L'origine delle religioni
di Andrea Cori

L'origine del sacrificio alla divinità e della divinità

Partiamo da due considerazioni.
1) L'uomo preistorico si procurava il cibo prevalentemente con la caccia, di cui una delle modalità più diffuse era senz'altro quella che prevedeva l'uso di esche: non si tratta altro che di mettere a disposizione delle quantità di cibo per attirare le prede, che altrimenti bisognerebbe cercare o rincorrere con maggior dispendio di energia. Ancor oggi, molte tribù che vivono allo stato primitivo usano questo sistema; ma lo usano anche certi animali e perfino molte specie vegetali per riprodursi. Anche l'uomo moderno lo adopera massicciamente; oltre che nella caccia e pesca anche in altre attività: nella pubblicità per esempio, con l'uso dei campioni-omaggio, nel cinema e televisione con i trailers, anche su internet. Il metodo è sempre lo stesso: si dà a tutti un piccolo pezzo del prodotto, uno spezzone di film, una parte di software, l'uso di un servizio per un periodo limitato, e poi si aspetta che il potenziale cliente acquisti l'intero prodotto, film, pacchetto, servizio.
I modelli comportamentali possono essere ereditari, e questo potrebbe essere entrato fin dall'inizio, col meccanismo della selezione naturale, nel codice genetico umano (coloro che lo adottano hanno un vantaggio nella sopravvivenza rispetto agli altri).

2) L'uomo è forse l'unica specie animale che sa di dover morire.
La volontà di sopravvivenza è la forza più grande della natura.
Così l'uomo si è inventato l'anima, o spirito, che continua a vivere dopo la morte del corpo.
A vivere dove, e come? Per un troglodita tutti i fenomeni sono un mistero: il sole, il fuoco, i fulmini, il vento, non aveva certo la scienza moderna. Ecco che i fenomeni e le cose inspiegabili si possono interpretare come gli spiriti dei defunti: quelli dei parenti e degli amici sono i fenomeni positivi, quelli dei nemici e degli antipatici i disastrosi. Qui entra in ballo la figura dello stregone o sciamano (sham significa spirito), il cui scopo è appunto quello di chiamare gli spiriti buoni e scacciare i cattivi.

Le religioni stesse, molto verosimilmente, sono nate in questo modo, per trovare un posto alle anime: aldilà, paradiso-inferno, reincarnazione, vaganti sulla Terra, e anche altre teorie molto bizzarre. Quella animista, è sicuramente la più antica: se ne trovano indizi in molti ritrovamenti, risalenti addirittura alla fine del periodo di Neandertal. Le anime possono vivere principalmente attraverso gli animali: essi catturano le prede, fuggono i pericoli, si accoppiano, in fondo si comportano sostanzialmente come l'uomo della foresta; si può anche intravedere un barlume di umanità nei loro occhi. Candidati ideali per contenere gli spiriti degli antenati, del resto lo dice la parola stessa: anima-li. È una religione semplice: l'origine dell'Universo? Risposta facile: “Lo hanno fatto gli antenati! Così come noi facciamo le frecce, le capanne e i figli”. Tutto ciò che c'è al mondo, e noi stessi, non sono altro che l'accumulo del lavoro dei nostri predecessori. Quelli che hanno iniziato sono i primi genitori: gli dèi. Molte leggende e mitologie lo confermano, e poi, coloro che da sempre si autoproclamano rappresentanti di dio sulla Terra, sono molte volte anche i suoi figli o i diretti discendenti: faraoni, cristi, incas e quant'altro, ancora oggi ce ne sono alcuni in giro per il mondo. Ecco un'equazione divina: dio = padre, o madre. Pure questo è un fatto psicologico di natura genetica, basta vedere i bambini: quando sono in difficoltà, o non sanno cosa fare per superare una situazione avversa, si rivolgono naturalmente al papà o alla mamma; questo atteggiamento può continuare nella vita adulta anche se solo come riflesso mentale.
Gli animali quindi sono i contenitori privilegiati degli spiriti dei defunti, buoni o cattivi secondo la specie, che sono molto potenti o comunque appartenenti a esseri superiori (i genitori sono superiori), e a tutta la loro genealogia fino agli dèi iniziali; non mancano gli esempi di animali divinizzati: per i pescatori di certe isole giapponesi dio è un pesce, per alcuni montanari delle Ande il Condor. E cosa fa l'uomo quando gli animali si avvicinano alla sua esca? Li ammazza e se li mangia!
Il nostro buon uomo preistorico non si peritava certo di fisiologia, ma sa di ricevere energia cibandosi della carne dell'ucciso, perché ne assume lo spirito (fino ad arrivare al cannibalismo), e questa energia ricavata sarà più grande tanto maggiore esso è gerarchicamente vicino al dio, e massima quando è considerato il dio stesso (tali alberi genealogici sono spesso raffigurati nei totem); quindi: dare un'esca per attirare gli animali = sacrificio per attirare gli dèi, mangiarsi l'animale = sacrificare il dio per prenderne l'energia spirituale. Spesso si svolgevano (e si svolgono) complessi cerimoniali di sventramento, di solito presieduti dagli sciamani, e nelle viscere si poteva anche leggere il futuro (dentro c'è il dio).
Nella messa cristiana viene data un'esca-offerta allo stregone-prete, il quale poi tira fuori l'agnello di dio-ostia, e il suo sangue-vino, che alla fine viene mangiato e bevuto (sublimazione dell'uccisione e del trasferimento dell'anima).


Fertilità

Se guardiamo, anche l'agricoltura, e se guardiamo bene anche l'allevamento del bestiame, si basano sul principio dell'esca: si mette a disposizione una certa quantità di cibo, grano, semi di altri cereali, o piante commestibili in genere, e poi si aspetta che ne cresca molto di più. Da qui deriva un'altra equazione divina: dio = moltiplicare i pani e i pesci. Chissà, un essere bipede, forse un sacerdote, in un lontano passato all'alba della civiltà, mise un'esca di frutta, o di grano, in un certo luogo per attirare un dio, e poi, tornandovi dopo qualche settimana… Deve essere stata un'esperienza magica.
Dopo aver lanciato il seme, l'uomo dipende dalla fertilità della terra per la sua sopravvivenza, ha fatto cioè un'offerta ad un'entità nuova e per il momento astratta; ma non ci vuole molto perché anche questo concetto sia assimilato dalla cultura e antropomorfizzato: la fertilità della terra sembra somigliare a quella della donna. Ecco che la donna assurge a divinità principale: sono state ritrovate statuette antichissime, anche più di 6.000 anni, che rappresentano donne grasse, incinte, o con attributi sessuali ingigantiti, proprio del periodo e nelle zone in cui si presume si svilupparono le prime forme d'agricoltura. La coltivazione della terra, così come la donna, è legata ai cicli astronomici, e l'umanità, man mano che affina le sue abilità, si mette a costruire monumenti megalitici per osservarli e prevederli, e, tramite questi, mettere in contatto il cielo con la terra, facendo sacrifici, magari di bambini, dato il "bisogno materno" dell'essere supremo femminile di turno ivi presente.
I templi di pietra, evolveranno poi in tutta quella serie di costruzioni dallo stile architettonico spesso piramidale, che a volte sono le tombe dei figli di dèi e dee (re), e che essi adoperano per ricongiungersi ai loro avi ed ottenere così l'immortalità, di solito tramite animali.
Tutte queste opere monumentali, che troviamo sparsi in vari continenti, non sembrano avere nessun nesso tra loro se non nella psiche umana, che è determinata dalle comuni esigenze ambientali. Chi afferma, senza nessuna prova attendibile, che vi sia stata una grande civiltà, in un passato antecedente, che abbia dato origine a molte, o a tutte, quelle conosciute, non fa altro che dare argomenti a quanti sostengono, con prove ancor meno attendibili, e spesso questi ultimi sono esponenti del mondo del paranormale e dell'occultismo, che sia esistito anche un dio unico (il loro), che poi gli uomini hanno diversificato nelle varie parti del mondo. 

I cambiamenti religiosi non sono quasi mai netti: la dea della fertilità convive con i precedenti spiriti, magari divenuti divinità solari o comunque astronomici, a seconda dei vari culti politeistici, così come la ritroviamo mescolata nelle religioni monoteistiche odierne, come la madonna, a volte nera come la terra. Al pari dello sciamanesimo stesso, che sopravvive ancora oggi non solo nelle comunità umane che vivono allo stadio primitivo in sempre più piccole e rare zone del mondo, ma anche in quelle non primitive, sotto forma di superstizione: talismani d'ogni tipo come corna, pietre, ferri di cavallo, o come pranoterapia, maledizioni, riti Voodoo, scongiuri e molto altro ancora. Si potrebbe affermare che le religioni obbediscano alla legge della selezione naturale come le specie viventi: esse non sono quasi mai monolitiche, ma compaiono e sfumano in tempi lunghissimi. Può accadere che coloro che le seguono stando lontani dal centro d'influenza, le pratichino in modi diversi, privilegiando spiriti, santi locali particolari. Alcuni di questi modi vengono favoriti rispetto ad altri, si sviluppano, e alla lunga stravolgono l'intera concezione. Può avvenire anche il caso che un solo individuo, magari prete, o un piccolo gruppo, inventi una religione di sana pianta o prelevando elementi da quelle presenti nel loro tempo; anche in tal caso avviene poi una naturale selezione: solo quelle che funzionano hanno successo.
L'evoluzione dei rapporti tra una società civile e una religione, in particolare con il suo clero, per certi versi è simile a quella delle specie animali che vivono in simbiosi: il simbionte dà qualcosa all'ospite in cambio del mantenimento, che può essere per esempio il senso di sicurezza e coesione, o una ragione per l'accettazione di regole morali comuni utili, poiché dalla sua buona salute dipende anche il proprio futuro, e quelle che (in tal caso si tratta di parassitismo) invece lo sfruttano pesantemente, sottraendogli ogni ricchezza e facendolo arretrare culturalmente in modo da mantenerlo succube, fino a causarne il crollo. La morte dell'ospite, esattamente come avviene in natura, è compensata dalla possibilità, grazie alle risorse incamerate, di generare molta discendenza così da aumentare le possibilità di inserirsi presso altri ospiti, e il ciclo continua.


Maschilismo

Con l'agricoltura, gli esseri umani hanno accesso ad una più grande fonte di cibo rispetto alla caccia, fonte che scaturisce dalla dea della terra, che, in un mondo vergine, dà frutti in abbondanza a chiunque sparga semi su di essa. Questo, di conseguenza, porta ad un enorme incremento demografico in molte aree del mondo, soprattutto quelle lungo i fiumi, fino alla saturazione antropica di tutte le terre fertili. La tribù si lega alla terra e diventa sedentaria, edifica un villaggio, e tutte le cose si tramandano dai genitori ai figli. A questo punto, la sopravvivenza di una famiglia dipende in modo direttamente proporzionale alla quantità di superficie che ha a disposizione. Sorgono quindi due nuovi imperativi: difendere il proprio territorio, ed anzi, se possibile acquisirne dell'altro, e assicurarne il possesso alla propria discendenza genetica. Per il primo problema c'è una semplice soluzione: ammazzare il nemico (il proprietario del terreno vicino). Con lo scorrere del tempo, guerra dopo guerra, i clan diventano sempre più grandi: costruiscono città, stati, imperi. Il dio diventa monolitico, un simbolo per marcare il territorio; il più delle volte, opportunamente, un maschio sanguinario; pertanto gli si sacrifica i prigionieri, così si assolve un duplice scopo: sbarazzarsi del prossimo per prendere la sua terra e assicurarsi la benedizione divina, e con essa la giustificazione morale per i massacri. Per il secondo, il sistema è più difficile: bisogna assicurarsi che colui che erediterà la proprietà sia effettivamente il successore in linea di sangue. Questo dipende dal grado di fedeltà della donna; così la si mette sotto chiave, la si reprime sessualmente, le si toglie ogni velleità d'indipendenza dal maschio dominante. Siccome tutto ha bisogno della suprema approvazione, la verginità viene divinizzata. Ciò ha portato al declino della dea della fertilità: essa è relegata ad un ruolo secondario (madre o nutrice del dio maschio), o addirittura messa in cattiva luce attribuendole ruoli malefici.
Emblematica, in questo senso, la figura biblica di Abramo, che, segnando il superamento della religione matriarcale, è considerato alla radice dei tre grandi monoteismi. Egli usa la donna come mero mezzo per far crescere i propri beni materiali e procurarsi un discendente maschio, e che, dopo averne inopinatamente avuti due, fa in modo di ottenere il riconoscimento di uno solo di loro, da parte del suo violento idolo maschio preferito.


Effetto placebo

L'uomo passa quindi, col subentrare dell'agricoltura al posto della caccia come sistema principale per alimentarsi, a culti nuovi rispetto a quelli degli spiriti ancestrali: sono cambiate le esigenze materiali. L'ostia cristiana è fatta di grano: una sovrapposizione di simboli ed ecco l'esca per chiamare il dio, e poi mangiarselo per acquisirne la potenza, la grazia, la sua protezione per il passaggio dell'anima nella vita eterna in paradiso. In ogni circostanza lo si può invocare, sia con esito positivo (grazie a dio) che negativo (bestemmia), non si può farne a meno vero? Sembra istintivo. Infatti, anche questi paiono proprio atteggiamenti ereditari: anche il credente più avaro dà la sua offerta al prete, e il discendente dello sciamano ne approfitta benissimo.

Ma manca qualcosa. Affiora una contraddizione, una domanda, riguardo all'intermediario tra l'uomo e gli dèi. Come mai, dato che sappiamo che la natura è spietata, che non ammette deroghe alla sua legge della selezione naturale; per le specie, o gli individui, che perdono delle risorse, o che non sono efficienti nel procurarsele al livello delle altre specie o individui con cui competono, essa emana sempre il verdetto di colpevolezza, una sentenza che prevede un'unica, inappellabile pena: la morte, fa sopravvivere così bene un'inutile, ridicolo personaggio? Questo fattucchiere mascherato, variopinto, con le sue pozioni magiche, il suo tamburo, i suoi canti ripetitivi, quale vantaggio evolutivo dà alle tribù che lo mantengono, tale che ne spieghi il loro successo: da quelle degli aborigeni australiani, dei negri africani, degli indiani d'America, a quelle di tutto il mondo? Sembra che gli scongiuri, le danze ritmiche, i fumi e le sostanze euforizzanti, in linea di massima funzionino, o meglio, quelli che credono a tutto questo, pare abbiano una marcia in più.

In fondo basta pensarci un attimo: coloro i quali hanno una speranza, anche nella più catastrofica situazione e nella più terribile malattia, che si convincono che qualcuno di molto potente, lassù, li aiuterà, che credono che dopo questa vita miserevole ce ne sarà un'altra migliore (e la vita è miserevole, lo è ancor oggi per la maggior parte dell'umanità, figurarsi in passato); colui che si fa convincere che nonostante tutto può farcela, s'impegnerà di più a lottare contro le difficoltà, ed è più probabile che le superi (anche il più stupido dei comandanti militari conosce questo importante principio, e sa che da esso può dipendere l'esito di una battaglia, si chiama "morale delle truppe"), o che sopravviva più a lungo, rispetto ad altri che, viceversa, non credendo ai poteri dello sciamano, non possono estraniarsi dalla cruda realtà, non sperano in un aiuto estremo, non vedono, dopo una giornata faticosa, giorni migliori, ma anzi, sempre peggiori, ad altri che, se per un momento pensano di non poter risolvere un grave problema, logicamente non lo risolveranno. Questi ultimi, non avendo un'altra vita a disposizione, esistono compendiando solo quella che hanno, e, se si rendono conto che essa è invivibile, che conterrà molte più sofferenze rispetto alle gioie, potrebbero preferire farla finita subito, dando così meno possibilità di vita ai propri figli e non facendone.

Immaginiamo di essere nella preistoria: gli esseri umani in quell'epoca non avevano certo sistemi di assistenza o previdenza come oggi, la durata della vita media poteva essere non più di 30-40 anni e di certo bisognava penare non poco per andare avanti, ogni giorno era a rischio. Una situazione quindi senz'altro triste per molti se non per tutti, ma ad un certo punto supponiamo che qualcuno, nella tribù, si metta a fare "l'animatore" (anche qui notare la parola: anima-tore), non a caso anima, o animo, ha anche un'altro significato: si mette cioè a tirar su il morale dei compagni con riti propiziatori e musica, con somministrazioni di oppiacei, funghi allucinogeni, altre cose, che li convinca che ha cacciato via la malattia, o che ha chiamato dalla loro parte degli spiriti, o che un potente alleato nei cieli li assisterà nei loro sforzi e farà finire la siccità, che darà loro un premio nell'aldilà per tutto quello che sopportano nell'aldiquà.
Certo, soprattutto all'inizio, molti stenteranno a crederci, ma a qualcuno potrebbe bastare un po' d'incentivo per fare la differenza: superare una difficoltà dove altri gettano la spugna, avere un'aspettativa di vita, sia pure virtuale, che faccia tirare avanti qualche mese e quindi aiutare di più nella crescita i propri figli o farne uno in più.

Totem dell'Alaska


Nea di Nikomedeia
Macedonia
8.500-7.800 anni fa
Museo Archeologico di Veroia

Gravida di Sesklo
Piana di Karditsa, Tessaglia
8000-7800 anni fa

Santa Mariedda
Olbia, Sardegna
circa 6500 anni fa

Tempio megalitico e statuetta della dea madre
Malta
circa 5500 anni fa


Turriga
Senorbì, Sardegna
4500 anni fa
Museo archeologico nazionale di Cagliari


Nuda di Siria
Nord della Siria
4000-3750 anni fa
Museo di Gerusalemme

L'arcangelo Michele

Basta anche solo dare un'obbiettivo: ad una piccola tribù che sta per lasciarsi morire, lo sciamano potrebbe dire di resistere, diciamo, altri tre giorni, dopodiché arriverà il salvatore a bordo di una nuvola. Se la pioggia non arriva in quel lasso di tempo non succede nulla, la gente sarebbe morta comunque, se invece arriva… Un piccolo vantaggio che moltiplicato per centinaia di casi ogni anno, per migliaia di anni…
Per esempio, grazie a questo espediente Cristoforo Colombo potrebbe aver scoperto l'America. Com'è noto, quando la sua missione sembrava fallita, disse di aspettare ancora tre giorni, che la terra c'era sicuramente, oltre l'orizzonte. Chissà se Colombo lo sapeva veramente o no, ma tanto bastò: ci credettero e vinsero, e la cattolica Spagna diventò una superpotenza.

L'umanità, infatti, non era in grado di affidarsi a meccanismi migliori fino a qualche secolo fa. La sensibilità allo sciamano potrebbe quindi essersi imposta nel genoma umano; chi ci crede viene favorito nella selezione naturale, sia pure di poco, ma l'effetto si accumula nelle generazioni, fino ad arrivare a noi sotto forma di curiosi schemi di comportamento: l'idealismo, l'eroismo, la testardaggine… Forse il campo è vastissimo. Tale influenza è stata così potente, da aver instaurato atteggiamenti singoli e collettivi, e costruito sistemi sociali così solidamente funzionali a sé stessi, tanto da potersi permettere anche delle perdite d'individui per sostenersi e propagarsi. Non si contano le guerre di religione, anche perdenti in partenza, avvenute nella storia; ci sono stati, e ci sono ancora, individui disposti a far cessare subito la vita fisica propria e altrui per continuare a garantire quella spirituale illusoria.
I non credenti sono una razza in estinzione, o meglio, relegata in quell'ambito di aleatorietà genetica che ciascuna specie tiene di riserva, per poterla eventualmente tirar fuori nel caso che le circostanze o i cambiamenti d'ambiente lo richiedano. In futuro tuttavia…

Oggi, quando si testano nuovi farmaci, si prendono due gruppi di persone: al primo si somministra il farmaco vero, all'altro uno fasullo (gruppo di controllo). È, infatti, indispensabile, per conoscere la reale efficacia del preparato, considerare l'effetto placebo, che è quindi un fenomeno largamente sperimentato statisticamente, ma che nessuno ha mai spiegato completamente dal punto di vista scientifico, perché esso è soggettivo, non ripetibile.
Fino a non molto tempo fa, per quasi tutte le malattie, il placebo era l'unica medicina a disposizione del "guaritore", il quale, la somministrava con i già citati sistemi sciamanici nonché con: gesti ipnotici e suoni ancora più ipnotici, autofustigazioni e riti di purificazione, estratti d'unicorno, imposizione delle mani, salassi, crocifissi, e centinaia di altri rimedi (parlando di placebo non si può non parlare di medicine alternative), quasi tutti riconducibili al transfert ingresso-dio-buono uscita-spiriti-maligni. Anche l'effetto placebo potrebbe essere entrato, sempre attraverso quel meccanismo della selezione naturale religiosa descritto, nel codice genetico umano, e aver modificato il corpo sensibilizzandolo ai propri effetti, predisponendovi meccanismi ancora sconosciuti per renderlo capace di guarirsi da solo. Forse la sua azione si esplicita partendo da certe zone del cervello, come sembrano rivelare alcuni recenti esperimenti. Pare infatti che stimolando artificialmente la corteccia cerebrale in vari punti, si sia trovata l'area responsabile delle "visioni mistiche". Un'importante presupposto per l'attivazione naturale di tale area, potrebbero essere i periodi di difficoltà dell'individuo, quali denutrizione, malattie, pericolo. Per esempio vi sono racconti, su antichi sacerdoti maya che si procuravano visioni facendosi uscire il sangue dal naso (diminuisce l'afflusso di ossigeno al cervello), oppure sulle apparizioni dell'arcangelo Michele a Monte sant'angelo, in Puglia, avvenute verso la fine del V secolo, dopo lunghi digiuni collettivi proclamati dal papa. Sia a livello individuale che collettivo infatti, i periodi di maggiore religiosità si manifestano solitamente in concomitanza delle crisi.
Riepilogando, coloro che hanno nel loro corpo un qualche meccanismo che, innescato dal placebo, potenzia il sistema immunitario, o che comunque può contrastare le malattie (per dare un'idea: fenomeni come pranoterapia, estasi, indemoniati e relativi esorcismi), o anche solo gli fornisce una motivazione per continuare a provare delle cure, ha più possibilità di sopravvivere, quindi di allevare figli e di trasmettere e amplificare geneticamente questa caratteristica. La prima, e per millenni unica religione dell'umanità, era quella animista, e la medicina era somministrata dallo sciamano; le divinità placebo alla base di quel sistema erano gli spiriti dei padri e madri morti, come già detto all'inizio, e questo potrebbe spiegare addirittura le cosiddette esperienze di premorte: molti di coloro che tornano dal coma o da situazioni di gran rischio per la vita, riferiscono di aver visto i propri genitori o parenti defunti.
C'era da aspettarselo, anche "padre Pio" potrebbe far parte di un'equazione divina: dio = guarire i malati, resuscitare i morti.
Non c'è prova scientifica definitiva per dimostrare tutto ciò, ma questa forse arriverà quando, dopo che già è stata scoperta l'area del cervello di dio, sarà scoperto il "gene di dio*".


Presente e futuro

Chissà come continuerà l'evoluzione. Da una visione ad ampio spettro temporale, si nota che la civiltà umana dipende sempre più dalla tecnologia, dall'industria, e il nuovo motore di tutto è il denaro. In un certo senso, la moderna civiltà industriale o addirittura post-industriale, è un po' un ritorno all'economia pre-agricola della caccia-raccolta, al nomadismo. Si và là dove sono maggiori le possibilità di trovare la materia prima, la preda, necessaria alla sopravvivenza e al benessere: verso il maggior "profitto". I confini territoriali e i sistemi familiari tradizionali, e conseguentemente quelli sociali e nazionali, primaria necessità agricola, tendono ad evaporare, e con essi gli dèi che li presiedono. Il posto di lavoro, nella maggior parte dei casi, non si dà eredità. Quindi viene meno la necessità di una precisa discendenza genetica, e anzi, secondo il sistema naturale selvatico, che è anche quello capitalista più spietato, diventa vantaggioso diversificarla.

Oggi, molte nuove religioni, ma anche quelle tradizionali, somigliano più ad aziende che a chiese, i sacrifici in natura si sono trasformati in offerte in moneta. In quest'era consumistica, si usa il culto come un prodotto: una persona per esempio può averne uno conveniente per quanto riguarda l'aspetto del matrimonio, vita di coppia, procreazione (o avere addirittura idee atee in tal senso), può poi rivolgersi ad un'altra dottrina per ottenere le condizioni migliori possibili per la propria anima dopo la morte (supponiamo la reincarnazione, secondo il buddismo o l'induismo), e contemporaneamente frequentare un'altra chiesa (cristiana magari), per motivi sociali. Il fenomeno non riguarda solo casi individuali clamorosi, ma è di massa, e diffuso in tutto il mondo; ci sono anche alcune nuove sette che prevedono apposta la complementarità con le altre, il non disconoscimento della tradizione d'appartenenza nell'abbracciarle. Ecco quindi l'adattamento al nuovo mondo commerciale: si tratta di "piazzare" alcuni servizi religiosi gratis o a prezzo agevolato, per farsi pubblicità, e poi cercare di vendere il resto del pacchetto. Anche questa volta gli esseri supremi vengono adeguati: si può quasi dire che il nuovo vero dio è diventato la fonte del denaro, cioè "il cliente"; le offerte sono chieste al fine di ingrandire la società, per fare nuovi proseliti.
Si tratta senz'altro di un effetto della globalizzazione, ma questo ha il suo retro della medaglia, anzi, il davanti: in passato, un'abitante di un piccolo paese isolato nasceva, viveva, moriva, appartenente alla religione di quel luogo; non potendo informarsi né muoversi, non aveva alternative, oggi invece, con i moderni mezzi d'informazione e di trasporto, con l'immigrazione, può conoscere due o tre fedi diverse, ciascuna delle quali si dichiara verità assoluta, e così, con un po' di logica, rendersi conto che c'è qualcosa che non quadra.
Sempre di più, dio sta diventando un'impiccio, un problema per la cooperazione tra i popoli; inoltre, se uno scienziato cerca la spiegazione di un fenomeno, per aumentare le conoscenze, il benessere e la salute dell'umanità o, perché no, il tornaconto proprio o di quello della sua azienda, non può fermarsi e dire “Lo ha fatto dio”, né farsi intralciare dalle altrui convinzioni religiose, pena la diminuzione della competitività propria, dell'azienda, della nazione.
Le religioni hanno accompagnato l'uomo fin dalle origini, e per tutta la sua storia fino ad oggi, influenzandone l'evoluzione, e forse continueranno ad accompagnarlo fino a quando esso non avrà rimosso la causa principale che le ha generate: la paura della morte. Anche una persona molto ragionevole, se ha paura di morire, si aggrappa a qualsiasi cosa per evitarla, ed ecco che arriva un tipo che gli dice che avrà la vita eterna, il paradiso, se… L'ateismo invece cosa ha da offrire? “Quando sarai morto non sarai più nulla”. Per questo motivo, è quasi sempre inutile mettersi a discutere razionalmente con un credente per cercare di dimostrargli che è in errore; scatterebbero in lui meccanismi inconsci, presenti nel suo sistema nervoso, che a loro volta derivano da meccanismi che sono scattati, replicandosi fin dalla notte dei tempi, nel suo DNA: costui si vedrebbe minacciata la propria sopravvivenza e preferirebbe uccidere l'interlocutore piuttosto che dargli ragione. A volte esiste una profonda differenza tra ciò che è vero e ciò che funziona, la natura umana tendenzialmente predilige la seconda opzione. C'è addirittura chi dice che sia quello, il vero sistema scientifico.
Ma gli uomini, avanzando, prima o poi supereranno anche questo, chissà attraverso quali vie: clonazione, intelligenza artificiale… Già adesso la vita è stata notevolmente prolungata dalla scienza, al punto che molti ad un certo punto ritengono di averne avuta abbastanza, tanto da anticiparla, la sua fine, figurarsi temerla.
Oggi il progresso sta operando quel cambiamento che porterà al risveglio dei geni del sano scetticismo da lungo tempo sopiti, o forse alla mutazione della specie umana: gli agricoltori che costruiscono un sistema d'irrigazione invece di fare la danza della pioggia, i popoli che armano meglio i loro eserciti invece di benedirne gli atti d'eroismo, gli ammalati che si rivolgono al medico invece che al guaritore, coloro che portano una macchina guasta dal meccanico invece di aspettare, pregando, che si rimetta in funzione da sola, hanno un vantaggio evolutivo che alla lunga, inevitabilmente, rivelerà i suoi effetti. Qualcosa comincia già ad intravedersi, ma quando l'umanità si sarà completamente liberata dal bisogno di dover chiedere aiuto ad un dio, farà un salto verso una maggiore consapevolezza.

*) Il pezzo di quest'articolo, contenente la previsione della scoperta del gene di dio, fu scritto e inoltrato in alcune mailing-list su internet il 12/3/03, mentre le scoperte del biologo molecolare statunitense Dean H. Hamer furono pubblicate nel suo libro, intitolato "The god gene", il 14 settembre 04.


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