Trilli d’uccelli e voci d’usignoli.
Salite rapide piene di sorprese.
Gialli sassi dispersi per la strada.
Rosse bacche sugli ispidi cespugli.
Dolcezze strane, senza risposta.
Attendo zitta e ce l’ho già nel cuore.
Boschi di pini e di agrifoglio.
Profumi intensi della vecchia stagione.
Leggera e irta va su la strada.
Si snoda lieve come in un affresco
del quattrocento e mi meraviglio
come non passi neppure un cavaliere.
L’incenso e la mirra si spandono
per l’aria.
Le bacche sono diventate rubini.
Sospiro lieve di un pagano presepe.
Ricerca strana senza doppi fini.
Non sai più se è gioco o realtà.
Le nebbie dense non son giunte
su queste colline.
Hanno spezzato i fusti alti dei cipressi
il grigio nodo del fumo delle strade.
Il sole brilla e gioca coi miei occhi.
Io gli sorrido senza timore alcuno.
Cerco una casa là sulla cima,
dove ho abitato un giorno antico.
Forse i miei vecchi,
qualche lontano nonno.
Erano re, o servi della gleba.
Questo non importa al mio orgoglio.
Mino scolpisce, mentre il figlio canta.
Dal marmo nasce una tenera Madonna.
E la città come una signora ai miei piedi
si inchina all’artista e alla collina sorniona.