LA DISCARICA DI CA' ROSSA- UNA VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE

INDICE:

-        PREMESSA                                                                                                     

-        DESCRIZIONE DELLA DISCARICA                                                             

-        LO STUDIO DI VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE                    

-        ANALISI AMBIENTALE                                                                               

-        LA QUALITA’ DELLE ACQUE                                                                       

-        PROFILI STRATIGRAFICI DEI RIFIUTI                                                        

-        PROPR. IDRAULICHE DEI RIFIUTI E ACCUMULO DI PERCOLATO      

-        QUANTITA’ E QUALITA’ DEI RIFIUTI                                                         

-        QUALITA’ DELLE ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE                   

-        BILANCIO IDROLOGICO PERCOLATO                                                     

-        ANALISI DEL MATERIALE ARGILLOSO                                                   

-        STABILITA’ GEOTECNICA DEGLI ARGINI DEI FIUMI                              

-        VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI ESONDAZIONE                     

-        INDAGINE PRESSO LA POPOLAZIONE                                                    

-        VALUTAZIONE FINALE DI IMPATTO E DI RISCHIO                              

-        INTERVENTI PROPOSTI                                                                            

-        CONFRONTO CON GLI APPUNTI DEL CORSO DI V.I.A.                       

-        CONCLUSIONI                                                                                            

-        BIBLIOGRAFIA                                                                                          


Torna alla prima pagina                        Indice                    Scrivi all'autore                    Vai alla fine


PREMESSA

La discarica di Ca’ Rossa è, dall’estate scorsa, il nucleo attorno il quale gira tutta la politica ambientale del Comune di Chioggia.
Ad ogni tornata elettorale si è da sempre assistito a qualche promessa agli abitanti di Ca’ Bianca riguardante la riduzione dei disturbi causati dalle attività dell’impianto; ma, contemporaneamente, si studiava un piano di ampliamento della discarica stessa.
Negli ultimi tempi, il testo di V.I.A. redatto dai ricercatori dell’Università di Padova è stato centro di contestazione da una tesi di Biologia a Padova. Il laureando denunciava insufficienze nelle analisi condotte per la valutazione di impatto ambientale.
Cogliendo l’occasione del corso tenuto quest’anno accademico dal Prof. Bettini a Ca’ Tron, e dalla presentazione di una V.I.A., ne ho approfittato per informarmi e saperne di più sulla discarica, da sempre al centro di polemiche.
Si premette che nonostante il titolo del documento studiato: “L’impatto ambientale della discarica di Ca’ Rossa […]”, i suoi contenuti non rispecchiano le analisi di una vera V.I.A., ma piuttosto ad un manuale su come descrivere una discarica.
Non si fa alcuna considerazione, nessuna valutazione sui monitoraggi effettuati e sui dati raccolti.
Il mio intento è quello di riassumere in poche cartelle i contenuti del documento seguendone la struttura stilistica, rendendolo così comprensibile anche ai non addetti ai lavori, e a porre in evidenza alcune considerazioni che dovevano essere trattate dall’équipe di Padova in modo molto più approfondito e scientifico, che sono state invece tralasciate.

Torna all'indice                                        Vai alla fine

DESCRIZIONE DELLA DISCARICA

La discarica di Ca’ Rossa, controllata e gestita dal 1° gennaio 1992 dall’Azienda servizi Pubblici di Chioggia, è ubicata in località Ca’ Rossa ed occupa un’area complessiva di circa 18 ettari. La zona si trova nella parte occidentale del territorio del Comune di Chioggia, al confine con la Provincia di Padova, ed è compresa tra l’argine destro del fiume Brenta, a Nord-Est, e quello del fiume Bacchiglione  a Sud-Ovest. È costituita sostanzialmente da due moduli, denominati cassa di colmata A e B, ogni settore comprende 7 vasche di raccolta contrassegnate da una lettera minuscola. Il modulo A non è dotato di un vero sistema di impermeabilizzazione artificiale, ma si basa sostanzialmente su strati di materiale argilloso a bassa permeabilità presente in situ. Nel solo settore B al fondo delle vasche è stato previsto un sistema di impermeabilizzazione costituito da uno strato di circa 13 cm di argilla bentonica lamellare. La relazione di V.I.A. non da indicazione del motivo per cui il settore A non sia provvisto di un sistema impermebilizzante artificiale.
Lungo tutto il perimetro della discarica è stato realizzato un diaframma plastico bentonico, lungo 1580 m, spesso 25 cm e profondo 6 m dal piano di campagna; la sua funzione consiste nell’impedire la diffusione delle falde superficiali dell’eventuale percolato[1] fuoriuscito dal sistema discarica.
La quota media del piano di campagna, posta a circa –1 m s.l.m.m. è inferiore di circa 5-7 m rispetto a quella della sommità degli argini dei due fiumi.
Parallelamente agli argini dei fiumi sono stati realizzati dei rinfianchi al fine di migliorare la stabilità dei rilevati arginali. I rinfianchi sono costituiti da terreno naturale stabilizzato con modeste percentuali di calce in modo da ottenere un terreno di costruzione con migliori proprietà meccaniche.

Torna all'indice                                        Vai alla fine

LO STUDIO DI VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE

Lo studio di Valutazione di Impatto Ambientale della Discarica è stato commissionato al Dipartimento di Ingegneria Idraulica, Marittima e Geotecnica dell’Università di Padova con il compito di valutare gli impatti, prevederne l’evoluzione nel tempo al fine dell’eventuale messa in sicurezza della discarica stessa.
Il programma dello studio è stato articolato nelle seguenti attività:

1.         Raccolta ed esame critico di tutti gli elementi conoscitivi relativi alla realizzazione e gestione della discarica e di interesse per lo svolgimento dello studio, con particolare interesse agli aspetti idrologici, idrogeologici, geologici, geotecnici e della dinamica temporale e zonizzazione dei conferimenti di rifiuto.
2.         Carotaggi continui spinti fino al fondo della discarica con prelievo a diverse profondità di campioni di rifiuto e del materiale di impermeabilizzazione.
3.         Analisi dei seguenti parametri su campioni di rifiuto:

-   Composizione merceologica.
-   Grado di stabilizzazione biologica.
-   Inquinamento da percolato.
-   Produzione di biogas.
-   Proprietà fisiche e meccaniche dei rifiuti.

4.         Analisi del comportamento idraulico del corpo rifiuti.
5.         Analisi della qualità del percolato.
6.         Valutazione dei fenomeni di instabilità verificatesi.
7.         Analisi del materiale argilloso che impermeabilizza la discarica.
8.         Studio della situazione idraulica dei fiumi Brenta e Bacchiglione.
9.         Indagini presso la popolazione interessata.
10.     Valutazione finale della situazione di impatto e di rischio ambientale con conseguente indicazione delle soluzioni di intervento.

Torna all'indice                                        Vai alla fine

ANALISI AMBIENTALE

L’analisi ambientale del territorio entro il quale cade la discarica parte dall’inquadramento geologico, idrologico e geotecnico, più precisamente dall’analisi dell’evoluzione storica del territorio. Il testo dello studio è tratto dai capitoli 3 e 8 dello “Studio geoambientale e geopodologico del territorio provinciale di Venezia – parte meridionale” ed. Provincia di Venezia.
La descrizione parte molto alla larga, dall’origine della Pianura Padana dell’era terziaria si arriva fino al recupero delle valli della fine dell’800 e inizio del ‘900 e alla bonifica integrale della palude nel 1930, passando per i progetti della serenissima e del Paleocapa sui tagli dei fiumi.
Lo studio morfologico evidenzia un territorio sostanzialmente piatto composto da terreni superficiali a granulometria limo-sabbiosa appartenente all’antico delta del fiume Brenta, che qui sfociava tra il 1600 e il 1800, e i cui sedimenti si sono depositati sopra terreni di natura limosa e argillosa d’origine lagunare.
I terreni naturali presenti nell’area di Ca’ Rossa possono essere definiti come una successione non regolare di orizzonti di varia natura granulare e coesiva. Il profilo stratigrafico è costituito da una fitta alternanza di litotipi di varia natura, prevalente è la presenza di argille e torbe con sottili intercalazioni di limo. La presenza di terre organiche e torbe condiziona il comportamento di qualsiasi opera civile progettata su tale suolo. La capacità portante del terreno è modesta, i cedimenti assoluti, lunghi i tempi di consolidazione.
Per quanto riguarda la permeabilità dei terreni coesivi naturali nei primi 10 m di profondità, siamo in presenza di permeabilità inferiore a 10-8 m/s.[2]
Le zone lagunari adiacenti presentano una morfologia depressa che favorisce la contaminazione delle falde di acqua dolce da parte dell’acqua salata. Tale fenomeno determina uno sviluppo non omogeneo delle colture. In corrispondenza delle zone in cui è ubicata la discarica, il fenomeno dell’intrusione del cuneo salino nelle falde superficiali è decisamente inferiore, tranne che in corrispondenza dei paleoalvei comunicanti direttamente con la Laguna.
Per monitorare la falda freatica in adiacenza del diaframma bentonico perimetrale alla discarica, sono stati installati 4 piezometri che registrano i livelli del Brenta e del Bacchiglione, questi hanno evidenziato un’assoluta dipendenza dei livelli superficiali dei fiumi con l’acquifero superficiale posto tra i due fiumi, ad innalzamenti dei livelli dei fiumi corrispondono immediati aumenti delle quote piezometriche della falda superficiale. Per quanto riguarda la possibile contaminazione delle falde superficiali da parte del percolato di RSU della discarica, il Prof. Iliceto afferma che “al disotto del cumulo di RSU ci sia un substrato naturale impregnato di percolato fino a 12 m, con due apofisi agli estremi del profilo che indicherebbero un approfondimento dello strato impregnato verso i 18 m, questa impregnazione potrebbe proseguire in profondità verso i 24 m nella fascia compresa fra i 40 m e gli 80 m  a partire dal bordo Est della discarica”.

Torna all'indice                                        Vai alla fine

LA QUALITA’ DELLE ACQUE

L’indagine storica riguardante gli aspetti di qualità delle acque superficiali, sotterranee e del percolato ha preso in considerazione i risultati del monitoraggio eseguito nel corso degli anni dall’A.S.P.

 Per quanto riguarda le acque superficiali, sono state poste sotto osservazione:

-        Le acque del fiume Bacchiglione a monte dell’immissione nel fiume delle acque meteoriche provenienti dalla campagna a monte della discarica e delle acque meteoriche ricadenti sulla superficie della discarica stessa.
-        Le acque di drenaggio superficiali provenienti dalle campagne a monte della discarica.
-        Le acque di drenaggio superficiali provenienti dalle scoline che lambiscono la discarica e convogliano nel fiume Bacchiglione, le acque meteoriche ricadenti entro la discarica e nei terreni a monte della stessa.
-        Le acque di falda intercettate dal diaframma bentonico.

Le acque del fiume Bacchiglione appaiono di bassa qualità, pur mantenendosi nei limiti imposti dalla Legge Merli L. 319/1976, limiti che non variano nel corso degli anni.
Le acque di scolina presentano, nella generalità dei casi, il rispetto dei limiti della Legge, solo in due occasioni la concentrazione di azoto supera il limite, ma ciò accade anche nel fiume Bacchiglione a monte della discarica, per cui l’aumento di azoto non è imputabile a malfunzionamento della discarica.
Pertanto, sulla base dell’analisi storica dei risultati ottenuti dall’A.S.P. nel corso della campagna di monitoraggio sulle acque superficiali, si può affermare che la qualità delle acque del fiume Bacchiglione non sia condizionata dagli scarichi delle acque superficiali gravitanti sull’area della discarica di Ca’ Rossa.
Si può rilevare una sostanziale uniformità fra i dati medi relativi alle acque di falda prelevate a monte e a valle del setto bentonico. Risulta perciò difficile individuare eventuale percolato fuoriuscito dalla discarica senza poter ricorrere ad analisi particolari, analisi che non viene fatta. Era auspicabile un’analisi più accurata sulla possibilità di fuoriuscita di percolato e il seguente inquinamento delle falde acquifere sotterranee, almeno al livello della colmata A, che come ripetiamo, non è supportata da una parete artificiale impermeabilizzante. La relazione redatta dall’Università di Padova non specifica per quale motivo non si proceda a tale analisi e non vengano effettuati dei controlli che almeno convalidino i valori riportati negli anni dall’A.S.P.
I dati vagliati dall’équipe di ingegneri indicano una qualità delle acque di falda che rientra nei limiti dei parametri imposti per le acque destinate, non per l’uso irriguo, ma al consumo umano. La media dei valori analitici rimane pressoché costante in tutti i pozzi a monte e a valle della discarica, i dati registrati non subiscono variazioni significative. Ciò significa che il perimetro impermeabile della discarica riesce a contenere e a salvaguardare le acque di falda che lambiscono Ca’ Rossa.
Tuttavia si registra nei pozzi immediatamente a valle della discarica una maggiore concentrazione salina rispetto ai pozzi posti a monte, ma non tali da allarmare gli studiosi.

Torna all'indice                                        Vai alla fine

PROFILI STRATIGRAFICI DEI RIFIUTI

Vengono allegate le tabelle, che riguardano i risultati dei sondaggi effettuati nella discarica con otto diversi carotaggi senza darne alcuna spiegazione, in quanto le tabelle sono molto descrittive della qualità di terreno estratto.
La Tabella 3.1 consiste in una tavola riassuntiva dei carotaggi effettuati riportandone la data, la profondità massima raggiunta, le quote dei campioni prelevati in metri, e la quota dell’eventuale piezometro in metri. Le Tabelle successive, fino alla Tabella 3.9, riportano i risultati di ogni singolo carotaggio contrassegnato con una lettera dell’alfabeto.
Dall’analisi risulta che dalle stratigrafie emerge una significativa presenza di orizzonti saturi con presenza di percolato intorno a –5, -8 m. A vista le frazioni organiche putrescibili non sono riconoscibili. Fisicamente risulta ben evidente la presenza di plastica, carta, legno, vetro e metalli, oltre a quella dei materiali impiegati per le coperture.

Torna all'indice                                        Vai alla fine

PROPRIETA’ IDRAULICHE DEI RIFIUTI E ACCUMULO DI PERCOLATO

I sondaggi C e D sono posti a una distanza di 22 m, in questo modo si riesce monitorare l’eventuale risposta al pompaggio dei piezometri. Le prove non hanno dimostrato alcuna risposta alla conducibilità idraulica del cumulo di RSU.
L’ammasso di rifiuti è caratterizzato da uno spessore di materiale saturo sul fondo variabile da circa  un metro ad alcuni metri, con spessori massimi di 7 m. Le misure appaiono inoltre caratterizzate da oscillazioni nel tempo, apparentemente non collegate: si assiste infatti ad un debole aumento del percolato nei sondaggi D e F, contemporaneo ad una discesa nel pozzo C, peraltro limitrofo al pozzo D.
La temperature del percolato all’interno dei sondaggi esaminati varia anche di alcuni gradi, si va dai 25,5° C del sondaggio C, ai 32° C del sondaggio F.
Le prove di pompaggio eseguite sui piezometri hanno come scopo la ricerca dei parametri idrologici del rifiuto come la trasmissività, conducibilità, coefficiente di immagazzinamento. I parametri idrologici sono indispensabili per una corretta gestione dei sistemi di estrazione del percolato e per una ricostruzione delle modalità di circolazione del percolato nel corpo rifiuti.
Le caratteristiche idrauliche della falda vengono quindi ricavate sostituendo nelle equazioni, che esprimono le relazioni esistenti tra abbassamento, parametri idrogeologici e portata estratta, i valori dei parametri misurati durante le prove.
I metodi utilizzati per la valutazione della discarica di Ca’ Rossa presentano degli analoghi riportati in Cossu et al, 1997, i Professori dell’Università di Padova hanno utilizzato le prove a portata costante e le prove di abbassamento, per analizzare le proprietà idrauliche dei rifiuti della discarica, come riportato dalla letteratura specifica, si sono affidati al metodo dell’analogo, metodo che non viene mai utilizzato in questa V.I.A. per il confronto dei risultati ottenuti.
Le prove a portata costante, utilizzate per determinare i parametri idrogeologici dell’aquifero, consistono nel misurare la progressione nel tempo delle variazioni del livello della falda. I dati sono stati riportati in un diagramma utilizzando la funzione s = f(log t). le curve ottenute sono state poi interpretate con il metodo Boulton (1954).
Le prove di abbassamento o slug tests consistono nel rimuovere rapidamente dal pozzo un volume d’acqua e a misurare il tempo necessario perché si ristabilizzi il livello originario. Siccome il valore di risposta del livello dell’acqua decresce nel tempo, il livello dell’acqua e le variazioni di pressione possono essere rilevate secondo incrementi che sono approssimativamente spaziati rispetto al logaritmo del tempo a partire dall’abbassamento del pozzo. Il carico del pozzo è dato dall’espressione studiata da Cooper et al nel 1967[3]: h = h0 (a,b), dove :


-       
h = livello dell’acqua nel foro di sondaggio durante l’esecuzione della prova idraulica.
-        h0 = livello dell’acqua iniziale nel foro di sondaggio.
-        a,b sono due coefficienti che dipendono dal raggio del foro, dalla trasmissività, dal coefficiente di immagazzinamento e dal tempo.

I valori di permeabilità riscontrati nel rifiuto mostrano la possibilità di una discreta circolazione idrica all’interno dell’ammasso, che non presenta particolari accumuli di fluidi. Il livello di percolato, stimato sui 40.000 m3, contenuto all’interno dell’impianto risulta in alcune zone superiore al livello del piano di campagna esterno all’impianto. La sua emissione incontrollata è quindi affidata al diaframma bentonico che circonda l’area.
Dalle osservazioni e dalle prove eseguite sul corpo rifiuti sono emerse considerazioni poco precise e deficienti di ulteriori specializzazioni delle analisi che puntualmente non vengono compiute, la relazione non riporta i motivi di questa approssimazione dei dati in una valutazione così delicata come una discarica urbana.

Torna all'indice                                        Vai alla fine

QUANTITA’ E QUALITA’ DEI RIFIUTI

La capacità volumetrica attuale della discarica è pari a 1.101.000 m3 di RSU, la discarica rientra nel bacino di raccolta denominato VE 5 e sono obbligati a conferire i propri rifiuti nell’impianto i comuni di Chioggia, Cavarzere e Cona. Nel corso del 1994, alcuni Decreti del Presidente della Regione Veneto hanno imposto l’obbligo di accettare rifiuti da fuori bacino.
Nella fotocopia che si allega si possono visualizzare in Figura 2.18 i quantitativi annui di rifiuto smaltiti a Ca’ Rossa. È facile percepire la crescita di tonnellate di RSU smaltito dalla discarica negli anni fino ad arrivare al tetto delle circa 200.000 t nel 1997 per scendere, se pur lievemente, nel 1998. La Figura 2.19 dimostra che la provenienza dei rifiuti si riferisce al comune di Venezia, che ricopre il 50% di RSU smaltito, seguito dal comune di Chioggia.
Anche dalla Figura 2.20 si intuisce la crescita dei rifiuti solidi totali negli anni, fino a raggiungere e a superare la capacità portante della discarica.
L’analisi granulovolumetrica dei campioni di rifiuti ha evidenziato una granulometria  ben distribuita nelle classi più grossolane. In corrispondenza delle frazioni fini sono invece presenti quantitativi più consistenti. L’analisi dei dati porta a concludere che le frazioni grossolane sono costituite principalmente da carta, plastica, vetro, cocci e metalli, mentre le frazioni fini sono costituite principalmente dai terreni utilizzati nelle coperture giornaliere dei rifiuti.
Dall’analisi merceologica si nota che la frazione preponderante è rappresentata dal sottovaglio a 20 mm nel quale sono contenute le percentuali maggiori di frazione organica putrescibile. Si può rilevare che le materie plastiche sono quantitativamente maggiori rispetto alla carta e cartone.
Queste analisi dimostrano una scarsa educazione della popolazione al riciclaggio dei rifiuti. Da tempo su tutto il territorio del comune di Chioggia sono presenti cassonetti differenziati per la carta, la plastica e il vetro. Da un anno a questa parte, dopo una sperimentazione nella frazione di S. Anna di Chioggia, l’A.S.P. sensibilizza la popolazione e la invita a riciclare l’umido, questa campagna, supportata anche dalla distribuzione gratuita di bidoncini per l’umido da tenere in casa, e veri e propri composter in accomodato da tenere in giardino per chi ne faccia richiesta, dovrebbe portare ad una considerevole diminuzione di rifiuti urbani e ad un incremento dell’uso di concimi naturali nelle coltivazioni del territorio.
Allo scopo di valutare la qualità dei rifiuti depositati, è stata eseguita una serie di analisi su campioni estratti dalle carote prelevate durante i campionamenti già descritti a profondità di 3, 6 e 9 m.
Sui campioni prelevati sono state eseguite le determinazioni di:


-        Umidità.
-        Solidi volatili.

I campioni sono stati inoltre sottoposti a:


-        Test di cessione con acqua distillata.
-        Test con cartina all’acetato di piombo, per visualizzare lo stato di stabilizzazione dei rifiuti.
-        Test di fermentazione relativo alla produzione di biogas.
-        Test respirometrico.[4]

I parametri utilizzati nelle analisi dei carotaggi sono:


-       
BOD
-        COD
-        pH
-        TKN
-        SO4
-        Cl
-        Acido Acetico
-        TVA

In conclusione, dall’esame dei risultati, si nota una grande variabilità delle caratteristiche qualitative dei rifiuti depositati in discarica. Sembra evidente una maggiore stabilizzazione dei rifiuti depositati negli strati più profondi, che tuttavia presentano un discreto grado di putrescibilità e di potenziale cessione di composti inquinanti nel percolato.

Torna all'indice                                        Vai alla fine

QUALITA’ DELLE ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE

Il rapporto presentato dall’Università di Padova in questo capitolo dedicato alla qualità delle acque dichiara testualmente: “la valutazione della qualità delle acque sotterranee e superficiali non rientra tra i compiti del presente studio. In fatti una esaustiva campagna di monitoraggio per articolazione e tempo di esecuzione andava al di là del quadro operativo dello studio stesso”; ricordiamo che la discarica si trova tra il fiume Brenta a Nord-Est e il fiume Bacchiglione a Sud-Ovest, che essa ricade interamente sull’area di esondazione di entrambi i fiumi. Una considerazione del genere dimostra scarsa disponibilità di fondi per le ricerche necessarie alla V.I..A. messe a disposizione dall’ASP, ma soprattutto un’incapacità dei ricercatori nel far valere le proprie conoscenze e il proprio modo di procedere nelle valutazioni rispetto le scelte fatte dal committente. Se l’insufficienza del tempo e dei fondi non permette la completezza della valutazione, non si deve assolvere[5], come vedremo, l’impianto di Ca’ Rossa, ma si deve rimandare l’esito della valutazione allorquando tutti gli aspetti dell’analisi saranno trattati e valutati.
Nonostante ciò, i ricercatori, basandosi su alcuni dati forniti dalla stessa ASP, hanno formulato dei risultati: non si notano sensibili variazioni della qualità delle acque del Bacchiglione da monte a valle della zona della discarica. Lo scarico nel fiume delle acque provenienti dalla  scolina che raccoglie le acque di drenaggio superficiale della discarica non sembra influenzare i valori dei parametri caratteristici dell’acqua del fiume.
I valori dei parametri utilizzati nell’analisi sono tipici di acque di falda di cattiva qualità, non si registrano significative variazioni tra monte e valle dell’impianto. L’unica influenza che si registra è dovuta alle infiltrazioni di acque saline.
La discarica, in conclusione, non produce effetti negativi sulle acque sotterranee.

Torna all'indice                                        Vai alla fine

BILANCIO IDROLOGICO PERCOLATO

La formazione del percolato è regolata da vari fattori legati alla meteorologia ed idrologia della zona. La comparsa del percolato in una discarica si avrà una volta raggiunta la capacità di campo del terreno che costituisce la copertura finale. Per capacità di campo si intende la quantità di acqua che può essere trattenuta da uno strato di terreno o rifiuti. Essa si definisce come il peso percentuale di acqua che può essere immagazzinato da un peso di rifiuti contenuti nell’unità volume.
Il modello matematico è il modo più corretto per valutare i volumi di percolato prodotti annualmente, i ricercatori hanno usato l’equazione: L = P-R-ET dove:


-        P = precipitazioni meteoriche
-        R = ruscellamento superficiale
-        ET = evapotraspirazione
-        L = quantità di percolato raccolto

I risultati sono leggibili nella Figura 9.1, si evidenzia che subito dopo i periodi molto piovosi, Maggio, Giugno, Settembre-Ottobre, si hanno i valori massimi di percolato. I dati di produzione di percolato valutati dall’ASP per gli anni 1992-1995 forniscono un valore medio annuale di produzione di percolato di circa 12000 m3.

Torna all'indice                                        Vai alla fine

ANALISI DEL MATERIALE ARGILLOSO

Una stima della capacità di attenuazione delle argille presenti nella discarica di Ca’ Rossa come materiale costitutivo della barriera di fondo, nei confronti degli inquinanti tipici presenti nei percolati, è stata effettuata mediante prove di laboratorio, miranti a simulare le reazioni che plausibilmente si verifichino quando il percolato fluisce all’interno della barriera.
La barriera di fondo della discarica è costituita da materiale naturale, presente in posto, articolato secondo una successione non regolare di orizzonti di varia natura. La fascia più superficiale è costituita da terreni coesivi fino ad una profondità di 35 m dal piano di campagna.
La stima delle capacità attenuative delle argille presenti nei confronti di alcuni inquinanti presenti nel percolato è stata misurata mediante l’isoterma di adsorbimento, che è una funzione matematica che misura la quantità di contaminante adsorbita su un materiale adsorbente, questo dipende sia dalle caratteristiche e dalla concentrazione del contaminante che dalla temperatura. Generalmente le quantità assorbite vengono espresse in funzione della temperatura e dell’adsorbato.
Gli isotermi utilizzati in questa particolare analisi sono stati: l’isoterma di Langmuir e l’isoterma di Freundlich.
Per quanto concerne l’efficienza geochimica della barriera, non esistono attualmente modalità standardizzate per verificare l’efficienza delle barriere di materiali naturali ai moti di diffusione dei contaminanti, si utilizzano delle ipotesi semplificative. Lo studio in esame si è affidato a delle indagini precedenti, quindi allo studio degli analoghi, condotte da Daniel e Shackelford.

Torna all'indice                                        Vai alla fine

STABILITA’ GEOTECNICA DEGLI ARGINI DEI DUE FIUMI

In Ottobre del 1998 si verificò un fenomeno di instabilità in corrispondenza dell’argine meridionale di contenimento della colmata B. La rottura in esame ha interessato una fascia di circa 110 m lungo l’asse longitudinale dell’argine; contemporaneamente si è osservato un innalzamento della zona posta immediatamente a valle, per una larghezza perpendicolare all’asse dell’argine di circa 20 m.
La rottura si è verificata nonostante si fosse sviluppato un progressivo miglioramento delle proprietà del terreno di fondazione.
Nel caso delle terre coesive organiche e torbose il fenomeno della consolidazione risulta ancora più complesso per effetto della cosiddetta “compressione secondaria”, che dilata ancor più i tempi necessari per l’assestamento definitivo del terreno. Lo studio ritiene che i fenomeni di consolidazione del caso in esame, non fossero ancora completamente esauriti e che pertanto il parziale incremento di resistenza al taglio dei terreni di fondazione non sia risultato sufficiente a sopportare il peso finale del rilevato arginale e del cumulo di RSU.
Il progettista ha ritenuto, in sede di variante per riparare la frana, di inserire una berna laterale sul lato esterno della discarica, che produce un effetto fortemente stabilizzante sulla sezione. La presenza della berna consente inoltre di innescare un processo di consolidazione e di resistenza al taglio anche su una zona esterna al corpo di discarica.
Per quanto riguarda le conseguenze dovute all’evento franoso, sono state avanzate alcune ipotesi che rimangono tali. Anche in questo caso, come si era verificato per le indagini sulla qualità delle acque, l’équipe non ha ritenuto indispensabile un ulteriore sviluppo delle indagini neppure in un caso delicato come la rottura degli argini. Sembra quasi che la competenza dei ricercatori sia in funzione delle aspettative dell’ASP[6].
Le tre ipotesi avanzate sono:


1.      Danneggiamento del diaframma plastico verticale sottostante la colmata con una possibile perdita di continuità e il conseguente danneggiamento  del geocomposito bentonico posto sul lato interno dell’argine.
2.      Scorrimento verso l’esterno del terreno di fondazione.
3.      Traslazione orizzontale del terreno di fondazione sottostante il corpo arginale.

Torna all'indice                                        Vai alla fine

VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI ESONDAZIONE

Fenomeni di sommersione del territorio occupato dalla discarica si sono verificati in passato sia in occasione della piena del 1882, sia in anni più recenti, in occasione dell’alluvione del 1966.
Anche per lo studio del comportamento della rete idrografica del sistema Brenta-Bacchiglione-Gorzone è stato utilizzato un modello matematico unidimensionale basato sulle equazioni di De Saint-Venant.
Per quanto riguarda la schematizzazione delle sezioni si è fatto riferimento allo studio elaborato dall’Autorità di Bacino.
Per la valutazione delle dissipazioni continue di energia è stata  utilizzata la formula di Strickler.
Sono state condotte alcune simulazioni per esaminare gli elementi di piena da ritenersi critici per il sistema Brenta-Bacchiglione-Gorzone. Tale esame ha riguardato la propagazione di onde di piena caratterizzate da tempi di ritorno pari a 50 e 100 anni, considerando la contemporaneità degli eventi.
Con riferimento al corso del Bacchiglione, si osserva che l’argine sinistro è interessato da un modesto sormonto in occasione di piene con tempo di ritorno di 100 anni, mentre risulta in grado di contenere piene con tempi di ritorno di 50 anni. Peraltro, gli effetti di riduzione della portata del Brenta a seguito delle esondazioni, riduce completamente il rischio di esondazioni in sinistra per il basso corso del Bacchiglione.
Al contrario, le indagini effettuate a Codevigo, i livelli massimi del Brenta superano ampiamente le quote dell’argine destro anche per piene con tempo di ritorno di 50 anni.
I risultati del calcolo hanno consentito di effettuare una stima di larga massima dei volumi esondati in destra del tratto compreso tra Codevigo e l’area oggetto di indagine. In occasione di piene caratterizzate da un tempo di ritorno di 50 anni, i volumi esondati sono dell’ordine dei 3-4 milioni di m3, mentre per piene con tempo di ritorno di 100 anni, questo volume aumenta fino a valori di 8-11 milioni di m3.
Si tratta di volumi d’acqua che per la naturale pendenza del territorio, tenderanno a fluire entro l’area compresa tra l’argine destro del Brenta e l’argine sinistro del Bacchiglione interessando la zona occupata dalla discarica. Non è escluso inoltre che, come conseguenza dell’ostacolo offerto dal rilevato della discarica, le acque del Brenta possano addirittura entrare in Bacchiglione.
Per questi aspetti sono stati sostanzialmente confermati i risultati delle indagini condotte dall’Autorità di Bacino che nella sua carta del fattore di pericolosità evidenzia un elevato grado di rischio con sormonti dell’argine destro del Brenta.
Si ritiene, quindi, necessario attuare provvedimenti di difesa del rilevato della discarica che siano in grado di evitare sia sormonti locali, sia fenomeni di erosione.

Torna all'indice                                        Vai alla fine

INDAGINE PRESSO LA POPOLAZIONE

Al fine di conoscere l’opinione della popolazione abitante nelle zone adiacenti alla discarica, sugli impatti prodotti sull’uomo e sull’ambiente, si è concepito un semplice questionario consegnato a 122 abitanti.
L’intero questionario è riportato tra gli allegati. Riportiamo semplicemente le conclusioni dei risultati più significativi del questionario.
Gli abitanti di Ca’ Bianca sono favorevoli alla chiusura totale della discarica. Gli abitanti delle altre località sembrano convinti che una raccolta differenziata ben attuata possa limitare gli effetti negativi della discarica[7]. Tutti gli intervistati aborriscono la possibilità di un ampliamento dell’impianto.
La preoccupazione più sentita si riferisce al possibile inquinamento delle acque dei fiumi.
Tuttavia è da registrare il fatto che più gli abitanti sottoposti ad esame distano dalla discarica, meno risentono dei problemi e si preoccupano della propria salute e dell’inquinamento dell’ambiente. L’impianto di Ca’ Rossa è un insediamento ad alto rischio ambientale, ma non viene visto come tale se non dalla popolazione di Ca’ Bianca.

Torna all'indice                                        Vai alla fine

VALUTAZIONE FINALE DI IMPATTO E DI RISCHIO

La discarica risulta caratterizzata dalla presenza di percolato giacente sul fondo con un battente massimo di 7 m. Le misure piezometriche all’interno dei lotti s.l.m.m. sono superiori alle quote medie del piano di campagna esterno alla discarica compreso tra i fiumi Bacchiglione e Brenta. Pertanto, nel caso di una disfunzione del sistema barriera sul fondo o sulla scarpata laterale, potrebbe verificarsi l’eventualità di una fuoriuscita del corpo della discarica.
È stata registrata la presenza di grandi quantità di sostanza organica non ancora stabilizzata in modo tale da consentire la formazione di percolati, di emanare odori e di produrre biogas. Le caratteristiche qualitative dei rifiuti manifestano una grande variabilità, è evidente una maggiore stabilizzazione negli strati più profondi dell’accumulo di rifiuti, che presentano ancora un discreto grado di putrescibilità e di potenziale cessione di composti inquinanti nel percolato.
Sul fondo del settore A dell’impianto non è stato realizzato alcun sistema di impermeabilizzazione artificiale. Pertanto la tenuta idraulica del corpo discarica è affidata alla barriera naturale argillosa, che, al momento, non presenta particolari disfunzioni.
I modelli matematici impiegati hanno messo in luce l’insufficienza degli attuali argini del fiume Brenta a contenere piene anche non eccezionali.
Per quanto riguarda ripercussioni sulla salute umana: non esiste evidenza epidemiologica dell’insorgenza di patologie particolari nelle aree circostanti la discarica. Molti dei timori avanzati dalla popolazione appaiono infondati. Tuttavia il benessere psichico della popolazione è molto turbato con odori, rumori, traffico, per cui, secondo la definizione di salute dell’OMS, la discarica è impattante sulla salute dell’uomo.

Torna all'indice                                        Vai alla fine

INTERVENTI PROPOSTI

La chiusura totale della discarica risulterebbe dannoso, infatti, permarrebbero inalterati tutti i problemi denunciati e tutti i volumi vuoti, non occupati dai rifiuti, potrebbero portare ad accumuli di percolato ed ad instabilità.
I ricercatori hanno individuato alcuni interventi possibili, che elenchiamo di seguito senza commentare:


-        Incremento dei pozzi di estrazione per limitare la produzione di biogas.
-        Abbassamento del percolato attraverso la messa in efficienza dei pozzi presenti e dotarli di pompe automatiche di spurgo.
-        Installazione di sistemi di controllo automatico per lo smaltimento del biogas.
-        Isolamento acustico dei sistemi di estrazione e dei motori del biogas.
-        Garantire la stabilità della struttura-discarica investita dalle acque di piena esondanti, progettare e realizzare opere di difesa idraulica.
-        Ridurre gli impatti di lungo termine attesi grazie all’aerazione in situ.

Gli studiosi hanno preso in esame tre alternative attive possibili per ridurre il carico di contaminanti che si può potenzialmente riversare nell’ambiente:


1.      Flushing.
2.      Aerazione in situ.
3.      Landfill mining.

Il caso di Ca’ Rossa permette l’attuazione di un intervento quale l’aerazione in situ, che consiste nell’emissione attraverso tubazioni forate di aria nell’ammasso di rifiuti. L’ossigeno contenuto nella discarica crea condizioni adatte a variare il processo di conservazione della sostanza organica degradabile da anaerobico ad aerobico. Il carbonio organico viene così trasformato in anidride carbonica, acqua e sostanze ossidate. Il risultato dell’intervento è un’immediata riduzione degli odori, forte riduzione del carico di contaminanti del percolato.

Torna all'indice                                        Vai alla fine

CONFRONTO CON GLI APPUNTI DEL CORSO DI V.I.A.

Come scrivono i ricercatori di Padova e così il Prof. Bettini nella sua introduzione all’ ”Ecologia dell’Impatto Ambientale”, non esiste una metodologia migliore nella valutazione di impatto ambientale in termini assoluti. Di caso in caso, si deve individuare la metodologia che meglio risponde alle specificità delle condizioni di applicazione, pur ispirandosi a criteri e schemi di impostazione di carattere generale.
Abbiamo appena esposto gli studi che l’équipe di Padova ha ritenuto indispensabile nel valutare l’impatto di Ca’ Rossa; cerchiamo ora di analizzarli e confrontarli con quanto si ritrova nel manuale dei Proff. Bettini, Canter, Ortolano.
La relazione di V.I.A. ha esaminato, anche se in maniera non dettagliata, la fase di screening e la successiva fase di scoping; tuttavia si è seguito lo schema canonico di presentazione del lavoro:


1.      Identificazione dell’impatto.
2.      Descrizione dell’ambiente.
3.      Precisione e valutazione.
4.      Scelta dell’intervento.
5.      Riassunto dello studio.

Questo tipo di organizzazione e esposizione del lavoro è facilmente individuabile semplicemente scorrendo l’indice del rapporto.
Dei 22 metodi utili alla classificazione degli impatti individuati nel 1977 da Sadler[8], gli esperti di Padova, hanno ritenuto di utilizzare il metodo degli analoghi, checklists, esperti di settore, prove di laboratorio, rassegna della letteratura, matrici di interazione, monitoraggi, modelli qualitativi e modelli quantitativi, risk assessment e scenari.
Non è stato per nulla adottato il metodo dell’environmental cost/beneficts analysis; è stato del tutto trascurato il metodo dei sistemi esperti (nell’intero documento non si fa nome di alcun sistema informatico di gestione del territorio), overlay mapping, networks, mass-balance calculation, fotografie e fotomontaggi. Della Landscape Ecology[9] non viene fatto alcun cenno benchè la discarica si trovi in un ecosistema molto delicato come quello lagunare, inoltre in un’area ecotonale di scambio tra l’ambiente marino, lagunare e imbrifero.
Dei metodi utilizzati, poca attenzione è stata prestata alle analisi, per nulla sono stati individuati e monitorati dei bioindicatori[10].
La scarsa attenzione all’environmental risk assessment fa passare sottotono i gravi rischi ambientali possibili causati dalle esondazioni. Gli studi sui tempi di ritorno hanno individuato prevedibili allagamenti disastrosi a distanza di 50 e 100 anni. Mai in tutto il rapporto viene scritto chiaramente che la discarica di Ca’ Rossa, per la sua ubicazione, presenta un grave rischio ecologico.
È stato semplicemente individuato il rischio, ma la valutazione dell’esposizione, la valutazione della dose risposta e la caratterizzazione sono elementi di analisi tralasciati per far trasparire l’immagine positiva di Ca’ Rossa.
L’unica misura di mitigazione del rischio individuata è stato il rinforzo degli argini dei due fiumi che confinano la discarica.
Abbiamo allegato a questa tesina la tavola del rischio ambientale elaborata dall’Autorità di Bacino; la discarica, come si può vedere, si trova sul punto in cui tutti i rischi di esondazione passati e prevedibili sono maggiori. In un area quindi che coscienziosamente doveva rimanere scevra da qualsivoglia tipo di insediamento urbano.
Per quanto riguarda la valutazione degli effetti nel tempo, nel rapporto si legge che i possibili livelli di inquinamento dei suoli e delle acque dovuti alla presenza dell’impianto e del percolato prodotto, sono registrabili a distanza di 500 anni, periodo che va oltre qualsiasi naturale previsione e della stessa durata di vita dell’impianto.
Anche parlando in una scala temporale di 500 anni, in un’area di confine come la laguna, dove cambia la dinamica della rete idrografica e delle coste, si devono valutare anche le ripercussioni a distanza di 500 anni.

Torna all'indice                                        Vai alla fine

CONCLUSIONI

Non è stato presentato alcun scenario alternativo alla discarica, il rapporto si limita ad enunciare le analisi effettuate e a spiegarne dettagliatamente i passaggi e le formule utilizzate, quasi che il documento redatto si prestasse a diventare un manuale didattico sulla valutazione delle discariche.
Lo stile utilizzato dai ricercatori sembra quasi una rincorsa all’elevazione a caso emblematico di valutazione di impatto di una discarica tale da essere inserito degnamente tra la letteratura di settore.
Io, pur riconoscendo la mia molto limitata esperienza nella pratica di V.I.A., non mi sento di scagionare la discarica di Ca’ Rossa da qualsivoglia inquinamento come ha fatto l’Università di Padova.
Gli studiosi dell’impatto in questione hanno presentato possibili interventi migliorativi dell’impianto, ma, di fatto, dichiarano la totale sicurezza dell’impianto a livello ambientale. Tutti i dati assunti dai campionamenti dell’ASP non sono stati verificati da mirati prelievi e monitoraggi, sono stati accettati tout court perché rispettosi dei parametri di legge, ma del principio di ALARA[11] e della precauzione che ne facciamo?

Torna all'indice                                        Vai alla fine


 

BIBLIOGRAFIA:

-        Università di Padova, Dipartimento di Ingegneria Idraulica, Marittima e Geotecnica, “L’impatto ambientale della discarica di Ca’ Rossa e sua prevedibile evoluzione nel tempo al fine della eventuale messa in sicurezza della discarica stessa”, Padova 1999

-        Bettini, Canter, Ortolano, “Ecologia dell’Impatto Ambientale”, Venezia 1999

-        Appunti delle lezioni di V.I.A., a.a. 1999/2000, Ca’ Tron, Venezia

 

[1] La composizione di percolato dipende strettamente dai processi biologici, chimici e fisici che si realizzano in discarica e che causano il trasferimento di composti inquinanti dai rifiuti solidi alla fase liquida.    Torna

[2] Dati rilevati con prove di dissipazione con piezocono a varie profondità.    Torna

[3] Riportate in Beretta, 1992.    Torna

[4] I valori sono stati ricavati sulla base di curve di interpolazione ottenute su campioni di materiali analoghi presenti nella letteratura in  Cossu, Raga, Vascellari, 1999.     Torna

[5] Con assoluzione si intende il rispetto di tutti i parametri imposti per legge.    Torna

[6] L’ASP intende dimostrare con questo studio l’assoluto rispetto dei parametri e la completa messa in sicurezza della discarica di Ca’ Rossa.    Torna

[7] Questo è dovuto al fatto che l’insediamento di Ca’ Bianca è localizzato nei pressi della discarica e sottovento, per cui gli abitanti subiscono maggiormente rumori ed esalazioni che escono dall’impianto.    Torna

[8] Metodi non standardizzati.    Torna

[9] La Landscape ecology è uno strumento ideale per lo studio dell’ordinata complessità ed eterogeneità dei mosaici ambientali in quanto propone metodi quantitativi avanzati e modelli teorici di simulazione. Per Landscape si intende un’area eterogenea composta da un cluster di ecosistemi interagenti, che mostra pattern (strutture) spazialmente ripetibili. (Almo Farina, 1993).    Torna

[10] La discarica si trova all’interno del parco lagunare dove vivono e si riproducono ecotipi e specie chiave.    Torna

[11] As Low As Reasonably Achievable, principio secondo il quale, una volta compiuta la scelta tecnologica, l’esposizione ai rischi deve essere la più debole possibile.    Torna

Per ulteriori informazioni o approfondimenti su qualsiasi argomento, scrivere a:

Indice                           Torna alla prima pagina