Tutto era silenzio intorno a lei. Buffy si guardò intorno,
ma inutilmente. Una fitta nebbia bianca la avvolgeva a ogni parte.
Le sue labbra si piegarono in una smorfia di disappunto. Era curiosa di
vedere che cosa si nascondesse dietro la cortina candida.
Non aveva paura, anzi si sentiva felice, quasi euforica.
Angel si muoveva con decisione fra la nebbia. Non aveva incertezze.
Sapeva quello che stava cercando e quando lo trovò non ebbe nessun
dubbio su quello che doveva fare.
Buffy sentì all'improvviso due forti braccia cingerle la vita.
Non ebbe bisogno di voltarsi per sapere a chi appartenevano. Si appoggiò
fiduciosa al forte petto, che la sostenne con naturalezza. Accarezzò
le grandi mani di lui posate sul suo ventre e sorrise.
"Ciao" mormorò sottovoce.
Non le giunse nessuna risposta, solo il fresco tocco delle fresche
labbra di lui sul collo sensibile. Un brivido le percorse la schiena.
Allungò una mano e, voltandosi, fece scorrere le dita fra i corti
capelli scuri dell'amante.
Il vampiro quasi non udì il saluto con cui era stato accolto.
Era completamente concentrato sull'inebriante sensazione dell'esile corpo
femminile contro il suo. Attratto irresistibilmente dalla pelle candida
vi posò le labbra per gustarne il dolce sapore. Quando lei si voltò
non le permise di allontanarsi da lui. Rafforzò la sua stretta
chinandosi per baciarla con passione.
Fu un bacio perfetto. Dolce, ma appassionato, colmo di un desiderio
mitigato solo da una struggente tenerezza.
"Ti amo." sospirò Angel, incapace di tenere segreto nel
suo cuore quel sentimento che pervadeva tutto il suo essere.
Quelle semplici parole esplosero nella mente di Buffy come fuochi d'artificio.
Vittima delle proprie emozioni non riuscì a rispondere, ma
Angel lesse nei suoi occhi tutto quello che desiderava sapere. Con dolcezza
fece scorrere le mani lungo il corpo snello della compagna.
Buffy realizzò solo allora, attraverso il suo tocco, di non indossare
nulla e un caldo senso di attesa la invase.
Con piacere scoprì che anche il corpo di lui era completamente
esposto. Senza esitare iniziò a ricambiare quelle carezze che le
erano così famigliari eppure sempre nuove.
Con Angel era come se la loro prima volta si ripetesse all'infinito.
Ora erano distesi su qualcosa di soffice. Non era il loro letto, ma
a Buffy parve altrettanto confortante. Si sentiva sicura, protetta in
quel luogo che non conosceva.
Angel le stava baciando un seno mentre la sua grande mano vagava sul suo
ventre, preludio di più intime carezze. Tutto il corpo di lei vibrava
sotto il suo tocco in un desiderio bruciante.
Lui riusciva sempre a occupare tutta la sua mente, il suo mondo, senza
lasciare spazio per altro che non fosse la felicità di essere fra
le sue braccia. Un pensiero strisciante riuscì però a insinuarsi
nella sua mente. Un vago ricordo, l'eco di una sofferenza trasformata
dal tempo in dolce nostalgia.
"Angel, dove siamo?" chiese sottovoce. Non era certa di
volere una risposta, ma quella domanda le era sfuggita dalle labbra prima
che riuscisse a fermarla.
"Non lo so." rispose evasivamente il vampiro, senza staccare
le labbra da lei.
"E' un sogno?"
"Forse."
"Angel, ho una strana sensazione. E' come un se avessi sofferto,
ma non riesco a rammentare il
perchè."
"Non ci pensare." le suggerì dolcemente il vampiro. Anche
lui serbava il ricordo di una lunga solitudine, un'ardente gelosia e un
devastante senso di perdita. Era però il passato, un passato che
il tempo aveva cancellato.
Buffy tacque perdendosi nell'ebbrezza che le sapienti mani di Angel le
stavano provocando percorrendole i fianchi. Una fastidiosa idea ad un
tratto però la turbò.
"Credi che...siamo morti?"
Angel alzò il capo e la osservò perplesso, con un sopracciglio
alzato.
"E' possibile." commentò sottovoce. "Ma...ha importanza?"
"Forse no." ammise Buffy con un sorriso. "Se sarò
costretta a trascorrere tutta l'eternità fra le tue braccia...credo
che riuscirò a sopportarlo benissimo."
Con dolcezza prese fra le sue piccole mani il volto tanto amato e
lo baciò con passione. Fare l'amore con lui era qualcosa di travolgente
e stupendo, ma baciarlo era altrettanto meraviglioso. Solo attraverso
quel contatto così intimo, profondo, personale riusciva a donargli
veramente se stessa.
Le loro bocche si unirono accarezzandosi, sfiorandosi con innocente malizia.
Buffy fece scorrere le mai fra i capelli scuri, poi lungo il collo muscoloso
e infine sulle larghe spalle che la sovrastavano. Premette i polpastrelli
con forza sui muscoli tesi. Lui stava penetrando dentro di lei, con gentilezza,
ma determinazione.
Non c'erano stati i soliti preliminari che Buffy tanto apprezzava
per il piacere che le offrivano, ma soprattutto per la consapevolezza
dell'amore di lui che sapevano trasmetterle. In quell'occasione però
non ne sentì la mancanza. Percepiva i sentimenti dell'amante in
modo quasi tangibile. Tutto quello che desiderava era essere parte i lui.
Il suo corpo si apriva per accoglierlo con naturalezza. Buffy ebbe la
sensazione che lui stesse varcando le soglie della sua anima.
Completamente abbandonata all'amante si mosse accarezzando, baciando,
stringendo quel corpo magnifico steso su di lei, come se fosse la sola
cosa veramente reale dell'Universo.
Angel emise un gemito. Lei lo avvolgeva ormai completamente, lo stringeva
contro e dentro di sè come se non volesse mai più separarsi
da lui. Ogni dolore, angoscia, rimorso non era altro che un vago ricordo.
Non era più solo. Lei lo amava per quello che era, senza condizioni
e senza limiti.
Lentamente uscì dal suo ventre caldo, ma solo per tornare immediatamente
in quel Paradiso di piacere e pace. Ripetè quell'azione più
volte alla ricerca di sempre una nuova conferma del suo diritto a godere
di quell'incredibile privilegio. Lei era sua. Amante, compagna, amica:
era una parte del suo essere che nessuno avrebbe mai potuto sottrargli.
Raggiunsero insieme l'estasi, avvinghiati uno all'altra, in un attimo
sublime ed eterno destinato a non avere mai fine. Eppure finì.
Un suono fastidioso irruppe nella mente di Buffy, aspro e crudele.
Tentò di ignorarlo, ma fu del tutto inutile. Con irritazione aprì
gli occhi e vide sopra di sè il soffitto bianco della sua camera.
Spenta la sveglia il suo primo gesto fu verso il telefono. Compose il
numero, che conosceva a memoria, senza esitare.
"Ti detesto!" esordì in tono profondamente irritato.
"Perchè?" rispose quietamente Angel, a chilometri di
distanza, ancora intontito dal sonno.
Era andato a dormire solo poche ore prima, dopo un'estenuante notte di
lavoro, e il telefono aveva interrotto un sogno che lui avrebbe desiderato
non finisse mai. Il contrasto fra la Buffy del suo sogno e la Buffy della
realtà l'aveva colto impreparato.
"Ti detesto sempre quando mi sveglio da sola nel mio letto, soprattutto
quando...sogno di te."
Buffy era consapevole che la sua voce ora era petulante e imbronciata
come quella di una bambina, ma non poteva farci nulla. Era così
che si sentiva. Una bambina defraudata di ciò che le era stato
promesso.
Non si era ancora abituata, e probabilmente non si sarebbe mai abituata,
a quel tipo di risvegli.
"Anch'io stavo sognando di te." fu la tranquilla risposta.
Angel sapeva perfettamente quando non era il caso di discutere con la
sua compagna. Buffy, quando decideva di essere ragionevole, comprendeva
perfettamente i motivi per cui dovevano vivere in città diverse.
Non desiderava scuse o giustificazioni. Semplicemente gli stava esprimendo
quello che sentiva con la spontaneità che lui amava tanto.
Buffy sospirò. Come sempre lui aveva intuito quello di cui
lei aveva bisogno: essere rassicurata, sentirsi amata, avere l'illusione
di averlo vicino.
"Dobbiamo proprio aspettare ancora quindici giorni prima di vederci?"
Era una domanda inutile, ma doveva essere fatta.
Infatti Angel rispose con pazienza. "Tu hai i tuoi impegni, io i
miei. Fino ad allora, anche se fossi a Sunnydale prima, non riusciremmo
ad avere tempo per noi."
Anche il vampiro avrebbe desiderato mollare tutto per correre da lei quella
sera stessa, ma c'erano responsabilità che entrambi dovevano assolvere.
"Va bene!" esclamò Buffy rassegnata.
"Mi detesti ancora?" chiese il vampiro in tono provocatorio,
nel tentativo di risollevare il morale della compagna.
"Certo!" rispose pronta Buffy "E continuerò a detestarti
fino a...quando ti rivedrò !"
"Benissimo!" decretò Angel "Detestami pure...fino
ad allora. Nel frattempo io credo che tornerò a dormire...con la
donna dei miei sogni che mi adora!"
"Sono io la donna dei tuoi sogni e tu sei un presuntuoso!" esclamò
Buffy con finta irritazione. "Però hai ragione. Buona notte."
concluse in tono più dolce.
"Buona giornata." le rispose Angel con un sospiro.
Quella era stata l'ultima telefonata che Angel aveva ricevuto da lei
un mese prima.
Poi si erano susseguiti i messaggi di scuse, riferiti dal signor Giles,
da Willow e perfino da Cordelia, ma lui e Buffy non si erano più
visti e neppure parlati.
Quanto l'aveva chiamata al telefono aveva sempre risposto qualcuno degli
amici. Lei regolarmente era appena uscita o non ancora tornata.
Angel si sentì improvvisamente oppresso dalle pareti famigliari
del suo ufficio.
Era passato, notte dopo notte, ora dopo ora dal disappunto alla preoccupazione.
L'aveva rassicurato solo il pensiero confortante che se fosse accaduto
qualcosa a Buffy certamente ne sarebbe stato informato.
Alla fine era giunto a concludere che la sola spiegazione possibile
per quel continuo rimandare era che lei intendesse interrompere la loro
relazione e stesse cercando il coraggio necessario per dirglielo.
Aveva rivissuto infinite volte il loro ultimo dialogo alla ricerca di
una spiegazione. Aveva analizzato ogni parola, ogni inflessione di voce,
ogni silenzio. Non era però giunto a nessun risultato.
Buffy sentiva evidentemente la sua mancanza e viveva con ansia la loro
forzata separazione.
Aveva affermato di detestarlo per questo, ma poco dopo aveva ammesso implicitamente
che lo adorava. Che cosa poteva averle fatto cambiare idea?
Forse aveva incontrato un altro oppure si era semplicemente stancata di
quelle attese eterne, fra un incontro e l'altro, quella vita sospesa alle
pagine del calendario.
Era stato tentato di andare a Sunnydale di sua iniziativa, senza avvisare
nessuno, per affrontarla, ma all'ultimo minuto aveva sempre rinunciato.
Quell'angosciosa attesa del verdetto che avrebbe segnato la conclusione
del loro amore era comunque meno dolorosa della fine di ogni speranza.
Era un vigliacco forse, ma il pensiero che poteva sbagliarsi, che forse
esisteva un'altra spiegazione a quel protratto silenzio da parte di lei
era la sola cosa che gli permetteva di continuare a vivere.
Aveva preteso troppo da lei, così vitale, colma d'amore.
Buffy non era fatta per aspettare. Voleva vivere e lui non poteva biasimarla
per questo.
Lei non aveva l'eternità a sua disposizione. Solo una vita troppo
breve per quanto lunga fosse.
I sensi di colpa come una morsa gli strinsero la gola. Non aveva saputo
comprenderla, avrebbe dovuto annullare completamente se stesso per lei!
Eppure anche questo non sarebbe servito. Se avesse rinunciato a tutto,
compresa l'impossibile redenzione della sua anima, non sarebbe riuscito
comunque a trattenerla vicino a sè. Buffy non lo avrebbe voluto
a quelle condizioni.
La tragica realtà era che lui non era mai stato abbastanza per
lei. Buffy si meritava di più, molto di più di un vampiro
con un'anima.
Angel strinse con forza i pugni, sentendosi impotente contro un destino
così crudele da fargli incontrare colei che era stata creata per
lui, ma che non avrebbe mai potuto avere.
Guardò con odio il telefono silenzioso, simbolo tecnologico del
silenzio che avrebbe regnato dentro di lui per sempre.
"Se non vuoi rispondere staccalo! " La voce di Cordelia irruppe
fra i suoi pensieri come un getto di acqua gelida. Il telefono stava veramente
suonando, ma lui era stato così assorto da non accorgersene. In
un istante sollevò la cornetta.
"Finalmente!" irruppe la voce calda di Willow "Avevo paura
che fossi fuori!"
"Che cosa succede?" la voce colma d'ansia dell'amica aveva
cancellato ogni pensiero dalla mente del vampiro che non fosse la salute
di Buffy. L'ipotesi che le fosse accaduto qualcosa di male divenne di
nuovo drammaticamente reale.
"Io....non avrei dovuto dirtelo." esordì con trepidazione
la giovane strega. "Quando è incominciato Buffy me lo ha fatto
promettere. Sperava che riuscissimo a mettere tutto a posto prima che
tu lo scoprissi, ma ora...non sappiamo più cosa fare!"
"Willow, che cosa succede?" ripetè il vampiro, facendo
appello a tutta la sua pazienza.
"E' Buffy. Non riusciamo più a controllarla. Non vuole
vedere nessuno. Ci tira addosso gli oggetti, non mangia e...ho paura stia
perdendo la ragione."
Angel oscillava fra l'ira verso l'amica, con le sue spiegazioni confuse,
e la paura per la donna che amava, una paura ingigantita dal mistero.
"Dannazione Willow," esplose alla fine, con un tono che non
aveva mai usato prima con lei "che cosa è successo?"
"Scusami Angel, non volevo, io..." iniziò a balbettare
la ragazza evidentemente impaurita.
Angel ricordò a sè stesso quanto dura potesse diventare
la sua voce e quanto fragile fosse emotivamente la potente strega. Con
un incredibile sforzo di volontà ritrovò il controllo di
se stesso. Willow era un'amica e stava tentando di aiutare Buffy. Maltrattarla
non aveva senso.
"Mi dispiace Willow, ma..." mormorò in un tono gentile
che rianimò immediatamente la sua interlocutrice.
"Non importa. Capisco." lo rassicurò, infatti, subito
lei. Ad Angel non fu difficile immaginare il sorriso di comprensione che
certamente le illuminava il viso. "E' arrivato a Sunnydale un demone-mago.
Buffy lo ha affrontato e distrutto, ma lui, con il suo ultimo incantesimo,
l'ha trasformata...in un mostro. E' successo poco a poco, ma nessun nostro
incantesimo è riuscito a invertire la trasformazione o almeno fermarla.
Ora lei...non credo proprio che la riconosceresti!" concluse Willow
affranta.
"A parte la trasformazione lei sta bene?" domandò Angel
con ansia, senza fare commenti sull'accaduto.
"Penso di sì." affermò Willow esitando. "Non
ne sono sicura perchè sono ormai giorni che non la vedo. Aggredisce,
lanciando oggetti, chiunque entri nella sua camera. Non accetta neppure
il cibo. Ho paura che la sua mente sia arrivata al punto di rottura. Ti
avrei chiamato prima, ma...lei non voleva che tu la vedessi come è
ora."
Ancora una volta il vampiro non commentò nulla.
"Ci vediamo fra poco." dichiarò semplicemente, abbassando
la cornetta.
Quando Cordelia lo vide uscire dall'ufficio e passare davanti alla sua
scrivania senza neppure rivolgerle uno sguardo non fece domande. Sapeva
bene che cosa significava quella espressione truce e preoccupata sul volto
del suo capo. Dopo che Angel fu uscito tornò ad occuparsi delle
sue unghie. Sapeva dove avrebbe trovato il vampiro durante le prossime
notti se ne avesse avuto bisogno: a Sunnydale. Evidentemente la sua ragazza
era in un altro guaio!
Willow l'aveva preparato, ma ciò nonostante Angel restò
sorpreso dalla varietà degli oggetti che volarono verso e contro
di lui quando varcò la porta della stanza di Buffy. Istintivamente
si coprì il viso con le mani, ma non fece cenno di voler cedere
e andarsene.
Buffy parve comprendere la sua determinazione perchè ad un tratto
gli oggetti smisero di colpirlo.
Il vampiro allora abbassò le braccia. La stanza era immersa nel
buio. Anche le tende della finestra erano tirate.
Angel premette l'interruttore della luce, che non si accese. Probabilmente
Buffy aveva rotto la lampadina. I vampiri hanno una vista superiore a
quella umana, ma neppure la vista di un vampiro poteva penetrare nell'oscurità
totale.
Angel, inciampando in diversi oggetti, lasciando che la memoria guidasse
i suoi passi, riuscì a trovare, a terra, la lampada del comodino
che dopo un incerto tremolio si accese.
La camera era nel caos. Sembrava essere appena passato un uragano.
Angel provò angoscia a quella vista. Buffy era disordinata rispetto
a lui, che era meticoloso fino all'eccesso nel riporre le sue cose, ma
quell'ammasso di mobili, oggetti e indumenti esulava da qualsiasi concetto
di disordine. Se quello che la circondava era il riflesso della mente
di Buffy certo in quel momento lei doveva provare un dolore terribile.
Gli occhi scuri, colmi di preoccupazione, cercarono ansiosamente la sagoma
famigliare di lei, fra le macerie di quella che era stata la sua vita,
ma senza risultato. Alla fine un lieve gemito, che nessun orecchio umano
avrebbe percepito, attrasse la sua attenzione. Sembrava provenire da un
lenzuolo ammonticchiato in un angolo. Con cautela Angel si avvicinò
e si inginocchiò.
"Buffy, ti prego. Niente può essere peggio delle mie paure.
Lasciati guardare."
La sola risposta che ottenne fu un leggero tremolio della stoffa. Certamente
lei stava piangendo e lui non poteva aiutarla se non sapeva esattamente
che cosa le era successo. Consapevole di stare violando la volontà
di Buffy, ma forte di questo pensiero Angel allungò una mano e
scostò il tessuto che copriva la compagna.
Buffy era in posizione fetale, con il viso nascosto e non sembrava avere
intenzione di guardarlo.
L'espressione di Angel, prima sbalordita si trasformò presto in
ironicamente divertita.
Velocemente si alzò per dirigersi verso la porta. Non c'era in
realtà nessuna fretta, ma voleva evitare che lei gli leggesse negli
occhi il divertimento perchè certo non era dell'umore giusto per
condividerlo.
"Willow, puoi procurarmi per favore frutti di bosco freschi, gelato
alla vaniglia, zenzero e.... un bicchiere di latte miele?" chiese,
mantenendo serio il tono di voce.
"Certo." Rispose dall'altro lato della porta una stupita Willow.
"Ti serve altro?" Angel represse un ulteriore sorriso alla evidente
curiosità che trapelava da quella domanda. La giovane strega si
stava certo chiedendo quale strana pozione lui volesse preparare.
"Sì, in effetti mi serve anche....una cannuccia."
Un'ora dopo Buffy era ancora seduta sul pavimento, ma pareva notevolmente
più calma.
L'incantesimo l'aveva completamente trasformata alterando perfino le sue
dimensioni. Ora non poteva pesare più di una decina di chili e
non era più alta di cinque spanne. La struttura del suo corpo era
esilissima. Il capo calvo era coperto di rughe che continuavano sul viso
quasi coprendo due grandi vispi occhi verdi, quasi fosforescenti, e una
bocca piccola e priva di denti, fatta più per succhiare che per
masticare.
Anche il più clemente dei giudici, secondo i criteri umani, avrebbe
potuto definirla solo orribile. Letteralmente un mostro. Era questo quello
che si era detta lei stessa, l'ultima volta che aveva osato guardarsi
in uno specchio, prima che la trasformazione si fosse completata. Poi
aveva rotto lo specchio. Ma era stato un gesto inutile. Aveva comunque
continuato a vedersi negli occhi, colmi di pietà, dei suoi amici.
Colma di paura e di rabbia li aveva allontanati da sè restando
desolatamente sola.
Ora c'era Angel vicino a lei, il suo bellissimo Angel e la stava guardando.
Non c'era però pietà nei suoi occhi, ma solo comprensione,
la comprensione che c'era sempre stata dalla prima volta in cui si erano
incontrati.
Non le aveva detto scontate parole di consolazione. Si era limitato ad
offrirle del cibo che finalmente lei aveva potuto mangiare.
Soprattutto il latte con il miele le era parso buono, anzi ottimo. Ne
avrebbe voluto ancora e aveva sporto il bicchiere ripetutamente verso
il compagno perchè provvedesse a farlo riempire di nuovo. Angel
però aveva scosso la testa decisamente, con un sorriso affettuoso
sulle labbra.
"Questo basta per oggi o ti sentirai male!" le aveva spiegato.
Lei aveva insistito, ma inutilmente. In ogni caso la fame che l'aveva
tormentata per giorni era ormai passata. Si sentiva quasi bene se non
fosse stato per la consapevolezza di quello che era diventata.
Strinse i lembi della maglietta che Angel le aveva fatto indossare.
Era troppo grande. Le arrivava fin oltre i piedi, ma il vampiro l'aveva
tagliata perchè non inciampasse promettendole che avrebbero trovato
qualcosa di più adatto a coprirla. Anche questo era servito a farla
sentire meglio. Portare un indumento le ricordava il suo perduto aspetto
umano.
Ora Angel stava allungando una mano verso la sua, piccola, dalle dita
innaturalmente lunghe che terminavano con polpastrelli enormi. La mano
di un essere che poteva essere scaturito solo da un incubo.
Buffy istintivamente si ritrasse. Angel fermò il suo gesto restando
in paziente attesa. Alla fine fu lei a trovare il coraggio di sfiorare
le dita perfette del vampiro con il suo arto deforme. Un istante dopo
era avvinghiata al suo petto, il volto mostruoso affondato nell'incavo
accogliente del suo collo.
La stretta altrettanto vigorosa del vampiro le infuse calore e forza.
Emotivamente distrutta iniziò ad emettere gemiti inarticolati che
nulla avevano in comune con il pianto umano se non il tragico messaggio
che contenevano.
"Buffy, ti prego!" la implorò il vampiro sottovoce. "Non
ho mai sopportato sentire piangere uno Yoca!"
Improvvisamente i gemiti cessarono. Angel sembrava sapere che cosa era
il mostro in cui si era trasformata!
Buffy si scostò dal suo petto e lo fissò con i rotondi occhi
verdi. Un sottile pigolio le sfuggì dalle labbra.
"Sì!" confermò il vampiro con un sorriso, dandole
un buffetto su una guancia rugosa. "Sei uno Yoca, o meglio hai l'aspetto
di uno di loro e anche l'indole a giudicare dal caos qui intorno!"
Buffy di scatto allungò una mano e tirò una ciocca dei
capelli scuri del compagno. La stava prendendo in giro! Questo la irritava,
ma stranamente la confortava anche. Lui si stava comportando come se tutto
fosse assolutamente normale e lei aveva un disperato bisogno di normalità.
"Come volevasi dimostrare!" commentò il vampiro con una
smorfia di dolore, passandosi una mano fra i capelli. "Gli Yoca sono
esseri dispettosi e irritabili, che adorano il disordine e la confusione.
Il loro principale passatempo è fare arrabbiare il prossimo, ma
raramente provocano seri danni. Non li definirei cattivi, ma neppure buoni.
Non credo siano dotati di una morale. Hanno piuttosto un senso dell'umorismo
molto particolare."
Buffy piegò il capo ed emise un pigolio più prolungato
del precedente.
"Sì, li conosco bene perchè Angelus ne tenne uno con
sè per molti anni. Lo trovava divertente. Poi quel piccolo essere
una notte sparì. Probabilmente si era stufato anche lui della perversità
del mio demone. Angelus non lo ammise mai, ma ne sentì la mancanza.
Niente come uno Yoca può rendere la vita interessante!"
Buffy di scatto respinse il compagno e letteralmente si fiondò
sul letto disfatto. Il pigolio che emise questa volta era un misto di
rabbia e desolazione.
"Non resterai a lungo così!" la consolò subito
il compagno "Troveremo il modo per restituirti il tuo aspetto, ma
nel frattempo non penso che vivere da reclusa in una stanza buia sia la
cosa migliore che puoi fare. Ce ne sono molte altre, come ad esempio....camminare
sulle pareti e sui soffitti!"
Buffy dischiuse le piccole labbra e lo fissò allibita.
"Non hai ancora provato? Sulle dita delle mani e dei piedi hai
delle ventose. Devi solo usarle." la invitò Angel, alzandosi
dal pavimento con agilità.
Buffy lentamente si volse contro il muro e vi depose il palmo della mano.
Riuscì a salire per circa un metro prima di piombare fra le braccia
del compagno pronte ad accoglierla. Dopo solo una decina di minuti era
diventata un'esperta e scorrazzava per tutta la stanza emettendo pigolii
divertiti.
Pochi colpi sull'uscio bastarono però a interrompere il nuovo gioco.
Angel andò alla porta e la aprì sui volti interrogativi
di Willow, Tara e del Signor Giles che non avevano resistito alla curiosità
di sapere che cosa stava accadendo.
Era ormai trascorsa una settimana da quando Angel era arrivato a Sunnydale
e Buffy era ancora uno Yoca.
Se non era impazzita era solo merito del vampiro. Con incredibile naturalezza
Angel era riuscito a donare un ordine alla vita assurda che Buffy era
costretta a condurre.
Durante la notte uscivano insieme. Lei lo seguiva ovunque, camminando
lungo le pareti o i soffitti, sfruttando le zone d'ombra e l'incredibile
velocità di cui era dotato il piccolo essere.
Quando Angel affrontava i vampiri lei faceva la sua parte, tirando i capelli,
graffiando, mettendo le dita negli occhi e distraendo l'avversario. Non
aveva la forza per piantare paletti, ma poteva comunque provocare notevoli
danni.
Poi c'erano i momenti di divertimento. All'inizio Angel aveva dovuto
incoraggiarla, ma presto Buffy era stata avvinta da quel nuovo modo di
distrarsi. Passare velocemente fra le gambe delle persone perbene, che
uscivano da teatro, per sollevare le gonne alle signore ingioiellate e
fare lo sgambetto a austeri gentiluomini in smoking era il suo passatempo
preferito.
Solo una volta aveva esagerato. Dal soffitto di una birreria del porto,
nascosta dalle ombre, si era divertita a tirare noccioline sulla testa
dei clienti sottostanti. Il risultato era stata una rissa dalle dimensioni
epiche. Angel l'aveva blandamente rimproverata. In fondo anche lui si
era divertito.
Ora era giorno. Lei volendo avrebbe potuto uscire. Non era sensibile
alla luce del sole come i vampiri, ma le sarebbe stato troppo difficile
nascondersi dagli occhi curiosi della gente. Quando l'aveva fatto più
di un passante aveva avuto una crisi isterica e lei era quasi finita contro
una macchina. L'esperimento era stato un fallimento e per quanto la luce
del giorno l'attirasse lei non aveva più provato ad uscire senza
Angel.
A parte tutto la presenza del vampiro le dava sicurezza, una sicurezza
di cui sentiva un profondo bisogno.
Quindi restava nella sua camera con il compagno. Lui le leggeva dei libri,
ma soprattutto le raccontava bellissime storie. Avevano tentato di guardare
la televisione o sfogliare le riviste di moda, che Buffy amava tanto,
ma presto avevano rinunciato. Buffy soffriva troppo vedendo attrici e
modelle così diverse da come era lei ora.
In quel momento erano semplicemente sdraiati sul letto. Buffy, rannicchiata
nell'incavo confortante del braccio del compagno, ricordava altri momenti
simili, trascorsi insieme, dopo che avevano fatto l'amore. La nostalgia
e il rimpianto le invasero l'anima. Un lieve pigolio le sfuggì
dalle labbra. Rivoleva il suo corpo! Voleva tornare ad essere se stessa
e offrire ad Angel il suo amore come donna non come un mostriciattolo
divertente!
"Vedrai che presto tutto si risolverà!" affermò
il vampiro con decisione percependo il suo stato d'animo. Le sue parole
però non sortirono l'effetto voluto. Buffy era ancora depressa.
Angel strinse le labbra e con un notevole sforzo iniziò a farle
quella confessione che aveva a lungo rimandato. "Quando non ti ho
più sentita al telefono ho passato dei momenti terribili. Ho creduto
di averti persa per sempre perchè volevi lasciarmi o peggio perchè
tu eri...morta. Non sai che sollievo ho provato quando Willow mi ha spiegato
quello che ti era successo!"
Buffy rispose con un pigolio indignato dandogli un pizzicotto sul braccio.
"Va bene! Non avrei dovuto pensare che tu volevi lasciarmi,"
si scusò il vampiro "ma...quello che ti è successo
è terribile, ma non definitivo, non come...la morte."
Una lunga sequenza di pigolii scaturì dalla bocca di Buffy. Angel
ascoltò con attenzione i caldi occhi scuri colmi d'amore.
"Anch'io a volte ho fatto sogni simili." mormorò
sottovoce, quando Buffy ebbe finito il suo racconto. "L'idea di essere
unito a te per l'eternità e la sola cosa che mi permette di accettare
il fatto che un giorno moriremo."
Buffy emise un suono incerto. Angel scoppiò in una sommessa risata.
"La vita eterna dei vampiri è una burla cosmica Buffy, un
inganno, lo specchietto per allodole che serve ad attrarre le anime degli
stolti verso la perdizione e tu dovresti saperlo meglio di chiunque altro.
Passi il tempo ad uccidere vampiri! E anche se non provvedi tu, o un'altra
Cacciatrice, la vita di ogni vampiro è appesa ad un filo sottile,
come quella di chiunque altro. Il tempo non ci cambia, ma basta un raggio
di sole, dell'acqua benedetta, una scintilla di fuoco, una scheggia di
legno e ci trasformiamo in polvere."
Il pigolio di Buffy ora era preoccupato.
"Non aver paura. E' inutile temere la morte. Io la conoscono bene.
Ho vissuto a lungo con lei al mio fianco. Arriva comunque quando è
il suo momento. A volte si fa preannunciare, altre volte è improvvisa.
Chi resta si affanna a cercare il perchè, ma non c'è una
risposta a questa domanda. Una vita prima era fra noi, unica, straordinaria,
irripetibile. Un istante dopo non c'è più. Noi piangiamo
lacrime egoiste, soffriamo per noi stessi, che saremo costretti a vivere
per sempre senza di lei e senza tutto quello che lei sapeva donarci. E'
giusto soffrire perchè sarà così, ma non per sempre.
Possiamo trovare consolazione nel pensiero che questa vita non è
altro che un momento della nostra esistenza. Quando finisce ci saranno
altri momenti in cui ritroveremo coloro che abbiamo amato...per sempre.
La vita non è eterna per nessuno, ma l'amore...l'amore neppure
la morte può toccarlo."
Buffy con un sospiro tornò a posare il capo sul largo petto
del compagno.
"Sì Buffy...per sempre!" mormorò il vampiro. "E'
un po come la situazione che stiamo vivendo ora. Siamo lontani, separati
da due corpi che non possono congiungersi, ma questo non ci impedisce
di amarci e presto tutto tornerà come prima. L'importate non sono
i nostri corpi, destinati a dissolversi, ma le nostre anime, i sentimenti
che proviamo che lasciano una traccia nel tessuto del tempo che nessuna
forza può annullare."
Una sequenza di ansiosi colpi alla porta sembrò voler sottolineare
le parole del vampiro. Willow spalancò la porta prima ancora di
aver ricevuto una risposta.
"Abbiamo trovato! E' l'incantesimo giusto, ne sono sicura!"
annunciò subito, raggiante di felicità.
"Bene!" esclamò Angel con convinzione. "Anche se
non credo che Buffy rinuncerà per questo a darmi pizzicotti!"
Appendice: L'amore e la morte
Vivo un momento tragico della mia vita perchè ho perso qualcuno
che mi era immensamente caro. E' stata una morte ancora più terribile
perchè improvvisa, inaspettata e apparentemente priva di qualsiasi
ragione. La morte però, in verità, non ha mai una ragione.
Succede e basta.
Riprendendo a scrivere ho iniziato almeno cinque storie prima di concludere
questa perchè era la sola che in questo momento mi sentivo di portare
a compimento.
Può sembrarvi strano che io abbia scelto, proprio ora, di continuare
una serie "felice" mentre avevo a disposizione mille opportunità
per piangere con storie tragiche e terribili. Invece è giusto così.
Louise era l'essenza della gioia di vivere. La stessa serenità
che mi ha donato in vita me l'ha offerta anche con la sua morte.
Ho ripetuto spesso che la sofferenza è parte dell'amore. Anche
in questo caso è così. Soffriamo quando perdiamo i nostri
cari. A volte è la morte ad allontanarli da noi, ma non è
sempre così. Lo sa chi ama un malato mentale grave, un carcerato
o semplicemente un immigrato che ha dovuto lasciare la sua terra per vivere.
Potrei fare moltissimi altri esempi. La vita non ha rispetto per i nostri
sentimenti. Questo però non ci deve indurre a smettere di amare
perchè l'amore, quello vero è per sempre.
Io provo sollievo alla mia sofferenza immaginando i miei cari, ormai
defunti, non svaniti in un nulla senza senso, ma in qualche luogo che
io per ora non posso ancora raggiungere perchè non è ancora
arrivato il mio momento. Mi aspettano, insieme, legati a me da quel vincolo
inscindibile che è l'amore che ci ha uniti in vita. Coloro che
non si sono conosciuti su questa Terra si conoscono ora, in modo più
totale e completo di quanto avrebbero mai potuto fare in questa vita,
forti del comune amore per me.
Per me non fa nessuna differenza, ma per aiutarvi a comprendere vi
devo dire che Louise era un cane, un Terranova per l'esattezza.
E' entrata nella mia vita in un momento molto difficile, non per mia scelta,
ma perchè il destino l'ha voluto. Era bella, ma aveva un portamento...da
pecorella. Decisamente pigra non ha mai conseguito brevetti di lavoro
o premi di bellezza. C'era qualcosa però che sapeva fare meglio
di ogni mio altro cane: donare gioia a chiunque la avvicinasse.
Ha avuto una vita felice, ha messo al mondo in due cucciolate 17 meravigliosi
cuccioli. Quando è morta ne attendeva altri che ha portato con
sè.
Neppure scrivessi un libro potrei descrivere quello che ha significato
per me e per chiunque l'abbia conosciuta.
E' stata il mio Angelo. Ora probabilmente, dopo 6 anni, c'era qualcuno
che aveva bisogno di lei più di me.
Solo questo mi consola: la vita di chi amiamo non finisce con la morte.
Loro ci aspettano e un giorno li ritroveremo. Fino ad allora possiamo
gioire dei ricordi che ci hanno lasciato e raccogliere i frammenti della
loro esistenza che hanno lasciato fra di noi.
Un frammento di Louise, di circa 60 Kg, dorme ai miei piedi. E' Rigel,
una sua cucciola che ho tenuto con me. Presto avrà anche lei dei
cuccioli che per me saranno sempre....cuccioli di Rigel e di Louise.
Per questa storia più che per le altre posso
concludere con:
questa NON è la FINE, non può esserlo,
perché l'amore è "forever, this is the whole point"
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