dal
cittadin cortese
che
sfugge i dì d’agosto,
le
occupazioni attese
tutto
l’anno con cura
e
sollecito amor,
per
poter spender qui
i
pochi sudati suoi soldini,
quassù
sul monte dove
si
raduna vicina,
la
più cordiale gente
che
viene di città.
Ad
accoglierlo sono
simpatici
e solerti
i
Consumi e i Carletti,
i………………e
poi i Martini,
gente
affabile e brava
che
sa cucinar.
I
Carletti fan festa
con
prosciutti e salami,
con
pecorin nostrani
e
speciali ragù.
La
Signora Maria
premurosa
e gentile
ci
fa un bel sorriso
e
inizia a apparecchiar.
Si
va a mangiar da loro
schiacciate
saporite,
pizze
assai condite,
ai
quattro formaggi
e
chi più vuol ne ha,
oppure
con prosciutto
ed
olive farcite
il
tutto innaffiato
con
vino a volontà.
Nella
piccola sala,
ma
graziosa e agghindata
con
quadri della zona
e
disegni pregiati,
si
sta raccolti a chiacchera
in
dolce intimità.
Si
ride e si scherza
ma
senza mai uscire
dal
limite del giusto
e
non c’è chi per il mosto
vada
di fuor
di
qua e di là.
Posso
dire proprio
che
fossi pure un re
mi
recherei da loro
sempre
con molta fé
d’essere
ben accolta
con
sincera onestà
facendoci
buon viso
e
mangiando a volontà.
Ma
passando poi al dunque
di
argomenti più santi
parlerò
di Consuma
e
di tutti i suoi incanti,
che
sopra il Casentino
vissero
in umiltà:
Gualberto
e Romualdo
e
il grande San Francesco
per
cui lasciamo presto
di
parlar del desco
per
farci benedire
da
loro con amore
perché
tutti si bisogna
dell’aiuto
del Signore;
pur
quando siamo a tavola,
a
tavola apparecchiata
bisogna
ringraziar tosto
la
Provvidenza che l’ha data,
e
non viene per ultima
la
santità diletta
che
di questa ci occorre
a
tutti noi in gran fretta,
a
tutti noi che siamo
esseri
imperfetti
tuttavia
andrem sicuri
che
saremo ben protetti,
se
S. Francesco accanto
lui
povero e ubbidiente
porterà
luce e gioia
dentro
la nostra mente.