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COMUNICATO STAMPA

9 Settembre, 2002
Il WWF chiede l'interruzione di ogni esperimento nei laboratori del Gran Sasso:si continuano ad utilizzare sostanze altamente pericolose come il Cloruro di Gallio.

Questa mattina, durante una conferenza stampa, il WWF ha ribadito le proprie richieste perché si faccia chiarezza sulla vicenda dell'incidente avvenuto nei laboratori del Gran Sasso e delle conseguenze sulla salute umana e sull'ambiente. I rappresentanti dell'Associazione, a supporto delle proprie tesi, hanno presentato alla stampa la Prima Relazione dell'ARTA sull'incidente nei Laboratori a firma della Direttrice del Dipartimento Provinciale di Teramo, di cui l'Associazione è recentemente venuta in possesso. In questa relazione si possono leggere dei passaggi, che, se confermati dalle indagini della Procura della Repubblica, getterebbero una nuova luce su quanto accade nei Laboratori. D'altro lato tale documento sembra confermare i bassi livelli di sicurezza nei Laboratori e, quindi, le testimonianze raccolte dal WWF e diffuse a Gennaio di quest'anno circa la catena di incidenti susseguitasi nei laboratori dal 1993 e 2000 e raccontate in presa diretta dagli stessi ricercatori. Nella relazione si può leggere: a)"Durante il sopralluogo effettuato all'interno dei Laboratori sono emerse molte perplessità circa il modus operandi all'interno dello stesso. Il Prof. Bettini infatti ci ha riferito che tre tecnici il giorno 16/08/2002 effettuavano fasi preparatorie per l'esperimento denominato Borexino. Per tale fase preparatoria avevano dovuto lavare una cisterna nella quale poi sarebbe stato accolto lo pseudocumene (1,2,4 trimetilbenzene, ndr). Il lavaggio veniva effettuato e le acque di lavaggio scaricata nella rete delle acque bianche. Tale manovra, che non è sicuramente permessa dalla legge, sembrerebbe invece di normali prassi. Dopo aver lavato la cisterna i Tecnici avrebbero iniziato la fase di carico della stessa e per un errore di posizionamento della valvola di chiusura lo pseudocumene che vi veniva travasato si scaricava nel pozzetto comunicante con la rete di acque bianche, dove precedentemente era stata scaricata anche l'acqua di lavaggio" b)"E' rimasto il dubbio che fosse stato scaricato qualcos'altro. Il Prof. Bettini ci ha assicurato che avrebbe indagato in tal senso. Altra perplessità che è sorta: esistono schede delle procedure che il personale che lavora all'interno dell'INFN deve adottare? Esse sono formalmente registrate e doverosamente seguite per queste manovre sicuramente di secondaria importanza per l'attività di ricerca ma molto delicate per la sicurezza sanitaria e la contaminazione ambientale? Si è avuta la netta impressione che coloro che lavorano all'interno dei laboratori non percepiscano il rischio ambientale legato a procedure che possano determinare la contaminazione della rete sotterranea al laboratorio stesso e quindi l'ambiente esterno. Comunque la quantità di pseudocumene sversatasi, a detta del Prof. Bettini, è stata di circa 50 chili" Il WWF ricorda come propri professionisti abbiano svolto, in questi giorni, rilievi sul Fiume Mavone accertando la morte di tutti i macroinvertebrati. Questi organismi acquatici sono comunemente utilizzati come bioindicatori dell'inquinamento. La completa scomparsa di queste forme di vita, anche quelle che possono sopravvivere in fiumi inquinatissimi, testimonia la gravità di quanto accaduto. Il WWF, alla luce degli ultimi accadimenti e della Relazione dell'ARTA, chiede quindi: a)Le dimissioni del Commissario dell'ARTA che si è reso protagonista di una serie di dichiarazioni tranquillizzanti circa l'assenza di pericolosità delle sostanze utilizzate nei laboratori e l'assenza di inquinamento dell'acqua potabile dopo l'incidente, dichiarazioni tutte smentite dai fatti. b)L'immediata interruzione degli esperimenti all'interno dei Laboratori, non solo quelli che utilizzano il trimetil benzene. Alle dichiarazioni, tardive, del Presidente della Regione Pace che chiede l'interruzione degli esperimenti pericolosi seguano fatti concreti. Da questo incidente, e da tutti i documenti da noi divulgati, si evince chiaramente come TUTTI gli esperimenti avvengano potenzialmente in condizioni di insicurezza per l'ambiente e la salute umana. E' bastato un errore umano (anche se il preliminare lavaggio della cisterna non è un errore umano) per mettere in crisi l'intero apparato della sicurezza. Il WWF rilancia l'allarme relativo alla presenza nei laboratori di decine di tonnellate di tricloruro di Gallio, una sostanza pericolosissima che causerebbe in caso di incidente, danni molto più gravi di quelli accaduti con il trimetil benzene. c)Il Sindaco di Isola del Gran Sasso deve, con ordinanza sindacale, chiudere immediatamento lo scarico delle acque reflue dei laboratori, attraverso cui si è stato sversato il trimetilbenzene nel Mavone. d)Il WWF fa notare come ancora oggi la quantità di trimetil benzene che sarebbe fuoriuscita è stata stimata dai soli Laboratori. E' incredibile come ci si debba fidare proprio di chi ha causato lo sversamento nella valutazione della portata dell'incidente. Crediamo che sia arrivato il momento di accertare, documenti alla mano, quali quantità erano utilizzate nei laboratori e quanto di questa sostanza (o di altre) manca all'appello. e)Il WWF sottolinea come non sia stato ancora divulgato pubblicamente l'elenco e i quantitativi delle sostanze presenti nei laboratori. Ricordiamo che la presenza di trimetil benzene nell'acqua a Pineto sia stata rilevata solo con indagini indirizzate su questa sostanza. Se ci fossero altri composti chimici potrebbero sfuggire ai controlli. E' impossibile per gli organi di controllo ricercare nei campioni i milioni di sostanze esistenti. I fatti ormai testimoniano come sull'intera questione delle sostanze presenti nei laboratori siano state le associazioni e i movimenti di semplici cittadini ad indicare per primi i pericoli e poi le potenziali conseguenzedi quanto accaduto. Gli Amministratori pubblici stanno invece affannosamente inseguendo gli eventi che li smentiscono continuamente. Questo non aiuta a fare chiarezza. Crediamo che sia un atto di buon senso coinvolgere nelle commissioni regionali chi ha dimostrato di conoscere meglio di chiunque altro il pericolo derivante dagli esperimenti che avvengono nel Gran Sasso.





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