La globalizzazione vista dagli studenti

Brillante affermazione della nostra allieva Dorothy Nizzari

Si è svolta in ottobre nella sede dell'Associazione Industriali la premiazione della quarta edizione del concorso organizzato, fra i ragazzi del quinto anno delle scuole superiori genovesi, dal gruppo Piccola Industria in collaborazione con il "Secolo XIX", il Provveditorato agli studi e la facoltà di Economia. Al primo posto si è classificata Dorothy Nizzari del liceo scientifico Don Bosco, di cui pubblichiamo il tema dedicato ai problemi della globalizzazione.

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Nel corso di tutta la sua evoluzione, l'uomo ha sempre ricercato la cooperazione ma oggi, grazie ai nuovi strumenti scientifici e tecnologici che ha a disposizione, la globalizzazione sta diventando una realtà sempre più effettiva.

I viaggi sono diventati più agibili, celeri e alla portata di un numero superiore di persone; Internet mette in comunicazione in pochi istanti anche persone che distano migliala di chilometri. Ormai il significato del termine "cittadino" non è più circoscritto ad un paese o regione ma al mondo stesso.

L'ultimo conflitto mondiale, con la bomba atomica, ha dimostrato che allo stato attuale in una guerra non ci sarebbero più ne vincitori ne vinti ma solo distruzione. Pertanto non ha più senso parlare di sicurezza "contro" ma "con" gli altri stati. Allo stesso modo le risorse del pianeta non riguardano una sola nazione ma, se si considerano tutti i processi produttivi, si arriva ad una scala mondiale di più filiali. Il mondo si sta sempre più unificando in comunità socio-economiche, ma qual è il vero fine? Sul fatto che la Terra sia un patrimonio comune di tutti i suoi abitanti non ci sono dubbi ma, effettivamente, hanno poi tutti davvero lo stesso potere? Come sempre, c'è il rischio che i paesi più industrializzati sfruttino a loro vantaggio i paesi africani, asiatici e sud-americani e il miraggio del villaggio globale, delle pari opportunità svanisca velocemente. Se da una parte infatti si tende a costituire un'unica comunità economica per diminuire costi ed evitare sprechi, le decisioni risiederanno sempre nelle mani di pochi che anteporranno a tutto i loro interessi. Gli organismi sovranazionali, tra cui l'ONU, la FAO, l'UNESCO, l'UNICEF e tanti altri, testimoniano questa esigenza di una comune tutela in ambiti quali l'economia, la politica, la sicurezza, la salute, l'informazione e l'ambiente che trascendono i singoli confini territoriali. La globalizzazione è un'opportunità importante nella misura in cui si formi una coscienza planetaria, in cui, eliminando pregiudizi e nazionalismi, ci si renda conto di essere persone con pari diritti e doveri. Se infatti si continuerà a sfruttare il Terzo Mondo, si alimenterà solo il dislivello tra un Nord ricco e potente e un Sud povero e marginale.

La globalizzazione deve quindi essere, come dice la parola stessa, un fenomeno "globale", che investa tutti in eguai misura. Sul piano sociale inoltre, sarebbe utile avere organismi e istituzioni comuni per favorire il benessere collettivo. Gli stati europei, organizzandosi in una comunità con tanto di governo e moneta unica, mostrano già una prima aggregazione di stati decisi a ridimensionare la loro sovranità nazionale per collaborare e per migliorare la propria condizione. Se inizialmente la globalizzazione era una aspirazione dal contenuto etico-morale, ora sta diventando una necessità biologica. L'ambiente di cui usufruiamo ha risorse che, pur nella loro copiosità, sono limitate. Se quindi tutti insieme collaborassimo per istituire una politica economica, mirata e oculata, si avrebbero costi inferiori senza spreco di capitale e risorse. Allo stesso modo, se si instaurerà una politica sociale globale, le condizioni di vita miglioreranno e problemi come l'immigrazione, lavoro nero, disoccupazione, povertà, emarginazione e deficit cesseranno poiché le divergenze sociali non esisterebbero più e ognuno sarebbe un cittadino del mondo.

Sembra un'utopia: la Terra come villaggio, senza confini socio-economici, ma può diventare realtà. Questo non significa alienare le proprie individualità nazionali ma rendersi consapevoli dell'anacronismo di fenomeni come il razzismo e la xenofobia.

La globalizzazione esige una certa maturità, tale da rendere ogni rapporto umano libero, al fine di avere anche sul piano culturale un continuo fluire di idee, senza barriere dettate da dottrine religiose e/o politiche.

Si può quindi concludere che la libertà è la condizione fondamentale che può garantire un villaggio globale in cui qualsiasi uomo si senta cittadino del mondo. Tutto questo però esige informazione per i paesi sottosviluppati e una coscienza da parte dei paesi industrializzati. La fratellanza, non deve essere più solo un'idea evangelica ma una norma indispensabile per far progredire la nostra società anche dal punto di vista umano, dove forse è ancora un po' troppo arretrata.

Dorothy Nizzari

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