buffy passeggiava fra le lapidi, guardandosi
distrattamente intorno. Il cimitero era silenzioso. Quella notte Sunnydale
dormiva tranquilla.
Un'alta ombra scura uscì dagli alberi dirigendosi con passo deciso
verso di lei.
"Ciao" Non riuscì a dire altro, ma non aveva importanza.
Il tocco fresco delle labbra di Angel contro le sue le cancellò
ogni pensiero coerente dalla mente. Dischiuse la bocca, ansiosa di sentire
ancora il suo sapore, di rendere più intimo qul tenero contatto.
Si strinse al corpo solido che la sovrastava e lui in risposta ricambiò
la stretta fino a toglierle il respiro.
Voleva fargli sentire quanto lo desiderava,
quanto le era mancata la sua presenza, vicino a lei, durante l'ultima
settimana, quanto aveva bisogno di lui.
Angel le lasciò le labbra solo per affondare il viso nell'incavo
del suo collo.
La pelle di Buffy era calda, tenera, sottile in quel punto.
Timidamente, qualche tempo prima, lei gli aveva confessato il piacere
che provava quando lui la baciava così. Lui non le aveva detto
nulla, ma aveva già scoperto da tempo quella debolezza della sua
innocente Buffy.
Niente aveva il potere di risvegliare i suoi
sensi quanto il sentire quel giovane corpo di donna rispondere alle sue
carezze, accendersi di piacere per i sui baci.
Quando la toccava tutto il suo essere
era proteso ad ascoltare ogni sua più piccola reazione. Conosceva
bene il suo corpo quanto la sua anima: era stato lui ad insegnarle l'amore.
Eppure Buffy, nonostante gli anni e le esperienze che avevano condiviso,
riusciva comunque sempre a sorprenderlo. Il suo entusiasmo, la sua sincerità,
il modo totale e assoluto in cui si donava a lui rendevano ogni bacio,
ogni carezza esperienze uniche e straordinarie. Era la donna che amava
e che avrebbe amato per sempre.
Con una mano le coprì un seno. Attraverso
la maglietta leggera percepì la sua morbidezza. Strinse leggermente
le dita, senza farle male, in un affettuoso gesto di possesso.
Detestava lasciarla sola, anche se solo per pochi giorni. Avrebbe voluto
condividere con lei ogni istante, ma non era possibile. Avevano entrambi
degli obblighi da assolvere, lei a Sunnydale e lui a Los Angeles. La distanza
però, invece di allontanarli, sembrava contribuire ad unirli, rendendo
più intensi i loro incontri.
"Mi sei mancato!" mormorò Buffy, sospirando di piacere
sotto le famigliari carezze.
Angel separò le labbra dal suo collo il tempo necessario per mormorare:
"Anche tu." Poi riprese a baciarla con passione premendo il
bacino contro il ventre di lei. La sua mano si posò sui fianchi
rotondi aumentando il contatto.
Buffy sorrise constatando "quanto"
le era mancata. Si fidava di lui, ma non si fidava affatto delle altre
donne che lui avrebbe potuto conoscere a Los Angeles.
Sapeva bene che effetto poteva fare quel magnifico corpo e quello sguardo
profondo e misterioso. Le occasioni per tradirla certo non dovevano mancare
al suo affascinante vampiro.
Angel non l'avrebbe mai volutamente ferita, ma...avere una conferma del
suo desiderio per lei, dopo una settimana di lontananza, era comunque
una gradita conferma della sua fedeltà.
"E' solo per questo che ti sono mancata?" domandò maliziosamente,
cercando di controllare le reazioni del proprio corpo. Il cimitero non
era il luogo più adatto per appagare la passione che ardeva in
entrambi.
"No." Rispose Angel con un sospiro, sollevando il capo e allontanandosi
di un passo da lei.
Buffy si pentì delle sue parole. L'ultima cosa al mondo che voleva
era respingerlo. Il divertimento che ardeva negli occhi scuri di lui però
la rassicurò.
Ripresero a camminare insieme, in silenzio,
sfiorandosi appena, timorosi che una parola o un gesto innocente scatenasse
la tempesta che imperversava destro di loro.
Passarono accanto ad un vecchio mausoleo. Buffy guardò la porta
scardinata, mezza socchiusa e pensò che sarebbe stato eccitante,
prima o poi, fare l'amore con Angel fuori dalle confortanti mura della
loro casa. Fu tentata di prenderlo per mano per condurlo nel buio oltre
quella soglia.
Sarebbe stato probabilmente un pò macabro e anche irriverente forse,
con le immagini di coloro che erano ormai morti ad osservarli, senza considerare
la muffa, la polvere e la sensazione fredda della pietra sotto la pelle.
Però sarebbe stato anche "diverso" e....lo desiderava
al punto da essere disposta a darsi a lui anche in mezzo al viale dove
si trovavano.
Cancellò però subito l'immagine
dalla sua mente. Sapeva già che Angel, anche se stava provando
esattamente quello che provava lei, l'avrebbe accarezzata, baciata, ma
si sarebbe rifiutato di superare certi limiti. In passato era stato sempre
lui a fermarsi.
L'amava, la rispettava. Non voleva appagare solo i suoi sensi con un amplesso
frettoloso, privo di tenerezza e intimità. Aveva bisogno di sentire
il suo amore e comunicarle il proprio.
Buffy sospirò piano. Ovviamente lui aveva ragione. Far l'amore
era una cosa seria. Non erano animali capaci di trarre soddisfazione accoppiandosi
ovunque, anche per strada. Addormentarsi appagata fra le sue braccia,
fra lenzuola pulite, nell'ambiente accogliente della loro stanza era un
piacere a cui non voleva rinunciare.
Improvvisamente il brivido di eccitazione che aveva provato all'idea di
farlo in modo "diverso" svanì sostituita dall'impazienza
di ritrovarsi sola con lui fra i mobili e gli oggetti che amava.
"Hai fatto una buona caccia questa notte?" chiese il vampiro,
con apparente indifferenza, senza distogliere però gli occhi da
lei.
Buffy si sentì persa sotto il suo sguardo colmo di desiderio e
faticò a formulare una risposta sensata.
"No. Sunnydale è deserta. Pare che i vampiri siano tutti occupati
altrove. Forse dovrei trasferirmi per un pò a Los Angeles!"
La leggerezza del suo tono non ingannò Angel, la cui espressione
divenne improvvisamente triste.
"Non credo sarebbe una buona idea, Buffy." si limitò
a commentare.
"Temi la concorrenza oppure non vuoi essere troppo controllato? Mi
chiedo se faccio bene a fidarmi di te!" replicò prontamente
Buffy, tentando di essere spiritosa. L'ironia delle sue parole era però
solo una maschera che mal celava quello che veramente sentiva: aveva bisogno
di essere vicino a lui...sempre. Ogni minuto, ogni ora che trascorrevano
divisi le sembrava tempo perso, inutile, privo di significato.
"Sai benissimo che a Los Angeles il lavoro,
per gente come noi, non mancherà mai. Quanto a controllarmi...nei
miei pensieri, nei miei sogni, nella mia vita...c'è solo posto
per te, e per nessun'altra!" Il vampiro fece una pausa. Gli era costata
molto quella ammissione. Anche con Buffy faceva fatica ad esprimere in
parole quello che si agitava nella sua anima. Se lo aveva fatto era solo
per amore di quella incredibile donna che camminava al suo fianco, quella
sera, e in tutta la sua esistenza. Buffy soffriva, aveva bisogno di essere
rassicurata e lui non poteva negarle quella piccola soddisfazione.
"Andiamo a casa?" propose bruscamente. Era imbarazzato per aver
manifestato così apertamente i suoi sentimenti e soprattutto...erano
ore, giorni che sognava il momento in cui avrebbe potuto finalmente...amarla
come aveva sempre desiderato fare.
Buffy assentì con il capo, dirigendosi
verso quella che era ormai da tempo "la loro casa".
Era felice: lui era a Sunnydale, ma soprattutto lei era con lui...sempre!
Angel la seguì, restando un passo dietro di lei, come un'ombra
protettiva.
Uscirono dal cimitero in silenzio.
Solo quando si ritrovarono per le strade cittadine Angel riprese la parola.
"Che cosa hai fatto in questi giorni?" C'era reale interesse
nella sua voce.
Ascoltare Buffy parlargli della sua vita, alla luce del sole, era un modo
per condividerla con lei, il solo modo che gli era concesso.
Buffy sorrise. Le piaceva raccontare all'uomo
che amava i piccoli e grandi avvenimenti della sua vita. Angel riusciva
a comprendere i suoi entusiasmi, i suoi dubbi, i suoi problemi come nessun
altro era mai riuscito a fare.
Tentando di ricreare per lui immagini, avvenimenti, discorsi spesso riusciva
a ritrovare nell'accaduto significati che le erano sfuggiti nella frenesia
della vita quotidiana. I chiarimenti che lui le chiedeva erano infine,
per lei, sempre fonte di stupore. Angel coglieva regolarmente aspetti
della sua vita che erano sconosciuti a lei stessa.
"Sabato scorso sono andata al Bronze con gli altri. C'era più
gente del solito e quindi ti lascio immaginare la confusione. Abbiamo
parlato poco. Non riuscivamo quasi a sentirci l'un l'altro, però
abbiamo ballato e ci siamo divertiti, a parte Xander. Ha fatto lo stupido
con una ragazzina e Anya l'ha tormentato per giorni per vendicarsi. A
volte mi chiedo quanto sia rimasto in lei della sua natura demoniaca!"
"Il demone della gelosia e della vendetta
dorme in ognuno di noi, credo, ed è facile risvegliarlo quando
si ama." commentò Angel in tono sommesso.
Buffy si voltò a guardarlo con espressione ironicamente esasperata.
Il vampiro riusciva sempre a trovare una giustificazione per tutti. Buffy
accolse il suo sorriso di scusa alzando le spalle con finta rassegnazione
e prendendolo per mano.
"Come eri vestita?" indagò Angel, stringendo la piccola
mano nella propria.
A Buffy brillarono gli occhi. Appagava il suo orgoglio constatare che
il suo austero vampiro era interessato anche alle cose più futili
che la riguardavano.
"Avevo un vestito grigio, di pizzo, con
le spalline, molto semplice, e se devo essere sincera piuttosto ridotto.
Sopra però portavo una camicia trasparente, aperta, di un grigio
più chiaro, lunga come il vestito, che confondeva un pò
le idee. Insomma ero elegante, ma non troppo." Si interruppe, ma
solo per poco. Angel aveva un interesse notevole per i dettagli. "Le
scarpe erano nere, scollate, con i tacchi. La borsetta ovviamente era
in tinta. Nessun gioiello a parte...la tua croce. Ora vanno di moda sai?
Le croci, intendo dire. Ma sono grosse, con pietre preziose e mi sembrano
un pò...eccessive. Capisci cosa voglio dire? Un conto è
quando hanno un significato, ma così...a parte questo immagino
che sia un vantaggio per la Cacciatrice se la gente va in giro con croci
al collo. Meno lavoro...e più tempo libero!"
Erano arrivati. Angel prese la chiave, nascosta
in una crepa del vecchio muro e aprì la porta.
Buffy allungò subito la mano per accendere la luce e con sicurezza
entrò nel grande soggiorno.
"Accendiamo il fuoco?" chiese, rivolgendosi al vampiro che si
era soffermato sulla soglia.
"Va bene." assentì Angel, ma qualcosa nel suo tono preoccupò
Buffy.
Restò a lungo pensierosa, scrutando le spalle del compagno che,
in ginocchio di fronte al caminetto, accatastava la legna in una pila
ordinata.
Accendere il fuoco era compito di Angel. Buffy era negata per quella semplice
attività. Abituata alla tecnologia moderna non aveva la pazienza
di attendere che le fiamme divorassero i ceppi più piccoli bruciassero,
prima di aggiungere i più grandi. Quando ci aveva provato la sola
cosa che aveva ottenuto era stata di affumicare tutta la casa.
Per Angel, al contrario, quello era un gesto
consueto, famigliare che risaliva a quella vita, ormai quasi dimenticata,
vissuta più di due secoli prima. Usualmente provava piacere a farlo.
Quella sera però i muscoli delle sue spalle erano tesi e Buffy
notò perplessa un'inconsueta rigidità in tutto il suo corpo.
Anche quando il fuoco fu acceso Angel restò immobile. Era come
se non volesse affrontarla.
"Le croci come collane possono essere di aiuto, ma se un vampiro
ha deciso che sei la sua preda non bastano certo a fermarlo." osservò
pensieroso, sempre rivolto verso il caminetto.
Buffy represse un sospiro e si accomodò sul divano. La felicità
provata poco prima ora era offuscata dall'ansia. Era però inutile
cercare di indovinare che cosa avesse in mente il suo contorto vampiro.
Non ci sarebbe mai riuscita e se lo avesse interrogato direttamente lui
si sarebbe semplicemente chiuso ancora di più in se stesso.
La sola cosa che lei potesse fare era attendere pazientemente che lui
trovasse da solo il momento più opportuno per spiegarsi. Il problema
era che la pazienza non era la sua principale virtù.
"Immagino di no." rispose, cercando
di mantenere un atteggiamento neutrale. Quando Angel era di quell'umore
era quasi impossibile prevedere le sue reazioni anche al commento più
innocente e lei voleva fermamente che quella sera tutto andasse nel verso
giusto.
Passavano già cosi poco tempo insieme che non voleva sprecarlo
in discussioni o recriminazioni.
Dopo lunghi minuti trascorsi in silenzio Angel finalmente parlò.
"Con quel vestito dovevi essere molto...desiderabile." sussurrò,
quasi a se stesso.
Buffy lo osservò con attenzione mentre nel suo animo si alternavano
le più diverse emozioni. Stupore, soddisfazione, ira e divertimento
si contendevano i suoi pensieri, ma alla fine riuscì a rimettere
ordine nella sua mente e a rispondere a quel complimento così significativo.
Angel non l'aveva definita bella o qualcosa di simile, ma desiderabile:
era geloso degli altri uomini con cui quella sera lei aveva ballato e
di quello che lei poteva aver fatto o anche solo desiderato fare.
Non sarebbe stato difficile per lei rassicurarlo,
ripetendogli che lo amava e che gli altri uomini non erano nulla, per
lei, se non occasionali conoscenze. Era quello che lui aveva fatto per
lei poco prima. Lei però era una donna...Angel un uomo. La gelosia
maschile è profondamente diversa da quella femminile.
Buffy sapeva che il genere di donne capaci di abbordare Angel non erano
il tipo con cui il vampiro potesse avere qualcosa in comune. Una volta
certa che "lui" non andava cercando altre avventure lei poteva
essere ragionevolmente tranquilla sulla sua fedeltà.
Angel poteva invece benissimo immaginare la reazione di qualsiasi uomo
che avesse avuto il privilegio di ballare con Buffy, soprattutto se lei
indossava un vestito provocante. Conosceva bene anche l'arte della seduzione
e il suo potere. Poche parole non sarebbero state sufficienti a far tacere
la gelosia dentro di lui.
"Domenica prossima abbiamo intenzione di
andare al mare." rispose Buffy, apparentemente ignorando il commento
del compagno. "Ho visto in una vetrina un costume da bagno fantastico
per l'occasione. E' un due pezzi azzurro, striato di bianco. Pensi mi
starebbe bene?"
Il tono volutamente ingenuo delle sue parole ebbe l'effetto desiderato.
Angel si alzò di scatto voltandosi e la fulminò con un'occhiata,
prima di cogliere il suo sguardo divertito. L'aveva provocato e lui era
caduto nel suo piccolo inganno.
L'espressione di Buffy però diventò subito seria.
"Angel...non scherzavo sulla gita al mare. E' veramente in programma,
ma se tu preferisci che io stia a casa va bene, così come va bene
se non vuoi che esca con gli amici. Vorrà dire che mi accompagnerai
tu a ballare...quando ci sei. Non mi interessa più di tanto quello
che faccio senza di te. E' solo un modo per passare il tempo aspettando
il tuo arrivo. La sola cosa importante è non ci siano problemi
fra noi."
Non gli aveva mentito. Lui era il centro della
sua esistenza. Quelle poche ore che trascorrevano insieme illuminavano
tutte le sue giornate fino al nuovo incontro. L'idea di rivederlo, essere
ancora fra le sue braccia, sentirsi compresa, coccolata, amata le dava
la forza per andare avanti, combattere il male e...sopravvivere. Senza
di lui nulla avrebbe avuto senso.
"No Buffy" rispose Angel, accomodandosi sul tappeto di fronte
a lei. La guardava dal basso, ma nei suoi occhi non c'era sottomissione:
solo una ferma determinazione.
"Devi andare al mare, uscire con gli amici e fare tutto quello che
desideri. E' la tua vita. Devi viverla. Se io te lo impedissi all'inizio
forse acconsentiresti volentieri, ma alla fine ....mi odieresti per le
occasioni perdute, i sacrifici e le rinunce che io ti ho imposto. Questa
è la mia più grande paura, anche più grande del timore
che tu...incontri qualcuno che possa offrirti quello che io non potrò
mai darti."
Buffy allungò una mano per passarla lentamente
fra i capelli scuri dell'uomo ai suoi piedi. Angel non la guardava più.
Fissava un punto vago alle sue spalle. Non aveva però abbassato
la testa. Nonostante quella ammissione, che doveva essere stata umiliante
per lui, tentava di mantenere un atteggiamento dignitoso. Il vampiro,
a modo suo, era orgoglioso, Buffy lo sapeva, e ora aveva sacrificato il
suo orgoglio a lei, al loro amore.
Buffy sentì un dolore sordo al petto. In quel momento l'amore che
provava per lui era così intenso che lo poteva sentire, dolorosamente,
perfino attraverso il proprio corpo.
Avrebbe desiderato scivolare dal divano fra le sue braccia e fare l'amore
con lui sul tappeto, di fronte al fuoco, che li avrebbe scaldati entrambi.
Voleva donargli tutta se stessa, fargli dimenticare ogni motivo di sofferenza
o rimorso. Non esisteva nessuna parola in grado di esprimere tutto quello
che avrebbe voluto fargli comprendere.
Eppure non poteva finire così. Quello
era un problema che una notte di passione non avrebbe cancellato. Ritrasse
la mano, con rimpianto, dopo aver sfiorato i bei lineamenti contratti
dalla sofferenza.
"Angel io non so che cosa fare." ammise alla fine sconfortata.
"Non voglio che tu sia geloso. Credimi, non ne hai motivo. Ti ho
ripetuto infinite volte quello che provo per te, ma a quanto pare non
è sufficiente. Tu non vuoi che io rinunci a divertirmi. Che cosa
posso dire o fare allora per farti stare meglio?"
Buffy si sentiva veramente impotente. Se solo Angel avesse potuto leggerle
nel cuore...ma forse neppure questo sarebbe bastato. L'origine del problema
non era dentro di lei, ma in lui, nella sua insicurezza, nella poca stima
che aveva di se stesso.
"Non lo so neppure io Buffy." mormorò
Angel con un sorriso di autocompatimento. "Non è però
giusto rovinarci la serata per questo. Negli anni ho imparato a convivere
con il mio demone, imparerò a convivere anche con il demone della
gelosia. Dammi tempo e abbi pazienza."
Le labbra di Buffy si piegarono in un sorriso sollevato. Angel sembrava
in grado, da solo, di controllare i propri sentimenti.
"Forse dovresti chiedere consiglio ad Anya." osservò
scherzosamente "Anche se a pensarci bene fra lei e Angelus probabilmente
provocherebbero una netta diminuzione della popolazione maschile di Sunnydale!"
Immediatamente si rese conto che nominare il demone proprio in quel momento
era stato un errore, ma era troppo tardi per rimediare.
L'espressione di Angel tornò a incupirsi.
"Probabilmente hai ragione!" Commentò
freddamente. La sua freddezza non era però rivolta a lei, ma a
se stesso, per quello che era e sarebbe sempre stato.
Buffy si maledì per la propria mancanza di tatto. La consolò
solo il pensiero che era inutile nascondersi di fronte all'evidenza: Angel
era un vampiro con un'anima, un'anima che lei amava più di ogni
altra al mondo.
"Angel" iniziò in tono categorico "ascoltami bene.
Io ti amo e ti amerò sempre, per quello che sei, per come sei e
per quello che vedo dentro di te che tu evidentemente non riesci a vedere.
Parli di qualcuno che potrebbe offrirmi quello che tu non puoi darmi,
ma hai una vaga idea di che cosa mi offri tu? Non credo e purtroppo non
penso neppure di riuscire a dirtelo, ma...vieni!" ordinò con
tono deciso, alzandosi dal divano.
Angel perplesso la seguì fino alla camera da letto.
"Spogliati!" lo invitò lei,
senza preamboli, dandogli l'esempio.
In pochi minuti furono entrambi nudi. Lo sguardo del vampiro era colmo
di dubbi, ma l'atteggiamento della giovane, che si ergeva, orgogliosa
del proprio corpo, di fronte a lui, era sicuro.
Buffy prese una delle grandi mani di lui fra le sue per portarsela al
cuore.
"Mi stai semplicemente guardando. Non mi hai neppure sfiorata eppure
senti come batte il mio cuore? Credi che esista qualcun altro in grado
di suscitare questo in me?" Angel dischiuse le labbra per rispondere,
ma Buffy gli impedì di parlare.
" No. Io ho già le mie risposte. Questa è una lezione
solo per te." Lentamente portò la mano, che stringeva ancora
fra le sue, in basso, contro il suo ventre, fino alle sue parti più
intime. La premette con più forza di quanto avrebbe fatto lui e
si morse leggermente le labbra per trattenere un gemito. Era eccitata
e l'idea che lui ne fosse consapevole la imbarazzava un pò, ma
era disposta a tutto pur di raggiungere il suo scopo.
"Sai, non occorre che tu sia qui per ottenere
questo risultato. Non mi è necessario neppure sentire la tua voce
al telefono. Mi basta pensarti, ricordare i momenti insieme, per desiderarti
e non solo con il mio corpo. Ritieni veramente che un altro uomo, uno
qualsiasi che io posso ogni giorno incontrare, possa farmi sentire allo
stesso modo?"
Gentilmente Buffy tentò di allontanare da sè la mano del
compagno, ma Angel era di parere contrario. Si avvicinò ancora
di più a lei e, stringendola a sè con la mano libera, la
baciò con trasporto. Buffy si arrese immediatamente a quelle labbra
dolci, eppure quasi violente nell'impeto del bacio, che dischiudevano
le sue alla ricerca del calore della sua bocca.
Angel continuò a baciarla per quella che a Buffy parve un'eternità.
Si allontanava da lei il tempo strettamente necessario a consentirle di
prendere respiro per poi impossessarsi nuovamente della sua bocca. Sentiva
la sua mano, non più inerte, muoversi con delicatezza, esplorando,
accarezzando e infine penetrando dentro di lei.
Fino a quel momento aveva comandato lei il gioco.
Ora era lui a condurla. I pensieri nella sua mente divennero sempre più
incoerenti.
Si aggrappò con forza alle sue spalle perchè le gambe non
la sorreggevano più. Quando l'estasi esplose dentro di lei il suo
gemito si perse contro le labbra di lui che la baciò con più
trasporto, come se volesse nutrirsi del suo piacere.
Solo quando il corpo di Buffy tornò a rilassarsi Angel interruppe
il bacio, permettendole di appoggiare il capo contro il suo petto. Ritrovato
l'equilibrio Buffy accennò a separarsi da lui, ma il braccio ancora
stretto intorno ai suoi fianchi glielo impedì.
"No" mormorò lui in un sospiro "non andartene proprio
ora."
Le grandi dita del vampiro la stavano ancora pigramente accarezzando.
Buffy sollevò lo sguardo. Angel aveva gli occhi chiusi. Le sue
labbra erano serrate e la sua espressione era soffusa di piacere. Assaporava,
con orgoglio tutto maschile, l'effetto che aveva avuto su di lei. Buffy
sorrise soddisfatta e si abbandonò contro di lui.
"Lo senti come il mio corpo risponde al
tuo?" chiese sottovoce "Sono bastate le tue mani a farmi perdere
la testa. Quando tu non ci sei è a questo che penso se mi sento
triste, sola o sconfitta. E' questo che mi dà il coraggio di continuare."
Con un sospiro di rimpianto finalmente Angel la lasciò per guardarla
negli occhi.
"Buffy è stato bello, ma...è solo sesso." Osservò
serio. Avrebbe voluto crederle, ma aveva troppa esperienza per illudersi
e non voleva approfittare della sua ingenuità lasciando che lei
si illudesse.
"Esistono molti uomini che sono bravi amanti." C'era dolore
nella sua voce, un dolore che suscitò l'ira di Buffy.
"Angel, a volte sei veramente ottuso! Questo non è solo sesso.
Se lo fosse mi sarei già stancata di te da molto tempo. Credi che
sarei stata così reticente a liberarmi di Angelus, che avrei sofferto
così tanto uccidendoti e soprattutto che avrei atteso per anni
la fine della maledizione se fra noi ci fosse stato solo sesso? Per una
buona scopata avrei potuto rivolgermi a..." Buffy si interruppe alla
ricerca di un nome adatto a ferire il compagno esattamente come si meritava.
"... Spike!" concluse alla fine trionfante.
Angel la sorprese con una schietta risata. "Buffy,
sei riuscita a convincermi. Fra noi non c'è solo sesso." ammise,
quando riuscì a controllare il riso. "Ma perdonami, l'idea
di te e Spike è talmente assurda che non capisco come ti sia venuta
in mente. Lui è un vampiro, e soprattutto non ha assolutamente
nulla in comune con te!"
"Appunto per questo ho fatto il suo nome." dichiarò Buffy
cocciutamente. "Con lui avrei potuto solo fare del sesso. A giudicare
da come gli stava aggrappata Drusilla non dovrebbe essere male a letto,
ma quanto al resto...lasciamo perdere." Il suo sguardo lasciò
il viso del vampiro per soffermarsi sul suo membro ora vistosamente eccitato.
"Non devi aver paura che io mi lasci sedurre dal primo bel ragazzo
che incontro. Quello che provo per te non è solo attrazione fisica."
Mormorò, fissandolo di nuovo negli occhi. "Sdraiati sul letto
ora. Per favore." Non era stato un ordine, questa volta, ma una richiesta
colma di seduzione.
Angel fu felice di acconsentire. Era una settimana
che non facevano l'amore e dopo quello che era accaduto il suo corpo reclamava
disperatamente di essere appagato.
Buffy si inginocchiò al suo fianco e prese fra le sue piccole dita
un suo piede. Angel sorpreso, istintivamente sollevò il capo dai
cuscini e allungò una mano nel tentativo di afferrarle un braccio
e condurla verso di sè. Buffy però, con i riflessi pronti
della Cacciatrice, eluse la sua stretta.
"No! Non ora. Devi essere paziente. Prima dobbiamo parlare!"
esclamò decisa, con il tono di chi rimprovera un bambino.
Angel replicò, sorridendo, proprio come avrebbe fatto un bambino.
"Non è giusto! E io non voglio parlare...adesso!"
Buffy sorrise. Il vampiro aveva deciso di stare
al suo gioco. Stranamente, considerato il suo tragico passato, quello
che non era mai mancato ad Angel, anche nei momenti più tristi,
era il senso dell'umorismo.
"Tu non vorresti parlare...mai!" lo sgridò di nuovo Buffy.
"A volte però è necessario." Concluse con tono
più serio.
Lentamente chinò il capo e posò le labbra sul piede perfetto
che tratteneva fra le mani. Con un briciolo di malinconia osservò
che perfino i piedi del suo compagno le apparivano stupendamente proporzionati.
"Amo anche i tuoi piedi." commentò fra sè.
Angel non rispose. Con gli occhi chiusi assaporava quel dolce supplizio.
Non era il solo ad essere indegno di lei. Buffy era più di quello
che qualsiasi uomo si meritasse.
Le sue labbra e le sue esili dita indugiarono
sul dorso, per poi passare alla pianta del piede. I muscoli di Angel si
irrigidirono di riflesso. Buffy trattenne una risata. Il suo austero e
serio vampiro evidentemente soffriva il solletico. Dedicò all'atro
piede le stesse cure prima di lasciare scivolare le mani sulle caviglie.
Anche quello era un punto in cui Angel era molto sensibile. Tentò
infatti di sottrarsi al suo tocco, ma Buffy non glielo permise.
"Tu riesci a darmi tutto quello che ho bisogno: la fiducia nel futuro,
la forza di superare le avversità e perfino la pazienza di sopportare
quello che diversamente non tollererei." sussurrò, contro
la sua pelle fresca. "Al mattino apro gli occhi e il mio primo pensiero
è il ricordo del nostro ultimo incontro. Il mio secondo pensiero
è quanto manca alla prossima volta che ti vedrò e poi...metto
i piedi giù dal letto e incomincio a vivere. Se non ci fossi tu...ho
provato a vivere senza di te e non oso neppure pensare di ritornare a
farlo!"
Le sue mani, risalendo lungo il corpo erano
giunte in prossimità del sesso eretto che pareva implorare una
sua carezza.
"I bambini, Buffy, una vita normale, sotto il sole..Oh!" un
gemito interruppe quello che Angel stava tentando di dire.
Le dita sottili di Buffy avevano sfiorato il suo membro esasperando l'eccitazione
che il vampiro già provava. Fu solo una rapida carezza però.
La mano di Buffy si spostò rapidamente per soffermarsi sui muscoli
tesi del suo ventre.
"Sono la Cacciatrice, Angel, quindi non mi parlare di bambini e di
una vita normale. Da quando ho accettato quello che sono...le due cose
più normali che ho fatto sono state completare i miei studi, sicuramente
per qualche intervento divino, e innamorarmi di te."
Angel fu tentato di interrompere il gioco per
placare il desiderio, esasperato fino a divenire un tormento, che provava.
La curiosità fu però più forte della passione.
"Ti sembra normale innamorarsi...di un vampiro?" domando, la
voce rotta dall'eccitazione.
"Assolutamente sì, amore mio!" rispose Buffy sicura di
se, massaggiandogli il petto e ponendovi brevi baci adatti a risvegliare
i suoi istinti senza però offrirgli quel sollievo che lui disperatamente
cercava.
"Ho conosciuto un uomo misterioso, bellissimo, infinitamente dolce,
paziente, disposto ad ascoltarmi, capirmi, consolarmi e sostenermi nelle
mie battaglie. Lui ha rischiato tutto, non solo la vita, ma perfino la
sua anima immortale, per me e io me ne sono innamorata. Ti sembra davvero
così strano? Non sei perfetto, lo so! A volte sei preciso e scrupoloso
fino a diventare esasperante, dici una parola e io dovrei indovinarne
cento, quando ti immergi in uno dei tuoi libri neppure la fine del mondo
riesce a distrarti e il tuo armadio è tanto ordinato...da provocarmi
crisi isteriche. Se vuoi che continui con i tuoi difetti non dai la minima
importanza alle apparenze, anche se a volte un pò di forma non
guasterebbe e ti ostini a volermi proteggere anche quando potrei farlo
da sola. Oh dimenticavo...avrei qualcosa da ridire anche sui tuoi gusti
alimentari e sul demone che sta in aguato dentro di te pronto a distruggere
il mondo alla prima occasione, ma questi sono dettagli.
La cosa veramente importante è che tu anteponi sempre il mio benessere
al tuo. Questo si chiama amore, credo, e so per certo che non è
molto comune al mondo. C'è chi muore senza averlo mai conosciuto."
Buffy era arrivata al suo viso e concluse la
frase piegandosi e baciando le labbra di lui strettamente serrate. L'autocontrollo
di Angel a quel tenero contatto cedette. La strinse a sè con forza,
rovesciandola sotto di sè e baciandola appassionatamente.
Buffy si arrese al desiderio che era rinato dentro di lei. Quando lui
la penetrò la sua mente esplose in un caleidoscopio di sensazioni
travolgenti. Ogni pensiero fu spazzato via dalla violenza del piacere
che le percorse tutto il corpo.
Era sua. La sua donna, amica, amante. Niente altro aveva importanza. Non
c'era stato nessun altro prima di lui, non ci sarebbe stato nessun altro
dopo di lui.
Angel si mosse con forza, ma anche dolcezza, in quel corpo all'apparenza
così fragile, ma capace di tanta passione. Non voleva farle male,
ma lei lo incoraggiava, lo cercava, muovendosi insieme a lui, in preda
alla stessa passione.
Raggiunsero il culmine del piacere insieme e
insieme giacquero storditi dall'intensità delle sensazioni provate.
Come sempre fu Angel il primo a riprendersi e come sempre si occupò
di lei. Buffy adorava quei momenti di estrema tenerezza. Le parevano più
intimi, più speciali dell'atto esaltante che avevano appena compiuto.
Gentilmente lui la abbandonò. Buffy emise un leggero sospiro di
rimpianto. Ascoltò, con gli occhi chiusi, il rumore della porta
del bagno che si apriva e dell'acqua che scorreva. Poco dopo rabbrividì
di piacere al fresco contatto della salvietta umida con cui lui le stava
accarezzando il corpo. Le ricordava il tocco delle sue dita. Allungò
una mano per accarezzare i capelli morbidi dell'amante che le baciava,
sfiorandole appena la pelle, il ventre e i seni. Il suono dell'interruttore
della lampada sul comodino la indusse ad aprire gli occhi.. Angel aveva
spento la luce. Era il momento delle confidenze, dei pensieri che non
si possono esprimere guardando l'altro negli occhi, il momento della verità
e della comprensione.
Attese di sentire di nuovo il corpo di lui al
suo fianco. Quando Angel arrivò istintivamente cercò rifugio
fra le sue braccia.
"Buffy...dormi?" chiese la sua voce sommessa, dopo pochi istanti.
"Mmm...no, e lo sai benissimo!" rispose lei muovendosi in modo
provocante contro il corpo muscoloso del compagno.
"E' vero, lo sapevo" fu l'onesta replica, pronunciata in tono
di scusa "ma forse ora non hai voglia di parlare."
La risposta di Buffy si fece attendere qualche secondo. La verità...non
era certa di avere il coraggio di affrontarla.
"No, va bene." assentì alla fine "Mi piace parlare
al buio. Dimmi." La sua voce era più tesa di quello che avrebbe
desiderato.
Angel percepì il suo stato d'animo e si pentì di aver aperto
bocca, ma ormai era troppo tardi. Non poteva più tacere.
"Io volevo solo sapere...riguardo al sole.
E' come se tu avessi due vite, una con me e una da cui io sono escluso.
Non ti vedrò mai sulla spiaggia, con quel costume che ti piace,
mentre scherzi e giochi con i tuoi amici."
Angel si interruppe, come se parlare gli costasse uno sforzo superiore
alla sua volontà di farlo. Buffy cercò qualcosa da dire,
ma invano. Era la realtà. Potevano solo accettarla. Si strinse
di più a lui e nel calore di quell'abbraccio Angel trovò
la forza di continuare.
"Non è questo però il vero problema. E' da molto tempo
che non vedo più il sole. E' qualcosa a cui mi sono rassegnato
da tempo. Uso i ricordi di quando...ero solo un uomo e riesco a immaginarti
distesa al sole, sulla sabbia, i capelli bagnati che ti fanno assomigliare
ad una Sirena creata per stregare gli uomini.
Il problema è che...io non sono lì, con te, a farmi conquistare
dalla tua bellezza. Ci sono Willow, Tara e gli altri, insieme a centinaia
di altri sconosciuti che ignorano il privilegio che hanno di poterti guardare.
Io non ci sono. In quei momenti sei per me come uno specchio...in cui
non riesco a riflettermi. E' come se...smettessi di esistere."
Buffy sospirò sollevata. Cancellare quell'ultimo
dubbio, quell'ultima sofferenza dall'animo di Angel non le sarebbe stato
difficile. Le sarebbe bastato essere sincera.
"Angel...su questo io non posso aiutarti, ma credo dovresti discuterne
con Willow." rispose in tono solenne.
Angel sollevò leggermente il capo per scrutarla in volto. L'oscurità
per lui non era un problema.
"Willow?" chiese sorpreso. "Non credo ci sia una magia
adatta a..."
Buffy lo interruppe bruscamente.
"Non per la magia!" esclamò impaziente "Devi parlare
con lei perchè è lei che, non so proprio perchè,
proprio ieri mi ha assicurato che da quel momento in poi avrebbe tenuto
il conto di tutte le volte che ti nomino quando siamo insieme." Dichiarò
Buffy con sincerità, ma anche finta ingenuità.
"Non dico niente di importante. Te lo assicuro. Solo cose del tipo
"Guarda, quel ragazzo ha la stessa pettinatura di Angel! ",
"Secondo te ad Angel piacerebbe quel vestito?", "Chissà
cosa starà facendo Angel adesso?". Insomma, sono solo commenti
innocenti. Quando li faccio però la paziente Willow alza gli occhi
al cielo esasperata. Forse esagero, ma mi viene spontaneo."
Si interruppe e quando riprese a parlare il
suo tono era diventato assorto, come se le sue parole uscissero dal profondo
della sua anima. "Tu sei sempre con me...anche sotto la doccia, se
proprio lo vuoi sapere. Mi accompagni durante tutte le mie giornate. A
volte quando sono a caccia sento perfino la tua voce che mugugna perchè
sono troppo imprudente." Il sorriso tornò però presto
sulle sue labbra. "Sulla spiaggia però dovrò cercare
di non pensarti troppo...o rischio di passare più tempo in acqua,
per calmare i miei bollenti spiriti, che sulla sabbia e allora...addio
relax."
Angel sorrise, finalmente sollevato.
Come sempre Buffy era riuscita ad offrire tanto al suo corpo, quanto al
suo spirito, quello di cui aveva bisogno. I loro incontri erano momenti
preziosi, che scorrevano sempre troppo in fretta, ma che davano un senso
a tutta la loro esistenza.
Non disse nulla. Non c'era bisogno di dire nulla. Buffy avrebbe compreso
ugualmente.
Infatti lei capì di avere vinto quando sentì la stretta
di lui cambiare, i suoi muscoli rilassarsi.
"Quando riparti?" domandò sottovoce.
Era la domanda che avrebbe voluto fargli dal primo momento che si erano
rivisti, ma l'aveva trattenuta dentro di sè. Sapere avrebbe significato
mettere un limite al tempo che potevano trascorrere insieme. Quando era
con lui l'intero universo si dilatava per poi stringersi intorno a loro
due soli. Non esistevano più gli amici, gli impegni, la distanza,
il tempo che scorreva inesorabile. C'erano solo loro e il loro amore.
"Un paio d'ore prima dell'alba." fu la laiconica risposta.
Non avrebbe mai voluto lasciarla, ma non aveva scelta.
Buffy sospirò piano. In preda ai sensi di colpa Angel tentò
di attenuare l'effetto della notizia. "Domani devo fare delle ricerche
prima di poter entrare in azione. In realtà non sarei proprio dovuto
venire, ma...avevo bisogno di vederti."
Buffy intuì i sentimenti del compagno e si sentì egoista.
Non era giusto che solo lui si sentisse responsabile della loro separazione.
Anche lei era vincolata a Sunnydale.
"Sono felice che tu l'abbia fatto. Anche tu mi mancavi." Nelle
sue parole non c'era solo gratitudine per la visita inaspettata, ma anche
serena accettazione della situazione in cui entrambi si trovavano.
"La prossima volta spero di potermi fermare più a lungo, magari
il tempo necessario perchè tu possa indossare il vestito di cui
mi hai parlato."
Buffy sorrise udendo quell'accenno al vestito. "Non vedo l'ora di
indossarlo...per te." Sussurrò teneramente. "Sai...tutti
i capi di abbigliamento che compro li scelgo...pensando a te."
Angel tacque. La sola cosa che potesse dire in risposta a quella innocente
dichiarazione d'amore...Buffy la conosceva già. Si limitò
quindi ad accarezzare i capelli biondi sperando che lei comprendesse quello
che la sua bocca non riusciva a dire.
Buffy lo comprese. Felice chiuse gli occhi, ma c'era ancora un ultimo
piccolo rito da compiere, un rito che li aveva accompagnati fin da quando
la loro storia a distanza era incominciata.
"Mi svegli quando te ne vai?" chiese, conoscendo già
la risposta.
Angel sorrise e non la deluse.
"No, hai bisogno di dormire e mi piace lasciarti addormentata."
Era vero. Allontanarsi da lei, immersa nel sonno,
era più facile. Portava con sè l'immagine del suo viso sereno,
i capelli scompigliati sul cuscino, la figura esile ripiegata su se stessa,
come se cercasse di colmare con il proprio corpo la mancanza di lui. Poteva
illudersi che lei sarebbe rimasta così, immobile, addormentata,
fino al suo ritorno, quando con un bacio l'avrebbe risvegliata.
Non era così ovviamente, ma dopo quello che lei gli aveva detto
quella notte Angel poteva pensare che la sua illusione non fosse poi molto
distante dalla realtà.
Per lui non era diverso. Lavorava, studiava, parlava con la gente, ma
solo quando era con lei si sentiva vivo, solo pensando a lei dimenticava
il dolore costante della sua esistenza.
"Non mi piace svegliarmi da sola. Mi sorge
il dubbio che tutto non sia stato che uno dei miei sogni. Mi telefoni
quando arrivi? Così mi svegli tu e io sono certa che nel viaggio
non ti è accaduto nulla."
Anche questo faceva parte del rito. Frasi ripetute all'infinito, ma che
avevano sempre un sapore nuovo: sapevano di ansia, preoccupazione, bisogno
di non sentirsi soli...sapevano di amore.
"Va bene. Ora dormi però! Ti aspetta una lunga giornata."
Con un sospiro Buffy finalmente si abbandonò al sonno. Le dispiaceva
mettere fine al suo incontro con Angel, ma presto ce ne sarebbe stato
un altro, forse più lungo, e avrebbero potuto...
Angel restò con gli occhi aperti a fissare il soffitto, ascoltando
il respiro lieve della donna che si fidava di lui a tal punto da dormire
al suo fianco.
Non aveva bisogno di dormire e non voleva farlo. Ogni istante trascorso
con Buffy era prezioso.
Era rilassato, sereno. Sapeva per esperienza
che per quella notte gli unici ricordi che avrebbero vagato nella sua
mente sarebbero stati ricordi di pace e felicità. Perfino Angelus
avrebbe taciuto, relegato nel profondo del suo essere.
Scacciare gli incubi, i rimorsi, le angosce e i problemi: era questo il
potere dell'amore, il potere di Buffy.
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