Studi Precedenti

Le differenti formazioni affioranti nell’area sono state oggetto di studio in numerosi lavori. Brevemente verranno esposti i dati più significativi sui diversi termini della successione affiorante nell’area di studio. BALDACCI (1886) e BEHRMANN (1938) in monografie a carattere regionale descrivono le coperture mioceniche e plio-pleistoceniche    della   Sicilia    Centro-Meridionale.  OGNIBEN (1960) raggruppa i termini della copertura pliocenica insieme a quelli della copertura alto miocenica in un “Complesso Neoautoctono” trasgressivo sopra unità stratigrafico-strutturali costituenti l’edificio a falde della catena Nebrodi-Madonie. Successivamente WEZEL (1966) e RODA (1968, 1971) forniscono ulteriori notizie sulle successioni plio-pleistoceniche in monografie a carattere locale. Delle unità litostratigrafiche presenti nel bacino di Caltanissetta si sono occupati, nel corso degli anni, vari autori. BIANCHI et al., 1987 definiscono il substrato su cui poggia questo complesso neoautoctono, a Nord del fiume Dittaìno, costituito da una serie di thrust-sheet formati dal Flysch Numidico  spesso scollato dal suo originario substrato e dalle falde Sicilidi. Queste aree già deformate, nel Tortoniano sup. vengono interessate da grossi volumi di sedimenti silico-clastici che si depositano nelle aree più depresse della catena e al fronte   delle   falde,   definiti   da  SCHMIDT e DI FRIEDBERG (1962) “Formazione Terravecchia”. Secondo studi più recenti di GRASSO & PEDLEY (1988, 1989) questi depositi, che presentano notevoli variazioni di facies e di spessore, sono dovuti alla progradazione di un sistema deltaico su un fondale a morfologia complessa. GRASSO & BUTLER (1991) analizzano gli effetti della tettonica sinsedimentaria sulla deposizione dei sedimenti silicoclastici della formazione Terravecchia suggerendo che l’incompleto riempimento dei bacini satelliti, nel Tortoniano sup., possa
aver influenzato lo stile dei successivi depositi evaporitici messiniani. DECIMA E WEZEL  (1973) riconoscono l’esistenza di una superfice di discontinuità interregionale che ha diviso in due cicli le evaporiti del bacino di Caltanissetta. BUTLER et al. 1995, spiegano le architetture deposizionali delle evaporiti tramite una scalinata paleobatimetrica di bacini satelliti; essi ipotizzano che la natura e la distribuzione  delle  facies  evaporitiche  sia  la  risultante della combinazione dei movimenti tettonici verticali con le variazioni del livello di base. Tali autori inoltre considerano la serie evaporitica come un’importante ciclo regressivo-trasgressivo confinato fra due “maximum flooding surface” (date dalle argille della formazione Terravecchia e dai chalks dei Trubi); suppongono altresì che la trasgressione, relazionata al cambio dell’umidità relativa dei climi circum-mediterranei, inizi a partire dal secondo ciclo evaporitico raggiungendo l’acme nel Pliocene inf. con la deposizione dei Trubi. OGNIBEN (1954) considera le varie masse  di Argille Brecciate, costituenti intercalazioni lentiformi nei sedimenti dal Tortoniano al Pliocene, come sedimenti a struttura detritica, denominandole “franiti”; infatti, la loro velocità di deposizione, che avvenne a più riprese, doveva essere di notevole entità. Distinse inoltre le Argille Brecciate, presenti nel bacino di Caltanissetta, in cinque gruppi, in base alla posizione strutturale occupata:
1) A. B. I sottoposte a sedimenti Tortoniani. 
2) A. B. II sottoposte alla serie Solfifera  3) A. B. III intercalate fra i gessi. 
4) A. B. IV associate ai Trubi.
 5) A. B. V intercalate ai sedimenti del sistema pliocenico.
 DI GRANDE et al., 1976 analizzando facies e stratigrafia dei depositi Pliocenici fra Leonforte e Centuripe mettono in evidenza che il ciclo sedimentario Pliocenico mostra un particolare sviluppo dell’emiciclo regressivo con i caratteri litologici e sedimentologici presenti alla

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