La trattatistica di Quattro-Cinquecento

(si ringrazia la collaborazione di Silvia Mariani - IV G 04-05)

1. I precedenti della letteratura politica

La letteratura politica aveva una lunga tradizione medioevale ed umanistica. Risalivano al medioevo vari ed importanti trattati sul principe e il suo potere, a partire dal De regimine principum di S. Tommaso d'Aquino. Si sottovalutava soprattutto il significato religioso della funzione del principe, come tramite fra Dio e gli uomini.

Fiorì in seguito una produzione di trattati dedicati al governo di varie figure e realtà istituzionali e politiche, come il podestà, il signore o, genericamente le città. Nell'umanesimo riguardo alla natura dei principi e del suo potere si sviluppò un particolare genere letterario, già medioevale, cioè lo speculum principis, che trattava della formazione e delle caratteristiche del "principe perfetto". Quindi anche gli Umanisti rimanevano su posizioni astratte: si voleva delineare la figura di un principe ideale, si compilavano cataloghi delle virtù di cui doveva essere dotato. Nella prima metà del '400 prevalevano le opere sull'educazione del principe, nella seconda metà quelle sui problemi del principato, ma invariata rimaneva l'impostazione idealistica e retorica.

2. Le novità di Machiavelli

Il principe e I discorsi di Machiavelli costituiscono una vera rivoluzione, perché l'impostazione è basata sul "realismo" politico, cioè su un'analisi della politica, che per la prima volta è svincolata dalle leggi della morale e dalle astrazioni idealistiche precedenti. Non è un caso che l'opera di Machiavelli si spieghi meglio tenendo conto della situazione di Firenze, divisa tra Repubblica e Principato, che ancora consente spazi di intervento all'intellettuale (anche se Il principe nasce nel 1513, anno di confino a S. Casciano, a causa del rientro dei Medici a Firenze avvenuto l'anno prima).

Comunque Il principe rimane nell'ambito della letteratura umanistica in quanto si tratta di un trattato, genere letterario prediletto dall'Umanesimo per esporre le proprie convinzioni ideologiche e quindi insegnarle al mondo.

Il trattato presenta un impianto fortemente logico e concettuale, in sintonia con il razionalismo storico-critico proprio del Rinascimento. Ha una struttura argomentativi, volendo persuadere il destinatario, quindi cercando la propria validità attraverso il ragionamento dimostrativo.

Il principe si inserisce a pieno nel classicismo tipicamente rinascimentale. Infatti gli antichi offrono a Machiavelli i modelli esemplari con cui interpretare il presente, ma anche dal punto di vista formale è un'opera classicista, perché lo stile raggiunge un raro equilibrio, libero da amplificazioni e abbellimenti retorici.

Mantiene l'impegno pedagogico delle analoghe opere quattrocentesche, ma ora non è più giustificato da ragioni ideali, ma è interamente finalizzato alle trasformazioni del reale.

3. I precedenti della letteratura storiografica

Gli umanisti concepivano la storiografia come un genere letterario, d'imitazione classica, specialmente da Livio e da Sallustio. Ma, comunque, rimaneva un'opera di retorica. Argomenti principali erano la guerra e la politica estera, mentre a psicologia dei personaggi era rappresentata con l'introduzione di loro discorsi fittizi.

Gli umanisti pensavano che la storia avesse il fine morale di insegnare ad amare la virtù e a fuggire il vizio; la qualità dell'informazione fornita era in secondo piano, rispetto al fine educativo.

Scarsa attenzione era rivolta quindi alle fonti documentarie, limitandosi a vagliare l'attendibilità delle precedenti narrazioni.

4. La novità di Guicciardini

La Storia d'Italia (1537-40) abbandona l'idea della storia magistra vitae, ma giunge a concepirla come guida per l'azione politica: la storia è strumento per capire la situazione politica attuale, attraverso lo studio delle cause che l'hanno provocata.

Già all'inizio del secolo Bernardino Corio nella Storia di Milano e Bernardo Rucellai nel De bello italico avevano considerato la spedizione francese di Carlo VIII del 1494, che aveva segnato l'inizio delle guerre in Italia, come l'evento cardinale per capire cosa successe in seguito. Ora Guicciardini introduce una prospettiva storica più ampia, attenta al quadro europeo degli avvenimenti, consapevole dell'interdipendenza degli eventi italiani e degli eventi europei.

Ne deriva, inoltre, anche una maggiore attenzione alle fonti documentarie e una concezione della storia come dominata dalla "fortuna", autrice del continuo e incontrollabile mutamento, e non dagli uomini.

Si distacca dal classicismo ideologico di Machiavelli, perché non riscontra nel passato situazioni esemplari che gli permettano di giustificare o correggere il presente. Nella storia - a pare suo - non si danno mai condizioni perfettamente identiche, che permettono di ricavare delle conseguenze certe.

Se Machiavelli aveva scoperto l'autonomia della politica, Guicciardini scopre l'autonomia della storia, che ha già in se stessa le leggi del proprio funzionamento.

Rimane un'opera legata al classicismo stilistico-strutturale: il periodare è complesso e sostenuto, ricco di ipotassi, richiamando sia la prosa ciceroniana, che l'articolazione dei fatti narrati. Classicheggiante è anche il modo in cui vengono fatti parlare i protagonisti, con orazioni solenni ed elaborate. È ancora considerata come opus oratorium maxime.

5. Le forme della trattatistica

Nel periodo umanistico il genere del trattato ebbe molto successo perché da un lato può essere ricondotto ai grandi modelli classici di Platone e di Cicerone, dall'altro è molto adatto a propagare le nuove tematiche culturali nella loro diversità (poiché trattavano di filosofia, politica, etica.).

Il Rinascimento eredita tale tradizione, portandola ad un livello superiore di decoro e forma.

Individuiamo però delle differenze:

  1. nel '500 si scrive per lo più in volgare, rovesciando l'uso quattrocentesco del latino;

  2. la trattatistica quattrocentesca è ferma ancora alla polemica con le epoche precedenti, ricerca e propone nuove soluzioni culturali. Quella cinquecentesca cerca, invece, di sintetizzare i risultati acquisiti, codificando il mondo ideale del comportamento e del sapere.

A livello formale possiamo distinguere:

Rimangono molti forti i legami con glia altri generi letterari, con il racconto e con il teatro.

6. Gli altri contenuti della trattatistica

Il trattato può recepire tutti gli aspetti del dibattito culturale, da quelli di tipo pratico a quelli puramente ideali.

Oltre Machiavelli, troviamo molto presente la trattatistica sul comportamento e sul costume, che riesce a definire un ideale di civiltà, che è l'immagine più tipica del classicismo rinascimentale, capace di proporsi come modello esemplare. Basta vedere il Cortegiano del Castiglione, che definisce la natura e le qualità del perfetto cortigiano ed esalta il ruolo della corte. Legato più alla precettistica minuta è invece il Galateo di Giovanni Della Casa.

Quasi dialogo filosofico è gli Asolani di Bembo, che sviluppa tematiche neoplatoniche (idea dell'amore) che pretendono di incidere nelle prassi comportamentali del tempo. Questo e altri trattati sull'amare la figura femminile risentono molto del "petrarchismo".

Notevoli anche i trattati riguardanti le questioni linguistico-letterarie. Basta leggere di Bembo il famoso Prose della volgar lingua che fissa definitivamente i canoni del classicismo rinascimentale. Molto influì su di essi la traduzione della Poetica aristotelica che aveva scritto Alessandro de' Pazzi nel 1536.


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