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«Il primo obiettore di coscienza, 
fu un operaio della Riv, Testimone di Geova»
Da l'Eco del Chisone del 14 Settembre 2000
settimanale della Diocesi di Pinerolo (Torino)


Da L'Eco del Chisone dei 14 settembre 2000
settimanale della Diocesi di Pinerolo (Torino)
 
 IL PRIMO OBIETTORE DI COSCIENZA FU UN OPERAIO DELLA RIV, TESTIMONE DI GEOVA
 
     "Le testimoni di Geova, o 'studiose della Bibbia' come si autodefinivano, erano le uniche prigioniere di Ravensbruck a formare una comunità di fede compatta. La fede conferiva una forza inesauribile e negli anni della loro permanenza nel campo dimostrarono tutte di affrontare impavide la morte e di saper sopportare in nome di Geova prove inaudite senza dar segni di cedimento. Non  era stata la fede nella fine dal mondo a rendere i Testimoni di Geova invisi al Terzo Reich, bensì la convinzione che ogni organizzazione statale fosse opera del diavolo. Le mie compagne traevano dalla Bibbia la profezia che il regime nazista coronasse il regno demoniaco della fine dei tempi. Rifiutavano di eseguire qualunque attività a sostegno della guerra. Per essere immediatamente rilasciate sarebbe stato sufficiente presentare alla capo-sorvegliante e firmare una dichiarazione con la quale abiuravano la loro fede".

    Nessuna abiura avrebbe salvato gli ebrei o gli zingari che venivano eliminati "In quanto tali".
 
    A raccontare è Margarete Buber-Neumann comunista tedesca che nel Novecento ha avuto il doloroso privilegio di gustare il sapore amaro di questo secolo essendo prima rinchiusa in un gulag staliniano, in quanto sospetta di comunismo non ortodosso, e poi consegnata dal sovietici al nazisti, di finire nel lager di Ravensbruck in quanto comunista. Il libro si intitola non a caso "Prigioniera di Stalin e e di Hitler".
 
La sua è una delle poche testimonianze che consentano di aprite un varco nella spessa dimenticanza che si è costruita sulla persecuzione nazista degli  'studenti biblici' come si chiamavano o Testimoni di Geova.
 
    Come è noto il movimento è stato fondato nel 1872 in Pennsylvania,  negli Stati Uniti, dal predicatore Ch. T. Russell. In Italia il primo gruppo si costituisce a inizio secolo proprio a Pinerolo per opera di emigrati negli Stati Uniti che erano tornati. Nel 1910 si unisce al gruppo un operaio della RIV di Villar Perosa, Remigio Cuminetti che al momento della leva si rifiuta i svolgere il servizio militare e nel 1916 viene condannato dal tribunale militare di Alessandria a tre anni e due mesi di reclusione. La sentenza n.309 del 18 agosto, riporta i motivi di  coscienza adottati da Cuminetti: "Si rifiutò dicendo che la fede in Cristo ha per fondamento la pace fra gli uomini, la fratellanza universale, che egli quale convinto credente in quella fede non poteva ne voleva indossare una divisa che è simbolo della guerra, e cioè dell'uccisione dei fratelli (come egli chiamava i nemici della patria)".Il Tribunale supremo di guerra confermerà la condanna qualche mese dopo.
 
    Dopo il 1919 venne aperto a Pinerolo "un ufficio per estendere ed organizzare la predicazione del messaggio biblico. Era un modesto locale preso in affitto in via Silvio Pellico 11. Nel 1922 Cuminetti ne divenne il responsabile sotto la direttiva della sede svizzera", come spiega Paolo Piccioli che aI Testimoni di Geova in epoca fascista ha dedicato un interessante e pionieristico studio. Dopo il Concordato con la Chiesa cattolica la vita dei testimoni di Geova si fa durissima. In un editoriale della Civiltà Cattolica dei 19 novembre 1932, si chiede la messa al bando delle "sette". Ne patiranno anche i Testimoni pinerolesi, come Giosuè Paschetto contadino di S. Secondo, che dalla metà degli anni 20 traduceva dall'inglese le pubblicazioni della "Torre di Guardia". Nel 1940 viene condannato a undici anni di  reclusione. Aldo Fornerone, contadino, classe 1905, viene condannato nel 1940 a cinque anni di confino.
 
     Se di qualcosa deve per forza vantarsi Pinerolo, oltre la Maschera di ferro la Cavalleria, la prima Società operaia, può a ben diritto riconoscere di aver dato ai natali al primo obiettore di coscienza italiano, regolarmente condannato dal Tribunale militare.
 

Claudio Canal

 

Fedeltà 262, ottobre 2000

 

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