Torre di Bassano

La vicenda da cui origina la presente proposta d’intervento ha inizio il 29 dicembre 1965. In quella data il Comune di Torre del Greco rilasciò un regolare nulla osta (successivo alla voltura di una precedente licenza edilizia) per l'esecuzione di lavori edilizi relativi all'edificazione di un complesso immobiliare. Quest'ultimo avrebbe dovuto essere realizzato nelle immediate adiacenze della storica Torre di Bassano. La stessa era, all'epoca, un'isolata torre costiera d'avvistamento, realizzata nel 1563, collocata in una posizione  paesistica rilevante, su una straordinaria scogliera tufacea a picco sul mare.

Il luogo è posto nel mezzo del Golfo di Napoli e con uno scenario retrostante costituito da alcune bocche eruttive secondarie del Vesuvio, nonché dallo stesso vulcano. Più in dettaglio il nulla osta (corredato da analogo provvedimento della Soprintendenza, ai Monumenti della Campania) riguardava, sia l'edificazione di un complesso residenziale da localizzare alle spalle della predetta Torre, sia la realizzazione, a valle dello storico edificio di un albergo d'orrida impostazione architettonica e ancor peggiore impatto paesistico.

In realtà le autorizzazioni sopra citate avevano ragion d'essere ed in qualche modo "legittimità" (da verificare) in quanto relative ad un immobile che si sarebbe dovuto realizzare comunque entro i 30 metri retrostanti al limite demaniale costiero, di fatto detto albergo, a valle della Torre, è stato realizzato "praticamente nell'acqua", a cavallo della linea di battigia.

La costruzione del complesso residenziale a monte della Torre si concluse negli anni 70 dopo un rinnovo della licenza concesso il 29/08/1968, due varianti in corso d'opera e un fallito tentativo d'annullamento della predetta licenza da parte della Giunta Regionale della Campania.

Quest'ultima, ritenendo che la realizzazione del complesso residenziale si configurasse come "un piano di lottizzazione di fatto", aveva eccepito sulla validità di una licenza edilizia rilasciata a seguito del solo parere favorevole della Commissione Edilizia e non approvata in sede di Consiglio Comunale.

Il residence a valle della Torre, di cui ci occupiamo in questa sede, invece, pur completato nelle strutture principali e nonostante un'istanza di condono presentata nel '86, per opere realizzate da privati, su aree private, in difformità della licenza edilizia, non è mai stato ultimato.

Recentemente, dopo 15 anni d'abbandono, il rustico dell'edificio è stato rilevato da alcuni imprenditori edili di Torre del Greco evidentemente con l'intenzione di mettere a frutto l' investimento attraverso la funzionalizzazione del manufatto. Di fatto, previa richiesta di autorizzazione per manutenzione straordinaria, tali soggetti sembrano determinati a completare il progetto iniziale (attingendo anche a finanziamenti pubblici, es. Patti Territoriali) destinandolo ad un uso turistico/alberghiero. Contro il completamento dell'edificio, i cui tratti mostruosi e devastanti sono facilmente evincibili dalle fotografie allegate, si è immediatamente attivata la Sezione WWF dei Comuni Vesuviani.

La prima azione è stata una campagna di stampa ed una pressione politica sull’ Amministrazione comunale attraverso la creazione di un comitato di associazioni avente lo scopo di scongiurare la ripresa dei lavori. Tale attività ha portato alla convocazione di alcune sedute della commissione consiliare urbanistica, aperta alla partecipazione ed all’audizione delle citate associazioni.

In tali occasioni è emersa, da parte di alcune forze politiche, la condivisione della posizione del comitato, mentre l’esecutivo ha dimostrato un tiepido atteggiamento di accondiscendenza verso la posizione dei proprietari. Di seguito il comitato si è progressivamente disgregato e la Sezione è rimasto l'unico soggetto fortemente determinato alla continuazione della battaglia. La stessa, dopo un'intensa attività d’indagine, ha potuto accertare che parte dello scandaloso edificio e tutte le opere di difesa costiera dello stesso sono state realizzate su demanio dello Stato.

Tale conclusione è confortata sia dai rilievi grafici, fotografici e dalle aerofotogrammetrie in nostro possesso, sia da parziali ammissioni in tal senso contenute nell'istanza di condono del 1986, sia, infine, da un accertamento deIl’ U.T.E. di Napoli, realizzato nel 1974 e portato a nostra conoscenza da una nota della Capitaneria di Porto di Torre del Greco del 25/10/99.

Dagli accertamenti eseguiti dall'U.T.E. di Napoli, in particolare, si rileva che le opere in discorso hanno sconfinato sull'area demaniale marittima per mq 1.362,58 di cui 196,10 occupati dal sedime del fabbricato e mq 1.166,48 dalla piastra/barriera frangiflutti. Inoltre sulla predetta area demaniale marittima risultano sbalzi e balconi del fabbricato per complessivi mq 229,75.

A completamento di quanto sopra va sottolineato che il predetto accertamento U.T.E. non è mai stato sottoposto all'autorità giudiziaria cosi come sarebbe stato opportuno oltre che dovuto.

Accertata l’illegittimità dell’edificio, stante inoltre la sua insanabilità, a causa dell’indisponibilità perpetua del demanio dello stato (i privati possono acquistare diritti su beni demaniali solo a seguito di una formale dichiarazione in tal senso dell’autorità statale: c.d. decreto di sclassificazione o sdemanializzazione), ci si propone il suo completo abbattimento oltre alla rinaturalizzazione ed al ripristino delle preesistenti scogliera e linea di costa.

In particolare, stante la disciplina di cui alla legge 28 febbraio 1985 n 47 per "opere eseguite su suoli di proprietà del demanio dello Stato da soggetti diversi da Amministrazioni Statali, in assenza di concessione ad edificare, ovvero in totale o parziale difformità dalla medesima", il procedimento sanzionatorio prevede che il Sindaco, costatata l'esistenza dell'abuso, con diffida non rinnovabile, ingiunga di demolire le opere abusive e di ripristinare lo stato dei luoghi entro 90 giorni. Trascorso il termine di cui sopra, se si accerta che i responsabili dell'abuso non hanno ottemperato all'ingiunzione, il sindaco ordina di demolire le opere abusive a cura del Comune ed a spese dei responsabili.

Laddove dovesse, per assurdo, configurarsi una sdemanializzazione di fatto e quindi essere inficiata l' argomentazione di maggior forza a sostegno della richiesta di abbattimento, si evince comunque l’ impossibilità di rendere fruibile la struttura anche nella malaugurata ipotesi della sussistenza delle condizioni per un suo legittimo completamento. Infatti, allo stato, intorno al manufatto non esistono strade o strutture di accesso le quali, non contemplate nella originaria licenza edilizia, dovrebbero ottenere oggi, per essere realizzate, la prescritta concessione; ma ciò risulta impossibile stante l’attuale vincolo di immodificabilità vigente sull’area in parola (Zona Satura Urbana Costiera nel Piano Territoriale Paesistico dei comuni vesuviani), da cui discende la sostanziale inutilità dell' intera opera.

 

La cinquecentesca Torre di Bassano e antistante il "mostro" costruito sul demanio marittimo:

 

L'albergo costruito in luogo di porzione dell'antico costone tufaceo. Se ne può notare  l'inaccessibilità da terra:

 

Particolari  della devastazione paesistica comportata dal manufatto: