Tra
novità e tradizione, ecco il significato delle immagini che compaiono
nell'impresa araldica di Benedetto XVI: una serie di simboli che parlano della
sua personalità e del suo pontificato
Roma, 27 agosto 2005 - Come è
noto, anche i papi hanno uno stemma personale, impiegato per siglare il loro
operato, dai documenti ufficiali a monumenti e fontane. Così, da qualche mese,
abbiamo imparato a conoscere lo stemma del nuovo pontefice Benedetto XVI: uno
scudo ricco di simboli e significati.
Spesso, e soprattutto nel passato, negli scudi dei Papi figurava lo stemma della casata unito alla tiara papale e alle chiavi di San Pietro: a queste ultime si univano per esempio i gigli dei Farnese nello scudo di Papa Paolo III (vedi il palazzo a Piazza Farnese), le api dei Barberini nel caso di Papa Urbano VIII (valga per tutti il baldacchino di San Pietro), la colomba dei Pamphilj nello stemma di Papa Innocenzo X (che sormonta l'obelisco della Fontana dei Fiumi a Piazza Navona), i monti dei Chigi per Alessandro VII (come sul colonnato di Piazza San Pietro), solo per citarne alcuni.
Nello stemma adottato da Benedetto XVI lo scudo, del tipo a calice, è rosso cappato di oro: presenta cioè il campo principale rosso con due campiture laterali color oro negli angoli superiori, a mo' di "cappa". |
Quest'ultima
è un simbolo religioso che si riferisce alla spiritualità monastica, in
particolare quella benedettina.
Figurano poi i simboli già impiegati da Joseph Ratzinger nel suo stemma come
Arcivescovo di Monaco e Frisinga e come Cardinale, anche se risultano ordinati
in maniera diversa.
In
basso è una grande conchiglia d'oro dalla triplice simbologia: in primo luogo
ricorda una visione di Sant'Agostino con un bambino intento a svuotare il mare
con una conchiglia. Quando il santo gli chiese se ci sarebbe mai riuscito, il
bambino rispose: "Certo, prima che tu abbia capito l'essenza di Dio",
in riferimento all'inutile sforzo di Agostino di tentare di far entrare
l'infinità di Dio nella limitata mente umana e al tempo stesso invito ad
attingere all'insegnamento teologico. La conchiglia è poi uno degli attributi
del pellegrino, un simbolo che si riferisce a Giovanni Paolo II di cui Benedetto
XVI vuole mantenere lo spirito di pellegrino nel mondo.
Infine,
la conchiglia figura nello stemma del Monastero di Schotten in Baviera, presso
Ratisbona, cui Papa Ratzinger è molto legato. Sempre dalla Baviera provengono
le due immagini che compaiono nella "cappa": a sinistra è una testa
di moro coronata, antico simbolo della Diocesi di Frisinga; a destra è invece
un orso con un fardello, legato a un episodio della vita di San Corbiniano,
primo vescovo di Frisinga, che riuscì ad ammansire l'animale e a farsi
accompagnare, caricandolo dei suoi bagagli, fino a Roma. L'orso addomesticato
dalla grazia di Dio è lo stesso vescovo di Frisinga, mentre il fardello
rappresenta il peso dell'episcopato da lui portato.
Tradizionali sono le due chiavi, una d'oro e una d'argento, simboli del potere spirituale e del potere temporale, in ricordo della consegna delle chiavi del regno dei cieli da parte di Cristo a San Pietro, primo pontefice.
La
tiara, il copricapo papale, è sostituita con la mitra, decorata con tre fasce
d'oro simbolo dei tre poteri di Ordine, Giurisdizione e Magistero. Mentre una
novità è costituita dall'introduzione del "pallio", tipica insegna
liturgica del Sommo Pontefice, che indica l'incarico di essere il pastore del
gregge che Cristo gli ha affidato: un nastro di lana bianca, intessuto con pura
lana di agnelli allevati per tale scopo che il Papa dona agli arcivescovi
metropoliti.
Fra novità e tradizione, dunque, lo stemma propone un insieme di immagini che
fanno riferimento agli ideali, alle tradizioni e ai programmi di Benedetto XVI.
Tratto
da Romaone.it quotidiano della Capitale
Deborah
Marchioro