E’ l’ora di abbozzarla
in tutta quell’esaltazione,
che prende accenti mistici,
all’arrovescia, del peccato
così come del peccatore
che diventa il personaggio
idolatrato e seguito
quasi che il suo peccato
lo inserisse in una sfera superiore.
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E
questo oggi e non all’epoca
di Sodoma e Gomorra
che almeno non ben sapevano
cosa facevano
e Dio dovette
far sentire la sua voce
della punizione divina
per farsi ben intendere.
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Siamo
stufi di sentire
queste solfe rivoltanti
e assurde da giornalisti
e critici e scrittori
e subire i loro degenerati giudizi
come fossero rivelazioni sante.
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Basta
con uomini e donne
che sono assurti alla celebrità
sfidando ogni legge di Dio
quasi seguendo colui che
disse “ti darò il mondo”.
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Vogliamo
donne e uomini
che pur nella loro fragilità di
peccatori
ricerchino nella loro vita
la santità insieme all’arte
e rifiutino nella loro arte
tutto quello che di depravato c’è
per ricercare i valori umani
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di
giustizia, libertà e amore,
ma che sia quello vero, quello
sofferto e amaro di migliaia
di esseri che faticano
nel mondo e nella vita
per il pane quotidiano
e no sfruttano il fratello
così come non scandalizzano il
fanciullo
e non rubano alla vedova e all’orfano.
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E’
una società marcia che si autoesalta
dei propri peccati e se ne inorgoglisce
dove invece la vergogna dovrebbe salire
dalla superficie del mare schiumoso
alle più alte cime innevate delle
montagne.