Canti di gatti distratti in una notte d’oriente.
sultani che vanno e vengono
e gatti che miagolano nei giardini,
giardini incantati
di odalische tremanti sotto la neve.
Pesci gelati negli acquari e neve
che cade fitta e spessa sugli Harem,
sulla città araba dai mille colori di fuoco.
Un canto lontano di gatti
risveglia il sultano che dice alle sue 1853 mogli:
“Devo andare
perché i miei sudditi gatti mi chiamano”.