COLOMBIA

L'intervento USA mascherato...

Contro il narcotraffico o contro la guerriglia?

Preparativi dell'intervento

militare (statunitense)in Colombia

di Sergio Ramírez

Attualmente, con il pretesto della loro lotta contro la droga, gli USA hanno destinato alla Colombia milioni di dollari, centinaia di assessori militari, così come moderna tecnologia destinata, nella pratica, alla azione di contro-guerriglia. Mentre i capi narcotrafficanti nordamericani operano liberamente nel loro territorio e rimangono con l'80% dei siderali siderales guadagni che produce il narcotraffico, i governanti degli Stati Uniti hanno il cinismo di qualificare la condotta antidroga del resto dei paesi del mondo, mediante la loro "Certificazione", e premiare o castigare, a seconda del grado di sottomissione ai loro ricatti, quando gli agenti statunitensi sono ricevuti in Colombia come piccoli re ai quali si tributa ogni tipo di onore, a prescindere dalla sfacciataggine delle loro affermazioni che i loro aerei controllano il territorio di questa nazione ed hanno realizzato più di due mila sorvoli, negli ultimi mesi, con il beneplacito dei governanti e dell'oligarchia finanziaria locale. Così risulta dimostrato che l'intervento nordamericano in Colombia è stato presente dagli inizi del secolo e che le minacce del presente sono solamente una continuità logica per i "gendarmi del mondo". In effetti, la loro rappresentante Madeleine Albright, (EX)Segretaria di Stato, ha affermato al "The New York Times" che "i problemi della Colombia si estendono oltre le sue frontiere ed hanno conseguenze per la sicurezza e la stabilità della regione" e che Pastrana "ha bisogno - e merita - un appoggio internazionale che vada oltre l'interdizione e lo sradicamento della droga". Inoltre considera corretta la politica del (ex)presidente colombiano di avviare i dialoghi di pace, ma avverte che "la domanda è se lui potrà ottenere una combinazione di pressioni ed incentivi che motivino una risposta della guerriglia", e che :"gli sforzi di pace debbono essere condotti dagli stessi colombiani ", pero "tra i rischi eroici che Pastrana ha intrapreso, è decisivo che lui decida a quali carote e quali bastoni mettere mano".

Gli Stati Uniti ridistribuiscono le loro forze militari

Il tema dell'intervento in Colombia è divenuto di moda, grazie ad una gigantesca campagna pubblicitaria scatenata dagli Stati Uniti e dai reazionari di tutto il mondo, con l'obiettivo di disinformare, tergiversare, rendere insensibile ed acquietare l'opinione pubblica, creando il clima favorevole per l'invasione di questo paese. I pretesti sono molteplici per cercare di giustificarla: la Colombia un grave pericolo per la regione; il movimento guerrigliero è formato da narcotrafficanti e
terroristi; i colombiani non sono capaci di risolvere i loro problemi; i nordamericani sono l'unica salvezza per "i colombiani perbene" e per il resto di paesi dell'area, queste sono alcune delle menzogne del libretto pubblicitario, che non inganna il popolo colombiano, i patrioti, i democratici ed i rivoluzionari. Per ciò un'invasione straniera armata, detonerà i sentimenti di autodeterminazione, indipendenza e di antinordamericanismo ed il conflitto si potrebbe estendere ad altri paesi dell'America Latina. Le organizzazioni insorte hanno chiaramente affermato che né loro né il popolo vogliono che si produca l'invasione, ma che è obbligo rivoluzionario e patriottico prepararsi per affrontarla come un pericolo ed una minaccia reale per la Patria.

Gli USA riorganizzano le loro forze militari per affermare il proprio predominio sulla regione e preparare l'intervento in Colombia. Molti incauti hanno creduto la scadenza del contratto di amministrazione del Canale di Panama avrebbe significato il ritorno delle forze armate negli
Stati Uniti. Questi sogni sono svaniti. Il Segretario della Difesa nordamericano ha dichiarato: "Neanche un solo soldato tornerà negli Stati Uniti, dal momento che hanno ancora molti compiti da compiere", gli facevano eco Clinton e Cohen affermando che è necessario "rafforzare la presenza militare nordamericana nel continente". Si sono imposte queste scelte. Distribuiranno 15.000 soldati nella zona caraibica e nella frontiera meridionale della Colombia, con la volontà di circondare questo
paese. Inoltre, con il recente trionfo elettorale dei settori più reazionari a Panama, si sono rafforzati i tentativi interventisti di Washington. La nuova presidentessa, Mireya Moscoso ha accettato la
permanenza di 3.300 soldati nordamericani fino a dopo il 2000, con il pretesto che rimanessero a "pulire il terreno contaminato e minato delle basi", inoltre lo spiegamento di una Forza Militare congiunta di 2000 uniformati nella frontiera con la Colombia, col pretesto della presenza di gruppi armati delle guerriglie di questo paese. "La prima cosa che dobbiamo fare è rafforzare la nostra frontiera e secondo dare un adeguato addestramento alle nostre forze di polizia che ne hanno bisogno", ha sostenuto, reverentemente la presidentessa di Panama. Al tempo stesso, Puerto Rico si sta convertendo nel centro di maggior concentrazione di risorse militari statunitensi in America Latina. Si prepara così ad assumere il ruolo che ha disimpegnato Panama negli ultimi 50 anni. Sarà il
"nuovo focolare", dal 31 di dicembre, per 25.000 "impiegati" del Dipartimento di Stato nordamericano, nella loro maggioranza soldati e membri delle Forze di Intervento Rapido. Sarà una "testa di ponte" per un attacco e per l'invasione della Colombia e per un centro di permanenti
provocazioni contro Cuba. In questi preparativi dell'imperialismo non potrebbe essere assente uno dei loro più fedeli servitori. "Se Washington ha bisogno di cooperazione argentina, anche quando fosse un intervento bellico in Colombia, Menem lo darà senza alcun dubbio", dichiaravano
rappresentanti del governo argentino al quotidiano argentino "La Nación".
Per questi effetti, già si sono approvati vari patti di "cooperazione strategica, assessorato, acquisto di armi e di alcuni aerei per l'ammodernamento dell'Esercito", secondo portavoci del Ministero della
Difesa argentino.

Dichiarazioni di un agente della CIA

L'insediamento di truppe nordamericane in nuovi centri strategici di controllo e di intervento si realizza con preoccupante velocità. In Aruba e Curaçao si sono già risistemati 1.830 fanti della Marina degli Stati Uniti, si sono adattati terreni, si sono costruiti accampamenti e si è concentrato
materiale bellico: mezzi navali ed elicotteri. Inoltre, dovranno trovare sistemazione 2.700 unità delle Forze Speciali, oggi di stanza sul Canale di Panama. Nel frattempo in Honduras si è attivata la base Soto de Cano, si sono costruite nuove piste aeree ed alloggi e quì, si sono trasferiti elicotteri e circa mille unità.

In Peru' ed in Ecuador, paesi già impegnati nella forza congiunta di aggressione nella frontiera sud della Colombia, si stanno concentrando armi belliche ed il maggior numero di Forze Speciali. Le dichiarazioni di Montecinos, Capo dei Servizi Segreti del governo Fujimori ed agente della CIA fin dagli anni 70, hanno evidenziato l'esistenza di un piano di invasione della Colombia, in cui il "Peru' e l'Ecuador avrebbero un ruolo da protagonisti in una eventuale operazione multilaterale per contribuire nella lotta contro la sovversione (la guerriglia)". Accanto a ciò, Montecinos dichiarava che la partecipazione di questi due paesi si darebbe "su invito della Colombia" e potrebbe realizzari sotto forma di incursioni dirette contro gli accampamenti delle FARC nelle zone di frontiera con i due paesi e, inoltre, mediante la vigilanza delle zone dove l'esercito colombiano abbia espulso la guerriglia. Nell'operazione parteciperebbero 120.000 uomini, per un periodo variabile dai 45 ai 60 giorni, "senza possibilitò di negoziazione". A queste truppe si sommerebbero due divisioni aereotrasportate, due divisioni speciali dell'esercito di terra, tre divisioni di marines e con la partecipazione di 200 aerei C-5 e C-141. Il piano includerebbe, anche, "una ampia gamma di compiti iniziali come pattuglie per gli avvistamenti e il rilevamento di spostamenti navali", affermava il principale collaboratore del dittatore Fujimori. A queste prove di Montecinos, si deve aggiungere quanto segnalato in un dispaccio, nel gennaio del 1998, del servizio di informazioni del Pentagono: "Se è necessario impedire il traffico aereo o annientarli nella selva o lungo i fiumi, la squadra nord-sudamericana lo farà". In questa data si iniziava a istallare la base di addestramento di combattimento navale "Riverine" presso Iquitos, in Perú, e la Scuola della Selva dell'Esercito Ecuatoriano presso El Coca, sulla base di accordi sottoscritti nel 1997 (dopo la fine del conflitto di frontiera trai due paesi andini). Le due basi, sono finanziate dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti e godono di appartamenti e dormitori esclusivi per i contingenti nordamericani delle Forze Speciali Operative.

I preparativi per l'intervento

In Colombia l'intromissione nordamericana raggiunge livelli fino ad ora sconosciuti e sotto la piena copertura della lotta al narcotraffico. La maggior quantità di assessori ed istruttori militari nordamericani si concentrano nella base dell'esercito colombiano di Tolemaida (Tolima) e nella sede del Comando Specifico d'Oriente, presso Tres Esquinas (Caquetá). In queste zone si distribuiscono i 160 soldati ed i 30 civili del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti per addestrare e supportare il Battaglione "Antinarcotici" dell'Esercito. A questi gruppi interventisti si devono aggiungere i "piloti civili", contrattati dal Dipartimento di Stato per pilotare, controllare e determinare le operazioni repressive contro i contadini e le organizzazioni insorgenti realizzate dagli aerei e dagli elicotteri di supporto alla Polizia in Mariquita, San José del Guaviare e Puerto Asís

Il Brasile, sebbene non abbia in esecuzione piani con le Forze Speciali degli Stati Uniti nel proprio territorio, condivide con il Peru' e l'Ecuador la volontà di agire in modo coordinato nel piano di invasione della Colombia ed avrà "una responsabilità nello schieramento delle forze armate nel vasto territorio amazzonico", secondo quanto indicano fonti militari. Avanzando in questa prospettiva interventista, si è determinato che, sotto il patrocinio ed il finanziamento del Pentagono, in Ecuador si
addestrerebbero forze militari della Colombia, dell'Ecuador e del Brasile, in tecniche di combattimento nella selva, mentre in Peru' lo si farà per il combattimento in zone paludose. Le Forze Speciali nordamericane offriranno controspionaggio in "tempo reale",
cosa che permetterà di determianare la posizione degli obiettivi senza "margini di errore" e quindi di conoscere i movimenti strategici del "nemico", attraverso i segnali radio nella cui captazione sono specializzati la maggioranza degli aerei spia dislocati nella Amazzonia. Sarà una operazione accerchiante di annientamento, mentre si procederà a bloccare e controllare la popolazione civile, per allontanarla dalla guerriglia. Per realizzare ciò, usufruiranno dell'appoggio e dello spiegamento delle forze della Base Navale di Puerto Leguízamo, recentemente attrezzata per tali funzioni. Infine nella base di
Tres Esquinas si troveranno i gruppi d'assalto, specie di gruppi -commandos, specializzati nella controguerriglia.

LA FUCINA, Rivista mensile n°6 Settembre 1999