La nuova concezione d'amore nel Dolce Stil Novo

 

Il Dolce stil novo nasce a Bologna con Guido Guinizzelli e si sviluppa in Toscana, particolarmente a Firenze, negli ultimi decenni del 1200.

Gli Stilnovisti si pongono in contrapposizione con le poetiche precedenti (in particolare i rimatori siciliani e i guittoniani) per motivi che sono di ordine stilistico, ma soprattutto di ordine intellettuale. Infatti i protagonisti di tale movimento (Guinizzelli, Cavalcanti, Dante e altri ancora) si formano presso le più prestigiose università del periodo e la loro produzione poetica riflette e in parte dipende da questa propensione per la filosofia. Non è un caso che conoscano la speculazione aristotelica e cerchino attraverso questi strumenti di interpretare il fenomeno amoroso, naturalmente arrivando ad una profondità superiore (e, in questo senso, del tutto nuova) rispetto alle poetiche precedenti.

Analizziamo alcune delle caratteristiche della nuova concezione sull'amore

Ad esempio, invece di accontentarsi del galateo cortese, provano ad applicare la teoria aristotelica di atto-potenza all'innamoramento. Ciò, se da un lato sembra peccare di intellettualismo, dall'altro, però, porta ad acquisire maggiore coscienza di un fenomeno che sembra del tutto legato all'istintualità sentimentale dell'uomo.

Dante, nei canti XXVII e XXVIII del Purgatorio, spiega con molta precisione la nuova teoria d'amore e, in particolare, nei versi 19 - 33 del XXVII dice che la donna ha la facoltà di portare in atto il sentimento amoroso, che, essendo innato in ogni uomo, rimane in potenza fino all'intervento della donna stessa.

19

21 

      L'animo, ch'è creato ad amar presto,
ad ogne cosa è mobile che piace,
tosto che dal piacere in atto è desto.

L'animo, che è creato con una disposizione naturale ad amare, è pronto a muoversi verso ogni cosa piacevole, non appena è messo in attività da questo piacere.

Il concetto viene ribadito anche da Guido Guinizzelli, nella seconda stanza della canzone Al cor gentile rempaira sempre amore, e da Guido Cavalcanti nel sonetto che comincia in questo modo:

Voi che per li occhi mi passaste 'l core

e destaste la mente che dormia.

Collegato a tale funzione attualizzante, individuano un'altra caratteristica fondamentale: l'amore è 'signore', cioè è invincibile, quindi è vano resitergli. Come dice Guido Cavalcanti in Fresca rosa novella

40       E se vi pare oltraggio

 ch' ad amarvi sia dato,

 non sia da voi blasmato:

43       ché solo Amor mi sforza,

 contra cui non val forza - né misura.

L’idea che sembra essere al centro dello Stil Novo è che la donna ingenera sempre nell’uomo un sentimento di elevazione, di perfezione; l’amare stimola una ferma volontà di annobilimento che si tramuta in ansia metafisica e brama d’assoluto. Tale nobilitazione dell’animo è chiamata ‘gentilezza’, che sarebbe la perfezione dell’essere, contraria alla nobiltà di stirpe di sangue che invece era esaltata dalla letteratura cortese e cavalleresca. Va ricordato infatti come alla corte reale, che era lo sfondo immaginario della poesia provenzale e siciliana, si sostituisce qui una corte ideale di spiriti eletti, orgogliosamente uniti intorno a un mito rinnovato dell'aristocrazia intellettuale: con l'evoluzione sociale del Comune infatti, il concetto stesso di gentilezza ha perduto quel significato di “nobiltà di stirpe” che ebbe nella società feudale e mantenne alla Curia federiciana ed ha assunto un significato nuovo di “perfezione morale e spirituale”, fondata sull'”altezza d’ingegno”. Diversi testi parlano di questo tema:

Guido Guinizzelli

Al cor gentil rempaira sempre amore

come l'ausello in selva a la verdura

L’amore torna regolarmente (quindi ha la sua vera dimora - Contini) nel cuore gentile | come l’uccello nel bosco ritorna in mezzo al verde

                

e poco dopo, ai vv. 51-60

 

Donna, Deo mi dirà: "Che presomisti?",

52      siando l'alma mia a Lui davanti.

"Lo ciel passasti e 'nfin a Me venisti

e desti in vano amor Me per semblanti:

55      ch'a Me conven le laude

e a la reina del regname degno,

per cui cessa onne fraude".

Dir Li porò: "Tenne d'angel sembianza

         che fosse del Tuo regno;

60      non me fu fallo, s'eo li posi amanza".

Dante Alighieri, Vita Nova, XX

1       Amore e 'l cor gentil sono una cosa,

        sì come il saggio in suo dittare pone,

3       e così esser l'un sanza l'altro osa

        com'alma razional sanza ragione.

È per tale motivo che la figura della donna-angelo, già riscontrata in altre scuole poetiche, acquista un’identità nuova: non è più una metafora o un ornamento retorico (come era nella poesia cortese), ma è realmente l’Intelligenza mediatrice tra il poeta e Dio. Sempre Cavalcanti  in Fresca rosa novella

19     Angelica sembranza

        in voi, donna, riposa

Guido Guinizelli

1        Gentil donzella, di pregio nomata,

         degna di laude e di tutto onore,

3        ché par de voi non fu ancora nata

         né sì compiuta de tutto valore,

5       pare che 'n voi dimori onne fiata

         la deità de l'alto deo d'amore.

Proprio per questo basilare ruolo di tramite, e nonostante tale elevazione sovrumana, la donna non perde i connotati fisici, umani, reali, che, anzi, sono ben messi in evidenza. Infatti la donna è sempre collegata con l’esperienza vissuta, storicamente avvenuta. Non a caso rimane indispensabile il dialogo con la donna, nel senso che il poeta aspetta e implora sempre segni e gesti di corresponsione.


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