In questa notte di luna
che rende chiare le cose,
e imprime l’ombra della casa
sul terreno nitida e distinta,
io penso al mio essere nulla
e all’inutilità del tutto,
alle vane ambizioni
di un foglio e di una biro,
che vanno scrivendo
un laico romanzo
di vita vuota e oscura,
ma un ricordo neppur
troppo distinto
ma sfumato e incerto
come nebbia di notte
mi passa nella mente
e penso alle parabole
di chi seminò un granello
e fece un grande albero,
ritrovo e casa e mondo
di uccelli e lor famiglia;
penso a chi credette
di poter una montagna
smuover con la sua fede,
e chi non volle il suo talento
sotterrarlo per terra,
ma farlo fruttare e accrescere
con negozi e commerci.
Allora il mio foglio che
scorre ormai da anni
come fiume verso il mare
e mai giunge a compiuto
luogo del suo delta,
abbandono alla fede
che non fu vano e vacuo
lo scrivere e il riportare
questa mia vita strana
e suo nascosto mondo.