Seduti negli stalli (Scritta nel Palazzo del Comune di Prato)

 

Seduti negli stalli

del palazzo del Comune

guardo le lunghe file

di travi e cassettoni,

gli stipiti di pietra,

le finestre arcuate,

i vetri smerigliati

dai colori di cielo;

stanchezza immemore

e timori strani

prendon la mia presenza

in questo mio sedile,

angoscia di un passato

già privo di realtà.

Passano i consiglieri

come strani birilli,

lo sguardo è morto

e fisso.

Vedo il passar dei tempi:

Le pietre, con lentezza

affondan le radici

nella terra di pietra,

mentre la lunga notte

ravvolge il castello

che dal matton corroso

raccoglie le sue storie

piene di gioia e sassi.

Vinti e vincitori

senza più volto alcuno

son passati qua

e il ricordo giace.

Sullo scranno nudo

il senatore pensa

mentre il consiglio vola

da bocca a bocca

stanco.

Inutile cercare una risposta vera;

la notte ci addormenta

e ringraziarla è facile

dopo i duri tormenti

di un giorno fra gli affanni.

Gli stemmi e i guadragildi,

i lasciti e i poteri,

tutti scritti di pietre

sulle mura turrite.

Ognuno volle qui

la sua scritta d’eterno,

giaccion le membra stanche

sotto il cielo stellato,

mentre la nuda notte

veste di terra  e sassi

l’anima addormentata

che cerca la verità.

 

 

 

 

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