illuminata a giorno
nella notte si cupa
qua d’intorno.
Notturno silenzioso
ma non nei sospiri
di notte viva e attiva
di animal che s’aggirano
nei luoghi e negli antri
e nei boschi.
Notturno io ti conosco,
sei la vita che viene
e poi che torni,
sei tutto quel fermento,
quel palpito,
quel ridere socchiuso
d’occhi e grida,
sottendere l’orecchie,
accostar bocca e cuore
e quindi sospendere
nel battito
un attimo e poi celere
correre fino al rivo,
percorrere la via
e il prato di erba
già tagliata, il coltre umido
di pioggia,
questa è la notte
del timido animale
che intorno casa
sta furtivo e amico.
Si notte tu sei,
ed io per te sono
amica di Colei
che amica fu e sarà
del francescano rivo,
del sapiente fuoco,
del fratello vento
e stelle e
mondo tutto.
Si notte tu sei
si amica e
rischiarata tal
da face di mia fede
che non temo
il buio senza stelle
che una stella
risplende nel mio cuore,
un faro da viandante
e pellegrino,
stella di eternità e di luce
senza mai spenta face.