UN EROICO PRELUDIO:
LA SALITA IN MARMOLADA NEL FERRAGOSTO DEL 1948
Ghio-gheo-clic.
Questa sequenza ritmica e logorante prodotta dalla catena della bici
dell'Angelo accompagnò i tre ciclisti fino a Tesero. In più occasioni
Nino, non sopportando più il rumore, si volse e gridò all'Angelo: -
Onzela' Nino era di solito in testa perchè la sua bicicletta, pur
avendo i cerchioni di legno, era tuttavia dotata di cambio. A Tesero si
fermarono a riposare e a scuotere gli indumenti dalla polvere che s'era
accumulata in tutti quei chilometri; tra il resto avevano scelto di
percorrere la Valfloriana e avevano trovato non una strada, ma una
mulattiera. Il caldo di quel ferragosto del 1948 aveva completato
l'opera. Della pausa approfittò Angelo che si fece ungere la catena da
un bambino: bastò un pò d'olio distribuito con una penna di gallina e
la bici ridiventò silenziosa. Con somma soddisfazione del Nino che era
riuscito a ritagliarsi un pò di tempo per farsi radere la barba. Dopo
circa tre quarti d'ora si riprese il cammino perchè la Marmolada era
ancora lontana. Aldo aveva assunto la guida del terzetto. Dopo un'altra
sgroppata, furono a Canazei verso la metà del pomeriggio. La vista
delle splendide Dolomiti di Fassa li rese euforici. Si fecero prestare
una corda da un conoscente, ex sfollato a Caldonazzo durante la guerra,
e s'incamminarono verso il rifugio Fedaia. Prima di coricarsi trovarono
il tempo di raccogliere stelle alpine, sfruttando le ultime luci del
tramonto. Nella notte dormirono poco: un pò per il vento, un pò per
l'agitazione, un pò perchè si alzarono presto. La salita alla cima
della Marmolada non presentò difficoltà e nemmeno la discesa verso il
Contrin, sulla ferrata rimasta inutilizzata per tutto il periodo della
guerra. Soddisfatti, i tre risalirono in sella e si lasciarono andare
sulle loro biciclette fino a Lavis. La stanchezza era ancora sotto
controllo. Fu sulla salita di Ponte Alto che i pedali si fecero
particolarmente resistenti ed i nostri eroi decisero, per risparmiare
energie, di tenere acceso a turno il fanale. Arrivarono a Caldonazzo a
notte inoltrata. La notte portò il meritato riposo. Non riuscì però a
cancellare l'indolenzimento delle ginocchia. Angelo, il mattino
successivo, dovette recarsi al lago a segare un prato d'erba medica: ad
ogni colpo di falce gli tornava in mente la cima della Marmolada. E la
S.A.T. non era ancora nata. |