LA CULTURA.
Certamente
la cultura, nell'ambito della S.A.T., non fu mai trascurata.
Come
cresceva la curiosità di visitare montagne lontane e sconosciute, così
i soci avvertirono l'esigenza di vedere spiegati in maniera approfondita
i fenomeni e i problemi dell'ambiente alpino e alpinistico.
Si
provvide allora ad organizzare una serie di conferenze " istruttive
".
Alle
" Due spade " parlò già nel 1952 il dottor Rizzi.
All'"
Aquila d'oro " si proiettarono documentari sull'alpinismo e sulle
tecniche di soccorso in montagna, già nel 1953.
Si
raccolsero inoltre libri, guide, cartine, in modo da allestire una
biblioteca piccola ma specializzata.
Il
coro " La tor " ebbe, per un periodo di tempo, il sostegno
della S.A.T., preoccupata di tenere in vita la tradizione canora di
Caldonazzo.
In
massa Satini si recavano alla " Rassegna della cinematografia
alpina" che si teneva a Trento.
Per
tutti gli anni Cinquanta ci si preoccupò più di colmare le lacune, di
assumere informazioni; si fu più consumatori di cultura che produttori.
Fu
con l'inizio degli anni sessanta che la S.A.T. divenne protagonista
attiva della scena culturale locale e provinciale.
Ma
lasciamo alla penna di Luciano Brida la descrizione di quel periodo
d'oro.
*
"
La sezione della SAT di Caldonazzo non aveva raggiunto i dieci anni di
attività, che in seno ad essa - per l'impulso di pochi soci - nasceva e
si sviluppava un settore d'attività culturale, legato pur sempre
all'alpinismo, alla natura, al paesaggio alpino.
Scopo
basilare di tale proposta, era quello di far conoscere all'opinione
pubblica degli anni Sessanta, i motivi e le ragioni, i sentimenti e gli
stati d'animo di chi - al pari di un satino - trovava nell'ascensione
alpinistica o nella semplice escursione domenicale quegli appagamenti
spirituali, fisici e di socialità che tali programmi potevano largire.
L'opinione
pubblica - alquanto disinformata - riguardava la nuova sezione senza
infamia e senza lode: i satini, insomma, erano il gruppo di coloro che
per andare in montagna o per ritrovarsi, avevano bisogno della tessera;
ed i commenti in tal senso si sprecavano.
Occorreva,
quindi, reagire rintuzzando il troppo facile sarcasmo con prove
concrete; fornire alla gente una testimonianza documentata attra verso
l'immediatezza fotografica, avvalendosi soprattutto del le diapositive a
colori, connesse in veri e propri documentari a soggetto, accompagnati
da una colonna sonora, da un commento adeguato: una "provocazione"
visiva che - scuotendo un certo torpore paesano - ribaltasse in positivo
i preconcetti diffusi e le errate opinioni nei confronti della SAT
locale. L'idea d'immettere un'attività documentaristica in seno alla
sezione era stata di Luciano Brida: egli aveva avuto modo di assistere
alla proiezione di talune diapositive su Trento, scattata da Livio
Agostini e da questi illustrate con commento " a braccio ".
L'" innovazione " apportata dal Brida all'" invenzione
" dell'Agostini, consisteva nel fatto che - da quel momento -
interpretazione e musica dovevano essere preregistrati su nastro
magnetico e la proiezione della diapositiva - il più possibile aderente
al testo - trovare precisa collocazione e scadenza: ne sarebbe risultato
un filmato gradevole, tolti gli inevitabili attimi d'intervallo tra
l'una e l'altra diapositiva in fase di proiezione.
Con
tale metodo e con la foga dei primi impegni, nacquero ben presto diversi
documentari: " Caldonazzo nella storia ", in tre tempi,
commentato da Luciano Brida su diapositive di Livio Agostini e Nazareno
Volpato; registrazione in casa Coretti, dove Fulvio " prestava
" la voce e un disco di musica classica, strategicamente dislocato,
ne accompagnava via via i vari momenti. Era stato il primo documentario
realizzato dal settore culturale, ricco di buona volontà e di emozioni,
abbondante di " Ferrania " d'un colore verde - bluastro,
proiettato nella sala del cinema di Caldonazzo gremita d'una folla non
avara d'applausi, anzi stupita, incoraggiante, favorevolmente
impressionata.
li
ghiaccio era rotto: sulla strada documentaristica - utile non solo per
avere Sotto mano una sicura fonte d'attività già svolta, ma altresì
per poter disporre di un patrimonio propagandistico di ottimo livello -
s'indirizzò un gruppo di soci: i già ricordati Luciano Brida, Fulvio
Coretti e Nazareno Volpato, ai quali si unirono l'allora presidente Nino
Giacomelli (fotografia), Bepi Toller (commento) e - qualche tempo dopo -
Severino Marchesoni.
In
questo fervore trainante che coinvolgeva - dobbiamo rimarcarlo - non
solo il settore culturale, ma l'intera sezione, il ricordo corre ad
altra persona, sempre vicina alla SAI: don Ettore Viola, parroco di
Caldonazzo. pronto a mettere a disposizione dei satini il teatro,
rinunciando ad ogni compenso, anzi arrotondando di tasca sua gli incassi
" a offerta ", di non poche serate.
Sotto
la guida di Nazareno Volpato - divenuto nel frattempo coordinatore del
settore - l'attività culturale della SAI aveva modo di esprimersi al
meglio: la " novità " della documentaristica attecchiva anche
altrove, sull'esempio di quanto avveniva a Caldonazzo: il settore
culturale doveva annotare con compiacimento, ma senza trionfalismi, i
più lusinghieri apprezzamenti da parte dei dirigenti centrali della
SAI.
L'attività
continuava: accanto ad un accurato documentario sulla VaI oScura, era
dei primi anni del Sessanta la.realizzazione del grande plastico della
valle - tratto da una gigantografia di Rensi - e ammirato a Trento in
occasione del 50.mo di fondazione di quella sezione satina: opera dei
soci Germano Curzel, Franco Daltrozzo e Amedeo Soldo.
Impossibile
stendere un elenco completo dei documentari realizzati:
15'
a quelli di carattere strettamente locale - " Caldonazzo nella
storia ", " Caldonazzo nella prima guerra mondiale - facevano
riscontro altri d'impronta alpinistica: " Verso i 4000 ",
commentato da Nazareno Volpato; - Colpi d'obiettivo ", diapositive
di Nazareno Volpato e Nino Giacomelli e commento di Luciano Brida;
" Gran Zebrù ", diapositive e commento di Nazareno Volpato;
"Cervino ", diapositive e commento di Nino Giacomelli e Murara;
" Forme, orgasmi e realtà ", diapositive di Nino Giacomelli e
commento di Bepi Toller ...
Anche
la stampa provinciale s'interessava a fondo di quanto succedeva nella
sezione di Caldonazzo; era una forma di " propaganda "
analizzata e raccolta soprattutto all'esterno, che doveva produrre ben
presto i suoi frutti.
Essi
si concretizzavano - principalmente - nell'interesse che altre sezioni -
ma anche singoli soci -~- rivolgevano ai satini di Caldonazzo, chiedendo
possibilità di utili confronti tra le rispettive produzioni
documentaristiche; auspicando contatti, scambi di idee; proponendo
visite reciproche: Trento, Ponte Arche, Pieve Tesino .. . Si sviluppava,
così ineluttabilmente, non la relazione occasionale, di poco momento,
ma quel che si dice il vincolo di solidarietà alpina tra le sezioni.
A
fronte delle richieste esterne, la direzione decideva di riservare al
settore culturale un giorno infrasettimanale: nacquero così i "
giovedì " culturali della SAI ", una lunga serie di serate
fruttuose e vivacissime, apprezzate per la totale assenza di paraventi
di rivalità e gelosie, ma cordialmente aperte alle reciproche
esperienze. Ricordiamo - per tutte - la serata documentaristica a cura
di Silvano Floriani (9 aprile 1966) e quella a cura di Elio Alberini (20
maggio 1967).
Il
settore culturale - al quale la direzione aveva concesso con stima e
fiducia " carta bianca " per l'attività di competenza - aveva
l'ossatura sufficientemente robusta (siamo nel 1967) per affrontare una
iniziativa di tutto impegno: la pubblicazione di una " Storia di
Caldonazzo " che colmasse una lacuna particolarmente avvertita.
La
gestazione era stata oggetto di lunghi ripensamenti: nella fase
preparatoria si erano discussi i metodi d'impostazione e il taglio
scientifico da conferire al testo, la cui stesura era stata affidata a
Luciano Brida, studioso di storia locale, autore di varie monografie su
Caldonazzo.
Da
un primo progetto di una pubblicazione di contenuto storico - turistico
- " Passeggiate caldonazzesi " - nella quale l'illustrazione
fosse prevalente rispetto al testo, si passava ad uno scritto
maggiormente ricco di notizie, circoscritto nel tempo, e a carattere
popolare - divulgativo.
Nella
primavera del 1970, usciva, con i tipi della Triveneta, il "
Panorama storico di Caldonazzo ", su ricerche e testi di Luciano
Brida, fotografie di Nino Giacomelli e " premessa " affettuosa
di Bepi Toller: un'opera " maturata evidentemente dall'attaccamento
che la sezione della SAI ha per il suo paese " - come scriveva
Nazareno Volpato nella presentazione.
La
critica era concorde nell'ammettere la validità della realizzazione
satina: in tale senso si esprimeva l'accademico Ouirino Bezzi sul
Bollettino della SAI. Non dispiace - a distanza di anni e nella presente
ricorrenza - avere rinverdita l'intima essenza del settore culturale: in
ultima analisi, v'è anche la rievocazione sincera e sobriamente
contenuta d'uno scorcio di vita giovanile dei suoi componenti, trascorso
in quel decennio felice e scanzonato ". I rivoli del "
decennio " di cui ha parlato il Brida continuano a scorrere anche
ai nostri giorni.
Le
serate al teatro " Parrochiale " costituiscono ormai un
classico appuntamento annuale per la popolazione di Caldonazzo:
diapositive e coro " Valsella " richiamano sempre una folla
numerosa.
Ed
un pubblico d'appassionati viene anche richiamato dalle serate
d'argomento alpinistico organizzate in collaborazione con la biblioteca.
Ulteriori riprove, se ce ne fosse ancora bisogno, della felicità
intuitiva dei pionieri. |