I giorni della gioia (Montagna, 10 luglio 1999)
Quando la casa grande
si è aperta fra le nuvole
e l’estate è venuta
a riscaldar le mura
benessere e potenza
han posto il focolare
presso di me
Signore.
Che dire, grazie ancora.
Che fare? Benedire.
Ma mia piccolezza
non sa come qui agire
che il bene la sovrasta
e Provvidenza viene
copiosa, e amante
e piena
di ogni suo vermiglio
manto di lucente seta
per racchiuder la sera
in ampie e dolci vesti.
L’anima mia severa
avvezza a nuda schiera
di penitenzial serie
di aspre ancelle
par non sapere queste
belle e si ricche
e amanti
accogliere in sua casa
se non con attonita
grazia e dice:
“Chi voi siete?
E perché qui?”
“Noi siamo
le
messaggere
di Voler divino,
siamo in vesti seriche
di splendente tessuto
ricamato di luce
e arcobaleno,
ma veniamo talvolta
come fanciul pezzenti
lacere e affrante
e nere,
eppur siamo sorelle
e unico messaggio
conduciam seco:
Volontà di Dio
inconosciuta e quella
Sola va ascoltata.
Giungi le braccia e priega
che già venne il bagliore,
ma quando mai
giungesse teco
un lampo di tempesta
e un nero drappo
pure allora rimetti
l’alma tua
a l’Unica Volontà
di Nostro Signore.”
vi priego rispondete:
non so perché
foste mandate a me
in tal festivo manto,
perché fu l’opra vostra
tanto giuliva ora,
quanto fu dura ed aspra
quella di mia giovanil
vita ancor passata,
non so ma ve ne priego
non volgete il vostro guardo
tanto rapido
via dal mio cammino,
rimanete, sedete
al mio camino,
che io possa contemplar
il vostro bel volto
e rischiarar mio sguardo
verso di voi
che come face
di luce risplendente
fa più calor e guida
del sole ardente.
Venite o bell’amiche,
venite e
non torrete più
dal mio camino
felicità, letizia e
bontà piena di Dio,
che temo ancora io
di esser ripiombata
nel terrore, in triste
e abbandonata (de)solazione.
Che d’amor, gioia
e calda umanità
è nostra speranza
e felicità,
e non siamo avvezzi
a dolor, tradimenti
e sofferenza,
e che non è facile
farne una scienza.
Ma poiché solo
“Volontà di Dio”
unica vale
mi rimetto
per le due misure
nelle sue mane.