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Testimoni di Geova, martiri silenziosi 
Il Resto del Carlino 18 febbraio 2001

Fonte http://ilrestodelcarlino.monrif.net/chan/29/12:1841088:/2001/02/18

Testimoni di Geova, martiri silenziosi

SOLIERA - "Sono passati più di 50 anni dalla liberazione dei campi di concentramento nazisti. Non è mai troppo tardi per ricordare uomini e donne che, per ragioni religiose, erano entrati in quel mondo terrificante fin dal suo inizio. Molti di loro, come milioni di altri, persero averi, salute, ma soprattutto familiari, amici o la loro stessa vita. Come tanti altri, però, seppero conservare una propria dignità in mezzo a quegli orrori. E, soprattutto, non persero ciò a cui forse tenevano di più: la propria fede religiosa, per la quale erano disposti a soffrire fino alla morte." Ha presentato in questo modo Alfonso Orlando, ministro dei Testimoni di Geova di Soliera, l'interessante documento storico riguardante la persecuzione nazista verso questa fede religiosa, proiettato lo scorso venerdì sera al cinema Teatro Italia alla presenza di numerosi cittadini e del sindaco Davide Baruffi. 
Un'iniziativa per molti versi particolare perché ha portato alla conoscenza del grande pubblico un capitolo di storia ancora poco noto e perché segna un impegno nel sociale di questa Chiesa tradizionalmente chiusa e restia ad organizzare eventi di questo genere. I Testimoni di Geova sono stati duramente perseguitati dal regime nazista e rinchiusi nei campi di concentramento (nella foto, l'ingresso di Auschwitz) a motivo del loro pacifismo e del loro mancato sostegno a Hitler. Nella sola Germania circa 10.000 di loro soffrirono nelle prigioni e nei campi di sterminio e quasi 2000 persero la vita. Ma la storia dei Testimoni di Geova nella Germania nazista è singolare per varie ragioni. 
Nonostante potessero ottenere, diversamente da altri prigionieri , la libertà con un atto di abiura della propria fede religiosa, quasi nessuno di essi lo fece. I Testimoni furono poi l'unico gruppo religioso a prendere una posizione coerente contro il regime nazista. Per questo nei campi di concentramento erano l'unica confessione religiosa riconoscibile da uno specifico simbolo sull'uniforme: il triangolo viola. Essi poi, fin dal nascere del nazismo, denunciarono apertamente, a differenza di altre confessioni religiose, sugli stampati e sui libri che diffondevano le barbarie del regime e per questo la Gestapo e le SS profusero un impegno spropositato nel vano tentativo di annientare questo gruppo relativamente piccolo. Una grande lezione di eroismo, di martirio e di testimonianza religiosa, che meritava di essere raccontata e ricordata a pochi giorni dalla Giornata del ricordo dell'Olocausto che si è celebrata lo scorso 27 gennaio in tutto il mondo. 
Attilio Desiderio 

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