Interpretazione dei dati

    
  I diffrattogrammi riportati nelle pagine successive ( 1A - 1B - 1C - 1D - 1E) mostrano i risultati ottenuti per i cinque campioni. Dal basso verso l’alto sono stati posti, rispettivamente, i diffrattogrammi del campione non trattato, dopo trattamento al glicole e dopo trattamento a 180°C; lo standard prescelto è rappresentato dal picco del Silicio a 3,136 Å. E’ possibile notare una uniformità di comportamento dei campioni studiati riassumibile nella presenza di una fase con un’ampia riflessione basale (001) a circa 15 Å espandibile a 17 Å dopo trattamento con il glicole. Tale fase corrisponde ad un minerale appartenente alla famiglia delle Smectiti e riferibile alla Montmorillonite. Oltre al picco principale della Smectite sono presenti anche picchi di minore intensità, corrispondenti a feldspati anortitici. La presenza di un picco a 3,03 Å nel campione 1E dimostra l’esistenza, confermata dalla diretta osservazione in affioramento, di  calcite secondaria depositatasi, per precipitazione chimica da soluzioni ricche in CaCO3, all’interno di fratture preesistenti. Negli altri campioni, invece, questo minerale non è stato riscontrato. L’analisi del diffrattogramma ha evidenziato, fra i minerali secondari, l’assenza delle zeoliti e la presenza, in alcuni campioni, di una Dolomite ferrifera  di formula chimica Ca(Mg,Fe)(CO3)2 corrispondente al picco di 2,88 Å. Nei diffrattogrammi eseguiti sui campioni dopo trattamento a 180°C si nota la scomparsa del picco della Smectite; ciò farebbe presupporre che la disidratazione abbia interessato inspiegabilmente non soltanto le molecole d’acqua interstrato ma anche gli OH di costituzione del reticolo cristallino determinandone il collassamento evidenziato dall’appiattimento della prima parte del diffrattogramma. I picchi dei feldspati, essendo minerali a reticolo non espandibile, permangono identici anche dopo disidratazione. I diffrattogrammi eseguiti sui vetrini non orientati hanno permesso di ricavare il valore b0  della Smectite, corrispondente alla diffrazione (060); il valore ottenuto, oscillante fra 1,52 e 1,53, permette di considerare il minerale argilloso come Triottaedrico, di formula chimica generale (½Ca,Na)0,7 (Mg,Fe,Al)6[(Si,Al)8O20](OH)4· nH2O.
I risultati dell’osservazione delle sezioni sottili confermano le caratteristiche petrografiche del corpo magmatico individuate macroscopicamente: i campioni prelevati dal centro verso la periferia del pillow mostrano una graduale diminuzione della cristallinità fino ad una totale assenza di essa (campione più esterno 1-E). Le sezioni sottili dei campioni appartenenti alla porzione più interna del pillow mostrano plagioclasi, con tipico abito allungato, che si intrecciano con microliti femici (foto 2). In altre sezioni gli stessi minerali danno luogo a strutture raggiate (foto 3) caratteristiche dei pillows. E’ possibile notare che fra queste strutture sono interposte bolle, riempite a volte parzialmente da vetro e/o calcite. La foto 4 è relativa al campione 1-E, prelevato nella fascia più esterna del pillow, interamente costituito da vetro vulcanico: è evidente, in questo caso, la presenza di  due plaghe a tonalità differenti. La zona più chiara è costituita da vetro limpido, completamente estinto a nicols incrociati; la zona più scura, invece,  è dovuta  alla presenza di vetro alterato che  a  nicols  incrociati  appare leggermente birifrangente per la presenza di minerali d’alterazione.

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