TELEPACE - UNA DICHIARAZIONE DEL PROF. SILVIO MANZATI,

Circa un mese fa sono stato contattato da Michele Masotto, giornalista di Telepace, il quale richiedeva una mia intervista di due-tre minuti per una trasmissione della sua emittente. Parli pure liberamente, mi aveva detto prima dell'intervista. Successivamente alla registrazione dell'intervista il Masotto inviava un fax alla sede del Circolo UAAR chiedendo il mio nome per inserirlo nella trasmissione, in quanto aveva perso il foglietto sul quale l'aveva annotato.
La trasmissione "L'anno che verrà" è andata in onda giovedì 20 dicembre alle ore 21. Della mia intervista sono stati utilizzati soltanto alcuni secondi, molti di meno degli altri tre intervistati. Questi cattolici, che tanto si sciacquano la bocca con il rispetto della persona, non hanno inserito sotto la mia immagine la mia identità con nome e cognome, ma si sono limitati ad affermare che sono il coordinatore del circolo degli atei e agnostici razionalisti. Della pastora protestante hanno detto nome e cognome.
Di tutto quanto avevo detto si sono limitati ad utilizzare una minima frazione, sostanzialmente questa affermazione: "Noi viviamo in uno stato laico. Che cosa c'entra la religione con lo stato?". L'emittente cattolica non conosce un principio fondamentale della civiltà occidentale "Pacta sunt servanda", anche se la chiesa cattolica ha usato per secoli il latino nella sua liturgia.
Ribadisco in questa sede, a titolo di esempio, alcuni concetti espressi, dietro domanda, durante l'intervista:
1) I cattolici non si accorgono dei soprusi che vengono praticati nei confronti di coloro che cattolici non sono. Ma chi è al di fuori del mondo cattolico se ne rende conto. Quando si è in città, non si ha coscienza dell'inquinamento in cui si è immersi. Se si cammina in un sentiero di montagna e passa una moto da trial, ci si rende conto di quanto inquini quell'unica moto.
2) Anche nella terminologia cattolica c'è poco rispetto nei nostri confronti. Ad esempio, noi non veniamo definiti atei o agnostici, bensì non credenti. Io, invece, sono credente, credo nell'amicizia, nell'onestà, nell'amore, ecc. Sono credente e non credulone.
3) Il Natale fa parte della nostra tradizione? Ci sono altre cose che fanno parte della nostra tradizione, ad esempio il Risorgimento. A Verona c'è tutta una zona la cui toponomastica è dedicata all'epopea garibaldina.
Ebbene con molta arroganza si vuole togliere una parte di via Ippolito Nievo per dedicarla ad Escrivà, il fondatore dell'Opus Dei, soltanto perché c'è un edificio destinato a residenza universitaria femminile della Fondazione Rui, cioè dell'Opus Dei. Da quando il Natale fa parte della tradizione cristiana?
Non da duemila anni. Fino al quarto secolo c'era la festa pagana del Natale del Dio Sole Invitto. Il cristianesimo trionfante si è appropriato della festa pagana.
4) Che cosa rappresenta il Natale? L'Arena di ieri titolava che nella prima domenica di Natale il centro era stato preso d'assalto per lo shopping. Molti, che di solito non vanno in chiesa, sono costretti ad andare a messa per le pressioni famigliari. Nelle famiglie cattoliche c'è poco rispetto per i membri atei o agnostici. Per la maggior parte della gente il Natale è un giorno in cui si sta in famiglia e si fa una grande mangiata.


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