LA CARICA DEI MILLE CROCEFISSI
Alcuni mesi fa a La Spezia un'insegnante aveva tolto un crocefisso dalla
parete dell'aula per rispetto nei confronti di un giovane studente musulmano.
In Italia è seguito un grande clamore. Anche a Verona intrepidi
amministratori, operatori ecclesiastici e genitori scandalizzati si sono
accodati alla campagna per il ripristino e la valorizzazione dei crocefissi.
Sono state dette falsità, talvolta amenità, ignorando sempre il principio
della laicità dello Stato. Ci limitiamo ad alcuni casi.
I FONDAMENTALISTI DI ZEVIO
A Zevio, durante i lavori di ristrutturazione della scuola elementare, erano
stati staccati dalle pareti i crocefissi. Poiché
ritardava il miracolo della
loro riapparizione, una genitrice, la signora Elisa Strapparava, tra l'altro
insegnante di catechismo nella frazione di Perzacco, ha vivacemente
protestato sia perché gli alunni in maggioranza sono cattolici (cioè
involontariamente battezzati poco dopo la nascita) sia perché la scuola è
intitolata a don Bosco. Secondo la catechista, anche se i non cattolici
fossero cinquanta sui duecento bambini frequentanti, "non dovremmo
vergognarci di vedere esporre il nostro simbolo di religiosità". Quindi,
se non viene esposto il crocefisso è perché ci si vergogna e non perché si
manifesta rispetto per diverse confessioni religiose o diverse visioni della
vita oppure perché lo Stato non deve parteggiare per questa o quella
religione. La signora Strapparava ha parlato della questione con il parroco
della sua frazione che l'ha invitata a non sottovalutarla (ma vi pare?) e,
se del caso, a promuovere una raccolta di firme. Il parroco del capoluogo,
don Claudio Turri, non è stato da meno ed ha tuonato dal pulpito. L'ultimo
bollettino parrocchiale ne ha interpretato il pensiero: "Domandiamo che
sia
rimesso il crocefisso sui posti di lavoro, nella aule di scuola, nelle
stanze di ospedale. Anche a Zevio". Se questo non è fondamentalismo...
GLI AMMINISTRATORI DI SOMMACAMPAGNA
A Sommacampagna i consiglieri comunali della Lega Nord Augusto Pietropoli e
Roberto Braggio hanno presentato una mozione per chiedere al sindaco che i
crocefissi "siano rimessi al loro posto, ove siano stati rimossi". I
primi
della classe non si erano neppure informati se in precedenza qualche
crocefisso era stato tolto. Con la prossima interrogazione chiederanno che
l'acqua sia fatta liquida, qualora qualcuno le abbia tolto la sua liquidità?
I due prodi consiglieri erano preoccupati perché "la sparizione di tale
simbolo denota la precisa volontà di annullare le coscienze degli studenti
padani nel nome di un falso ecumenismo mirato solo all'omologazione
culturale e tendente a imporre anche nella scuola il modello storicamente
perdente della società globalizzata e multirazziale". Si rassicurino i
due preoccupati. La coscienza di nessun studente padano o non padano viene
annullata se manca il crocefisso in classe. Dobbiamo avere più fiducia nei
nostri ragazzi. Anche nella nostra provincia ci sono aule senza crocefisso.
Gli insegnanti che vi lavorano ci assicurano che i ragazzi che le frequentano
non manifestano minore responsabilità, partecipazione, apprendimento, ecc.
dei ragazzi che hanno l'aula fornita di tale suppellettile. Che sia inutile?
Nella discussione in consiglio comunale è intervenuto, tra gli altri,
l'assessore Stefano Adami: "Più che il sindaco è la legge che prevede
l'obbligo di esporre il crocefisso nei locali pubblici". Quale legge,
esimio assessore? Se saprà indicarci o il numero della legge o la data di
promulgazione o la data di pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale le faremo
un regalo intelligente. Che cosa intende per locale pubblico? Vi rientrano
anche i locali per la pubblica mescita del vino e quelli di decenza?
L'ONOREVOLE BRICOLO INTERPELLA
Il veronese deputato Federico Bricolo, della Lega Nord, ha addirittura
presentato una interpellanza urgente al governo sulla questione dei
crocefissi nelle scuole. Si è dichiarato soddisfatto per la risposta del
governo. "Noi avevamo chiesto - ha comunicato alla stampa - quali misure
intendesse usare il ministero dopo le ripetute polemiche sulla presenza del
crocefisso nelle aule: siamo riusciti ad ottenere un chiarimento che
conferma l'affissione dei crocifissi. Finalmente si è fatta la chiarezza che
i cittadini chiedevano". Bravo l'onorevole che interpreta i veri bisogni
e problemi dei cittadini. Le polemiche, che sono divergenze di
opinione, non possono essere oggetto di misure governative.
L'ASSESSORE MORETTI DISPONE
La carica dei mille crocefissi è stata ordinata dall'assessore provinciale
alla pubblica istruzione, il generale Adimaro Moretti degli Adimari: "Ho disposto
l'acquisto di mille crocefissi da distribuire alle scuole superiori della città e della
provincia, nella convinzione che soltanto una forte e definita identità
cristiana sia l'unico antidoto per poter instaurare un vero e sincero
dialogo con l'altro credente di fede diversa". Abbiamo capito: a) che
l'acquisto di mille crocefissi contribuisce a formare una forte e definita
identità cristiana; della serie oggetti materiali e spiritualità; b) essendo
l'antidoto una sostanza che impedisce o annulla l'effetto dannoso di un
veleno, le altre fedi religiose sono considerate veleni dannosi; c) che atei
ed agnostici non esistono; d) che vi erano mille aule o sprovviste di
crocefisso oppure provviste e in questo caso si mandano al macero mille oggetti sacri.
A questo proposito, Mario Patuzzo, membro del comitato direttivo del circolo UAAR di Verona ha inviato
la seguente lettera al quotidiano della nostra città, L'Arena, che l'ha pubblicata il 2 gennaio 02 a pag.
22 nella nuova rubrica “La polemica”.
ILLEGITTIMI I CROCEFISSI NEGLI EDIFICI PUBBLICI
Con l'avvento del fascismo il "ritorno" del crocefisso nelle aule delle scuole elementari (circ.min. p.i.
22.11.1922) e poi di ogni ordine e grado (circ.min. p.i. 26.05.1926), nonché negli uffici pubblici in genere
(o.m. 11.11.1923, n. 250) e nelle aule giudiziarie (circ. min. g.g. 29.05.1926), è comunemente indicato
nella dottrina storica e giuridica come uno dei sintomi più evidenti del neo-confessionismo statale.
E' storia infatti che Mussolini, in vista del Concordato del 1929, cercava di ingraziarsi in ogni modo la
chiesa cattolica elargendo privilegi.
Il tema dell'esposizione del crocifisso negli uffici pubblici, questione comunque delicata e controversa,
rimanda innanzitutto al principio della laicità dello Stato delineato dalla Costituzione italiana e non può
non avere una ricaduta politica collegata al diritto di piena cittadinanza che deve essere assegnato anche a
chi religioso non è, italiano o straniero che sia, o a chi ha abbracciato una fede diversa da quella
cattolica apostolica romana, italiano o straniero che sia.
Il concetto di "laicità", affermato con la sentenza 203/89, "implica non indifferenza dello Stato dinanzi
alle religioni, ma garanzia dello Stato per la salvaguardia della libertà di religione in regime di
pluralismo confessionale e culturale".
Si possono risolvere temi di questa portata nell'aula di una municipalità o di un'istituzione provinciale e
per giunta a colpi di maggioranza?
Il principio della laicità dello Stato impedisce quindi ai cittadini, e a maggior ragione alla Pubblica
Amministrazione, di compiere atti o adottare provvedimenti che contrastino il diritto costituzionale di
libertà individuale e religiosa.
Inoltre, è doveroso richiamare l'attenzione sulle intese di revisione concordataria del 1984 e ricordare
che è stata proprio la Santa Sede a dichiarare che non è più in vigore l'articolo 1 dello Statuto Albertino
e che, pertanto, "la religione cattolica non è più la sola religione di Stato".
Inoltre gli accordi di modificazione dei Patti Lateranensi, secondo cui "i principi del cattolicesimo fanno
parte del patrimonio storico del popolo italiano", sono stati in seguito considerati dalla sentenza della
Suprema Corte di Cassazione (IV Sezione Penale, n. 439 dell' 01.03.2000) "motivazioni prive di fondamento
positivo e divenute, comunque, insostenibili alla luce della successiva giurisprudenza costituzionale".
E parlando di leggi e di sentenze va ricordato anche che con quest'ultima sentenza la Cassazione ha
annullato la condanna inflitta in primo e in secondo grado ad un cittadino che si era rifiutato di assumere
l'incarico di scrutatore, in occasione delle politiche del '94, perché la presenza del crocifisso nell'aula
dove erano state collocate le urne non rispettava la sua libertà di coscienza. La Corte ha inoltre sancito
che nei seggi elettorali, come in tutti gli altri edifici della Repubblica, l'esposizione del crocefisso non
è conforme ai supremi principi di laicità, di uguaglianza e di libertà di coscienza garantiti dalla
Costituzione italiana. Quello stesso cittadino, in occasione di un turno di elezioni successivo, trovando il
crocifisso affisso nel seggio dove avrebbe dovuto votare, si rifiutò di entrare nella cabina e spedì il
proprio certificato elettorale al presidente della Repubblica segnalando il permanere della "illegittima
situazione". Il Capo dello Stato girò la questione al ministro dell'Interno. Ma il problema dei
provvedimenti che il governo avrebbe dovuto assumere "per far cessare una situazione di fatto determinata
dalle dipendenti amministrazioni (l'esposizione del crocifisso negli uffici pubblici) e giudicata come
lesiva dello Stato oltre che della dottrina della Suprema Corte di Cassazione", non ebbe seguito anche dopo
la presentazione di un'interrogazione firmata dal senatore Salvatore Senese.
Il nodo, nella sostanza, non è stato sciolto, anche se, in seguito alla revisione del Concordato tra
Vaticano e Stato Italiano, giuristi, politici e esponenti religiosi ritennero che l'abolizione del
crocifisso dalle scuole, dagli uffici e dalle aule giudiziarie dovesse considerarsi logica come dimostra
sempre la sentenza della Corte di Cassazione sopra citata. Questa termina indicando come "il pluralismo
debba essere garantito dal supremo principio della laicità dello Stato, che induce a preservare lo spazio
"pubblico" della formazione e della decisione dalla presenza, e quindi dal messaggio sia pure a livello
subliminale, di immagini simboliche di una sola religione come il crocefisso".
Mario Patuzzo
Comitato Direttivo UAAR Unione degli Atei e
degli Agnostici Razionalisti - Circolo di Verona.
NB. Il testo mandato è stato pubblicato per intero, l’unico taglio è stato effettuato alla dicitura che evidenziava l’appartenenza al Comitato UAAR.
Chi vuole conoscere la posizione dell'UAAR sul crocefisso vada...Clicca qui per l'apposita pagina del sito nazionale.