Simpatia

 

Tu che reclusa

tra le mura del tuo palazzo

aspettando triste

gli eventi che verranno

guardi il tuo popolo

che non si considera tuo

con trepidazione

e dolore,

mentre le guardie

armate fino ai denti

vanno nervose

in su e giù lungo le muraglie,

io ti penso

così lontana e

pur così simile a me

tu principessa africana,

conosci tutta la cultura d’Europa

e pur sei una reclusa

tra quella gente che non ti conosce,

fra quelle donne che non ti somigliano,

e la tua voce è muta

e non passa al di là delle muraglie,

che ti difendono dal sangue

e dall’orrore della tua stessa gente.

Tuo padre non credeva a Dio

ma alla giustizia,

e la giustizia che è Dio

non fu fatta.

Si prepara l’orrore

e tu temi come donna

che sa cosa sia la guerra d’Africa.

Una stanza in Europa,

un nido in una sperduta contrada,

potrebbe essere la salvezza

per te, ma per gli altri?

E le ore passano lente,

in attesa dell’evento finale

che sebbene ritardi

tutti aspettano fatalmente,

io pure che sono una principessa

fra la mia gente,

una principessa in incognito

triste e incompresa,

penso a te amica mia,

al tuo sguardo e alle tue paure,

e dico al Dio che io credo

e che ha dato abbondanza

e pace e ricchezza

al popolo d’Italia,

di pensare un po’ anche a te

e alla tua gente

perché la tua terra

appare più un inferno

che un paradiso,

e non si può credere a Dio

dove sembra che non abbia

mai messo piede.

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