Capitolo secondo

Nel Circolo dei "čajkovcy": l'attività rivoluzionaria di propaganda (1871-1877)

Il fallimento della guerra di Crimea aveva turbato profondamente la nazione e Alessandro II fu costretto dalla situazione a rendere meno severa la stretta della censura propria del regno di Nicola I, messa in atto dalla Terza Sezione. Il risultato fu che nuove idee provenienti dall'Occidente cominciarono a diffondersi più liberamente di quanto non facessero in passato.

L'idealismo estetico di Shelling e l'asserzione di Hegel per cui "tutto ciò che è reale è razionale e tutto ciò che è razionale è reale", vennero superati dalla corrente della sinistra hegeliana con altri pensatori come Strauss, Vogt e Feuerbach, che, con le sue tendenze radicali nelle dottrine religiose, capovolse il rapporto posto da Hegel tra spirito e natura preludendo al marxismo. Le ideologie conservatrici della destra hegeliana vennero respinte e un atteggiamento di ribellione nei confronti della realtà russa prese piede in tutto il paese. Disordini contadini ebbero luogo su vasta scala e con molta frequenza, scioperi fermarono il lavoro nelle fabbriche di diverse città, agitazioni studentesche sconvolsero le università russe.

Inoltre nel 1861 e nel 1862 cominciarono a circolare volantini1 che incitavano alla rivoluzione e la diffusione di simili idee coincise con una serie di violenti incendi che scoppiarono a Pietroburgo e in alcuni centri urbani lungo il Volga2.

La riforma riguardante l'emancipazione dei servi, poi, risultò una delusione perché, invece di portare libertà e indipendenza, causò tumulti e agitazioni nelle campagne: tra il 1861 e il 1863 vennero segnalati ufficialmente 1100 casi di disordini di diverse proporzioni. Inoltre la maggior parte dei contadini precipitò nella miseria e nella disperazione più di quanto lo fosse stata in precedenza.

Le concessioni degli ex servi risultarono insufficienti soprattutto nelle province del Sud dove le proprietà si rivelarono più fertili; come se non bastasse furono negati larghi spazi ricoperti da foreste o con accessi ai fiumi. Oltre al 42% degli ex servi vennero assegnati terreni inadeguati sia come quantità, sia come qualità per poter mantenere se stessi e le loro famiglie. Anche i contributi per riscattare le proprietà furono così gravosi che, nonostante i contadini "emancipati" facessero il possibile per pagarli, gli arretrati inevitabilmente si accumularono. Nel 1905, quando i risarcimenti furono annullati, i servi liberati avevano pagato un miliardo e mezzo di rubli per terre che erano state stimate meno di un miliardo. Inoltre gli ex servi della gleba non risarcirono i proprietari solamente per la terra come era stabilito, ma gli indennizzi includevano anche una remunerazione non ufficiale per la privazione della manodopera servile.

Prima pagina dell'Editto di emancipazione dei servi della gleba, 19 febbraio 1861.

Il 1861 fu un periodo di transizione sia per quanto riguardava i nobili che avevano perso parte dei loro poteri, sia per i servi liberati, sia per la burocrazia locale che non era ancora riuscita a organizzare il potere amministrativo sulle comunità contadine. A parte l'Ucraina e poche altre regioni, la terra non venne concessa ai singoli contadini bensì a una comune: l' obščina.

I disordini e le sommosse che vennero a crearsi manifestavano francamente l'esigenza di essere liberi da ogni vincolo dai propri padroni e dall'amministrazione locale. Le rivolte, infatti, erano sempre contro le autorità e la polizia e i contadini erano disposti a farsi sparare addosso per avere la loro terra senza dover pagare l'obrok3 ai signori dichiarando "...d'esser pronti a morire per Dio e per lo Zar"4. Il contadino dunque considerava libertà il fatto di non dover lavorare più per il benessere del padrone ma per se stesso nella propria obščina.

Nel 1863 la ribellione scoppiò in Polonia. In questo clima denso di tensioni si affermò l'intelligencija5 radicale che controllò il campo intellettuale sullo sfondo degli anni Sessanta e, più moderatamente, anche gli anni Settanta.

Dopo le prime riforme attuate da Alessandro II, la classe colta non fu più composta come in passato solo da nobili ma anche da raznočincy, cioè da borghesi appartenenti a diverse classi sociali; l'accesso alle scuole superiori ai figli di medici, sacerdoti o mercanti fece sì che i membri di classi inferiori si inserissero nell'élite culturale fino ad allora riservata ai pochi. Queste riforme aprirono le porte ai giovani che non appartenevano alla nobiltà e offrirono loro possibilità di carriera nei servizi pubblici, fino ad allora ritenute impensabili; la diffusione della cultura in tutti gli strati sociali apparve come una nuova età dell'Illuminismo e benché la morsa della censura continuasse a cercare di bloccare ogni scintilla di rivoluzione proveniente dall'Occidente, chiunque poteva recarsi all'estero con maggiore facilità, semplificando in questo modo la possibilità di far entrare nel Paese qualsiasi ideale più o meno pericoloso.

Le riforme degli anni Sessanta cambiarono anche l'ordine sociale della Russia. Dopo la liberazione di venti milioni di servi della gleba il numero degli operai nei centri urbani aumentò notevolmente, anche perché quei contadini che non avevano potuto riscattare le loro terre non potevano far altro che irrobustire il numero dei lavoratori di città. Non solo si ebbero cambiamenti nelle classi sociali, ma anche i piccoli villaggi si trasformarono in nuclei urbani più grandi con una borghesia in grado di comprendere idee nuove senza escludere quelle più radicali.

Ivan Sergeevič Turgenev descrisse le conseguenze che queste riforme ebbero sul modo di pensare e di vivere nel romanzo Padri e figli in cui colse con particolare sensibilità psicologica la rottura irrimediabile tra le generazioni dei padri ben pensanti e conservatori e quelle dinamiche dei figli rivoluzionari. Infatti mentre le generazioni precedenti credevano nel romanticismo e nel pensiero idealistico hegeliano, prestavano fede a ideali spirituali, estetici e metafisici, i figli agivano in base al modello dell'utilitarismo, del positivismo, del materialismo e soprattutto del realismo. La parola nichilista, che Turgenev non inventò, ma alla quale diede con il suo romanzo grande popolarità, rappresentava colui che si ribellava ai valori e ai metri di misura conosciuti, colui che era contro il pensiero astratto e che andava in fondo alle cose provando ciò che era reale e valido con la scienza. Il nichilista era contro la religione e la retorica, contro gli idoli e i pregiudizi e quindi contro l'ignoranza.

Bazarov, il protagonista di Padri e figli, credeva solo nella scienza sperimentale, negava i valori del passato, il controllo familiare ma mostrava anche contraddizioni e incoerenza. Turgenev descrisse perfettamente il contrasto tra le diverse generazioni degli anni Sessanta in questo passaggio:

"... Ebbene, il signor Bazarov stesso che cosa sarebbe? chiese poi [Pavel Petrovič] con lentezza.... E' nichilista, ripeté Arkadij. Nichilista! - esclamò ancora Nikolaj Petrovič. - La parola viene dal latino nihil, "nulla", che sappia io; questa parola dunque definisce un uomo che... che non crede a niente? Dì piuttosto che non rispetta niente, disse Pavel Petrovič... Che considera ogni cosa dal punto di vista critico, - osservò Arkadij -...Un nichilista è un uomo che non si piega davanti a nessuna autorità, che non accetta nessun principio alla cieca, qualunque sia il rispetto che lo circonda. ... Ho già visto, non è per noi. Noi siamo uomini del secolo scorso e crediamo che senza principi, - Pavel Petrovič pronunciava questa parola dolcemente alla francese, Arkadij la pronunciava con durezza accentando fortemente la prima sillaba, - senza principi accettati alla cieca, come dici tu, non si può muovere un passo e nemmeno respirare.... Prima c'erano gli Hegeliani, ora ci sono i nichilisti. Staremo a vedere come vi reggerete sul nulla, nel vuoto..."6 .

Collaboratori del <<Sovremennik>>. Seduti (da sinistra): I. A. Goncarov, I. S. Turgenev, A.V. Družinin, A.N. Ostrovskij; in piedi: L. N. Tolstoj, D.V. Grigorovic.

I nichilisti7 per un decennio furono i protagonisti dell'opposizione russa fino al 1868 per poi dare spazio a quel movimento culturale e sociale che fu il populismo. Tichomirov stesso era cresciuto con le idee di Pisarev, di Dobroljubov, di Černyševskij, di Vogt e di tutti coloro che facevano del nichilismo e del materialismo una dottrina. Černyševskij diventò presto la guida dell'intelligencija radicale degli anni Sessanta e partecipò attivamente all'organizzazione dei primi gruppi clandestini del movimento populista Zemlja i volja. Il suo romanzo Che fare? rappresenta gli ideali morali e filosofici degli anni Sessanta, le aspirazioni del socialismo rivoluzionario presovietico, l'esaltazione delle nuove generazioni pronte a cambiare la loro vita; Rachmetov, l'eroe del romanzo, diventò per molti l'incarnazione del rivoluzionario ideale8 .

Il radicalismo, il materialismo sociale, il populismo legale o rivoluzionario avevano comunque un punto in comune: la condizione del popolo e la difesa dell'obščina, la forma peculiare di comunità rurale che avrebbe permesso alla Russia di eliminare la fase capitalistica e di creare una comunità comunista. I radicali stessi si interessavano della nazionalizzazione della terra sostenendo i diritti dell'obščina che, esistendo già dal XV secolo, avrebbe dovuto incarnare la base per il futuro della società russa. Il manifesto del 1861, scritto da Šelgunov e da Michajlov, intitolato Alla giovane generazione, terminava in questo modo:

" Questa [la terra] non deve appartenere al singolo, ma al paese. Ogni obščina deve avere il suo appezzamento, l'agricoltura privata non deve esistere, la terra non si deve poter vendere come si vendono le patate o i cavoli. Ogni cittadino, chiunque esso sia, deve farsi membro di un'obščina, cioè o inserirsi in una già esistente o formarne una nuova con altri cittadini. Vogliamo il mantenimento del possesso collettivo della terra con ridistribuzione a lunghe scadenze. Questa questione non riguarda lo stato. Se l'idea del possesso collettivo è un errore, ch'esso muoia per propria incapacità a sopravvivere e non per influenza della dottrina economica dell'Occidente".

La competenza economica di Černyševskij gli diede la possibilità di scrivere un'appassionata difesa dell'obščina che, sostenendo il concetto di proprietà indivisa della terra, ebbe un'importanza fondamentale nelle teorie economico-sociali dei maggiori gruppi rivoluzionari a partire dai decabristi al populismo, di cui, insieme a Herzen, fu considerato uno dei fondatori.

Herzen, Černyševskij, Bakunin e gli slavofili avevano già annunciato un socialismo agrario che dagli anni Settanta in poi trovò in Pëtr L. Lavrov e in N. S. Michajlovskij i suoi esponenti principali. Le Lettere storiche di Lavrov divennero per molti una specie di Vangelo e diedero l'ispirazione al movimento "Andare nel popolo" che prese piede soprattutto nei primi anni Settanta e che cambiò la vita a tanti giovani10. Lavrov non condivise mai le idee terroristiche, ma negli anni Ottanta si accostò al gruppo populista Narodnaja volja come condirettore del loro organo "Vestnik Narodnoj Voli" che si pubblicava a Londra.

Dopo l'attentato di Karakozov, nell'aprile del 1866, ad Alessandro II, la polizia di stato diventò onnipotente. Ogni persona sospetta di "radicalismo" doveva vivere con il terrore di essere arrestata in qualsiasi momento per la simpatia che poteva nutrire per questo o quello dei coinvolti in un qualche affare politico, o semplicemente per le sue opinioni o per un'innocua lettera intercettata. Arresto per sospetti politici poteva significare qualunque cosa: anni di reclusione nella prigione dei Santi Pietro e Paolo, deportazione in Siberia o anche la tortura nelle casematte della fortezza. Anche diffondere libri poteva essere pericoloso poiché, nonostante avessero passato l'attento vaglio della censura, potevano portare all'arresto chiunque li facesse circolare.

In ogni città russa, in ogni quartiere di Mosca e di Pietroburgo si costituivano piccoli gruppi per l'auto-miglioramento e l'auto-educazione. In questi circoli venivano letti con attenzione opere di filosofi, trattati di economia, ricerche della giovane scuola storica russa e le letture davano sfogo a discussioni e scambi di idee. Il conoscere questi scritti aveva un fine, la soluzione al problema "Come essere utile alle masse popolari?". Poco a poco i giovani si persuasero che l'unico modo era stabilirsi in mezzo al popolo e viverne la vita.

L'espressione più completa di questi gruppi fu il circolo dei čajkovcy. Il nucleo iniziale fu creato da Mark Natanson, il quale aveva radunato intorno a sé alcuni giovani, ma nel momento in cui fu arrestato, nel novembre 1871, lasciò l'eredità intellettuale e morale a N.V. Čajkovskij, S. M. Kravčinskij, Sofja L. Perovskaja e ad altri che diedero vita a una nuova organizzazione fino ad allora mai esistita. Questo circolo fu quindi iniziato da un piccolissimo gruppo di giovani che si riunivano per istruirsi e perfezionarsi11. Nel 1869 Nečaev cercò di istituire tra la gioventù che era desiderosa di lavorare in mezzo al popolo, una segreta organizzazione rivoluzionaria e per raggiungere questo scopo si servì di vecchi sistemi cospiratori senza nemmeno esitare persino davanti all'inganno quando desiderava costringere i suoi associati a seguire le sue idee. Questi sistemi non potevano portare al successo della causa e presto la sua società si sciolse e i soci furono arrestati o mandati in Siberia prima che avessero partecipato a una qualsiasi azione illegale. Il circolo educativo dei čajkovcy fu istituito in opposizione ai sistemi di Nečaev. Il motto "mai più come Nečaev" indicava che i rapporti tra i membri del circolo dovevano essere improntati alla trasparenza e alla massima sincerità e che qualunque fosse stata la politica o il programma, la base della loro organizzazione doveva essere costruita su di una individualità moralmente sviluppata, quindi non il ricatto o la paura doveva tenere unito il gruppo bensì la franchezza, non le finalità segrete ma conosciute da tutti e l'uguaglianza tra tutti i compagni del circolo. La descrizione di alcuni membri appartenenti al circolo sono la migliore testimonianza. Molti anni dopo Kropotkin scriverà:

"Il circolo accettava per soci soltanto persone ben note e provate in varie circostanze e delle quali si sentiva di potersi fidare assolutamente. Prima di accettare un nuovo socio il suo carattere era discusso con quella franchezza e quella serietà che distinguevano il nichilista. Il minimo segno di poca sincerità o di vanità avrebbe impedito la sua ammissione. Il circolo non si curava di aumentare il numero dei soci e non cercava di concentrare nel suo seno tutta l'attività che si spiegava in mezzo alla gioventù, o di abbracciare in una unica organizzazione tutti i molti circoli che esistevano nella capitale o nelle province. Con la maggioranza di questi si mantenevano dei rapporti amichevoli, furono aiutati e ci aiutarono a vicenda, ma non si attentava alla loro autonomia.

Il circolo preferiva rimanere un gruppo di amici strettamente legati; e mai ho incontrato un gruppo di uomini e donne tanto moralmente elevati come la ventina di persone delle quali feci la conoscenza alla prima riunione del circolo Čajkovcy. Vado ancora superbo di essere stato ammesso in quella famiglia"12.

 

Anche Kravčinskij descrive il circolo dei čajkovcy come l'ideale del rapporto tra gli uomini:

"I rapporti tra i membri del Circolo erano ciò che si può immaginare di più fraterno. La sincerità e la franchezza assoluta erano la regola generale. Tutti si conoscevano come e forse più che i membri d'una stessa famiglia e nessuno voleva nascondere agli altri il minimo atto della sua vita. Così ogni più lieve debolezza, ogni mancanza di devozione alla causa, ogni traccia di egoismo furono indicati, sottolineati, qualche volta rimproverati vicendevolmente, non come lo farebbe un méntore pedante, ma da fratello a fratello con amore e rammarico"13.

 

Molti anni dopo Tichomirov scriverà nelle sue memorie alcuni episodi che misero in evidenza le caratteristiche morali del circolo, eccone uno in particolare:

"Non sceglievano solo i più intelligenti ma anche i più convinti nelle idee di avanguardia e i più corretti dal punto di vista etico. L'etica era molto importante per questo circolo...

Lermontov era considerato uno dei pilastri del circolo. Era forse il più intelligente fra tutti loro. Una volta il circolo aveva pubblicato un libro sovversivo che fu proibito. Per non bloccare la pubblicazione, il circolo aveva deciso di sacrificare un membro il quale avrebbe dovuto dichiararsi editore col rischio di essere mandato al confino.

Scelsero Lermontov, ma lui non voleva finire al confino, così rifiutò. Si fece avanti Natanson, che ovviamente venne mandato al confino. Lermontov fu espulso, non per insubordinazione, infatti il circolo non costringeva a seguire nessuna disciplina, ma per aver pensato a salvare la pelle, cioè per un atto immorale"14.

 

Nella primavera del 1871 entrarono a far parte del circolo un gruppo di donne che presero parte attivamente allo sviluppo del movimento rivoluzionario e in seguito all'attività terroristica. Si trattava di Ol'ga A. Slejsner, futura moglie di Natanson, E. N. Koval'skaja, S. A. Lesner, le sorelle Kornilov e Sof'ja Perovskaja, l'anima del gruppo dei čajkovcy15 .

I čajkovcy erano nel complesso tutti giovanissimi, l'età media superava di poco i vent'anni. Quasi nessuno di loro poteva ostentare un'esperienza rivoluzionaria, erano tutti alle prime armi tranne German A. Lopatin e Feliks V. Volchovskij, fondatori della società del rublo16 . Nel circolo "le attività previste erano: 1) diffusione dei testi e propaganda tra i giovani. 2) Propaganda tra i lavoratori. 3) Fusione con il movimento rivoluzionario generale qualora il circolo si fosse sciolto o si fosse trasformato in "partito""17 .

Nel 1872 Tichomirov proseguiva il suo lavoro nella "Società per la diffusione dei libri utili", aveva già scritto il romanzo "America" e si stava occupando delle "Storie di Pugačëv"18, conosceva tutti i giovani moscoviti amici del circolo dei čajkovcy di Pietroburgo, ma personalmente non apparteneva a nessun circolo. Improvvisamente Kljačko e Čakni, gli esponenti principali dell'avanguardia studentesca moscovita vennero arrestati e coloro che ruotavano attorno ad essi rimasero disorientati. Tichomirov, Natalja Armfeld, Varvara Batijuškova, Knjazev e pochi altri non erano un gruppo organizzato e le loro iniziative prese dipendevano dai suggerimenti di Čakni. Rimasti senza ispiratori si sentivano persi.

Poco tempo dopo si presentò da Tichomirov un certo Čarušin e, dato che dopo l'arresto di Čakni e Kljačko i contatti tra il gruppo di Mosca e quello di Pietroburgo si erano interrotti, era venuto a Mosca per ristabilirli. Čakni e Kljačko avevano già parlato ai membri di Pietroburgo di Tichomirov, quindi era stato mandato da lui per spiegargli tutto sul movimento, per introdurlo nel mondo dei radicali e per esortarlo ad agire a Mosca.

In quel periodo Tichomirov viveva nel vicolo Dolgorukovskij, in un appartamento ammobiliato vicino alla Tverskaja, ma quella casa divenne troppo piccola, infatti, in poco tempo, l'abitazione si trasformò in un punto di riferimento per tutti i giovani radicali. Si trasferì così in una grande stanza a casa di Olenina, nel vicolo Brjusov. Iniziò in questo modo a conoscere l'ambiente rivoluzionario, conobbe i laboratori, gli arteli; ormai trascurava gli studi, smise di frequentare le lezioni, doveva occuparsi soprattutto di diffondere i libri. Prima che Kljačko fosse arrestato, suggerì ai suoi compagni di fondare una biblioteca studentesca:

"Mi pare che avessimo liquidato la trattoria [dove si riunivano i primi tempi]. Con i trecento rubli avanzati decidemmo di acquistare dei libri. Scegliemmo i libri più radicali di tutti. Fu deciso di non segnare sul catalogo i libri proibiti. Io, Gol'cev e Morozov fummo incaricati di istituire la biblioteca. Molti libri erano stati donati, soprattutto da Kljačko, i rimanenti furono acquistati alle svendite e nei mercatini a prezzi molto vantaggiosi ma con gran dispendio di tempo e fatica. All'inizio la sede della biblioteca era a casa mia, poi non ricordo a chi passò l'incarico, comunque alla fine la biblioteca fu scoperta e i responsabili arrestati"19.

 

L'educazione politica e la cultura erano considerate dai componenti del circolo dei čajkovcy un mezzo indispensabile per trasformare le loro idee in qualcosa di più tangibile. Già nel 1871 erano riusciti ad organizzare la diffusione su vasta scala di libri, legalmente stampati, che potessero servire come istruzione di base per una cultura sociale e politica. Una grande iniziativa di successo fu il Knižnoe delo [La causa del libro]20 . Trovare il denaro necessario non era impresa facile; le sorelle Kornilov donarono tutto il loro patrimonio, comprese le doti, alcuni editori pubblicarono a credito le opere scelte, si comperavano a basso prezzo libri già stampati e li si distribuiva a rate o sotto costo. Le opere di maggior pregio erano un volume delle opere di Lassalle, il Capitale di Marx,21 le Lettere storiche di Lavrov, una seconda edizione della Situazione della classe operaia in Russia e L'alfabeto delle scienze sociali di Flerovskij, Il proletariato in Francia e Delle associazioni di A. K. Seller e la Storia del 1848 Louis Blanc.

All'inizio i testi furono scelti con cura in modo che la censura non desse loro più di tanta importanza e furono pubblicati legalmente. I libri basilari della cultura socialista in Russia degli anni Settanta erano stati messi in circolazione ma le autorità censorie cominciarono ad insospettirsi ed i controlli da parte della polizia divennero sempre più frequenti. Natanson fu mandato in esilio nel nord della Russia, Čajkovskij fu perquisito ripetutamente e arrestato due volte, Čakni fu trattenuto perché aveva in tasca il manoscritto America di Tichomirov. Si decise così di stampare libri e opuscoli all'estero e di organizzare un trasporto clandestino. Kropotkin racconta:

"La letteratura che si poteva stampare in Russia data la censura severa - il più lontano accenno al socialismo era proibito - non tardò ad essere insufficiente e fondammo una stamperia nostra all'estero... I libri e gli opuscoli stampati all'estero entrarono di contrabbando a migliaia nella Russia, furono immagazzinati in date località, poi spediti ai circoli locali, che li distribuivano agli operai e ai contadini. Tutto questo richiedeva una vasta organizzazione oltreché molti viaggi ed una colossale corrispondenza, soprattutto allo scopo di proteggere i nostri soci e le librerie dalla polizia"22.

 

I libri e gli opuscoli venivano stampati in una piccola tipografia a Ginevra, creata da L. B. Gol'demberg, V.M. Aleksandrov e da Katerina I. Grebničkaja (la sorella di Pisarev). Il comitato fece ristampare alcune opere di Marx e di Černyševskij ma, più che queste opere di valore, servivano brochures di poche pagine e di facile comprensione adatte per la propaganda tra il popolo. Tichomirov compose la Favola dei quattro fratelli23 , Klemenc, partendo da un rifacimento di Chatrian, scrisse la Storia di un contadino francese. Kravčinskij scrisse Racconto su una copeca e tradusse dal francese Le parole di un credente di Lamennais, in cui l'autore poneva le basi di un socialismo cristiano. Il testo, stampato a Pietroburgo, conteneva anche un appello rivoluzionario all'esercito, cosa che introdusse una novità nella letteratura di propaganda. Bloccato dall'autorità censoria, l'opuscolo fu distribuito direttamente da Kravčinskij che sfidò il divieto24.

Seguirono altre brochures, un Canzoniere di una quindicina di poesie proibite che offendevano lo zar, la religione, le autorità, un opuscolo su Sten'ka Razin, forse di S. A. Zemanov ed un altro su Pugačëv, scritto da Tichomirov.

La "causa del libro" fu coronata da grande successo. Aristocratici e borghesi di idee liberali, oltre ad essere lettori abituali, aiutarono i čajkovcy economicamente; studenti e operai si passavano di mano in mano le copie stampate che erano sempre insufficienti. Ognuno leggeva velocemente e trascriveva le parti che riteneva più interessanti e le passava ad un altro lettore che, come il precedente, si curava di non sciupare le pagine per permettere che anche gli altri potessero leggerle25.

Nel 1872 tra i giovani rivoluzionari di Pietroburgo si discuteva soprattutto sui metodi di azione; esistevano gruppi diversi con medesime caratteristiche, alcuni, detti obrazonniki cioè favorevoli all'istruzione, ritenevano che fosse necessaria l'acculturazione delle classi subordinate; i populisti invece affermavano che bisognava fare propaganda tra il popolo e i lavoratori, i seguaci di Dolgušin credevano nella necessità di preparare una sollevazione contadina a breve scadenza e non alla metodica preparazione delle masse. I dolgušincy sognavano la rivolta del popolo e avevano conservato dalla loro partecipazione all'attività cospiratoria di Nečaev un certo disdegno per coloro che si interessavano soprattutto di divulgare la cultura e di pubblicare libri. Infatti chiamavano con disprezzo i membri del circolo dei čajkovcy con il termine knišniki, cioè bibliofili o "libreschi".

Tutto questo nella capitale. A Mosca invece, ogni cosa ruotava intorno all'attività dei čajkovcy. Čarušin continuava a educare Tichomirov al movimento propagandistico, gli fece conoscere Knjasev e il suo gruppo e lo portò all'Accademia Petrovskaja dove incontrò A. N. Anosov, appena tornato dal confino. Diventarono subito buoni amici e Anosov gli insegnò come individuare gli operai già contattati a suo tempo da Nečaev. Tichomirov era molto coinvolto dalla questione dei lavoratori poiché era d'accordo sul fatto di fare propaganda tra il popolo e gli operai. Oltre a occuparsi della distribuzione dei libri, Tichomirov e i suoi compagni cercavano qualsiasi mezzo per raccogliere del denaro per la causa.

"Facevamo finta di dare soldi a studenti bisognosi. C'erano decine di studenti che firmavano ricevute da dieci - venti rubli ma poi i soldi venivano consegnati a Pietroburgo alle casse del Circolo dei čajkovcy. Non ci vergognavamo di fare questi imbrogli. I soldi servivano alla causa"26.

 

Čarušin spronava continuamente Tichomirov a contattare i lavoratori. Anosov aveva rapporti con gli operai ma essendo appena tornato dal confino non poteva farsi vedere con loro cosicché si mise in contatto con un certo Semën, uno di quelli già al corrente del movimento, che si occupò di portare Tichomirov e Arkadaksi all'artel' dove si trovavano i suoi compagni. Semën presentò Tichomirov dicendo che era disposto ad insegnare a scrivere e leggere a chi lo desiderava.

Questo è ciò che in analogia alla "causa del libro" fu chiamata la "causa operaia". I čajkovcy furono i primi ad istituire nelle fabbriche di Pietroburgo programmi di una certa importanza. I primi interventi del circolo tra i lavoratori vennero fatti nel quartiere proletario di Vyborg, quello da cui nascerà la rivoluzione del febbraio 1917. Si formò proprio in quel quartiere un centro direttivo di operai stessi. Si presentò così la necessità di creare un gruppo che si sarebbe occupato della propaganda in questo ambiente. Il circolo nominò un "comitato operaio" di cui facevano parte Klemenc, Kropotkin, Aleksandra Kornilova, Sinegub e Čarušin. Il comitato organizzò conferenze, insegnò a leggere e a scrivere e tenne lezioni di storia e cultura generale. All'inizio i risultati non furono soddisfacenti poiché gli operai non si fidavano di partecipare alle riunioni. Kravčinskij in principio attribuì questo comportamento alla paura per la polizia ma il motivo principale era l'arretratezza dello stato culturale nell'ambiente operaio:

"Giacché alcuni propagandisti erano studenti in medicina e gli operai avevano appreso vagamente con un timore superstizioso che all'Anfiteatro Anatomico si sezionavano i cadaveri, si era diffusa la voce che gli studenti invitavano gli operai a riunioni misteriose col solo fine di ucciderli e portare segretamente i corpi alla sala anatomica. I più timorosi ebbero paura e non vennero. Quando tuttavia videro che i loro timori erano infondati... si decisero anch'essi a venire. Per diverso tempo furono incapaci di comprendere cosa significarono questi incontri. Erano così ignoranti della politica che non potevano concepire come semplici conversazioni sulla miseria dei contadini, sull'ingiusta ripartizione delle imposte o altre questioni simili potessero avere una qualche importanza. I propagandisti, per facilitare ai loro discepoli la conoscenza della scienza sociale, gli insegnavano a leggere. Gli operai pensarono allora che noi eravamo maestri di scuola disoccupati, spinti da buoni sentimenti. Molti di loro si spinsero sino al punto di offrirci spontaneamente del denaro per ripagarci della nostra fatica. Quando videro il nostro rifiuto categorico, non capirono più nulla e decisero che era stato lo Zar a dare a questa brava gente, uomini e donne, l'ordine di istruire gli operai e di insegnare loro la verità su tutto ..."27 .

 

Serdjukov, un giovane molto istruito, si era fatto molti amici tra i meccanici e aveva organizzato fra di loro un circolo che contava una trentina di soci che si riunivano per la lettura e le discussioni. I meccanici non tardarono a familiarizzare con la letteratura socialista e radicale, i nomi di Buckle, di Lassalle, di Mill, di Spielhagen erano ormai noti a tutti. Fu creata anche una cassa di mutuo soccorso che assicurava i livelli minimi di sopravvivenza a chi aveva più bisogno durante gli scioperi. Oltre ad avere un interesse di carattere immediato per la creazione di una "massa urbana" favorevole alla lotta per una società socialista, il rapporto con i lavoratori doveva fare da trait d'union con le popolazioni delle campagne. I tessitori e gli operai che durante l'inverno lavoravano a Pietroburgo, ritornavano per i tre mesi estivi ai loro villaggi natii per coltivare la terra: "Mezzo contadini, mezzo operai"28. Kravčinskij passava le nottate a parlare di socialismo negli arteli. Inoltre i čajkovcy avevano in diverse zone di Pietroburgo appartamenti affittati dove alla sera una decina di operai si radunava per imparare e per discutere.

Il giovane Lev Tichomirov.

 

Intanto a Mosca Tichomirov aveva preso a cuore la causa operaia, si occupava dei libri, scriveva opuscoli e dava lezioni private per potersi mantenere. Fece conoscenza con alcuni del gruppo di Pietroburgo che ospitava ogni volta a casa sua: Šiško, Gamov, Dolgušin, Panin, Lermontov, Frolenko e molti altri. Continuavano ad arrivare da Pietroburgo nuovi incarichi: prendere visione di tutto, mantenere i rapporti con i prigionieri, organizzare biblioteche studentesche. "Il tempo passava impercettibilmente, tutto fremeva"29 . Nell'estate del 1873 Tichomirov decise che era necessario partire per Pietroburgo per imparare a fare propaganda.

"Dovevamo apprendere subito la tattica del gruppo di Pietroburgo; fare le cose non solo con la forza dei membri del circolo ma anche con la forza di chi voleva collaborare e non nascondersi"30.

 

Tichomirov arrivò a Pietroburgo nell'estate del 1873 e inizialmente si fermò a casa di Kropotkin, in Via Bolšaja Morskaja. Fu orgoglioso di conoscerlo e diventarono buoni amici. Kropotkin lo informò che il "quartiere generale" era stato cambiato. Il ritrovo dei čajkovcy era una piccola casa di legno nella prospettiva Nevskij, i "padroni di casa" erano Kuprijanov e V. N. Batjuškova. Lì si tenevano le riunioni del circolo in cui Tichomirov conobbe i soci e gli fu proposto di lasciare il quartiere Nevskij per recarsi da Sinegub e aiutarlo a fare propaganda. Tichomirov fece conoscenza con Orlov e insieme partirono per compiere il loro incarico nello stabilimento di Semianikov, dall'altra parte della città.

Furono proprio i contatti con gli operai a dare il via a una serie di arresti che portarono alla fine il circolo. Proprio nel quartiere di Vyborg la loro opera fu annullata quando una denuncia portò all'arresto e alla condanna ai lavori forzati Šiško, Čarušin e molti altri. Kropotkin ricorderà:

"Sulla fine del 1873 gli arresti si fecero più frequenti. A novembre uno dei principali gruppi in un sobborgo di Pietroburgo fu scoperto dalla polizia. Perdemmo Perovskaja e altri tre amici e tutti i rapporti con gli operai di quel sobborgo vennero interrotti. Fondammo un nuovo gruppo più lontano dalla città ma bisognò scioglierlo presto. La polizia si fece molto vigile e l'avvento di uno studente nei quartieri operai era subito notato; delle spie si aggiravano in mezzo agli operai. Non passava mese senza che facessimo qualche perdita o venissimo a sapere che i soci di questo o di quell'altro gruppo provinciale erano scomparsi.

Al principio di gennaio 1874 perdemmo un altro nostro gruppo, il focolare della nostra propaganda fra gli operai tessitori. Alcuni dei migliori propagandisti sparirono dietro il cancello della Terza Sezione. Il circolo si restringeva, le riunioni generali erano sempre più difficili e ogni nostro sforzo era diretto a creare nuovi circoli di giovani che potessero proseguire il nostro lavoro nel caso fossimo stati arrestati. Dmitri e Serghej furono obbligati a lasciare Pietroburgo, Čajkovskij era nel mezzogiorno. Non rimasero che cinque o sei per sbrigare tutto il lavoro del circolo. A marzo quasi tutti del circolo dei meccanici erano stati arrestati. Sicuramente qualcuno avrebbe fatto i nomi. Non ci rimaneva altro che scappare da Pietroburgo ma non si poteva abbandonare tutto prima di avere trovato gli uomini per mantenere i nostri rapporti e continuare la corrispondenza"31.

 

Nel frattempo un movimento diverso, impressionante, energico si stava sviluppando in mezzo alla gioventù istruita della Russia. La loro parola d'ordine era V narod [Nel popolo]. L'"andata nel popolo" fu la risposta della gioventù universitaria all'appello dei populisti rivoluzionari32. I giovani andavano nei villaggi in qualità di maestri, di medici e persino come ciabattini, fabbri e falegnami. Le ragazze si trasformavano in levatrici e infermiere dedicandosi quasi esclusivamente alla parte più povera della popolazione. Migliaia di persone partirono per le campagne, non a caso l'estate del 1874 venne chiamata "l'estate folle". Il movimento aveva assunto delle proporzioni preoccupanti per il governo e cominciarono gli arresti; dalle due alle tremila persone furono imprigionate o fermate dalla polizia. Anche alcuni dei membri del Circolo approfittarono dell'"estate folle" per inserirsi tra i contadini e fare propaganda, un nome per tutti Kravčinskij33. I giovani andavano nelle campagne senza avere idee di ricostruzione sociale o pensiero di rivoluzione, l'importante era essere di sostegno al popolo, aiutarlo ad uscire dalla sua miseria e dall'ignoranza e al tempo stesso volevano rinnovarsi imparando proprio dalla gente più umile gli ideali per una migliore vita sociale.

"...la gioventù russa, ognuno per conto suo, rifiutò di prevalersi per sé delle ricchezze dei suoi padri. Una tale gioventù doveva andare nel popolo e ci andò... Non fu questo un movimento organizzato: fu uno di quei movimenti popolari che succedono a certi dati momenti d'improvviso risveglio della coscienza umana"34 .

 

Note:

1 Nell'estate del 1862, un giovane diciannovenne, P. G. Zaičnevskij e un piccolo gruppo di studenti, misero in circolazione un volantino clandestino che portava la firma "La giovane Russia" che spiccava per la diversa forza con cui esprimeva la volontà di ribaltare la situazione politica e sociale. In questo foglio si ribadiva con vigore la necessità di un contatto vivo con il popolo più di quanto non fosse mai stato fatto in precedenza. Sulla Giovane Russia e sull'attività di P. G. Zaičnevskij cfr., FRANCO VENTURI, Il populismo russo, vol. III., Einaudi, Torino, 1972, pp. 149 e sgg.

2 Gli incendi si ripeterono con maggior frequenza durante tutto il mese di maggio 1862. La stampa ufficiosa non fece altro che imputarli ai nichilisti e ai rivoluzionari. Per prima la "St. Peterburger Zeitung" cominciò ad accusare i sovversivi. All'inizio ventidue persone, poi altre quindici vennero rinchiuse in carcere. Si trattava generalmente di stranieri, contadini e soldati. Dato che dagli annali risultano spesso incidenti del genere a causa delle città costruite in gran parte con case di legno, è più probabile che gli incidenti fossero del tutto casuali.

3 Alcune delle sofferenze dei contadini derivavano dal sistema chiamato della barščina in base al quale al padrone andavano tre giornate lavorative non pagate alla settimana. I proprietari terrieri potevano fare quello che volevano dei loro servi: ipotecarli, separarli dalle loro famiglie, perderli al gioco. Un proprietario che fosse meno duro, poteva offrire ai suoi contadini qualche sollievo cambiando il regime della barščina con quello dell'obrok, quota annuale in denaro. Con questo sistema i contadini non erano legati al suolo. Avendo pagato la quota richiesta, potevano assumere un impiego. R. HINGLEY, op. cit., p. 113.

4 F. VENTURI, op. cit., vol. III, p. 17.

5 Il termine intelligencija, a significare tutto l'insieme dei liberi pensatori, fu introdotto, a detta di Ivanov Razumnik, dallo scrittore Boborykin e si diffuse sul finire degli anni Sessanta del secolo scorso. Dello stesso parere Pëtr Amelin (Intelligencija i socialism, Leningrado, 1970) per il quale "il termine risuonò per la prima volta in Russia", e il poeta Kornej J. Èukovskij (Živoj kak žizn'. Razgovor o russkom jazyke, Mosca, 1962) che afferma che esso fu "inventato" dai russi negli anni Settanta. Anche Martin Malia (What is the Intelligentsia, in "Dedalus", Summer 1960) suppone che il termine fosse stato introdotto nello stesso periodo dai raznočincy come derivato dal latino. Di diverso parere lo studioso tedesco Otto W. Müller (Intelligencija. Untersuchungen zur Geschichte eines politischen Schlagwortes, Frankfurt, Athenaeum Verlag, 1971) che liquida come falsa la "leggenda Boborykin", accredita testimonianze che indicherebbero un prestito da altre lingue moderne e sostiene che il termine, per l'uso indiscriminato che se ne fa, appartiene a quei concetti politici che la moderna teoria della informazione designa come leere Formeln [formule vuote], ove non li concretizzino norme giuridiche o sociali precise. Secondo Richard Pipes (Intelligentsia from the German "Intelligenz", in "Slavic Review", XXX, 1971, n. 3) la parola intelligencija potrebbe essere ispirata a quella tedesca usata già nel 1849 nelle discussioni del parlamento rivoluzionario austriaco per descrivere "a group distinguished from the rest of society by education and "progressive" attitude". Neanche influenze polacche o ceche sarebbero tuttavia da escludere, data l'esistenza di un concetto sociologico analogo nei circoli delle rispettive opposizioni politiche. Sara Sacco (F. E. Dzieržynskij: un protagonista del movimento polacco e russo, tesi di laurea, Genova, 1997) sostiene che il termine entrò nel vocabolario russo dal francese e dal tedesco, dove, tra il 1830 e il 1850, le parole intelligence e intelligenz erano usate per indicare i cittadini istruiti o "progressisti". In Francia la parola intelligent era usata nell'accezione di "esperto" fin dal XV secolo. Per questa tematica cfr. ROBERTO SINIGAGLIA, L'intelligencija russa nel secolo XIX tra ribellismo ed emigrazione, in " Clio ", 1998, fasc. I.

6 IVAN S. TURGENEV, Padri e figli, Garzanti, Milano, 1976, pp. 21-22.

7 Per quanto riguarda i nichilisti vedi MICHAEL CONFINO, Gli intellettuali e le tradizioni intellettuali nella Russia dei secoli XVIII e XIX, in "Comunità", anno XXVII, n. 170, ottobre 1973, pp. 128-165.

8 N. M. ČERNYŠEVSKIJ, Che fare?, a cura di I. Ambrogio, Roma, 1997. Attraverso questo romanzo, definito "la quintessenza di tutti gli ideali degli anni Sessanta", i giovani studenti e rivoluzionari entrarono in confidenza con i nomi di Louis Blanc, di Fourier e altri esponenti del socialismo europeo. Che fare? fu il primo e il più influente di una lunga serie di romanzi radicali d'agitazione.

9 Manifesto La Giovane generazione, in F. VENTURI, op. cit., vol. II, p.79.

10 Le Lettere storiche fu l'opera più importante di Lavrov; egli vi spiegò come ogni progresso fosse il risultato dell'azione di "individualità criticamente pensanti". Il libro sosteneva l'affermazione del ruolo dell'individuo nella storia e diventò il vangelo dell'azione rivoluzionaria. Lavrov intitolò la sua ottava " Lettera " La crescente forza sociale. A partire da questa fino alla quindicesima Lavrov incita tutte le "menti critiche" a riunirsi in partito e critica tutte le istituzioni esistenti in Russia. La censura non diede importanza alle idee di Lavrov forse pensando che fossero incomprensibili.

11 Nel 1870 a San Pietroburgo c'erano quattro persone: Natanson, Serdjukov, Lermontov e Čajkovskji. Si erano conosciuti all'Accademia medico-chirurgica ed erano giunti alla conclusione che la situazione del momento richiedeva un atto rivoluzionario. Ai loro occhi la città si presentava così: "I giovani sono del tutto apatici, si sono spaventati per la repressione dei seguaci di Nečaev. Sono sfiduciati, bisogna rincuorarli, prepararli". L. TICHOMIROV, op. cit., p. 52. Si formò quindi un piccolo gruppo di raznočincy.

12 PËTR A. KROPOTKIN, Memorie di un rivoluzionario, Universale Economica, Milano, 1952, vol. II , pp. 122-123.

13 S. M. STEPNJAK , La Russia sotterranea, cit. in R. SINIGAGLIA, S. M. Stepnjak Kravčinskij nella Russia prerivoluzionaria, Nuova Italia, Firenze, 1980, pp. 193- 194.

14 L. TICHOMIROV, op. cit., p. 54.

15 "Nel 1871 facevano parte del circolo dei čajkovcy: Čajkovskij, Serdjukov, Lermontov, le sorelle Kornilov, Kuprijanov, Kuprijanova, Sof'ja Perovskaja, Sinegub, L'vov, Isaak Konstantin, Klemenc, Čarušin, Kuvsinskaja, Obodovskij, Leonid Popov, Kravčinskij. Più avanti entrarono, prima del 1873, Leonid Šiško, Lev Tichomirov, Batijuškova, Natalja Armfel'd, Kropotkin. Ancora prima Kljačko, Čakni, V. Volchovskij ". L. TICHOMIROV, op. cit., p. 55.

16 La Società del rublo era nata per diffondere la cultura e le idee populiste nelle classi popolari.

17 L. TICHOMIROV, op. cit., p. 70.

18 Le Storie di Pugačëv furono scritte per la maggior parte da Tichomirov ma furono concluse da Kropotkin. Il titolo preciso era "Emel'ka Pugačëv", con il sottotitolo "Emeljan Ivanovič Pugačëv, o la rivolta del 1773". Fu stampato all'estero.

19 L. TICHOMIROV, op. cit., p.72.

20 Per la causa del libro cfr. F. VENTURI, op. cit., vol. III, p. 23; R. SINIGAGLIA, op. cit., pp. 196-200, CATHY PORTER, Donne in rivolta nella Russia zarista, Milano, Feltrinelli, 1977, p. 143.

21 La prima edizione russa del Capitale è del 1872, i russi furono i primi a tradurlo dal tedesco.

22 P. A. KROPOTKIN, op. cit., vol. II, pp. 136-137.

23 La Favola dei quattro fratelli, con sottotitolo "Giustizia e Ingiustizia", fu scritta a Pietroburgo nel 1873. Sotto l'apparenza di un semplice racconto di viaggio di quattro fratelli verso i quattro punti cardinali del paese in cerca della giustizia, Tichomirov racconta una serie di tristi episodi e penosi incontri nella disperata situazione del popolo. Pubblicata dai čaikovcy all'estero, fu in seguito ristampata più volte.

24 R. SINIGAGLIA, op. cit., pp.199-200

25 Ibid.

26 L. TICHOMIROV, op. cit., p. 63.

27 S. M. STEPNJAK, op. cit., p. 85, in R. SINIGAGLIA, op. cit., pp. 202-203.

28 P. A. KROPOTKIN, op. cit., vol. II, p. 138.

29 L. TICHOMIROV, op. cit., p. 69.

30 Ibid.

31 P. A. KROPOTKIN, op. cit., vol. II, p. 141.

32 F. VENTURI, op. cit., vol. III, p. 51.

33 Per l'andata nel popolo cfr. F. VENTURI, op. cit., vol. III. Per Kravčinskij e la propaganda nelle campagne, cfr. R. SINIGAGLIA, op. cit., pp. 209 e sgg.

34 P. A. KROPOTKIN, op. cit., vol. II, p. 124.

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