RISULTATO DEL REFERENDUM ABROGATIVO REGIONALE SULLA LEGGE SUI BUONI SCUOLA

Il 6 ottobre i cittadini veneti sono stati chiamati a votare un importante referendum per abrogare la legge regionale sui buoni scuola.

Questa legge, oltre a rappresentare un vero e proprio attacco all’istruzione pubblica costituisce un escamotage politico per proteggere e incentivare l’istruzione privata e in particolar modo quella confessionale.
La legge infatti parla di interventi che aiutano le famiglie con figli che vanno a scuola, indipendentemente che questi scelgano un’istruzione pubblica o privata. Ciò presupporrebbe un aiuto alle famiglie con reddito basso, con maggiori difficoltà nel garantire un’istruzione adeguata ai propri figli. Non è esattamente così dato che la legge prevede il finanziamento solo per coprire le rette scolastiche e non le spese per l'acquisto dei libri, o per i trasporti, le mense, ecc. Infatti la regione ha erogato l'anno scorso 17 miliardi e mezzo (dati ufficiali della Regione Veneto) a chi ha scelto la scuola privata e solamente 180 milioni a chi scelto la scuola pubblica. Oltre a questi dati oggettivi, che mostrano come la legge sia profondamente ingiusta, va considerato che in Veneto gli studenti che frequentano la scuola statale sono la stragrande maggioranza (500.000) mentre gli studenti che frequentano quella privata sono la minoranza (25.000). Se si fa una media matematica ripartita a tutti gli studenti del Veneto (invitiamo a fare una semplice divisione), si scopre che, in media, sempre l'anno scorso, uno studente della scuola pubblica ha percepito dalla regione una cifra pari a 360 lire mentre uno studente della scuola privata ha percepito una cifra pari a 700.000 lire: una sproporzione enorme che dimostra la palese discriminazione nei confronti di chi sceglie l’istruzione pubblica.

Il circolo UAAR di Verona, contrariamente al vescovo di Vicenza, Mons. Pietro Nonis, ha cercato di invitare le persone ad esercitare il più alto dei poteri democratici: facendo informazione parlando con più gente possibile sugli argomenti del referendum, affiggendo manifesti sugli appositi spazi (spesso deserti), per dare la possibilità a tutti i cittadini di conoscere e quindi di decidere.
Purtroppo però, l'informazione da parte di chi avrebbe dovuto farla e dei grandi mass-media è mancata, la maggior parte delle persone non ha potuto sapere dell'esistenza di questo referendum e delle tematiche sollevate, privandole, di fatto, del loro diritto di voto.
Prova ne è, che molto spesso quando si parlava con qualcuno dell'argomento referendum, la prima risposta era: "Come? Quale referendum?". Addirittura un presidente di seggio ha detto di aver saputo del referendum soltanto al momento di ricevere la lettera di nomina.

La consultazione non ha quindi avuto effetto per mancanza del cuorum: la percentuale dei votanti è stata solo del 21% circa. In provincia di Verona i votanti sono stati 45.513 con questi risultati: 42.562 sì (93,5%), 2.635 no (5,7 %), 152 schede bianche e 164 nulle.
A niente quindi è valsa la schiacciante maggioranza dei SI. Anche quest'ultimo dato, significativamente, non è stato molto pubblicizzato.

Andrea Cori    

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