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Alcune ipotesi sull’origine del nome del paese

 

La radice "ur” accomuna Uras con alcuni altri villaggi e paesi della Sardegna come Uri ed Urzulei, e con numerosi toponimi: Urasa, Urkinele, Uracheddu, ecc.; ma non tutti sono del parere che si leghi all'idea del fuoco: Giulio Paulis, docente di Glottologia e di Linguistica sarda crede nel legame con l’acqua.

Le interpretazioni sull'origine del nome possono essere non solo diverse ma spesso in contraddizione l’una con l’altra; di sicuro, per ora, si può senz'altro dimostrare l'antica origine del paese di Uras, nominato più volte nel Condaghe di Santa Maria di Bonarcado, risalente ai secoli XII e XIII, e presente fra i paesi che il 24 gennaio del 1388 firmarono l'atto di pace fra Eleonora d'Arborea e don Giovanni re d'Aragona.

In un passato non lontano altri avevano tentato di spiegare l'origine del paese ricorrendo anche a spiegazioni non sempre convincenti. Monsignor Tornasi, responsabile dell'Archivio Vescovile, ha scritto su "Nuovo Cammino", il giornale diocesano di Ales ( Marzo 1961):

«Vi è nel linguaggio sardo campidanese il verbo laurai che si usa per esprimere l'azione di chi col coltello va piallando qualche bastone, asportandone tutt'attorno delle strisce longitudinali fino a diminuire la grossezza. Quel verbo ha la stessa origine del verbo italiano “lavorare”. Ed eccoci al vocabolo 1aurera. Nei documenti della lite di Uras, si parla delle “1aborària, quae  agentur in saltu di Bonorcilì”. Laurera significa “1avorazione” ed esprime quello che è il lavoro del contadino sardo; onde il lavoro della campagna ed il conseguente prodotto “est sa 1aurera”. Le campagne lavorate erano chiamate in antico “1auras”, con l’accento sulla “u”, come a dire “labores”,ed i frutti più comuni delle campagne lavorate sono “is loris” o “su lori”, cioè “su 1aori, su labori”.

«Vi troviarno cosi l'origine del nome Luras, villaggio della diocesi di Tempio, e puó essersi cosi verificato che si sia arrivati a Uras, dopo aver perdutouto la “L”».

Invece Fernando Pilia, nell'articolo “La terra dei nuraghi”, apparso nel 1988 in un supplemento alla Nuova Sardegna, affermava:

«Nell'iso1a sono numerosissimi i centri abitati che traggono il nome dai nuraghi [.....]. Se è vero che il termine, con cui da sempre si indicano le massicce torri tronco-coniche che caratterizzano l'austero paesaggio sardo, trae origine dalla radice lessicale preindo-europea”nur”, che significa mucchio di pietre che formano una cavità […], tutti i toponimi che cominciano con 'nur', 'nor', 'ur', 'or' ed anche 'ol' denunciano la presenza (attuale o di tempi lontani)di costruzioni nuragiche. [….]

«Uras deve il suo nome ad un colossale nuraghe polilobato, che probabilmente era il più grande fra quelli costruiti dai nostri progenitori isolani e che si trovava al centro della pianura, ai piedi del Monte Arci, tra l'attuale Campidano di Cagliari e quello di Oristano, al confine con la Marmilla».

«Anzi, poichè il nome di Uras definisce una pluralità, dovettero essere molti i nuraghi del complesso megalitico che aveva importanza strategica e che oggi, ridotto a tracce di mura e a linee di fondamenta, è conosciuto dalla gente come Sa Domu Beccia, ossia la costruzione antica, il villaggio preistorico».

 

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