalla volontà umana. Il diritto e il costume possono quindi modificare le regole distributive promuovendo una più equa allocazione dei beni e delle ricchezze. Mill auspica infatti una serie di riforme che si ispirino al criterio utilitaristico del maggior benessere possibile e per il maggior numero di individui. Tra l'altro egli è fautore di una maggiore parificazione sociale dei sessi, della partecipazione dei lavoratori all'impresa, dell'allargamento del diritto di voto, nonché della fondazione di cooperative di produzione. L'utilitarismo si sposa in lui con l'altruismo - e in questo ritorna un suggerimento comtiano -dal momento che egli ritiene faccia parte della felicità di un individuo la promozione di quella degli altri: incrementare la felicità altrui è infatti una delle maggiori causa del proprio piacere. Se l'esigenza di giustizia consente a Mill di apprezzare qualche merito del socialismo, il riconoscimento del valore intangibile della libertà fa di lui un radicale oppositore di questa dottrina. In politica come in economia, M è attestato su posizioni di liberalismo radicale . Il suo pensiero economico-politico è sempre inteso alla valorizzazione dell'individuo e alla difesa degli spazi di libertà senza i quali nessuna iniziativa individuale può fiorire.

Nel Saggio sulla libertà egli pone alla base dell'ordinamento dello Stato la libertà civile che si distingue in tre determinazioni:1) la libertà di coscienza, di pensiero e d'espressione ; 2) la libertà di perseguire la felicità secondo il proprio gusto; 3) la libertà di associazione.

Di conseguenza, Mill è assolutamente contrario ad ogni intervento dello Stato nella vita economica e sociale della nazione. Le intromissioni dell' autorità pubblica nella sfera privata possono essere ammesse soltanto laddove si tratti di difendere la lesione dei diritti di un individuo da parte degli altri. Il suo liberalismo non gli impedì tuttavia - come si è appena detto - di nutrire un forte sentimento sociale e di adoperarsi, sia pure su base individualistica, per una maggiore cooperazione e solidarietà tra le diverse componenti della società.

 

2) Morale e religione

L' etica di John Stuart Mill è basata sull' utilitarismo mutuato da Bentham attraverso la mediazione del padre James Mill. A fondamento della morale sta, anche per lui, il principio dell'utilità, cioè della massima felicità per il maggior numero possibile di persone. Mill rivendica come propria l'invenzione del termino 'utilitaristico', che però in realtà era già stato impiegato, anche se con un'accezione lievemente diversa, da Shaftesbury. Rispetto alle formulazioni di Bentham e del padre James, John apporta alcune importanti modifiche, insistendo in particolare sulla necessità di una determinazione qualitativa dei piaceri , in opposizione al calcolo puramente quantitativo di Bentham, in modo da garantire la superiorità dei piaceri intellettuali e morali su quelli puramente sensibili. Per quel che concerne la religione , Mill sostiene che essa sia riconducibile all'ambito dell'esperienza ed é perfettamente conciliabile con la conoscenza scientifica del mondo. L'ordine cosmico rinvenibile nel mondo, anche in base a considerazione scientifiche, presuppone infatti una causa intelligente che agisce in vista di uno scopo. Questo non vuol dire però che il fautore del mondo sia onnipotente: la presenza di un disegno nella creazione presuppone anzi la commisurazione dei mezzi al fine, e il necessario ricorso ai mezzi rivela, a sua volta, una limitazione della capacità creatrice. L' Essere da cui il mondo dipende deve essere piuttosto concepito come un Demiurgo finito: la sua potenza é limitate dalle sue intrinseche possibilità e dalla materia, da sempre esistente, sulla quale egli opera; già in Platone era presente l'idea che la materia fosse l'origine dell'imperfezione. Di conseguenza, gli uomini non possono attendersi ogni cosa dalla provvidenza divina, ma devono piuttosto collaborare con la divinità per il perfezionamento del mondo.

 

3) Commento del Saggio sulla libertà

Il principio guida è quello dell'importanza per l'uomo e per la società di una larga varietà di caratteri e di una completa libertà della natura umana. Ciò spiega il principio forte milliano di limitazione dell'intervento statale: la società può interferire solo per proteggersi. L'individualismo di Mill si rifà al principio di von Humboldt (1767-1835) dell'assoluta ed essenziale importanza dello sviluppo umano nella sua piu' ricca diversità che costituisce il motto di On Liberty. Esso impone di proteggersi dalla tirannia dell'opinione e del sentimento predominanti che come l'ispettore onniveggente e invisibile del Panopticon bentamiano toglie anche il desiderio di pensare. E con Tocqueville, Mill sottolinea come trovandoci tutti piu' o meno al medesimo piano (per esempio con la tv diremo noi oggi), ciò che conta è il numero e la fede dell'opinione pubblica diviene una specie di religione e la maggioranza è il suo profeta. Ecco profilarsi il conflitto come garanzia di base di una società aperta. Quindi esiste una stretta connessione tra libertà di opinione e libertà di espressione.

 

On liberty (1858)

Introduzione
Argomento del saggio è la libertà civile o sociale: la natura e i limiti del potere che la società può legittimamente esercitare sull'individuo. Attenzione al concetto di volontà del popolo che significa la volontà della parte del popolo piu' numerosa: la maggioranza che inaugura quella tirannia della maggioranza, talvolta piu' potente di molti tipi di oppressione politica. Si ricorda che dovunque vi sia una classe dominante, la morale del paese emana dai suoi interessi di classe e dai suoi sentimenti di superiorità di classe. Il principio è che l'umanità è giustificata, individualmente o collettivamente, a interferire sulla libertà d'azione di chiunque soltanto al fine di proteggersi, per evitare danno agli altri. Il bene dell'individuo, sia esso fisico o morale, non è una giustificazione sufficiente. Non lo si può costringere a fare o non fare qualcosa perché è meglio per lui, perché lo renderà piu' felice, perché nell'opinione altrui, è opportuno o perfino giusto. Si deve rendere conto solo per ciò che riguarda gli altri: su se stesso sulla sua mente e sul suo corpo, l'individuo è sovrano. Mill esclude i minori, le società arretrate. Il criterio che informa Mill è l'utilità, ma nel suo senso piu' ampio, fondata sugli interessi permanenti dell'uomo in quanto essere progressivo. La regione propria della libertà umana è quella parte di vita che riguarda soltanto lui ed è la sfera della coscienza interiore, ed esige la libertà di coscienza di pensiero, di opinione e di espressione e di associazione. Ciascuno è l'unico autentico guardiano della propria salute , sia fisica, sia mentale e spirituale.

Della libertà di pensiero e discussione
Impedire l'espressione di un'opinione significa derubare la razza umana, e procurare un dano a coloro che dall'opinione dissentono ancor piu' di chi la condivide: se l'opinione è giusta essi non possono passare dall'errore alla verità, se è sbagliata perdono la percezione piu' chiara e viva della verità. Inoltre, quando le dottrine contrastanti contengono entrambe una parte di verità, l'opinione dissidente è necessaria per integrare la dottrina piu' generalmente accettata con ciò che le manca. Essere certi della falsità di una opinione senza ascoltarla significa presupporre che la propria certezza coincida con la certezza assoluta. Mill, cita Socrate, i cristiani ortodossi, Marco Aurelio. Il reale vantaggio della verità è che quando un'opinione è vera, pur soffocandola, riapparirà in circostanze che le permetteranno di sfuggire alla persecuzione. Mill si scaglia contro la intolleranza dei cristiani e contro il silenzio degli eretici. Ci sono uomini che esauriscono il loro ingegno nel tentativo di conciliare gli impulsi della coscienza e della ragione con l'ortodossia. Un pensatore deve seguire il suo intelletto indipendentemente dalle conclusioni cui esso conduca. Inoltre quando una verità non si discute finisce per essere un freddo dogma. Le religioni all'inizio sono sentite tutte piene di significato e vitalità; quando una religione ha il sopravvento e diviene l'opinione generale arresta il suo progresso: i suoi seguaci la ereditano e non l'adottano, assistendo passivamente al declino della forza vitale di una dottrina. Quando una fede non lotta per sopravvivere, ma è ereditata, ricevuta passivamente, si dimentica tutto salvo le formule e la si accetta così tiepidamente sulla fiducia, sentendosi dispensato dalla sperimentazione personale. La fede resta esterna alla mente, e la incrosta e la calcifica contro tutto ciò che è nuovo e vivo. Il cristiano ha da una parte le leggi del NT e dall'altra la consuetudine del suo paese: al primo criterio offre il suo omaggio, al secondo la sua reale sottomissione. A chi afferma che la libera espressione vada consentita a condizione che si discuta educatamente, si risponde che è difficile definirne i limiti leciti. Inoltre le scorrettezze piu' gravi: sofismi, nascondere fatti, esporre la questione in modo inesatto, travisare l'opinione avversa, vengono fatte spesso in buona fede.

Dell'individualità come elemento del bene comune
L'unanimità non è auspicabile e così è utile che vi siano differenze d'opinione e differenti esperimenti di vita. Il libero sviluppo dell'individualità è uno degli elementi fondamentali del bene comune anche se il valore intrinseco della individualità è male riconosciuto. è decisiva la dottrina di von Humboldt La natura umana non è una macchina da costruire secondo un modello e da regolare perché compia esattamente il lavoro assegnatole, ma un albero, che ha bisogno di crescere e svilupparsi in ogni direzione, secondo le tendenze delle forze interiori che lo rendono una creatura vivente. Il genio può respirare solo in un'atmosfera di libertà: se non esiste la società non trarrà alcuno beneficio dal loro genio. Il dispotismo della consuetudine è ostacolo del progresso umano: un popolo si ferma quando cessa di possedere l'individualità.

Dei limiti all'autorità della società sull'individuo
Il fatto di vivere in società rende indispensabile che ciascuno sia obbligato a osservare una certa linea di condotta nei confronti degli altri: egli non deve danneggiare certi interessi , denominati dalla legge o per tacito accordo i diritti, e poi deve sostenere la propria parte per difendere la società. Al di là di questo, nessun gruppo è autorizzato a dire a un adulto che per il suo bene non può fare della sua vita quel che sceglie di farne. Ciascuno è la persona maggiormente interessata al proprio benessere, l'interesse che chiunque altro può avervi è minimo in confronto al suo, inoltre l'uomo o la donna piu' ordinari hanno mezzi di conoscere i propri sentimenti incommensurabilmente superiori a quelli di cui può disporre chiunque altro. Esiste il diritto ad esortare, a disapprovare, a provare sentimenti rispetto al comportamento della persona, ma non costringerla a fare ciò che è per noi il suo bene. Gli atti che danneggiano altre persone vanno trattati in modo completamente diverso. Violare i diritti altrui merita la riprovazione morale e il castigo. In presenza di un preciso danno, o di un preciso rischio di danno, per il pubblico o per un individuo il caso esula dalla sfera della libertà e rientra in quella della moralità e della legge. Per il danno che l'uomo fa a se stesso si tratta di un fastidio che la società può permettersi negli interessi di un bene maggiore: la libertà umana.

Applicazioni
Mill è a favore della libertà ed è contro il proibizionismo, contro la chiusura delle bische. L'uomo, però, seppure volontariamente, non può vendere se stesso: vendendosi come schiavo rinuncia proprio alla libertà. Il principio della libertà non può ammettere che si sia liberi di non essere liberi. Per il resto, per von Humboldt il matrimonio può essere disciolto quando i due contraenti sono d'accordo. Mill è piu' cauto per la grande rilevanza morale di questo particolare rapporto. Poi si scaglia sul potere dispotico dei mariti sulle mogli. Mill sostiene, inoltre che deve essere riconosciuto il dovere di attuare l'istruzione dei bambini la cui educazione non può essere lasciata al potere assoluto dei genitori. Lo Stato deve rende obbligatoria l'istruzione, ma non è detto che debba dirigerla: ciò contraddirebbe la necessità di diversità di opinione. Obiezioni all'interferenza governativa che non costituisca violazione della libertà.

1. L'azione può essere compiuta meglio da singoli individui che dal governo. Infatti nessuno è tanto adatto a condurre degli affari, quanto coloro che vi hanno un interesse personale.

2. Anche se i singoli individui non sono mediamente in grado di svolgere una data attività altrettanto bene che i funzionari governativi è auspicabile che sia svolta da loro come mezzo di educazione intellettuale.(Giurie popolari).

3 ciascuna funzione che viene ad aggiungersi a quelle che il governo già svolge, amplia il suo campo di influenza sulla speranza e sul timore umani, e trasforma sempre piu' gli individui in parassiti del governo.

Nei paesi in cui tutto è svolto tramite la burocrazia, non è possibile fare assolutamente nulla cui essa sia realmente contraria. Il principio pratico è la massima disseminazione del potere che non vada a scapito dell'efficienza e la massima centralizzazione, e diffusione dal centro, dell'informazione


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