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Testimoni di Geova deportati perché rifiutarono l'abiura


fonte: Triangolo Rosso / Deportati.it  Dicembre 1994
http://www.deportati.it/trosso/TR94/TR494/testimon.htm

La vicenda dei "Triangoli viola" nei campi nazisti


Testimoni di Geova deportati
perché rifiutarono l'abiura


di Matteo Pierro


In Germania l'oppressione dei Bibelforscher (Studenti Biblici), oggi meglio conosciuti come Testimoni di Geova, iniziò lo stesso anno dell'ascesa al potere di Adolf Hitler. Furono emanate leggi regionali che prescrivevano l'attività dell'IBV (Internationale Bibelforscher Vereiningung, nome dell'associazione allora usato dai Testimoni di Geova per tutelare i loro interessi). Ad esse fece seguito la legge nazionale del 1° aprile 1935 che vietava ai Bibelforscher di pubblicare, tenere adunanze e predicare pubblicamente. Chi infrangeva tali leggi, era condannato alla "custodia protettiva" che nel gergo della Gestapo indicava la segregazione in lager. Nel maggio del 1937 la polizia segreta di Stato emanò un ordine che imponeva di arrestare ogni persona che avesse promosso, in qualsiasi modo, le attività dell'IBV. Tutto ciò scatenò una gigantesca caccia all'uomo e da allora disposizioni simili furono prese in tutte le nazioni che gradualmente vennero a trovarsi sotto l'egemonia tedesca.

I motivi che furono alla base di tale accesa ostilità verso i Testimoni di Geova erano, secondo quanto afferma Hans Marsalek nel suo libro Mauthausen, "il rifiuto di prestare giuramento di fedeltà a Hitler e il rifiuto di prestare qualsiasi servizio militare, conseguenza politica della loro fede". Una volta giunti nei campi di concentramento ai Bibelforscher veniva data, come a tutti gli altri detenuti, la tipica divisa a strisce con un numero di matricola e un triangolo in stoffa colorata per indicare la categoria a cui appartenevano. Gli ebrei portavano cucito sulla casacca un triangolo giallo, i detenuti politici rosso, gli omosessuali rosa, i criminali verde. I Bibelforscher erano contraddistinti da un triangolo viola.

Nei primi anni di detenzione il trattamento a cui furono sottoposti fu dei peggiori. Marsalek riporta:É "i Bibelforscher, facilmente riconoscibili dai loro triangoli viola, venivano regolarmente malmenati". Inoltre, ogni qualvolta la commissione di leva reputava un Bibelforscher idoneo per essere arruolato nell'esercito, il suo rifiuto segnava anche la condanna a morte. Condanna che per quanto riguarda i soli Testimoni di Geova tedeschi, fu eseguita 203 volte, mentre altri 432 morirono di fame, stenti e privazioni.

Ciò che rendeva particolare la loro prigionia era il fatto che essi erano gli unici a cui veniva offerta la possibilità di tornare liberi. Esisteva a tal proposito uno specifico modulo in cui il firmatario dichiarava di dissociarsi dall'IBV e di non partecipare più alle sue attività: bastava firmarlo per essere rilasciati. Al riguardo lo scrittore ed ex deportato Vincenzo Pappalettera dichiara: "erano veri eroi perché, a differenza di tutti gli altri deportati, potevano interrompere la loro prigionia purché sottoscrivessero il rinnegamento della loro fede, cosa che fecero solo pochi di loro". Di conseguenza essi possono essere considerati veri e propri martiri perché scelsero di soffrire per una nobile causa, non contravvenendo ai propri principi religiosi. Ancora Pappalettera afferma: "i BibelforscherÉ preferirono soffrire freddo, fame ed epidemie che li portarono alla morte. Sono perciò martiri da venerare".

Nei lager i Bibelforscher erano stimati e tenuti in alta considerazione dagli altri detenuti per il loro atteggiamento altruistico, pacifico e coerente con la propria fede. Di tale atteggiamento parlano molti ex deportati. Bruno Bellelheim, ad esempio: "Essi risentivano le conseguenze dell'internamento meno degli altri gruppi, e riuscirono a conservare la propria integritàÉ dimostrarono una non comune dignità umana e un elevatissimo comportamento moraleÉ (erano) compagni esemplari, servizievoli, corretti e fidatiÉ i soli prigionieri che non offendessero o maltrattassero i compagni, verso i quali, anzi erano di solito molto gentili".

Scrive Hans Marsalek: "É erano uomini tranquilli, modesti, disciplinati, pazienti, diligenti, devoti alla loro fede. Anche perciò nessuno di loro tentò mai di fuggire". Vincenzo Pappalettera afferma: "è noto a tutti i deportati che i Testimoni di Geova erano affabili, buoni, onesti e che nessuno di loro si trasformò in kapò per sopravvivere".

Anche i loro aguzzini, che seguendo una direttiva personale di Hitler erano decisi ad eliminare tutti Bibelforscher, provavano per loro un senso di ammirazione. Fra gli altri citiamo Rudolf Hoss, comandante del lager di Auschwitz, che ebbe modo di scrivere: "É erano individui tranquilli, diligenti e socievoli, sia gli uomini, sia le donne e sempre pronti ad aiutare il prossimo. Il loro fraterno amore reciproco era commovente: si preoccupavano l'uno dell'altro e si prestavano tutto l'aiuto possibile. Così immaginai dovessero essere i primi cristiani martiri, condotti nell'arena per essere dilaniati dalle belve".

I lager non riuscirono ad inghiottire le poche migliaia di Testimoni di Geova allora presenti in Europa: ma questo diabolico strumento di morte ha fatto sì che il nome di centinaia di martiri passasse alla storia.

 (Pubblicato sul n. 4/94 - Dicembre 1994)


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