Tempo pagato per andare a messa


Venerdì 26/3 abbiamo consegnato una lettera agli amministratori dell'AMIA (azienda municipalizzata igiene ambientale).
La lettera riguardava il fatto che dal 1982 (anno di fondazione dell'AMIA) presso l'azienda si svolge, in orario di lavoro, il rito cattolico della messa in prossimità della pasqua alla presenza del vescovo.
Martedì 30/3 si è riunito il consiglio di amministrazione dell'AMIA e per circa un'ora ha discusso la nostra lettera. Sembra che ciò sia avvenuto per la prima volta, in quanto non esiste nessuna delibera degli anni precedenti con la decisione di pagare ore lavorative ai dipendenti per assistere alla messa.
La componente cattolica, maggioritaria, ha sostenuto che bisognava procedere anche quest'anno. La visita del vescovo, con relativa messa, era già stata fissata (non si sa da chi) per il martedì successivo. Tuttavia, c'era preoccupazione sulle possibili conseguenze economiche a carico degli amministratori.
La soluzione è stata trovata in questo modo: le organizzazioni sindacali hanno chiesto un'ora di assemblea per effettuare la messa.
A Verona succedono anche queste cose.

L'altro ieri è apparso sul Corriere del Veneto, in buona evidenza, un articolo su questa vicenda dal titolo tendenzioso: “Gli atei contro la messa pasquale”.
Il nostro coordinatore, Silvio Manzati, ha inviato una lettera all'autrice dell'articolo:


Alla cortese attenzione della giornalista Marina Zanolli

Gentile giornalista,
dalle persone che mi hanno telefonato o mi hanno fermato per strada e da quanto mi hanno detto posso solo ringraziarla per l'articolo apparso l'altro ieri sul Corriere del Veneto. Mi permetta di farle alcune precisazioni:
1) La messa pasquale all'interno dell'orario di lavoro non era stata convocata dalla dirigenza dell'AMIA. Questo è il mistero. Non si capisce chi avesse deciso l'uso anomalo delle ore lavorative. Non l'aveva deciso né il presidente né il consiglio d'amministrazione. Sembra che il vescovo cattolico pro-tempore si rechi all'Amia per celebrarvi la messa fin dall'anno di fondazione (1982). L'attuale presidente ha fatto fare ricerche per individuare delibere dei precedenti consigli di amministrazione che autorizzassero l'utilizzo delle risorse umane per tale fine religioso. La ricerca non ha sortito alcun effetto. Conseguentemente l'UAAR chiede che l'attuale consiglio d'amministrazione individui chi ha deciso per il passato e gli chieda, prima in via stragiudiziale e poi in via giudiziale, di restituire all'azienda le risorse economiche distratte.
2) Di fronte alla lettera dell'UAAR il consiglio d'amministrazione non ha deciso di autorizzare la messa in orario di lavoro. La maggioranza cattolica (zanottiani e Progetto Verona) hanno messo in minoranza il presidente dicendo che la messa si doveva fare anche quest'anno, ma si è ben guardata dal deliberare in conformità per paura di essere chiamata a pagare in proprio attraverso un'eventuale azione di responsabilità. Si è pensato (non ci è chiaro chi e come) di scaricare la responsabilità sul sindacato. Come? Indire un'assemblea sindacale per celebrare la messa. Solo nella clericale Verona può accadere un uso così irrituale di un diritto collettivo stabilito dallo statuto dei lavoratori, secondo il quale le assemblee sindacali sui luoghi di lavoro devono avere all'o.d.g. temi sindacali e del lavoro.
3) Il consiglio d'amministrazione si è riunito martedì 30/3, quando qualcuno (non si sa chi e all'insaputa del c.d.a.) aveva già fissato la presenza del vescovo per martedì 6/4. Come lei sa, gli impegni del vescovo sono stabiliti con molto anticipo e si possono leggere su Verona Fedele nella settimana precedente. Stiamo per aprire altre vertenze analoghe per l'Agsm e per l'Officina locomotive. Molte anomalie della vita pubblica veronese le veniamo a sapere da Verona Fedele che celebra come atti virtuosi molte sconfitte della laicità dello stato.
Cordiali saluti.


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