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COMUNICATO STAMPA

23 Gennaio, 2003
Il WWF Abruzzo commenta la sfiducia a Fulco Pratesi:un atto politico per spianare la strada a progetti ambientalmente incompatibili ed inaccettabili.

E' un inquietante campanello d'allarme quello che da qualche tempo sta suonando per i parchi nazionali abruzzesi.

A pochi giorni dalla brutta vicenda della richiesta di dimissioni del presidente del Parco del Gran Sasso da parte di politici ed amministratori dell'aquilano, ecco che giunge una simile istanza nei confronti del Presidente del Parco D'Abruzzo, per iniziativa di alcuni politici ed amministratori della Comunità del Parco e appena dopo che Pratesi ha preso posizione su certi pesanti progetti previsti per il territorio del Parco e sostenuti da importanti enti abruzzesi.

Come ormai noto, i due parchi, d'Abruzzo e Gran Sasso-Laga, sono interessati da progetti di infrastrutturazione turistica ad elevato impatto ambientale, quindi in forte contrasto con le norme di tutela nazionali ed internazionali vigenti e con gli obiettivi prioritari di conservazione della natura.

Il fatto che in Abruzzo, per i suoi alti valori naturali di interesse addirittura internazionale, siano state istituite aree protette di tale importanza, nuoce agli interessi speculativi meramente locali: ecco perché con atti politici si cerca di ridurne la forza e la capacità operativa. Infatti questa questione della sfiducia ai Presidenti fa coppia con la mancata approvazione dei Piani dei parchi da parte della Regione stessa, (con tutti i problemi pratici che ne conseguono) e con l'ultima fantasiosa quanto maliziosa trovata dell' '"autority per il Gran Sasso", inventata di sana pianta per scavalcare illegittimanente le competenze del parco.

Se, come ovvio, è comunque prerogativa del Governo nazionale (e quindi del Ministro dellAmbiente) la scelta ultima dei Presidenti di Parco, desta comunque perplessità che la richiesta di dimissioni di Pratesi giunga a notevole distanza dalla riconferma dello stesso a Presidente del Parco e proprio nel mezzo di un suo sforzo teso a riportare alla normalità la situazione finanziaria dell'Ente, ma soprattutto, a salvare i tanti posti di lavoro e scongiurare la morte del Parco a causa della cessazione dei suoi vitali servizi. E' facilmente prevedibile che privare ora il Parco del suo Presidente determinerebbe la paralisi dell'Ente e quindi il vanificarsi del frutto dei suoi sforzi con tutte le indesiderabili conseguenze sociali ed ambientali per l'area protetta.






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