piegamento delle strutture preesistenti determinando la creazione del sinclinorio Leonforte-Centuripe, con al nucleo i termini medio-pliocenici. L’orientazione del campo di stress e le caratteristiche fisico-meccaniche dei terreni hanno condizionato  la  geometria e il tipo di strutture presenti. Per le strutture plicative, il meccanismo di tipo Buckling (con forze agenti parallelamente o a basso angolo rispetto alla superfice di strato) interessando litologie a diversa competenza, ha determinato  un piegamento disarmonico. Il regime compressivo che ha interessato la  successione stratigrafica, costituita in basso da materiale incompetente (argille e sabbie Tortoniane) e nella parte superiore da materiale più competente (Serie Evaporitica fino ai Trubi),  porta ogni singolo strato, a litologia differente, a reagire in maniera diversa. Le argille Tortoniane, più duttili, si deformano plasticamente con pieghe strizzate (foto 16); Serie Evaporitica e Trubi, porzioni più rigide, si raccorciano con pieghe a maggiore raggio di curvatura  e mostrano la presenza di strutture fragili quali le faglie inverse. Per tale motivo, quindi, è ipotizzabile un livello di scollamento fra l’orizzonte duttile e quello a comportamento fragile-duttile (Tortoniano-Messiniano)  a  causa  del  quale, in  affioramento, si osserva un’apparente discordanza angolare. Ad esempio il thrust affiorante a Nord di Salina Petrosa suggerisce la presenza di uno scollamento alla base delle A.B.II.  Nell’ambito  della  stessa Serie Solfifera potrebbero comunque  esistere ulteriori orizzonti di scollamento. L’analisi delle strutture permette anche di risalire alle condizioni ambientali in cui la deformazione si è verificata. Il diagramma allegato mostra la relazione fra temperatura e deformazione nel gesso; si può notare che quest’ultimo, seppur sottoposto ad elevata pressione, a bassa temperatura si comporta in maniera  fragile; invece, a temperature superiori a 150°, si deforma in maniera plastica. Le evidenze di campagna suggeriscono un’ambiente deformativo poco profondo poiché il gesso si

presenta estremamente fratturato (foto 17). Per i Trubi, invece, che formano blande pieghe (foto 18), si può invocare un meccanismo di piegamento per scivolamento flessurale dovuto al contrasto di competenza fra i livelli  marnosi e calcarei. Le principali zone di taglio presenti appartengono a due differenti generazioni: la prima costituita dagli antichi  ricoprimenti tettonici e la seconda da sovrascorrimenti  tardivi, ad orientazione circa E-W cui sono associate faglie trascorrenti destre a direzione NW-SE e faglie normali ad orientazione NE-SW. La prima categoria di strutture tettoniche è localizzata nel settore meridionale dell’area e pone in contatto le falde numidiche  sugli orizzonti apicali dell’unità di M. Judica; tale contatto è suturato in località Cugno d’Oro dai livelli basali della Formazione Terravecchia. I thrust, al contrario, sono stati riscontrati nel settore centro-settentrionale e, in accordo alla direzione di migrazione del fronte di compressione, divengono via via più recenti verso SE. Ciò viene confermato dal progressivo coinvolgimento di orizzonti più recenti verso la direzione di propagazione dei thrust: il sovrascorrimento più antico,  predatato  da  orizzonti del Tortoniano sup.,  coincide con quello più arretrato ed è  localizzato nel settore settentrionale; quello più recente, predatato da terreni del Pliocene inf., coincide con il thrust più avanzato ed è localizzato nel settore meridionale; quest’ultimo viene suturato dai livelli sommitali del ciclo pliocenico. Queste strutture tettoniche sono disposte secondo sistemi di rampe frontali parallele risultanti dalla ripetizione dei thrust-sheet traslanti verso l’avampaese ibleo. Le maggiori strutture con componente distensiva riscontrate hanno direttrice NW-SE e NE-SW. In molti casi le faglie ad orientazione NW-SE assumono il significato di rampe laterali collegate con le rampe frontali E-W e oblique destre NW-SE; bisogna sottolineare che l’effetto più evidente prodotto dal

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