Servizio e forma del responsabile in Azione Cattolica

Rel. Vittorio Sozzi (responsabile nazionale del "Progetto Cutlruale" della Chiesa Italiana) - 21gennaio 2002

Quale può essere considerata la "forma" del responsabile di AC?

Egli è responsabile di un'associazione, ovvero di un'unità strutturata composta da obiettivi, ruoli, ma soprattutto di persone, della cui dignità bisogna avere sempre profondo rispetto. Il fine dell'associazione è l'evangelizzazione del mondo, sapendo di non avere "soluzioni in tasca", ma proponendo un cammino sempre più preciso e puntuale.

Il responsabile deve essere orgoglioso del servizio che svolge. Beninteso, non deve considerarsi migliore di altri, ma neppure svendere il suo valore: egli è una persona che dedica molta parte della sua vita, se non tutta, al servizio di Dio e questo aspetto spesso non viene sufficientemente valorizzato e considerato.

Il responsabile si trova ad agire in un contesto sociale in cui il repentino aumento quantitativo di tecnologia e comunicazione hanno messo a repentaglio la coscienza della dimensione della persona, confusa in un conformismo simile ad una "dolce marmellata". Di qui l'obbligatorietà della centralità della persona: l'associazione vuole offrire alla persona la possibilità di fare un cammino, sicura che solo Cristo può dare veramente un senso profondo e pieno alla nostra vita.

L'associazione propone un modello, Gesù Cristo, il quale però si incontra-scontra con gli altri modelli proposti dal mondo (e lo sviluppo dei mass media ha fortemente contribuito alla formazione di modelli alternativi). Il responsabile si prende quindi l'incarico di aiutare altri ad incontrare Gesù: è un lavoro concreto, non è pura burocrazia! Questo può essere fatto anche senza incontri diretti; è invece necessaria una "testimonianza di essenze" e di comunanza di riferimento in Gesù Cristo.

Si tratta di comunicare come sia possibile vivere coerentemente con il modello di Gesù Cristo e di proporla in modo anche indiretto al prossimo. E' necessario quindi che la nostra sia una testimonianza credibile, che proponga cioè modelli di vita "possibili" e, in un certo senso, appetibili. Solo mostrando la gioia che ci deriva da Cristo si potrà essere veramente contagiosi.

Tutto ciò quindi mette in crisi il sistema dei cammini formativi e tutto l'apparato che sembra immodificabile: al contrario, il responsabile deve assumere il modello di quel forestiero di Emmaus che parla e spinge gli altri ad incontrare la Gioia pur non essendo riconosciuto.

Per questo il servizio del responsabile è quello di farsi carico del cammino dei fratelli nelle realtà in cui vivono, sfruttando l'associazione e le sue strutture per promuovere concreti incontri con Cristo. Si cura della continuità della proposta associativa non per prorogarne la vita, ma per fare in modo che non vada dispersa la ricchezza evangelizzatrice che sta nell'associazione.

Al responsabile è richiesta una presenza continuativa, finalizzata ad incontrare e far incontrare l'associazione, per proporre percorsi multidimensionali in cui tutti gli aspetti della persona possano essere toccati dalla potenza del Vangelo.

Se l'incarnazione di Dio sulla terra consiste sì nell'introiezione del modello di Cristo ma anche nella costruzione di un'empatia con le persone (il "prossimo"), l'AC allora ci permette di vivere una "mega-dimensione" e ci apre ad una prospettiva di chiesa. Questa è una lettura che spesso sfugge ai singoli aderenti ed è compito del responsabile far sì che questo aspetto emerga e sia cosciente in ogni associato.

E' per questo che allora anche la struttura ha il suo senso. Un'associazione senza guida è impensabile, ed è per questo che allora i responsabili assumono in ruolo che non è necessariamente quello di fare della "pastorale diretta", ma quello di non far mancare mai il senso dell'essere Chiesa e dell'essere, tutti insieme, incarnazione di Dio sulla terra.