Un vecchio pianoforte suona
la sua musica roca
mentre dal disco scuro
esce l’immagine sfocata
di un ballo dell’età passata,
occhi di nero vestiti
fra le trecce sul capo tornite,
una strana ballata d’epoca
che non ha perso il suo torbido fascino.
La musica entra nel corpo
come una strana ferita,
si dubita ad un tratto e la vita,
appare un gioco un po’ sporco,
l’eterna stranezza dell’arte
si è impressa nel ritmo violento
di un canto, già prima di vento,
or pieno di languido incanto.
L’eterna purezza dei vasi (Che significa perdinci?)
si è infranta fra il canto dei galli,
il pianto non ha sulla valle
il solito eco vitale.
Ribatte la musica a sordo,
si incanta, si spinge, si volge,
paura di un mondo sconvolto.
Ravvolge, ravvolge, ravvolge.