Incontro dibattito
Il testamento biologico - Direttive anticipate
Svolto presso la Sala Montanari della Società Letteraria di
Verona Piazzetta scalette Rubiani 1 (Piazza Brà) Sabato 9 giugno - ore 17.00
Molto pubblico sabato scorso nel salone della Letteraria per la nostra tavola rotonda sul Testamento
biologico, buono il livello delle relazioni, grande voglia di discutere. Alla mattina ne aveva dato notizia
l'Arena, che ringraziamo. Il giorno successivo (domenica 10/6) il quotidiano cittadino dedicava
all'avvenimento un titolo su sette colonne. Il pubblico era composto da nostri soci, da soci della Società
Letteraria, ma anche da altri cittadini. Non abbiamo notato né esponenti del mondo politico né personaggi del
mondo cattolico, pur essendo l'argomento all'ordine del giorno del Parlamento. Alcuni abituali frequentatori
dei nostri incontri ci hanno espresso il loro rammarico per non aver potuto presenziare.
COMUNICATO STAMPA
Cos’è il “testamento biologico”? È un concetto collegabile a quello
dell’“eutanasia”? È giusto predeterminare il modo in cui si verrà
curati? Quali sono le problematiche giuridiche, etiche e mediche più spinose
poste dalla questione?
A queste domande, che investono uno dei temi più delicati e discussi, fra
quelli inerenti all’esercizio dei diritti civili nella società contemporanea,
cercheranno di rispondere in Società Letteraria, sabato 9 giugno, dalle ore
17.00, due medici dell’Università di Verona, Mario Marigo e Gianfranco
Maffezzoli, e il notaio Gianfranco Tomezzoli.
Moderatore sarà il professor Luciano Bonomi.
La tavola rotonda è stata organizzata dal Circolo di Verona dell’Unione degli
Atei e degli Agnostici Razionalisti (UAAR) e dalla Società Letteraria di
Verona.
Il testamento biologico, (detto anche: living will, direttive anticipate,
testamento di vita), nella definizione elaborata dal Comitato Nazionale per la
Bioetica, è un “documento con il quale una persona, dotata di piena capacità,
esprime la sua volontà circa i trattamenti ai quali desidera o non desidera
essere sottoposto nel caso in cui, nel decorso di una malattia o a causa di
traumi improvvisi, non fosse in grado di esprimere il proprio consenso o il
proprio dissenso informato”
In Italia non esiste ancora una legge che disciplini esplicitamente la materia.
Nel 2001 il nostro Paese ha ratificato la convenzione di Oviedo del 1997 che
stabilisce che “i desideri precedentemente espressi a proposito di un
intervento medico da parte di un paziente che, al momento dell’intervento non
è in grado di esprimere la propria volontà, saranno tenuti in
considerazione”.
La discrezionalità con la quale, di fatto, vengono affrontate situazioni di
questo genere, spingono più voci a chiedere una legislazione specifica che
regolamenti la materia.